Le novità riguardano il cuore della gestione economica di un confidi, ovvero le commissioni di competenza e le rettifiche di valore nette su crediti e garanzie.
Eurofidi dal 2011 applica un pricing a due componenti:
- una commissione per la garanzia, portata integralmente a ricavo, a fronte delle spese di istruttoria delle pratiche;
- un versamento a fondo perduto percepito una tantum a copertura della componente di rischio e accantonato integralmente nel 2011 al Fondo rischi garanzie prestate; questo accantonamento è commisurato alle perdite attese su garanzie (per la quota non coperta da contro-garanzia), a loro volta stimate con parametri differenziati tra portafoglio in bonis e portafoglio default (comprendente tutte le esposizioni problematiche). ==> la novità è che questa componente non è più portata a Fondo rischi riserve indivisibili (componente "spuria" tipica del patrimonio dei confidi 106), e quindi non c'è più l'utilizzo di tale voce a copertura delle perdite da insolvenze.
La scissione tra ricavi che "fanno margine" e ricavi che "coprono rischi" evita (mi pare) di conteggiare risconti di commissioni incassate anticipatamente.
Esiste poi un "fondo svalutazione crediti" che riguarda i crediti per cassa da interventi per escussioni, e che include rettifiche di valore stimate analiticamente sulle pratiche escusse. L'impatto economico delle rettifiche portate a tale fondo è però assorbito dall'utilizzo del fondo precedente (quello alimentato dai versamenti a fondo perduto).
La componente di ricavi "sicura" (la prima) è correlata ai flussi di garanzie dell'anno: nel 2011 registra commissioni per 35,5 milioni. I versamenti a fondo perduto sono stati 33,6 milioni e sono andati, come si diceva, ad alimentare il fondo rischi garanzie prestate. Le rettifiche nette su crediti impattano positivamente sul reddito per circa 660 milioni, dati dalla differenza tra:
- componenti positive (versamenti dell'anno, utilizzi per insolvenze e per riprese da "proventizzazione" su garanzie scadute in bonis);
- componenti negative (accantonamenti dell'anno pari ai versamenti, perdite per insolvenze al netto dei recuperi da contro-garanti e consorziati, svalutazioni analitiche).
Il conto economico è retto dai ricavi per commissioni originati e "proventizzati" nell'anno, che sono assorbiti per più di 29 milioni da spese per il personale, spese amministrative e ammortamenti. Il reddito è suscettibile di variare con il flusso di garanzie erogate. Nel 2011 Eurofidi ha tagliato i costi operativi di 1,2 milioni per migliorare il suo break even. La spalmatura di tali commissioni sul medio-lungo termine mediante risconti potrebbe sostenere il margine in caso di produzione in calo. Mi pare che non sia applicata, ma forse questa scelta pesa meno a fronte di un'operatività che si sposta in quota maggiore su esposizioni a breve termine, per le quali non c'è problema sostanziale di risconti.
L'altro fattore di variabilità del reddito è, ovviamente, il saldo delle rettifiche su garanzie per rischio di credito. Il 2011 ha visto un risultato "attuariale" positivo. Eurofidi fa scuola nelle tecniche di limitazione (cap su fondi monetari) e trasferimento del rischio (contro-garanzia). I versamenti in conto fondo rischi chiesti ai consorziati sono sostanziosi. Che siano adeguati a coprire le perdite nette future lo avranno stimato i bravi direttore finanziario e risk manager.
L'altro fattore di variabilità del reddito è, ovviamente, il saldo delle rettifiche su garanzie per rischio di credito. Il 2011 ha visto un risultato "attuariale" positivo. Eurofidi fa scuola nelle tecniche di limitazione (cap su fondi monetari) e trasferimento del rischio (contro-garanzia). I versamenti in conto fondo rischi chiesti ai consorziati sono sostanziosi. Che siano adeguati a coprire le perdite nette future lo avranno stimato i bravi direttore finanziario e risk manager.
