Un attento visitatore mi ha segnalato il testo del "Decreto del fare" (qui il commento) annunciato sabato dal Governo Letta, nel quale si disegna un allargamento del raggio d'azione del Fondo centrale di garanzia in tre sensi: (a) criteri di valutazione aggiustati per la crisi, cioè meno condizionati dagli score di bilancio; (b) tendenziale incremento degli importi unitari garantiti, eliminando la riserva dell'80% per le pratiche sotto i 500mila euro; (c) crescita del peso della garanzia diretta resa alle banche rispetto alla contro-garanzia veicolata dai confidi.
Vediamo con maggior precisione che cosa prevede il decreto-legge (i miei commenti sono in corsivo)
Non si sopprime soltanto la riserva pro-confidi, ma al comma 4 anche quella su finanziamenti di minor importo (sotto i 500mila euro) ex ultimo periodo del comma 3 dell’articolo 39 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, che recitava così:
Si abroga anche il comma 10-sexies dell’articolo 36 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, che apriva alle grandi imprese il ricorso al Fondo centrale su finanziamenti con provvista della Cassa Depositi e prestiti. Penso che la norma fosse in conflitto con il trattamento degli interventi del Fondo ai fini degli aiuti di Stato, che utilizza un regime valido per le sole Pmi.
L'art. 2 riguarda la "Nuova Sabatini" di cui si è parlato. In concreto prevede finanziamenti e leasing supportati da provvista della Cassa Depositi e prestiti, a tassi agevolati ribaltati sull'impresa, ed anche assistiti dalla garanzia in via semplificata a valere sul Fondo.
Vediamo con maggior precisione che cosa prevede il decreto-legge (i miei commenti sono in corsivo)
L'art. 1 prospetta una profonda revisione delle Disposizioni Operative del Fondo da attuarsi entro 30 giorni con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico. Al comma 1, punto (a) si prevede di assicurare un più ampio accesso al credito da parte delle Pmi tramite (i) l'aggiornamento in funzione del ciclo economico e dell'andamento del mercato finanziario e creditizio dei criteri di valutazione delle imprese ai fini dell'accesso alla garanzia del Fondo e (ii) l'aggiornamento della misura dell’accantonamento a titolo di coefficiente di rischio. Ricordo che il Decreto del 26 giugno 2012 attuativo del Salva Italia abbassava la percentuale minima di accantonamento al 6%. Se la nuova misura intende essere espansiva, aspettiamoci applicazioni più estese del coefficiente ridotto.
Sempre sub (ii) si dispone l’incremento, sull'intero territorio nazionale, della misura massima di copertura del Fondo fino all’80% dell’importo dell’operazione finanziaria, con riferimento alle “operazioni di anticipazione di credito, senza cessione dello stesso, verso imprese che vantano crediti nei confronti di pubbliche amministrazioni” e alle “operazioni finanziarie di durata non inferiore a 36 mesi” di cui, rispettivamente, agli articoli 4 e 5 del citato decreto del 26 giugno 2012. Si fa riferimento agli interventi di garanzia diretta, per i quali si estende la copertura massima dell'80% agli anticipi su crediti vs la PA e su generiche operazioni oltre i 36 mesi, esclusi i consolidamenti di debiti a breve erogati dalla stessa banca.
Sub (iii) si prospetta la semplificazione delle procedure e delle modalità di presentazione delle richieste attraverso un maggior ricorso a modalità telematiche di accesso e di gestione della
garanzia. Speriamo. E' precondizione per l'uso massiccio dello strumento da parte di banche non specialiste.
Si prevedono infine sub (iv) misure volte a garantire l’effettivo trasferimento dei vantaggi della garanzia pubblica alle piccole e medie imprese beneficiarie dell’intervento. La trasparenza del pricing spesso invocata.
Il successivo punto (b) limita il rilascio della garanzia del Fondo alle operazioni finanziarie di nuova concessione ed erogazione, escludendo la possibilità di garantire operazioni finanziarie già deliberate dai soggetti finanziatori alla data di presentazione della richiesta di garanzia, salvo che le stesse non siano condizionate, nella loro esecutività, all'acquisizione della garanzia da parte del Fondo.
