Questo post sui confidi è insolito, perché tocca un tema molto tecnico e non strettamente collegato con il core business. Parlo della valutazione del portafoglio titoli, in particolare della componente titoli di Stato.
La crisi del debito sovrano ha coinvolto l'Italia tra agosto e dicembre. Da gennaio è gradualmente rientrata, si spera definitivamente. Il mercato di fine dicembre era però ancora sotto stress. Di conseguenza, è probabile che la valutazione al fair value di mercato dei BTp e dei CcT in portafoglio a fine dicembre 2011 sia inferiore al precedente valore di libro. Se (come di regola avviene) il portafoglio è trattato a fini IAS come AFS (available for sale, o disponibile per la vendita), i titoli devono essere valutati in bilancio al fair value, e le differenze di valore devono essere registrate in un apposita riserva patrimoniale (riserve AFS), in questi caso con segno negativo.
Qui voglio soffermarmi non tanto sull'evidenza della valutazione in bilancio (che va come si è detto), ma sull'impatto che produce sul patrimonio di Vigilanza disponibile.
In proposito, una disposizione della Banca d'Italia del 18 maggio 2010 in materia di filtri prudenziali ha introdotto una seconda opzione in merito al trattamento della riserve AFS nel conteggio del patrimonio disponibile: in alternativa all’approccio “asimmetrico” (integrale deduzione della minusvalenza netta dal Tier 1 e parziale inclusione delle plusvalenza netta nel Tier 2) già previsto dalla normativa italiana, è stata riconosciuta – in conformità a quanto previsto dalle linee guida del CEBS del 2004 - la possibilità di neutralizzare completamente le plusvalenze e le minusvalenze rilevate nelle citate riserve (approccio “simmetrico”). Come spiega la stessa Banca d'Italia in questa comunicazione del giugno 2010, le disposizioni si applicano unicamente ai titoli emessi da Amministrazioni centrali di Paesi appartenenti all’Unione Europea (tra cui, ovviamente, l'Italia). Ci sono poi altri requisiti volti a prevenire un utilizzo "a proprio comodo" dell'opzione.
L’opzione doveva essere esercitata entro il 30 giugno 2010 e applicata al calcolo del patrimonio di vigilanza a partire da quello riferito alla medesima data. Ad esempio, i "nostri" confidi trentini (sollecitati dai consulenti dell'Ufficio casse rurali che li seguono) hanno optato per l'approccio "simmetrico". Col senno di poi possiamo compiacerci con loro, perché si sono evitati un problema: nelle segnalazioni del patrimonio di Vigilanza di fine dicembre (che saranno riprese nella Nota integrativa al bilancio 2011) non includeranno le probabili minusvalenze sul portafoglio di BTp. Potranno quindi esibire un più elevato coefficiente di solvibilità.
Ci sono però confidi 107 che hanno mantenuto l'altra opzione, di tipo "asimmetrico". Questi si trovano con un Tier 1 ridotto dalle minusvalenze sui titoli di Stato AFS. Può essere un problema che si aggiunge a quelli originati dal deterioramento delle garanzie in essere (rettifiche su crediti) e dall'eventuale calo della nuova operatività (calo delle commissioni di competenza). Inoltre, se il confidi fa uso di strumenti Tier 2 (come prestiti subordinati) per importi in linea con il patrimonio Tier 1, potrebbe vedere ridurre anche l'importo computabile di Tier 2, che è riconosciuto nei limiti del Tier 1.
Le regole sono scritte da tempo, e le opzioni sono state esercitate. Non penso che si possa riaprire una finestra per esercitare retroattivamente l'opzione "simmetrica". Tuttavia, l'impatto di questa scelta di criterio può essere chiaramente evidenziato nell'informativa di bilancio sul controllo rischi (Terzo Pilastro), anche al fine di consentire confronti omogenei tra confidi.
Invito, come sempre, i direttori e i responsabili amministrativi che affrontano queste problematiche nei confidi 107 a consultarsi tra colleghi.
Non sarebbe una cattiva idea coordinarsi per portare qualche quesito in Banca d'Italia.