L'apporto degli interessi attivi e dei proventi su liquidità e titoli è relativamente contenuto. I titoli sono classificati per la parte più consistente (50 milioni circa quella vincolata a garanzia delle banche) come "detenuti fino a scadenza". C'è una parte consistente di "disponibili per la vendita" (6,7 milioni). La tesoreria è costituita per la maggior parte da conti presso le banche. Se non fosse così, sarebbe discutibile classificare i titoli a garanzia come detenuti a scadenza. Per me è discutibile in ogni caso, dato che un pegno è smobilizzato quando il creditore garantito lo escute, non quando l'attività sottostante giunge a scadenza.
Ci sono naturalmente tanti altri aspetti del nuovo bilancio di Eurofidi che sarebbe interessante analizzare, cme ad esempio la composizione delle posizioni "in evidenza" (deteriorate in senso lato) che sono documentate nella relazione sulla gestione, ma che non sono riuscito a riscontrare nella Nota integrativa.
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Il problema dei bilanci dei Confidi(non solo di Eurofidi) è tutto in questa frase che riporto " I versamenti in conto fondo rischi chiesti ai consorziati sono sostanziosi. Che siano adeguati a coprire le perdite nette future lo avranno stimato i bravi direttore finanziario e risk manager". Noi però da fuori non possiamo verificarlo. Solo BdI potrebbe in sede di ispezione. Per cui i bilanci continiano ad essere opachi.
RispondiEliminaProf una domanda: ma un accantonamento a fondo perduto, per quanto una tantum, siccome e' commisurtato alle perdite attese e dunque e' legato al ciclo di vita del finanziamento garantito, non dovrebbe comunque prevedere un risconto per commissioni percepite in via anticipata?!
RispondiElimina@Nicola: gli accantonamenti a fondo rischi su posizioni in bonis e i risconti di commissioni pluriennali sono voci strettamente collegate. Tutte e due nascono (o dovrebbero nascere) a fronte di ricavi per commissioni incassate che si vogliono sospendere. A fine anno sono interessate dalla rivalutazione della passività per garanzia, che è il valore più alto tra il risconto di ricavi di competenza degli esercizi successivi e le perdite attese. Ci sono dei vasi comunicanti tra le due voci. A quanto ho capito, Eurofidi sospende (accantona) soltanto la parte versata dai soci a titolo di fondo rischi. Questa può contribuire ai redditi futuri nel momento in cui la garanzia scade in bonis, o nel caso di mutui quando il residuo si riduce per l'ammortamento del debito sottostante: in entrambi i casi si possono liberare ("proventizzare") parte degli accantonamenti fatti in precedenza. Su un dato portafoglio garanzie, l'effetto è positivo se le svalutazioni analitiche fatte sui passaggi a deteriorate sono inferiori alla perdita attesa precedentemente accantonata sullo stesso portafoglio.
RispondiEliminaInoltre ci possono essere delle rettifiche positive o negative del fondo (riprese in conto economico) per variazioni dei parametri di calcolo delle perdite attese (PD, LGD).
Si potrebbe però fare qualche altra considerazione sostanziale: il cost/income della società é davvero molto elevato, anche se in lieve miglioramento rispetto all'esercizio precedente, ma quello che suona quanto meno discutibile é che il costo del credito non interessi il conto economico. In ottica di equilibrio gestionale, le rettifiche di valore su crediti alla voce 100 del CE sono attività propria, i versamenti a fondo perduto da parte dei soci sono un evento che non dovrebbe essere ordinario, ma che in realtà lo é diventato, e con un volume paragonabile ai ricavi diretti. Vale a dire: la società con il costo della garanzia paga i costi fissi (e quindi può pianificare questo equilibrio) ma non paga il costo del credito, che preleva dai soci mediante operazioni non ordinarie e pianificate ma fatte "a consuntivo" e costantemente ripetute. Se dovessi scrivere io un piano industriale in queste condizioni fare davvero fatica. A leggere questo bilancio un po' da cinici verrebbe da dire che la società fa attività di puro servicing per il FCG, e non contempla nella propria pianificazione ordinaria il rischio di credito.