Il comma 3 abroga la riserva del 30% a favore dei confidi (comma 3 dell’articolo 11 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 3). Ecco la norma sbianchettata:3. Il 30 per cento per cento della somma di cui al comma 1 e' riservato agli interventi di controgaranzia del Fondo a favore dei Confidi di cui all'articolo 13 del decreto-legge del 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.[aggiornamento => la Legge di conversione ha abrogato il comma 3 del decreto-legge, salvando pertanto la riserva del 30% a favore dei confidi]
Non si sopprime soltanto la riserva pro-confidi, ma al comma 4 anche quella su finanziamenti di minor importo (sotto i 500mila euro) ex ultimo periodo del comma 3 dell’articolo 39 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, che recitava così:
Una quota non inferiore [all'80] per cento delle disponibilita' finanziarie del Fondo e' riservata ad interventi non superiori a [cinquecentomila] euro d'importo massimo garantito per singola impresa.Si vuole aumentare la potenza di fuoco del fondo su posizioni tendenzialmente più grosse, che pesano di più sull'offerta di credito bancario in valore. La riserva a favore dei confidi potrebbe essere d'impaccio (considerando che molti sono a corto di capitale e non hanno posto per massicce nuove operazioni). Allora si è deciso di toglierla.
Si abroga anche il comma 10-sexies dell’articolo 36 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, che apriva alle grandi imprese il ricorso al Fondo centrale su finanziamenti con provvista della Cassa Depositi e prestiti. Penso che la norma fosse in conflitto con il trattamento degli interventi del Fondo ai fini degli aiuti di Stato, che utilizza un regime valido per le sole Pmi.
Scusate la pignoleria, ma mi fa comodo avere i link ai provvedimenti emendati.
Confidi, che ne pensate di questa grande manovra? Dove intendente collocarvi nella nuova scena dell'intervento pubblico sull'offerta di credito? Pare che alcuni confidi maggiori stiano chiedendo in cambio una riserva sulle operazioni di importo minore, limitata però ai confidi 107, e introducendo nel contempo per i 107 una soglia minima molto più alta dell'attuale (500 milioni contro 75 milioni). E' l'istanza di una certa componente del mondo confidi, che coesiste con numerose altre (ad esempio, quelle dei 106 che lavorano tranquillamente col Fondo centrale). Queste azioni di lobbying in ordine sparso del settore confidi impallidiscono rispetto alla pressione che sta facendo il sistema bancario. Pare che i confidi non se ne accorgano, o che pensino di potersi rifare, prima o poi arriverà il loro momento (?!). Negli ultimi convegni a cui ho partecipato, mi è capitato di ascoltare voci tutte amiche (dei confidi) che dicevano fino a cinque cose diverse (quando dicevano qualcosa).
Non vedete nel "Decreto del fare" un richiamo a ricompattarsi e presentarsi alle banche al Governo con una missione più chiara? Magari quella di far funzionare meglio questo ambaradan, facendo qualcosa di più della semplice tramitazione delle pratiche? Offrendo dei servizi che alle banche, e alle imprese, servono urgentemente? Su, provateci!
Il provvedimento va in parte verso la riduzione della filiera della garanzia.
RispondiEliminaLe garanzie dirette possono funzionare molto bene abbattendo costi.
Quanto costa all'impresa la garanzia diretta del FCG rispetto a quella (diretta e controgarantita) del confidi?
Ce lo dicano i vari componenti dei confidi.
Contese tra lobbyisti, siamo sempre lì
RispondiEliminaChe ppalleeeee ...
Caro Anonimo e quanto costa un finanziamento ad un'impresa senza il pricing calmierato che offre un Confidi tramite il rilascio della propria garanzia?
RispondiEliminaLe lobby sono spesso (specialmente in Italia) portatrici di interessi non trasparenti.
RispondiEliminaIl mercato, con tutti i suoi limiti, e' sempre il miglior giudice.
Quindi: via la riserva dei confidi ma anche trattamento paritetico tra beneficio a livello di ponderazione tra garanzia diretta e contro garanzia.
Il costo della filiera e' giusto tracciarlo e renderlo trasparente sia sto confidi ma anche lato banca. E' molto semplice da fare: costo complessivo della garanzia con o senza contro garanzia, tasso di interesse applicato all'impresa per un fido in bianco e un fido garantito con garanzia diretta o controgaranzia.
