mercoledì 7 marzo 2012

Cinque finanziarie e banche regionali miste fanno fronte comune per garanzie pubbliche e private equity

Da questo comunicato stampa apprendo che il 29 febbraio, a Firenze, cinque finanziarie regionali a capitale pubblico e privato hanno dato vita a un "coordinamento" per "valorizzare" i loro programmi di garanzia pubblica e di private equity. Partecipano al coordinamento,  Banca Impresa Lazio, Fidi Toscana, Finanziaria Regionale Abruzzese, Gepafin Umbria, Veneto Sviluppo. In marzo è prevista la costituzione di una vera e propria associazione di rappresentanza.
La presidenza del coordinamento è stata assunta da Donatella Visconti, Presidente di Banca Impresa Lazio.
Tutti i partner sono finanziarie regionali (tranne BIL che è una banca) accomunate dall'operare, nel segmento delle garanzie alle PMI, come soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica e privata con risorse finanziarie pubbliche. Il programma della futura associazione è così annunciato (cito dallo stesso comunicato)
La valorizzazione delle garanzie pubbliche e della attività di assunzione di partecipazioni come strumenti di politica industriale, indispensabili per il più ampio e meno costoso accesso alle fonti di finanziamento, di credito e di rischio, delle piccole e medie imprese italiane, l’obiettivo dell’ Associazione, in stretta collaborazione con le Regioni di riferimento.
Ciò sarà possibile grazie allo sviluppo di rapporti con le istituzioni e gli organismi pubblici nazionali, europei e locali (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Parlamento, Banca d'Italia, Conferenza dei Presidenti delle Regioni, Commissione Europea) secondo competenza nel settore di riferimento ed in ordine alla risoluzione di problematiche circa il funzionamento della strumentazione di settore e raccogliendo il punto di vista degli associati nell’elaborazione dei provvedimenti normativi e regolamentari.
Ed ancora l’attuazione di ogni forma di collaborazione istituzionale con il Fondo Centrale di Garanzia presso il Ministero dello Sviluppo Economico ed ogni altra Istituzione, centrale e territoriale - Banca Europea degli Investimenti, Fondo Europeo degli Investimenti, Cassa Depositi e Prestiti, Sace, Ismea Sgfa, Fondo Italiano Investimenti - preposta allo sviluppo del settore delle piccole e medie imprese.
L’Associazione punta sull’elaborazione di proposte e momenti di studio circa i problemi di ordine giuridico, tecnico, economico e fiscale relativi all'attività svolta dagli associati, con la promozione di iniziative intese a diffondere nel mondo delle piccole e medie imprese un corretto approccio nei confronti dell’accesso al credito.
Al coordinamento non partecipano (almeno per ora) le finanziarie regionali strutturate come in house (100% controllo pubblico), come ad esempio Finlombarda.
Reagisco alla notizia in modo ambivalente. Conosco bene (e ho collaborato in passato) con due dei promotori dell'accordo, Banca Impresa Lazio e Gepafin. Hanno bravi manager, e sono un fattore di innovazione del sistema delle garanzie. Penso che la stessa cosa si possa dire degli altri partner.
Però, appena letto il comunicato ho pensato, d'impulso, "Oh no! Un'altro soggetto che si pone come polo di riferimento per le politiche di finanziamento delle Pmi, con un proprio modello, in alternativa, o in concorrenza, con altri soggetti." Quali soggetti? Ad esempio, Eurofidi, i confidi di secondo livello o "baricentrici", le finanziarie di settore, la Banca del Mezzogiorno, e altri che si potrebbero citare.
Alternativa e concorrenza rispetto a cosa? Alla gestione di fondi pubblici, naturalmente. Le finanziarie regionali gestiscono fondi alimentati dal bilancio regionale (per lo più con risorse europee). Nella dichiarazione di intenti del nuovo "coordinamento", ci si propone di collaborare con altri soggetti che gestiscono fondi o programmi pubblici, per mettere a fattor comune azioni e risorse.
Ho molta paura che la competizione per occupare i crocevia dei flussi di risorse contribuisca ad alzare il tasso di litigiosità (già patologico) con i confidi. Si aggiungono passaggi di mediazione a in sistema già pletorico. Si indeboliscono i progetti di sistema a livello nazionale, o diventano il pozzo di San Patrizio (vedi Fondo centrale di garanzia).
Dobbiamo avere il coraggio di affrontare di petto la questione dell'efficacia e dell'attualità dei programmi pubblici per la finanza delle Pmi. Non ci sono i buoni e i cattivi. Ma ci vuole un cambio radicale di prospettiva. Questa strategia di competizione per risorse in calo mette il sistema su un piano inclinato molto pericoloso. E' un monito per tutti, confidi compresi.

11 commenti:

  1. E' il bello della politica... tutto un magna magna. Altro che imprese, a loro le briciole.

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    1. Non è un magna magna, tutti gli attori perseguono fini importanti. Il problema é la sovrapposizione di soggetti, che costringe tutti sulla difensiva. Non si arriva mai a ripensare il come si perseguono gli obiettivi. È la concorrenza per mettersi al riparo della concorrenza. È difficile che giovi alle imprese.