RispondiElimina@Wolfe: il versamento a fondo rischi è una componente ordinaria del costo della garanzia, è quello che consente di ottenere rettifiche nette positive in conto economico. Sono sicuro che Eurofidi "contempli nella propria pianificazione ordinaria il rischio di credito", curando la copertura della parte non contro-garantita con accantonamenti a fondo rischi. E' corretto invece dire che la gestione è molto dipendente dall'originazione di nuove pratiche, e che questa (a sua volta) fa leva sulla disponibilità di contro-garanzie FCG e di fondi pubblici in genere.
RispondiEliminaNessuno sa che cosa ritorni all'impresa di questa intermediazione della pratica, oltre alla concessione del finanziamento che senza il confidi (forse) non sarebbe assicurata. Continueremo a ignorarlo finché qualcuno si deciderà a fare elaborazioni quantitative sulle condizioni di costo effettivo globale del pacchetto credito+garanzia (su Eurofidi, sugli altri confidi, su tutti i canali che mediano credito facendosi pagare il servizio).
Non sono d'accordo, professore: a spanne, abbiamo un bilancio con "costi reali" per 30 mln da costi fissi, 39 mln da perdite su crediti e 41 mln accantonamenti e rettfiche, di cui un terzo a CE e due terzi mediante poste patrimoniali (a parte 12 mln di recuperi)?
RispondiEliminaQuello che intendo dire é che il fondo rischi costituito dal versamento dei soci dovrebbe avere davvero carattere di rischio, perché se il suo utilizzo é certo allora si tratta di un costo (pensi anche ai bilanci dei soggetti garantiti che hanno visto il fondo rischi utilizzato). Come si calcola un TAEG della garanzia con questa tecnica? A mio parere una struttura di costo dove una componente é pianificata e un'altra é a pié di lista, e dove l'attività propria dell'intermediario finanziario é a pié di lista non é molto sana, in quanto prima di tutto non consente una pianificazione coerente, e in secondo luogo porta ad un bilancio che non dà una vera rappresentazione dell'attività aziendale. Estremizzando un po', naturalmente...
per Wolfe: condivido tutto: hai colto nel segno il bilancio di Eurofidi; mi meraviglio solo che Banca Italia non dica niente e, soprattutto, quando sarà palese che la garanzia del Fondo 662 non può essere considerata a prima richiesta se paga a 12 mesi, cosa ne sarà di quel monte di garanzie che non vale niente.
RispondiEliminaComplimenti per la scopeta dell'acqua calda.
RispondiElimina@ Wolfe "A leggere questo bilancio un po' da cinici verrebbe da dire che la società fa attività di puro servicing per il FCG, e non contempla nella propria pianificazione ordinaria il rischio di credito."
RispondiEliminaMa davvero? E' un'assoluta novità. Peraltro è un comportamento assolutamente eccezionale e non replicato da nessun altro.
Wow, Eurofidi ha sempre l'effetto di riscaldare gli animi!
RispondiEliminaUn'idea per il professore, buttata lì: e se ragionassimo sui confidi non in termini di primo pilastro (rischio di credito) ma di secondo pilastro (rischio residuo) nel rapporto banche-FCG?
@Wolfe, quello che rimproveri ad Eurofidi lo fanno tutti, in una maniera o nell'altra. E' il sistema che va riformato.
RispondiElimina@Wolfe: dal punto di vista dell'impostazione contabile e di risk management, il Bilancio 2011 di Eurofidi fa un passo avanti rispetto ai precedenti. I versamenti a fondo rischi sulle nuove operazioni sono integralmente accantonati, quello che impatta sul conto economico sono le perdite e le rettifiche per default confrontate con gli accantonamenti "dell'anno prima". E' da quella differenza che emergono eventuali rettifiche nette positive (che sono il riflesso di riprese su pratiche scadute in bonis che superano le rettifiche e le perdite su quelle passate a default).
RispondiEliminaC'è ovviamente un sistema di vasi comunicanti tra performance del vecchio e ricavi/accantonamenti sul nuovo. Sull'adeguatezza dei fondi rischi non si può, dall'esterno, dire se è attuarialmente adeguato o no.
@Sergio: la Banca d'Italia ha in mano il resoconto ICAAP dal quale può approfondire i punti sollevati da Wolfe.