Ma anche tasso di insolvenza tra le operazioni dirette e le controgaranzie.
Il Comitato del FCG avrebbe tutti gli strumenti ed i dati per pubblicare trimestralmente un analisi conoscitiva del fenomeno.
Se non l'ho fa' occorre individuare il problema.
Poi sara' il mercato che decide.
Le ultime righe del suo articolo sono così vere e chiare che mi viene difficile pensare che a nessun altro stiano passando per la testa in questo momento. Ma l'Assoconfidi cosa fa quando gli passano sopra la testa questi provvedimenti ad altezze cosmiche? Cosa fa quando il mondo Bancario si diverte ad annientare i suoi soci? Gioca a decidere chi sarà il prossimo presidente al posto di Sant'Agostino Bellotti o quale stesura dare ad una lettera, ormai inutile, da mandare ai politici. Che tristezza!!!
RispondiEliminaErrata corrige....San Sebastiano!!!
RispondiEliminaSenza aspettare le voci ufficiali, e prendendo il rischio di mettersi contro i propri rappresentanti, perché non vi mobilitate, tra colleghi dei confidi, fate controinformazione nel senso di dire le cose come stanno? Siamo un paese strano, al tempo stessi rispettosi e sfiduciati verso i rappresentanti
RispondiEliminaCaro Professore, intervengo anche su questo argomento (dopo averlo fatto nei giorni scorsi sul tema “costo della garanzia del FCG su operazioni di portafoglio”) per rappresentare il mio diverso punto di vista su un paio di sue affermazioni riportate nel post, ferma restando però la mia completa condivisione delle sue conclusioni.
RispondiElimina1) “Sub ii. l’aggiornamento della misura dell’accantonamento a titolo di coefficiente di rischio. Ricordo che il Decreto del 26 giugno 2012 attuativo del Salva Italia abbassava la percentuale minima di accantonamento al 6%. Se la nuova misura intende essere espansiva, aspettiamoci applicazioni più estese del coefficiente ridotto.”
Non do una stessa lettura a quella previsione. Secondo me, più semplicemente, il Governo ha voluto dire che a fronte di una operazione di rivisitazione dei criteri/soglie di valutazione (che, in questa fase, immagino finalizzata a un abbassamento dell’asticella per l’accesso alla garanzia) si potrà valutare un innalzamento della misura dell’accantonamento. Mi sembra un principio pacifico e corretto: se entrano imprese con conti e parametri un po’ meno virtuosi rispetto a prima, è giusto allora poter rivedere – in nome del principio della sana e prudente gestione delle risorse pubbliche – l’accantonamento. Non vedo molta attinenza con eventuale intenzioni espansive. Solo in presenza di un buon ciclo economico e con risorse finanziarie limitate del Fondo, si potrebbe pensare di abbassare il coefficiente di accantonamento per incrementare l’operatività del Fondo. In questa fase, credo, però, che non ricorra nessuna delle due predette condizioni.
2) “Sub (iii) si prospetta la semplificazione delle procedure e delle modalità di presentazione delle richieste attraverso un maggior ricorso a modalità telematiche di accesso e di gestione della garanzia. Speriamo. E' precondizione per l'uso massiccio dello strumento da parte di banche non specialiste”.
Secondo me, quella riportata nel decreto, è solo precondizione per l’incremento di efficienza nella gestione della garanzia pubblica, a vantaggio di TUTTI.
3) non leggo nell’eliminazione delle riserve per operazioni di importo ridotto e per operazioni di controgaranzia la volontà di favorire le banche a discapito dei confidi ma solo l’intenzione di eliminare meccanismi rigidi di allocazione delle risorse del Fondo, difficilmente gestibili – immagino – anche a livello pratico dal gestore (la gestione del fondo di garanzia non è un bando a graduatoria ma qualcosa di estremamente dinamico). Il riequilibrio tra “garanzia diretta” e “controgaranzia” del Fondo è senza dubbio una istanza legittima, che il mondo dei confidi dovrebbe richiedere e sostenere, ma non attraverso questo tipo di meccanismi rigidi, anacronistici e potenzialmente inefficienti.
4) “Si abroga anche il comma 10-sexies dell’articolo 36 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, che apriva alle grandi imprese il ricorso al Fondo centrale su finanziamenti con provvista della Cassa Depositi e prestiti. Penso che la norma fosse in conflitto con il trattamento degli interventi del Fondo ai fini degli aiuti di Stato, che utilizza un regime valido per le sole Pmi”.
