Tra i vari team che seguono periodicamente il settore dei confidi c'è anche quello dei ricercatori dell'Osservatorio sui confidi del Comitato Torino Finanza presso la Camera di commercio di Torino. Bene, il team in questione, composto da Roberta Artusio, Diego Bolognese, Maurizio Franchino e Roberto Quaglia, ha prodotto il Rapporto 2013 che potete scaricare qui. Ne parla il Sole 24 ore.
Il Rapporto si articola in diverse sezioni. Dopo un quadro istituzionale e normativo, si analizzano i bilanci 2010-2011 di un campione di confidi. Segue un'analisi delle politiche di pricing basata su interviste e documenti trasparenza: ne emerge un quadro di notevole differenziazione delle commissioni e del TAEG risultante. La sezione "caratterizzante" dello studio è quella dedicata ai confidi piemontesi, anch'essa basata sui bilanci aggiornati al 2011.
Allora, ricapitolando, nelle ultime settimane ho dato notizia dello studio della Fondazione Rosselli, di quello sulla Sicilia di Mazzeo, della ricerca SVIMEZ, e ora di questo lavoro per Torino Finanza. C'è un buon 40% di sovrapposizione di contenuti tra i diversi lavori. Se emergono evidenze diverse, spesso è per l'eterogeneità e l'opacità delle fonti, più che per l'effettiva originalità delle diverse analisi. E su queste basi, la parte di giudizio e di indicazioni di policy finisce inevitabilmente per essere critica o vaga: "I confidi sono prevalentemente in perdita" ... "Serve una profonda ristrutturazione del settore" ... "Il primo problema è la ricapitalizzazione", ecc. ecc. Come non essere d'accordo sulle diagnosi dello stato di salute? E' sul da farsi che non si muove un passo.
Non è arrivato il momento di farlo, questo benedetto passo in avanti?
Se Assoconfidi raccogliesse i dati strutturali e bilancistici con sistematicità, e pubblicasse un Annuario, lasciando ai ricercatori e ai politici il lavoro di interpretare dati di migliore qualità, non sarebbe meglio per tutti?
Il Rapporto si articola in diverse sezioni. Dopo un quadro istituzionale e normativo, si analizzano i bilanci 2010-2011 di un campione di confidi. Segue un'analisi delle politiche di pricing basata su interviste e documenti trasparenza: ne emerge un quadro di notevole differenziazione delle commissioni e del TAEG risultante. La sezione "caratterizzante" dello studio è quella dedicata ai confidi piemontesi, anch'essa basata sui bilanci aggiornati al 2011.
Allora, ricapitolando, nelle ultime settimane ho dato notizia dello studio della Fondazione Rosselli, di quello sulla Sicilia di Mazzeo, della ricerca SVIMEZ, e ora di questo lavoro per Torino Finanza. C'è un buon 40% di sovrapposizione di contenuti tra i diversi lavori. Se emergono evidenze diverse, spesso è per l'eterogeneità e l'opacità delle fonti, più che per l'effettiva originalità delle diverse analisi. E su queste basi, la parte di giudizio e di indicazioni di policy finisce inevitabilmente per essere critica o vaga: "I confidi sono prevalentemente in perdita" ... "Serve una profonda ristrutturazione del settore" ... "Il primo problema è la ricapitalizzazione", ecc. ecc. Come non essere d'accordo sulle diagnosi dello stato di salute? E' sul da farsi che non si muove un passo.
Non è arrivato il momento di farlo, questo benedetto passo in avanti?
Se Assoconfidi raccogliesse i dati strutturali e bilancistici con sistematicità, e pubblicasse un Annuario, lasciando ai ricercatori e ai politici il lavoro di interpretare dati di migliore qualità, non sarebbe meglio per tutti?
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