Caro Luca,
RispondiEliminaci siamo sentiti a telefono e di fatto Ti ho dato lo spunto per questo post. La questione è seria. Per quanto ci riguarda, la perdita di patrimonio 2011 per la valorizzazione dei titoli di Stato impatta più della perdita d'esercizio per effetto degli accantonamenti. La Riserva negativa al 31.12.2011 è quasi otto volte superiore a quella al 30.06.2011. Non abbiamo optato per "cristallizzare" la valorizzazione dei titoli quando venne concessa tale possibilità, non perché ci interessava continare ad operare la valorizzazione per possibili benefici patrimoniali: semplicemente perché è stata mantenuta la coerenza con la classificazione originariamente operata (che non mi ha mai convinto, ritenendo fin dall'inizio della transazione IAS che una quota del portafoglio Confidi doveva essere classificata "fino alla scadenza"). Ciò che è assurdo è che di fatto Confidi simili, possono uscire con patrimoni completamente diversi non perché nella sostanza uno compra e vende titoli e l'altro li detiene fino alla scadenza ma semplicemente perché hanno operato differenti classificazioni o attuato o meno opzioni presentatesi. Che la normativa non consenta un cambio in corso d'opera senza iscrivere a riserva il differenziale alla data di cambiamento (senza permettere quindi l'iscrizione al costo come nel veccho "pro-rata temporis" invece che alla quotazione), lo ritengo eccessivamente penalizzante. La tutela da comportamenti opportunistici (continui cambi di classificazione) già c'è in quanto se non erro, la classificazione di titoli nel portafoglio "fino alla scadenza" obbliga a detenere effettivamente i titoli fino alla scadenza in quanto l'eventuale vendita anticipata comporterebbe l'automatica fuoriscita di tutto il portafoglio investito da tale classificazione. Insomma, a volte siamo proprio bravi a farci del male (normativa e operatori).
E' stato evidente fin dai primi momenti della crisi (2007-2008) come alcuni principi contabili abbiano amplificato le dinamiche di riduzione dei valori di bilancio, di fatto essendo causa ed effetto nello stesso tempo della repentina discesa dei prezzi di borsa delle banche. E' una lezione che dobbiamo ancora imparare. Come ha sottolineato Fabio, continuiamo a farci del male da soli, per ottemperare a norme costruite per un mondo diverso da quello attuale.
RispondiElimina@Fabio: certo, l'imbeccata per il post l'ho ricevuta da te, non l'avevo esplicitato perché mi sembrava opportuno lasciare riservato il riferimento a una specifica situazione aziendale. Col tuo intervento mi hai risolto il problema, e hai portato delle informazioni concrete che sono molto utili per comprenderlo più a fondo.
RispondiEliminaL'opzione per il trattamento "simmetrico" fa parte degli allentamenti delle regole IAS consentiti per attenuare la volatilità dei redditi e dei valori patrimoniali. Penso che si possa valutare la soluzione migliore considerando tutti gli aspetti del problema, con la serenità di una situazione di mercato migliore di quella di fine dicembre.
Rinnovo l'invito a confrontarsi con i colleghi e, magari, con la Banca d'Italia.
Caro Luca,
RispondiEliminagiusto e chiaro che il Tuo intervento non poteva e non doveva fare riferimenti in quanto compete solo agli interessati, se ritengono. Mi hai conosciuto e affronto di norma le problematiche a viso scoperto e quindi con il precedente post ho voluto firmare e testimoniare (ho solo sbagliato i numeri, il multiplo di 8 è da riferirsi al 31.12.2010, mentre è di 6 volte rispetto al 30.06.2011). Aggiungo che per quanto ci riguarda l'effetto è calmierato tenuto conto che la gran parte dei titoli investiti sono riconducibili a fondi monetari per cui il calcolo del rischio di credito è attuato con la tecnica delle cartolarizzazioni e quindi, se cala il valore dei titoli e il patrimonio, per contro cala il requisito patrimoniale per il rischio di credito. Volevo però intervenire perché la problematica in ogni caso esiste.
@ Fabio: Per favore ci spiega un po' meglio questo passo "Aggiungo che per quanto ci riguarda l'effetto è calmierato tenuto conto che la gran parte dei titoli investiti sono riconducibili a fondi monetari per cui il calcolo del rischio di credito è attuato con la tecnica delle cartolarizzazioni e quindi, se cala il valore dei titoli e il patrimonio, per contro cala il requisito patrimoniale per il rischio di credito."
