Il Decreto del Fare, all'art. 1, disponeva una revisione dei criteri di valutazione delle imprese per l'accesso alla garanzia del Fondo centrale, al fine di ampliare la platea delle potenziali beneficiarie. La norma in questione sta per essere attuata da un Decreto Ministeriale prossimo alla firma del Ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato. La relazione illustrativa del Decreto (di cui ho visionato una bozza) spiega le principali novità.
Diciamo per prima cosa che il Decreto dovrebbe innalzare la misura minima dell'accantonamento del Fondo a titolo di coefficiente di rischio all'8% (era fissata al 6% dal decreto attuativo del Salva Italia). [i criteri di ammissione si allentano, come vedremo, e ragionevolmente la provision per il rischio si adegua all'insù].
Ci sono da dire più cose sul piatto forte del decreto, che riguarda la revisione dei criteri di scoring di bilancio coi quali il Fondo assegna le "fasce" in base alle quali le domande sono smistate tra le diverse procedure di approvazione: la fascia 1 è la più ambita, assicura la presentazione al Comitato di gestione (per la delibera) con proposta positiva; la fascia 2 invece implica una valutazione caso per caso da parte del Gestore (che richiede dati di bilancio più aggiornati o informazioni previsionali), la fascia 3 porta ad una proposta negativa al Comitato che significa bocciatura certa.
Lo scoring tratta un insieme di (pochi) indici di bilancio calcolati sugli ultimi due bilanci disponibili. L'attribuzione alle fasce suddette si basa sulla somma dei punteggi attribuiti ai singoli indici, in base ad una griglia di valori per fasce. Esistono diversi modelli in funzione dei settori (industria e attività manifatturiere, servizi, agricoltura, autotrasporto) e della contabilità (ordinaria e semplificata). Se siete interessati, trovate tutto nelle attuali Disposizioni operative. Parte VI.
Bene, che cosa dovrebbe cambiare con il decreto attuativo?
Il sistema di indici risulta semplificato, e tendenzialmente più simile tra i diversi modelli settoriali e/o contabili.
I valori soglia (sopra i quali si ottiene il punteggio migliore che accresce le chance di finire in Fascia 1) sono tendenzialmente abbassati.
E' resa meno stringente la diagnosi delle condizioni critiche che fanno scattare la bocciatura (Fascia 3) a prescindere dallo scoring di bilancio.
In dettaglio, ecco le modifiche più "pesanti":
Il decreto dà attuazione alle altre previsioni del Decreto del Fare:
Si può criticare un intervento che allevia il credit crunch? No, vero? Soprattutto se non è ancora ufficiale. Per questa ragione, non lo criticherò.
Mi limito ad annotare che i nuovi parametri di scoring porteranno automaticamente in Fascia 1 imprese in contabilità ordinaria con un margine di struttura positivo (Mezzi propri + Debiti a medio-lungo superiori alle immobilizzazioni), un rapporto Mezzi propri/Passivo presentabile (>10% nel manifatturiero, >8% nelle costruzioni e nei servizi), un MOL doppio rispetto agli oneri finanziari e un'incidenza decente (l'8%) del MOL sul fatturato. La relazione illustrativa del nuovo decreto simula l'impatto dei nuovi criteri sulla percentuale di società di capitali al di sopra dei valori soglia (fonte CERVED, bilanci 2011): l'abbassamento del MOL/Fatturato dal 15% all'8% fa salire i potenziali beneficiari dal 20,3% al 46% nel manifatturiero, dal 32,4% al 54,2% nelle costruzioni e dal 26,5% al 44,6% nei servizi.
Tra le maglie dei nuovi criteri riuscirebbero a passare imprese con debiti a medio-lungo consistenti, contratti prima della crisi o nell'immediato post-crisi, a spread contenuti, magari prorogati negli anni grazie alle moratorie sul credito. Questi soggetti hanno probabilmente un margine di struttura positivo (grazie ai mutui), un MOL capiente rispetto agli interessi (sempre grazie ai mutui). Se hanno anche un rapporto debito / mezzi propri sopra le soglie (magari grazie a rivalutazione di cespiti), ce la possono fare. Bisogna vedere che cosa succederà con i bilanci 2013.
E' difficile valutare l'impatto sulle micro-imprese in contabilità semplificata (non esistono database sul loro universo). Il requisito dell'assenza di perdite in entrambi gli anni potrebbe essere molto stringente, se pensiamo al significato ambiguo del reddito di un conto economico che non deve essere depositato, sul quale non si calcolano le imposte (ci sono gli studi di settore), e che anche la banca prende con le molle.
