In 106 avete risposto alla domanda "PENSANDO AI PROSSIMI 12 MESI, COME VI SENTITE?". Più del doppio del sondaggio precedente. Ecco i risultati:
Dopo due entusiasti (uno probabilmente è Pico che prepara a una riunione con la sua rete), troviamo il blocco di quelli che tengono duro, i fiduciosi, gli stoici e anche gli stanchi (ma non ancora esausti). In tutto sono 68 (il 62%). Ci sono dentro anch'io.
In 9 si dichiarano nauseati e in 10 indignati (in tutto il 17%). Forse aspettano le prossime elezioni per esprimere col voto l'urgenza di sovvertire una situazione senza speranza. O forse si asterranno.
17 angosciati hanno superato la soglia di resistenza psicologica (non tenete dentro questa sofferenza, cercate un amico, parlatene).
Senza forzare conclusioni ardite, dico che i risultati mi confortano. La nostra "comunità" di visitatori esprime, nella sua maggioranza, un atteggiamento costruttivo. Dietro di loro si intuisce un paese che ha tanti problemi, zavorre da trascinare, leadership incerta, ma al fondo c'è, è robusto.
Penso che molti, potendo, avrebbero espresso più di un'opzione. In effetti nessuno degli stati d'animo elencati è un "attrattore stabile", eccezion fatta (ahimé) per l'ultimo, che può sfociare in una pericolosa depressione. Penso che sbrigando le faccende quotidiane sia normale passare dalla fiducia, allo stringere i denti, allo sfogo ("che fatica!", "che barba!", "che schifo!). Penso pure che sia desiderio di molti trovare un punto di ancoraggio, un appoggio solido e chiaro per mantenersi in un atteggiamento positivo. Né la volontà (stoica), né l'ottimismo spontaneo, si alimentano di se stessi: non durano.
Che fare, allora? Il primo pensiero è "Diamoci una mano". Mettendoci insieme, riusciamo a compensare le oscillazioni personali del sentimento e dell'energia morale. E' come la diversificazione del portafoglio in chiave anticiclica.
Ma non basta. La realtà che ci aspetta si annuncia sempre più stringente, caotica, minacciosa. Non basta sperare che qualcuno spinga sui pedali e tiri il gruppo. Ogni pedalatore ha bisogno di capire il senso del suo pedalare, e l'origine dell'energia che lo può sostenere nel percorso.
Questa origine è misteriosa, e sicuramente non la controlliamo noi. Paradossalmente, siamo più capaci di attingervi quando rivolgiamo ad altri la nostra attenzione e il nostro aiuto operoso. O quando riceviamo attenzione e aiuto. Ci sono dei momenti, degli incontri in cui si rivela un'umanità generosa, pacificata, che si dona totalmente agli altri. Lì si intuisce un'origine più profonda.
Il grande regista Tarkovskij fa dire a un personaggio dell’Andrej Rublëv:
Ascoltatela, bastano meno di due minuti:
Insomma, la persona, il singolo non può dal nulla darsi entusiasmo e fiducia. Entusiasmo, generosità, fiducia, operosità hanno un'origine misteriosa, ma (è un paradosso) si comunicano sempre e soltanto attraverso la persona singola, in maniera semplicissima, facile da riconoscere. Facile da riconoscere, ma non scontato: possiamo avvertire lo stupore, la commozione, così come possiamo restare indifferenti, cinici, giudicarla una cosa da vecchi, da persone semplici, rassegnate. Ma attenzione, il valore che non riconosciamo negli altri, non potremo mai riconoscerlo in noi. Come potremmo, se non esiste? Ma è vero che non esiste? Ci basta questa conclusione cinica, disimpegnata?
Il punto di consistenza, la risorsa, la fonte di energia inesauribile davanti alla realtà che incombe, confusa e minacciosa, non è il potere organizzato, forte o meno forte, globale o territoriale: è soltanto la persona, che risponde, dice "Io", si muove, riscopre entusiasmo e fiducia, e cambia la realtà, un pezzo per volta.
Pensando ai prossimi 12 mesi, come vi sentite?
entusiasti
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2
(1%)
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fiduciosi
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22
(20%)
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stoici
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24
(22%)
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stanchi
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22
(20%)
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nauseati
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9
(8%)
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indignati
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10
(9%)
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angosciati
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17
(16%)
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Dopo due entusiasti (uno probabilmente è Pico che prepara a una riunione con la sua rete), troviamo il blocco di quelli che tengono duro, i fiduciosi, gli stoici e anche gli stanchi (ma non ancora esausti). In tutto sono 68 (il 62%). Ci sono dentro anch'io.