RispondiEliminaUna nota positiva: chiudendo tutti i bilanci più o meno verso fine marzo si potrebbe comunque far rilevare che la riserva negativa del 31/12 è già stata più che recuperata. Consoliamoci così. Comunque ho già fatto presente alla federazione che ci sono parecchie "disuguaglianze normative" o inadeguatezze che andrebbero sanate. Staremo a vedere.
RispondiElimina.... far rilevare in relazione ovviamente....
RispondiElimina@ Sapio.
RispondiEliminaHo la sensazione che mi stia tendendo un tranello.
E' troppo preparato per pormi questa domanda e certamente ben conosce tutti i meccanismi per la determinazione del requisito patrioniale.
In ogni caso, cadendo nel tranello, mi riferisco alle vere vecchie convenzioni con le banche a valere sui fondi monetari, le quali prevedevano che a fronte di un deposito monetario e di un moltiplicatore, la perdita massima in ogni caso era predeterminata nel fondo monetario (metto 10 milioni, rilascio garanzie per 100 milioni ma se arrivano 20 milioni di default la perdita massima è in ogni caso 10). In tale ipotesi, il fondo monetario assume la connotazione di un deposito a copertura delle prime perdite e quindi il requisito patrimoniale si determina con la formula del 1666,67% (calcolando poi il 6% che ci riporta di fatto alla consistenza del fondo). Quanto sopra si calcola chiaramente sul fondo monetario al netto delle eventuali rettifiche di valore (fondi rischi rettificativi nel passivo per effetto degli accantonamenti derivanti dalle previsioni di perdita, risconti passivi commmissionali compresi). Quindi, se i 10 milioni dall'oggi al domani valgono 8 per effetto del fair value, saranno valorizzati in bilancio per 8 e la formula richiamata verrà praticata su 8 (o meglio 8 al netto dei fondi rettificativi, in quanto come minimo nel passivo ci sono i risconti passivi). La regolamentazione in questo caso a mio avviso funziona bene in quanto in effetti se perde valore il deposito a copertura delle prime perdite, chi ci perde in effetti è il soggetto garantito. Per questo le vecchie convenzioni sui fondi monetari disciplinavano di norma bene i profili di rischio degli investimenti ammessi (di fatto, portando a limitare gli investimenti quasi esclusivamente in titoli di Stato e fondi monetari).
@ Fabio : grazie ma non c'è trucco, volevo lei mi scrivesse questo "La regolamentazione in questo caso a mio avviso funziona bene in quanto in effetti se perde valore il deposito a copertura delle prime perdite, chi ci perde in effetti è il soggetto garantito [cioè la banca]." ... la quale sarà felicissima di veder diminuito il valore del suo pegno a garanzia. Normalmente in casi simili la banca chiede il rientro dell'esposizione o la ricostituzione dei margini a garanzia. E questo è indifferente per i Confidi ?
RispondiElimina@ Sapio.
RispondiEliminaSiamo persone serie e non abbiamo fatto altro che adempiere alle convenzioni con le banche, acquistando BTP e CCT. La perdita di valore è più teorica che effettiva, in quanto come sostenevo nel primo post, nei fatti i titoli giungono alla scadenza, avendo annualmente rimborsi (le scadenze chiaramente sono spalmate nel breve, medio e lungo periodo). Diverso se avessimo investito in altro tipo di titoli. Nel caso specifico poi, come diceva Cipriana, il maggior impatto è nel bilancio in quanto già ora la situazione è diversa, tanto che saremo costretti ad argomentare nella relazione al bilancio.
Insomma tutto sto casino perché si sono classificati AFS titoli che per la gran parte sono detenuti sino alla scadenza.