Credo anche io, come lei, che la norma sia stata abrogata perché in palese contrasto con la disciplina normativa (nazionale e comunitaria) di riferimento del FCG. Tuttavia, considero l’introduzione di quella norma poi abrogata emblematica di uno strapotere, in Italia, delle lobby (bancaria, in questo caso, ma lo stesso esempio si potrebbe fare per la norma che ha consentito ai confidi, ope legis, di portarsi i fondi pubblici a patrimonio) e della pochezza della nostra politica (incapace di stoppare norme così strampalate).
Per il resto, concordo con le sue conclusioni. I confidi dovrebbero dimostrarsi compatti nell’avanzare richieste alla politica. Se poi chiedono cose che abbiano anche senso….
Grazie delle sue ricche considerazioni, che in larga parte condivido.
RispondiEliminaSulla misura dell'accantonamento, ho fatto una congettura. Se prevarrà prudenza, come da lei diversamente prospettato, tanto meglio. Certo che la combinazione ideale sarebbe maggiori stanziamenti (da disporre nelle prossima legge di stabilità) + % di accantonamento rafforzate. Ci sono però tante voci che fanno il tifo per politiche espansive in deroga ai limiti di Maastricht. Il maggior credito fatto con le garanzie del Fondo è un modo per fare interventi oggi con impatto futuro sul bilancio pubblico (lo hanno evidenziato gli stessi Saggi nominati dal Presidente Napolitano prima delle elezioni). Se la buona politica economica è vista così, non escludo che si faccia leva sul minor accantonamento; tuttavia non conosco l'impatto degli accantonamenti fatti dal Fondo sul deficit di cassa del settore pubblico (quanti lo sanno? Qualcuno al MEF, forse).
Sull'effetto della rimozione delle riserve pro-confidi e pro-finanziamenti, quale altro motivo ci sarebbe se non un aumento della quota di operazioni in garanzia diretta e di importo milionario? Gli ultimi dati che il Comitato di gestione ha pubblicato mostravano ancora una quota confidi ampiamente sopra il 30% che sarà rimosso. Forse il Fondo conoscerà un altro impetuoso aumento di operatività, e alla fine i confidi ci lavoreranno come prima, più di prima, per cui il maggior lavoro fatto dalle banche sarà fatto con risorse addizionali, su pratiche che i confidi non avrebbero potuto intermediare perché troppo grosse individualmente.
Sulla qualità delle pennellate date alla produzione legislativa dalle rappresentanze dei confidi sa come la penso.
Sono un piccolo imprenditore capitato "per sbaglio" sul vs blog. Ho una domanda da fare che mi interessa per la mia azienda: Quale differenza c'è per una Banca tra un finanziamento diretto con Fcg ed uno di medesimo importo garantito 80% da confidi che si controgarantisce fcg? Grazie (Paolo D.)
RispondiEliminaCaro Paolo D, trova risposta articolata e vivace al suo quesito nella discussione a questo post:
RispondiEliminahttp://alea-smefin.blogspot.it/2012/08/fondo-centrale-pubblicato-il-decreto.html
Ringrazio per la risposta. L'articolo è troppo complesso per un profano della materia come me. Mi serviva capire se la banca voleva, come sempre, fregarmi. Grazie comunque. (Paolo D.)
RispondiEliminaProvo a dare una mia risposta al piccolo imprenditore Paolo D.
RispondiEliminaPer quanto la riguarda (punto di vista impresa) lei dovrebbe confrontare le due offerte su due semplici piani:
1) quale delle due strade le consentono un più agevole accesso al credito di cui ha bisogno (risposta, tempi di risposta e qualità della risposta);
2) le condizioni di spese e oneri finanziari (tasso) nell'uno e nell'altro caso.
La banca ha il grandissimo vantaggio di non dover accantonare patrimonio a fronte di un finanziamento garantito direttamente al FCG e quindi, in linea teorica, dovrebbe applicare condizioni migliori per l'impresa, ma come è noto viviamo in un mondo imperfetto.
Il Prof. Luca Erzegovesi potrà correggere e/o integrare ovviamente a piacere.