@Ironico: un sistema confidi FondoCentrale-dipendente non costruisce la casa sulla roccia, e può essere facilmente minacciato da filiere più snelle. Un giorno o l'altro qualcuno dovrà prendere il coraggio a due mani e lanciarsi in qualcosa di più creativo (di utilità per le imprese).
Questo dibattito mi piace.
RispondiElimina@ Luca - Insisto: se prelevo dei soldi dai clienti e li accantono integralmente a fondo, quello é un costo per il cliente, un ricavo per me quando li prendo e un costo quando li accantono. Il suo ragionamento, professore, lo riterrei condivisibile se (e non ne ho traccia) prendessi un una tantum che va a finire nei debiti (voce 10) e scende giù nella voce 90 al fondo rischi quando li utilizzo. Un importo che finisce direttamente al fondo rischi mi sembra un metodo poco elegante per dire che la garanzia non costa (mettiamo) il 6%, costa il 3% più un altro 3% di un'altra cosa che non voglio chiamare costo. Forse é una questione un po' oziosa, ma a mio parere un bilancio che rappresenta veramente l'attività aziendale dovrebbe mostrare (lasciando per un attimo perdere le perdite e pensando ai soli accantonamenti ai fondi rischi) 69 mln di ricavi da garanzia e 33,6 mln di accantonamenti alla voce 100, con un cost/income a spanne al 55% e un costo del credito all'altro 45%, se ci ho preso con le frazioni. D'altra parte, cosa vuol dire per il cliente versamento a fondo perduto?
RispondiElimina@Wolfe, attenzione sono garanzie pluriennali. Il rischio dell'anno corrente è un costo ma quello degli anni futuri è una passivita correttamente inserita nel fondo rischi.
RispondiElimina@ Sapio: le garanzie sono pluriennali, ma l'accantonamento é quello dell'anno. Per fare come dice lei, l'impresa dovrebbe dare 100 euro di cui (mettiamo) 80 tra i debiti (passivo voce 10) e 20 nel fondo rischi garanzie prestare, cioé nel bilancio dell'impresa 80 a credito e 20 a costo. Qui ce ne sono 100 accantonati a fondo rischi, quindi 100 a costo (veda il dettaglio della voce 10 del passivo: sono tutti debiti verso DOCUP e simili).
RispondiEliminaLa domanda allora potrebbe essere meglio posta così: i versamenti a fondo perduto sono stati effettuati in più esercizi, e hanno costruito una voce di debito che é stata azzerata nel 2011? Se sì (ma é no, guardando il bilancio 2010) sono d'accordo con lei, e la domanda successiva é come si conta di affrontare l'alimentazione del fondo rischi l'anno prossimo. Se invece si tratta di versamenti ricevuti nell'esercizio e utilizzati nell'esercizio, 2011 é il versamento e 2011 é l'utilizzo, quindi é a tutti gli effetti un costo.
Non sono sicuro di aver capito. Ci provo cominciando dal fondo della sua domanda, cosa succede l'anno prossimo? Se il Confidi erogherà nuove garanzie pluriennali farà nuovi accantonamenti e comunque, anche se non erogherà nuove garanzie, utilizzerà i vecchi accantonamenti per coprire le perdite che da attese sono diventate incorse. Se il fondo si rivelerà insufficiente (Perdite incorse superiori alle attese e quindi per la differenza inattese) preleverà dal patrimonio.
RispondiEliminaAbbiamo fatto un passo avanti?
@ Sapio: a dire il vero no, ma probabilmente sono un po' ottenebrato da una settimana intensa. Proverò ad articolare meglio il discorso la prossima settimana.
RispondiEliminaComunque ha ragione, dibattito piacevole.
@Wolfe: anch'io sono un po' ottenebrato ... Comunque, il cost income va calcolato su un margine di intermediazione che comprende ricavi per commissioni di competenza. Eurofidi ha "specializzato" gli introiti ricevuti dai clienti in commissioni (portate a ricavi) e "versamento" a fondo rischi (integralmente accantonato). Come osservavo nel post, non ci sono risconti di ricavi (quelli che lei chiama "debiti", forse, ma che secondo me vanno anche loro alla voce 90 altre passività). Ci possiamo tornare sopra la prossima settimana.