Sappiamo bene che gli score di bilancio FCG non sostituiscono una solida valutazione del merito di credito, che la banca (e il confidi, per le controgaranzie) sono tenuti a svolgere. Le garanzie del Fondo non devono accompagnare il canto del cigno di imprese che hanno resistito finora, ma non ce la fanno più. Il Fondo non deve diventare un ospedale camuffato da beauty farm.
Da questi scenari infausti, ci possono difendere soltanto la professionalità e la deontologia degli intermediari. E' coinvolto un esercito di persone: gli amministratori, il top management, i direttori area crediti, i credit risk manager, i capi area, i responsabili delle convenzioni confidi, e soprattutto gli uomini della rete, quelli che guardano in faccia gli imprenditori, e hanno le informazioni più fresche, dettagliate.
Amici in prima linea, e nei centri di comando, siamo nelle vostre mani. Un finanziamento garantito dal Fondo potrebbe essere una buona soluzione di un problema passato, ma potrebbe essere anche una soluzione apparente che partorisce un problema futuro ancora più grosso.
Se c'è una soluzione migliore, magari più complicata, ma anche più attenta, umana, intelligente, non risparmiatevi. Scovatela, e rompete le scatole a tutti quelli che devono collaborare per applicarla.
Tante perdite sono già emerse, altre emergeranno. Il problema non è il quanto, ma il come.
Il quanto dipende da scelte passate, o da fatti nuovi che non sono tutti controllabili.
Il come può ridurre il quanto, e aiutare tutti a lavorare meglio.
Il come dipende principalmente da voi.
Gli analisti delle società di rating (e i commentatori che sanno tutto loro) hanno già pronto un foglio di etichette autoadesive con scritto bad bank, sono smaniosi di appiccicarle su tutto quello che le banche faranno, d'intesa con il Governo, per affrontare il problema del credito.
Dimostrate che si sbagliano!
Diciamo per prima cosa che il Decreto dovrebbe innalzare la misura minima dell'accantonamento del Fondo a titolo di coefficiente di rischio all'8% (era fissata al 6% dal decreto attuativo del Salva Italia). [i criteri di ammissione si allentano, come vedremo, e ragionevolmente la provision per il rischio si adegua all'insù].
Ci sono da dire più cose sul piatto forte del decreto, che riguarda la revisione dei criteri di scoring di bilancio coi quali il Fondo assegna le "fasce" in base alle quali le domande sono smistate tra le diverse procedure di approvazione: la fascia 1 è la più ambita, assicura la presentazione al Comitato di gestione (per la delibera) con proposta positiva; la fascia 2 invece implica una valutazione caso per caso da parte del Gestore (che richiede dati di bilancio più aggiornati o informazioni previsionali), la fascia 3 porta ad una proposta negativa al Comitato che significa bocciatura certa.
Lo scoring tratta un insieme di (pochi) indici di bilancio calcolati sugli ultimi due bilanci disponibili. L'attribuzione alle fasce suddette si basa sulla somma dei punteggi attribuiti ai singoli indici, in base ad una griglia di valori per fasce. Esistono diversi modelli in funzione dei settori (industria e attività manifatturiere, servizi, agricoltura, autotrasporto) e della contabilità (ordinaria e semplificata). Se siete interessati, trovate tutto nelle attuali Disposizioni operative. Parte VI.
Bene, che cosa dovrebbe cambiare con il decreto attuativo?
Il sistema di indici risulta semplificato, e tendenzialmente più simile tra i diversi modelli settoriali e/o contabili.
I valori soglia (sopra i quali si ottiene il punteggio migliore che accresce le chance di finire in Fascia 1) sono tendenzialmente abbassati.
E' resa meno stringente la diagnosi delle condizioni critiche che fanno scattare la bocciatura (Fascia 3) a prescindere dallo scoring di bilancio.