In 9 si dichiarano nauseati e in 10 indignati (in tutto il 17%). Forse aspettano le prossime elezioni per esprimere col voto l'urgenza di sovvertire una situazione senza speranza. O forse si asterranno.
17 angosciati hanno superato la soglia di resistenza psicologica (non tenete dentro questa sofferenza, cercate un amico, parlatene).
Senza forzare conclusioni ardite, dico che i risultati mi confortano. La nostra "comunità" di visitatori esprime, nella sua maggioranza, un atteggiamento costruttivo. Dietro di loro si intuisce un paese che ha tanti problemi, zavorre da trascinare, leadership incerta, ma al fondo c'è, è robusto.
Penso che molti, potendo, avrebbero espresso più di un'opzione. In effetti nessuno degli stati d'animo elencati è un "attrattore stabile", eccezion fatta (ahimé) per l'ultimo, che può sfociare in una pericolosa depressione. Penso che sbrigando le faccende quotidiane sia normale passare dalla fiducia, allo stringere i denti, allo sfogo ("che fatica!", "che barba!", "che schifo!). Penso pure che sia desiderio di molti trovare un punto di ancoraggio, un appoggio solido e chiaro per mantenersi in un atteggiamento positivo. Né la volontà (stoica), né l'ottimismo spontaneo, si alimentano di se stessi: non durano.
Che fare, allora? Il primo pensiero è "Diamoci una mano". Mettendoci insieme, riusciamo a compensare le oscillazioni personali del sentimento e dell'energia morale. E' come la diversificazione del portafoglio in chiave anticiclica.
Ma non basta. La realtà che ci aspetta si annuncia sempre più stringente, caotica, minacciosa. Non basta sperare che qualcuno spinga sui pedali e tiri il gruppo. Ogni pedalatore ha bisogno di capire il senso del suo pedalare, e l'origine dell'energia che lo può sostenere nel percorso.
Questa origine è misteriosa, e sicuramente non la controlliamo noi. Paradossalmente, siamo più capaci di attingervi quando rivolgiamo ad altri la nostra attenzione e il nostro aiuto operoso. O quando riceviamo attenzione e aiuto. Ci sono dei momenti, degli incontri in cui si rivela un'umanità generosa, pacificata, che si dona totalmente agli altri. Lì si intuisce un'origine più profonda.
Il grande regista Tarkovskij fa dire a un personaggio dell’Andrej Rublëv:
«Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno - uno sguardo umano - ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice».Se stiamo attenti, facciamo tutti i giorni incontri di questo genere. Ascoltate la testimonianza del fornaio di San Possidonio (un comune terremotato del modenese) raccolta l'altro ieri dal TG2.
Ascoltatela, bastano meno di due minuti:
"Me lo diceva sempre mio papà: dai via con due mani e prendi con una, e non sarai mai senza".E' una verità semplice, ricevuta da una tradizione e scoperta vera nell'esperienza. Non c'è la minima ombra di sentimentalismo, di sforzo etico. Questa verità è più grande di noi, viene prima. Il fondo della realtà, la sua consistenza, è bene. Possiamo stare tranquilli. Anzi no, siamo in pace, ma ci mettiamo al lavoro.
Insomma, la persona, il singolo non può dal nulla darsi entusiasmo e fiducia. Entusiasmo, generosità, fiducia, operosità hanno un'origine misteriosa, ma (è un paradosso) si comunicano sempre e soltanto attraverso la persona singola, in maniera semplicissima, facile da riconoscere. Facile da riconoscere, ma non scontato: possiamo avvertire lo stupore, la commozione, così come possiamo restare indifferenti, cinici, giudicarla una cosa da vecchi, da persone semplici, rassegnate. Ma attenzione, il valore che non riconosciamo negli altri, non potremo mai riconoscerlo in noi. Come potremmo, se non esiste? Ma è vero che non esiste? Ci basta questa conclusione cinica, disimpegnata?
Il punto di consistenza, la risorsa, la fonte di energia inesauribile davanti alla realtà che incombe, confusa e minacciosa, non è il potere organizzato, forte o meno forte, globale o territoriale: è soltanto la persona, che risponde, dice "Io", si muove, riscopre entusiasmo e fiducia, e cambia la realtà, un pezzo per volta.
Forse e' il momento di ritrovare un sorriso nello specchio. Nonostante possa apparire plateale mi auguro che i sorrisi siano tanti e lo specchio uno solo e che cosi possano diminuire le sofferenze.......
RispondiEliminaGrazie Abrame. Meglio ancora se siamo in tanti e, sorridendo, ci guardiamo direttamente negli occhi, no?
RispondiEliminaa
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