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  2. Il vero male è che rientra dalla finestra lo statalismo.
    Sono state "privatizzate" le banche ma si nazionalizzano i Confidi... ma il principio di sussidiarietà che fine ha fatto?
    La caratteristica e la forza del sistema di garanzia Italiano stava proprio nella gestione privatistica e associativistica, ora le Regioni non vogliono più nessuno tra i piedi, vogliono essere loro direttamente (tramite le loro Finanziarie) ad "accontentare" i loro elettori, così è anche per il Leghista Veneto. Ciao
    PALMI

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  3. Ne sentivamo la mancanza... la vera riforma da attuare per il meracto delle garanzie è: a) concentrare tutte le risorse pubbliche sul FCGPMI ex l. 662/1996con contestuale e profonda rivisitazione e semplificazione delle Disposizioni Operative del medesimo; b) aumentare al 70% il plafond dedicato ai Confidi.

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  4. A Scicli ci sono le elezioni, nessuno vuole candidarsi nei partiti, cominciano a proliferare, invece le liste e i movimenti civici. Le nuove forme di rappresentanza vengono create anche nel sistema delle garanzie, tutto qui. E avranno seguito, vedrete. Bartolo.

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  5. Bravo Bartolo, speriamo che imprese e banche non cadano nella trappola e facciamo fallire questi subdoli tentativi della politica, figuriamoci poi la qualità della selezione del merito creditizio, sopratutto in periodo elettorale. Speriamo che politicanti e trombati non si rigenerino così.

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  6. @Palmi: Se gli organismi associativi si appiattiscono sull'intermediazione di risorse pubbliche e sull'offerta di servizi in mercati captive o assistiti, senza coordinarsi nemmeno al loro interno, senza rispondere a bisogni nuovi e urgenti, allora la sussidiarietà va a farsi benedire.
    Se. Non muovo un'accusa indiscriminata, invito soltanto a fare una riflessione sull'esperienza degli ultimi anni e una serena autocritica.
    Anche le associazioni rischiano di puntare troppo sul peso elettorale e sul potere di condizionamento della politica. A questo punto la politica li disintermedia perché diventano una rete di distribuzione che non brilla di luce propria, e di cui si può fare a meno.

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  7. @Bartolo: prima che di nuove strutture sindacali, c'è bisogno di ambiti di collaborazione e coordinamento tecnico (lo diceva anche Rocco Papaleo a Sanremo "siamo tecnici", ma di quelli che fanno funzionare le cose).

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  8. @Luca
    Gentile professore, spero sia veramente solo una provocazione accumunare i Confidi (e le associazioni)alla politica con la p minuscola.
    Non tutti i Confidi sono uguali, e va riconosciuto che in questi ultini anni ci sono stati Confidi che hanno fatto grandi passi avanti in qualità e professionalità, se non altro per adeguarsi agli intermediari vigilati. Sono i più i confidi che non prevedono importanti indenità per i loro amministratori, e sono in maggioranza i confidi in cui la quantità e la qualità produttiva è assai superiore rispetto al pubblico (solo per esempio basti confrontare le assenze del personale per malattia...).
    Caro professore , comunque la sussidiarietà si fa anche nelle cose semplici e con scarso valore aggiunto, se queste sono fatte costando meno e con migliore qualità, ma ti assicuro che i confidi in questi cinquant'anni della loro vita molto son cresciti e molto sono cambiati, ma molto hanno contribuito a far crescere e cambiare la nostra società economica, e per il futuro sono sicuro che sapranno, forse non tutti, essere all'altezza delle nuove sfide, e va riconosciuto che la loro vicinanza all'impresa è servità e serve per stimolare e far palesare nuovi bisogni.
    Di certo la storia passata e recente delle Finanziarie
    Regionali non è così, anzi...e la storia di brutte copie degli enti regionali, fatta di prebende di sistemazione di trombati e sopratutto fatta di un rapporto fortemente burocratico con le imprese, sempre comunque con la copertura di denaro pubblico.
    Certo i confidi per offrire quei nuovi servizi , di cui Lei va giustamente dicendo da tempo, dovranno fare ulteriori passi in avanti ma sono sicuro, proprio per il principio di sussidiarietà, che riusciranno a farli prima e meglio del Pubblico.
    Infine le associazioni tra confidi esistono ormai da decenni e Assoconfidi ora viene anche invitata ai tavoli importanti, le associazioni tra Finanziarie Regionali per il momento ancora non esistono.... E' giusto criticare e stimolare, ma non buttiamo via il banbino con l'acqua sporca. Ciao PALMI

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  9. @Palmi: di confidi ne so qualcosa anch'io, e l'ho visto con i miei occhi in dieci anni di frequentazioni dirette. Non nego le qualità e i progressi registrabili tra i confidi. Nelle finanziarie regionali ci sono professionalità altrettanto valide. Non si può generalizzare, e meno che mai quando si parla di confidi, il settore più variegato che abbia mai studiato.
    La sua è una legittima difesa di parte. L'ho sentita tante volte. Non mi interessa prendere le parti dei confidi contro le finanziarie regionali, o viceversa.
    La mia è una critica costruttiva. A me interessa che il sistema di finanziamento delle Pmi funzioni. Vorrei vederlo funzionare meglio. Ci sono delle cose da cambiare, è l'approccio ai problemi che fa la differenza, non l'appartenenza associativa o territoriale. Nel sistema Italia, c'è una resistenza diffusa al cambiamento che ha contagiato il settore pubblico e i soggetti che ci interagiscono. Serve un rinnovamento profondo. I meriti passati non bastano.

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  10. Fuor di polemica è interessante che si ragioni anche sul private equity. C'è molto da fare lì, anche per i confidi. Benvengano nuove iniziative se cominciano a muovere le acque.

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