martedì 4 giugno 2013

Regione Lombardia: pubblicate le delibere su conversione dei Formigoni Loans e due diligence dei confidi lombardi

A pag. 20 del n.23 del Bollettino ufficiale della Regione Lombardia del 4/6/2013 trovate le "Determinazioni in ordine al sistema delle garanzie lombardo", cui fa seguito l'approvazione di uno "Schema di protocollo tra Regione Lombardia e Federfidi Lombarda per la realizzazione di un’azione di «Due diligence» rivolta ai confidi di primo livello" (trovate tutto nel pdf scaricabile da questo link). Le avevamo anticipate dal comunicato qui postato.

La delibera di Giunta è ricca di premesse, richiami e considerazioni. Il succo è la rinuncia da parte della Regione ai crediti derivanti dai finanziamenti subordinati ex d.g.r. n. VIII/10602 del 25 novembre 2009 (noti al volgo come "Formigoni loans"), per un importo di 22,348 milioni di euro più 2,873 milioni di interessi maturati e capitalizzati dall'erogazione ad oggi. Gli importi sono così ripartiti tra sei confidi 107 e Ascomfidi Lombardia:

In Lombardia c'è un altro 107, Artfidi, che ha beneficiato dei subordinati in questione per 2 milioni, non è nell'elenco (era invece menzionato nel comunicato stampa): si tratta di un errore di copia e incolla della tabella (nel totale i 2 milioni ci sono) [rettifica del 7 giugno]
I confidi beneficiari hanno comunicato la volontà di avvalersi della facoltà prevista dall’art. 36 della legge 221/2012  (decreto Sviluppo bis), norma però bisognosa di regole attuative. Ed ecco qui la delibera in oggetto, in forza della quale gli stessi confidi, a fronte della rinuncia della Regione al credito, si impegnano a fare le seguenti cose (cito, mie le sottolineature):
  • all’adozione, entro il 30 novembre 2013, da parte del Consiglio di Amministrazione del Confidi di una deliberazione in cui si impegna a trasformare le riserve createsi dalla rinuncia di Regione Lombardia in aumento gratuito di capitale sociale da parte delle imprese socie e a convocare l’assemblea ordinaria; 
  • all’adozione, entro il 31 dicembre 2013, di una deliberazione dell’assemblea ordinaria del Confidi di assegnazione in parte uguale delle azioni o quote alle imprese socie con un vincolo di destinazione ad aumento gratuito di capitale sociale; 
  • al fatto che le eventuali azioni o quote non attribuiscono alcun diritto patrimoniale o amministrativo, non sono rimborsabili in caso di recesso e/o esclusione del socio; 
  • alla sottoscrizione, entro il 31 dicembre 2013, da parte del Legale Rappresentante dei Confidi – previa deliberazione dei Consigli di Amministrazione e delle relative assemblee ordinarie - di una lettera d’intenti circa la volontà di intraprendere un percorso di aggregazione al fine di rendere possibile la razionalizzazione dei costi aziendali e la polarizzazione dei flussi di finanziamento pubblico.
Si precisa in seguito che l'apporto finanziario produce un vantaggio economico in capo alle imprese beneficiarie da trattare come aiuto di Stato in de minimis con ESL calcolate in base al noto "Metodo nazionale" (quello del Fondo centrale). La stessa Regione aveva seguito una traccia simile ai tempi della ricapitalizzazione di Federfidi Lombarda: le garanzie erogate dall'ente beneficiario della ricapitalizzazione (tutte?) incorporano un'agevolazione, da trattare come aiuto di Stato.
La Regione chiede in cambio dell'apporto definitivo di capitale una "lettera di intenti circa la volontà di intraprendere un percorso di aggregazione" al fine di ridurre i costi operativi e rendere il sistema più funzionale alla distribuzione dei flussi di finanziamento pubblico.

L'operazione pare complessa dal punto di vista legale. Non mi è chiaro perché non basti deliberare il passaggio a capitale sociale (con un aumento gratuito) della riserva creata dalla remissione del debito subordinato. Non mi sono chiare nemmeno le regole di assegnazione "in parte uguale" alle azioni o quote esistenti. Non capisco perché la delibera stabilisca un vincolo di destinazione di non si sa che cosa, dato che quello che viene assegnato gratuitamente non è denaro, bensì azioni o quote di nuova emissione, distinte da quelle ordinarie già detenute dai soci (essendo non rimborsabili in caso di recesso); tutt'al più il socio potrebbe dire "non le voglio" (ad esempio un'imprenditore simpatizzante M5S), è però un'ipotesi bizzarra.