RispondiEliminaMa allora vendiamoli e il problema è risolto. In caso contrario, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Il dibattito è interessante, e fa emergere la complessità del problema (che è un aspetto di fondo) e le condizioni che lo rendono gestibile oggi meglio che indicembre (che sono aspetti contingenti). I confidi tengono titoli e liquidità per fare reddito da interessi e plusvalenze, ok, ma soprattutto per dare stabilità al valore del patrimonio e dei fondi rischi. Titoli e liquidità coprono poi le liabilities collegate alle escussioni. In caso di picco delle escussioni, il depauperamento del patrimonio va di pari passo con lo svuotamento delle riserve di liquidità in senso lato (compresi i titoli). Per questo motivo è corretto classificare i titoli dei confidi come AFS, perché sono lì per essere smobilizzati in caso di bisogno. Nel caso di garanzia cappata, il rischio da coprire è plafonato, però immagino che le perdite di valore dei titoli posti come collateral ricadano sulla banca soltanto se la convenzione lo prevede esplicitamente (dev'esserci una clausola non recourse, come nei mutui subprime per cui l'obbligato che non riesce a pagare tutto il debito dà alla banca le chiavi della casa ipotecata e la banca si arrangia; mi sembra il caso fatto da Fabio. Il discorso di Sapio vale per il collateral di una garanzia personale, o comunque non cappata.
RispondiEliminaIl rischio di mercato (e il rischio di liquidità che gli è collegato) sono un fatto di cui tenere conto (anche se i confidi non li rilevano come classe di rischio ad hoc a fini di vigilanza). I BTp sono risaliti rispetto a dicembre, e diciamo tutti "Evviva!", ma i prossimi mesi non saranno una passeggiata. Una risalita dei rendimenti (e calo dei prezzi) potrebbe verificarsi, e non soltanto per problemi di rating Italia, ma anche perché i mercati potrebbero temere una ripresa dell'inflazione. Se i confidi non vogliono questa componente di volatilità, devono aggiustare la composizione delle riserve di tesoreria, riducendone la durata (o meglio, la duration, conoscerete senz'altro il concetto). Non esiste un impiego ottimale della liquidità, redditizio e sicuro, di questi tempi. Però è meglio pensarci prima, quantomeno non per non farsi cogliere impreparati.
Per questo, caro Oracolo, bisogna essere più comprensivi: sono cose che il sistema sta imparando. E la tecnica di studio, purtroppo, non è quella degli studenti che prendono 30 al primo appello. Sarà che anche il programma dell'esame non è stato reso noto dai docenti. E non è chiaro chi siano gli uni e gli altri. E' un fatto che il lavoro di un intermediario di garanzia oggi è un tour de force micidiale, richiederebbe competenze e modelli avanzatissimi di rating, portafoglio crediti, rischio di mercato, budget di liquidità, capital planning. Non basta un consulente che elabora un report ogni mese sul value-at-risk dei titoli (che poi uno non capisce da dove venga fuori, e se sfora il limite di esposizione non sa come riportarlo sotto, o non riesce perché dovrebbe vendere un sacco di roba in perdita).
Non è quello che molti confidi si aspettavano. Forse è meglio che alcuni cambino facoltà. Non conviene affidarsi al CEPU.
Grazie a tutti. Le convenzioni che ho visto io, in caso di diminuzione del valore dei pegni, richiedono il reintegro dei margini o nel caso migliore prevedono il blocco delle erogazioni future. I pegni sono praticamente tutti cappati. Non vorrei trovarmi al posto di quel bancario che ha approvato pegni senza obbligo di reintegro. Povero lui. Un'altra cosa, lo chiedo per favore, non confondiamo tranched cover con pegni cappati. Per i Confidi sono la stessa cosa ma per le banche sono cose differenti. Ultima per Fabio: anch'io ho investito in CCT. Mal me ne è incolto. Ma c'era un'alternativa?
RispondiEliminaBuonasera a tutti,
RispondiEliminami innesto con grande curiosità in questa discussione.
Voglio innanzitutto cogliere l'occasione per presentarmi.
Mi chiamo Enrico, ho 27 anni, laurea in Economia e lavoro per una società di software che fornisce servizi ai confidi.
Spesso ultimamente mi é stata posta una domanda: chi il 18 maggio 2010 (data di pubblicazione della disposizione) non era ancora intermediario vigilato e quindi obligato a redigere il bilancio secondo gli IAS, può scegliere ancora di adottare l'approccio simmetrico?
Benvenuto, Enrico. Non sono in grado di rispondere. Consiglio di interpellare direttamente la Banca d'Italia.
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