RispondiElimina@Wolfe:In preparazione al prosieguo del dibattito della prossima settimana preciso:
RispondiEliminala commissione che serve a pagare la perdita attesa non dovrebbe proprio transitare per il CE di un Confidi(o se vi transita per rispetto agli IAS deve essere "per un attimo") e andare subito a SP (dare Cassa/avere Fondo). Al momento dell'utilizzo (escussione)movimento opposto. Per il Conto economico deve transitare il compenso per il lavoro svolto (accompagnamento pratica o accesso al credito) ed il compenso necessario a generare l'utile che paga il ROE del Capitale a disposizione per coprire le Perdite Inattese. Perché non si fa, ma per confondere le acque, mescolare tutto e non far capire niente circa la vera situazione di redditività e rischio. Tanto poi arriva pantalone e copre i buchi.
Per chiarezza, io son d'accordo con Luca e, secondo me, Eurofidi ha fatto bene. Poi tot capita tot sententiae.
RispondiElimina@Luca: Eurofidi calcola le commissioni per cassa, il che per come capisco io gli IAS é sbagliato, a meno di poter dimostrare che tutti i costi connessi con un credito di firma avvengono nell'anno di rilascio del credito stesso. Per quanto riguarda le rettifiche di valore, nel bilancio di un intermediario finanziario mi parrebbe di buon senso che esse transitassero per il conto economico, come fanno Unicredit e Intesa Sanapaolo, perché il rischio di credito é il rischio principale di chi fa l'intermediario finanziario.
RispondiEliminaIl problema dell'opacità (@Sapio) é esattamente quello che sollevo io: a leggere solo SP e CE sembra di avere di fronte un intermediario che non ha rischio di credito. E che invece ce l'ha, solo che bisogna cercarselo bene nelle pieghe del bilancio.
Provo a ribadire: a mio parere un contributo a fondo perduto da parte dei soci/clienti per sostenere il costo del rischio, interamente utilizzato nell'esercizio, va rilevato nelle commissioni attive del confidi, ed il suo utilizzo deve avvenire mediante una voce di costo a conto economico come rettifica di valore. Fare così come fa Eurofidi mi sembra come dire che al salumiere pago solo il taglio del salame e poi gli verso un contributo a fondo perduto per il salame stesso. Spero scuserete l'esempio idiota ma non me ne sono venuti altri.
La sententia di questo caput é quindi che a tutela della chiarezza dei bilanci e della trasparenza delle condizioni sarebbe opportuno rendere chiaro ed esplicito il costo del rischio sia per chi legge il bilancio che per chi paga le commissioni di garanzia.
@Wolfe, purtroppo un bilancio Ias non basta a capire la gestione di un confidi se non è corredato dai prospetti di nota integrativa. Le due voci cruciali, commissioni di garanzia di competenza e rettifiche nette su crediti, sono il risultato di somme algebriche complesse che recuperano valori formatisi nell'anno e nei precedenti e sono influenzati dai criteri di valutazione. Condivido però l'ossevazione sui ricavi: sarebbe bene farli transitare tutti da conto economico
RispondiElimina@Luca: non direi che si tratta di somme algebriche complesse e formatesi lungo più esercizi. I ricavi qui sono sono per cassa, mentre le rettifiche nette su crediti dovrebbero essere il risultato di impairment test almeno annuale sul fair value dei crediti di firma e di cassa che porta ad adeguare i fondi rettificativi preesistenti. Al netto di questo, comunque, anche il costo del rischio va tra i costi, secondo me.
RispondiElimina@Wolfe: parlo per esperienza diretta, non c'è niente di semplice e diretto nel conto economico di un confidi; penso che sui principi siamo d'accordo; sulle procedure specifiche il discorso è molto lungo e macchinoso. Aspetto altri bilanci 2011 per riprenderlo.
RispondiEliminalo_spiffero: Nobili e lacchè alla corte di Eurofidi: Il presidente della Provincia del Vco punta al vertice del consorzio di ... http://t.co/AWDuFcix
RispondiElimina@lo_spiffero: grazie dell'info, comunque aleablog non segue le manovre preliminari alle designazioni dei vertici dei confidi.
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