Nella stessa seduta la Giunta ha deliberato anche l'avvio di una due diligence a carico di Federfidi Lombarda sui confidi di primo livello associati e non associati. Nell'allegato (che trovate sempre qui nelle ultime pagine) si prevede:

  • un'analisi economico-patrimoniale del portafoglio dei Confidi;
  • un'analisi qualitativa dei Confidi (strategia, organizzazione, processi, bilancio, economicità);
  • la quantificazione del deterioramento del portafoglio, anche mediante l’incrocio dei dati con la Centrale Rischi di Banca d’Italia o Centrali rischi private, e il calcolo dell'eventuale gap patrimoniale.
Penso che la pressione della Regione sui confidi affinché si riorganizzino verrà da questa due diligence più che dalla lettera d'intenti firmata per ricevuta dell'apporto a capitale. Federfidi dovrebbe concludere il suo lavoro in sei mesi. Non sarà un lavoro da poco, dato che riguarderà i confidi operanti in Lombardia. Già, ma che cosa si intende per confidi lombardi? La delibera parla di 35 soggetti (di cui 13 vigilati) operanti in Lombardia. L'insieme comprende quindi anche confidi con sede fuori del territorio regionale. Vuol dire che Federfidi andrà a guardare in casa di Eurofidi, Unionfidi, Italia Comfidi, Creditagri, Cooperfidi Italia, ovvero dei 107 con raggio d'azione interregionale? Che busserà alla porta di tutti i 106 chiedendo dati dettagliati sul loro portafoglio, anche se non sono suoi soci e/o riassicurati? Non so, temo che gli ispiratori di questa più che opportuna due diligence abbiano sottovalutato la sua difficoltà, o sopravvalutato le armi di coercizione legale e di persuasione morale in loro possesso.
Comunque, si potranno fare mille critiche di opportunità politica e robustezza tecnica alla delibera presa in Lombardia, però qualcosa si è mosso. E di questi tempi è già tantissimo.

2 commenti:

  1. Ottima occasione di lavoro per gli avvocati che si opporranno a questo provvedimento.

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  2. Buongiorno

    Mi permetto di intervenire per tentare di dare una risposta alle Tue riflessioni sul perché la Regione non abbia ritenuto sufficiente deliberare il passaggio a capitale sociale (con aumento gratuito) della riserva creata dalla remissione del debito subordinato.

    Ti richiamo questi due altri passaggi della delibera "incriminata"

    1) "Ritenuto necessario, per quanto sopra descritto, trasformare i prestiti subordinati di cui alla d.g.r. VIII/10602 del 25 novembre 2009 in contributi alla imprese lombarde socie dei confidi di pri¬mo e secondo grado con vincolo di destinazione ad aumento gratuito del capitale sociale;"

    2) "il vantaggio economico generato dall’apporto finanziario pubblico alla dotazione patrimoniale dei confidi è in capo alle MPMI garantite quale aiuto di Stato compatibile con la normativa comunitaria;"

    Parrebbe che il tentativo (maldestro) della Regione sia quello di far ritenere che non stia erogando un contributo direttamente ai Confidi bensì alle imprese socie dei Confidi.

    Probabilmente, infatti, la semplice rinuncia al credito che Tu suggerivi, configurandosi come aiuto pubblico nei confronti dei Confidi e non dei soci, incorrerebbe nei relativi divieti comunitari, stante la rilevanza degli importi singolarmente considerati.

    Spalmando l'aiuto in capo alle imprese socie, probabilmente, si rimane "sotto soglia".

    Peraltro mi chiedo come questo aumento possa essere considerato "gratuito" nella misura in cui, in linea teorica, implicherebbe che la Regione stia riconoscendo un contributo alle imprese socie (rinuncia della restituzione da parte della Regione) che a loro volta "forzosamente" apportano l'equivalente importo a aumento del capitale del Confidi di cui sono socie e rinuncia al rimborso...

    L'affermazione ancor più strana della delibera è quella per cui:

    5. di dare atto che il presente provvedimento non comporta nessuna spesa a carico del bilancio regionale

    Ma se la Regione rinuncia al credito per i prestiti concessi e di tale rinuncia beneficiano i soci dei Confidi che si vedono riconoscere un aumento del valore della loro partecipazione (le imprese socie e non la Regione come sarebbe stato lecito attendersi) come fa la Regione a non iscrivere nel proprio bilancio un costo (per erogazione di contributi) dell'operazione consegue alla diminuzione dei residui attivi?

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