In dettaglio, ecco le modifiche più "pesanti":
- il valore soglia ("di riferimento") dell'indice MOL/Fatturato sopra il quale scatta il punteggio migliore (3 punti) si abbassa dal 15% all'8%;
- l'indice MOL/Oneri finanziari lordi prende il posto di Oneri finanziari/ fatturato, con un valore soglia pari a 2 (volte);
- per le operazioni fino a 36 mesi si elimina il limite massimo di importo del finanziamento richiesto in percentuale del fatturato dell'impresa, sopra il quale si respingeva la domanda a prescindere dallo scoring;
- si riduce la "specialità" dei modelli per i settori del terziario (commercio, servizi e alberghi con strutture in affitto), nei quali l'indice Attivo circolante / Fatturato è sostituito da Mezzi propri / Totale passivo (già presente nel modello "industriale");
- le aziende in regime di contabilità semplificata o forfetaria (e i professionisti) sono valutati esclusivamente con indici basati sul conto economico, ovvero i citati MOL/Oneri finanziari lordi e MOL/Fatturato; si abolisce la distinzione tra le aziende con e senza magazzino; però questi soggetti vanno in fascia 3 se il conto economico risulta in perdita anche soltanto in uno dei due anni considerati;
- nelle attuali disposizioni, l'impresa in contabilità ordinaria finisce dritta in fascia 3 se il rapporto Mezzi propri / Totale del passivo scende sotto il 4% o il 5% (a seconda dei settori) nell'ultimo bilancio approvato; con la revisione in oggetto, la condizione di bocciatura scatta se il rapporto in questione sta sotto il limite minimo in entrambi gli anni considerati;
- le nuove disposizioni confermano il trattamento di favore per i soggetti difficili da valutare in base ai bilanci, ovvero le start-up innovative, gli incubatori certificati e le imprese sociali; per tali richiedenti, le pratiche fino a 150.000 euro di finanziamento sono ammesse quasi automaticamente senza valutazione dei bilanci.
Il decreto dà attuazione alle altre previsioni del Decreto del Fare:
- emenda le disposizioni operative, incorporando le casistiche per le quali è innalzato l'importo massimo della percentuale di copertura del 70% all'80% (anticipazioni su crediti PA, crediti oltre il 36 mesi, aree di crisi e autotrasporto);
- dispone [o auspica] la semplificazione delle procedure e delle modalità di presentazione delle richieste, attraverso il potenziamento del sistema informativo del Fondo, al fine di smaterializzare i processi, in particolare le richieste di escussione e il monitoraggio dello stato delle pratiche; [qui tra il dire, il "Fare" e l'attuazione del "Fare" c'è di mezzo l'informatica]
- prevede misure volte a garantire il trasferimento del beneficio della garanzia sulle Pmi beneficiarie con la trasparenza [i direttori di filiale e i soggetti che deliberano fido e condizioni dovranno firmare col sangue che hanno trattato bene l'impresa ... no, no, c'era ma è stato tolto];
- limita la concessione della garanzia del Fondo alle operazioni di nuova concessione ed erogazione (salvo quelle già concesse, ma condizionate nella loro esecutività all'acquisizione della garanzia del Fondo).
Si può criticare un intervento che allevia il credit crunch? No, vero? Soprattutto se non è ancora ufficiale. Per questa ragione, non lo criticherò.
Mi limito ad annotare che i nuovi parametri di scoring porteranno automaticamente in Fascia 1 imprese in contabilità ordinaria con un margine di struttura positivo (Mezzi propri + Debiti a medio-lungo superiori alle immobilizzazioni), un rapporto Mezzi propri/Passivo presentabile (>10% nel manifatturiero, >8% nelle costruzioni e nei servizi), un MOL doppio rispetto agli oneri finanziari e un'incidenza decente (l'8%) del MOL sul fatturato. La relazione illustrativa del nuovo decreto simula l'impatto dei nuovi criteri sulla percentuale di società di capitali al di sopra dei valori soglia (fonte CERVED, bilanci 2011): l'abbassamento del MOL/Fatturato dal 15% all'8% fa salire i potenziali beneficiari dal 20,3% al 46% nel manifatturiero, dal 32,4% al 54,2% nelle costruzioni e dal 26,5% al 44,6% nei servizi.
Tra le maglie dei nuovi criteri riuscirebbero a passare imprese con debiti a medio-lungo consistenti, contratti prima della crisi o nell'immediato post-crisi, a spread contenuti, magari prorogati negli anni grazie alle moratorie sul credito. Questi soggetti hanno probabilmente un margine di struttura positivo (grazie ai mutui), un MOL capiente rispetto agli interessi (sempre grazie ai mutui). Se hanno anche un rapporto debito / mezzi propri sopra le soglie (magari grazie a rivalutazione di cespiti), ce la possono fare. Bisogna vedere che cosa succederà con i bilanci 2013.
E' difficile valutare l'impatto sulle micro-imprese in contabilità semplificata (non esistono database sul loro universo). Il requisito dell'assenza di perdite in entrambi gli anni potrebbe essere molto stringente, se pensiamo al significato ambiguo del reddito di un conto economico che non deve essere depositato, sul quale non si calcolano le imposte (ci sono gli studi di settore), e che anche la banca prende con le molle.
Sappiamo bene che gli score di bilancio FCG non sostituiscono una solida valutazione del merito di credito, che la banca (e il confidi, per le controgaranzie) sono tenuti a svolgere. Le garanzie del Fondo non devono accompagnare il canto del cigno di imprese che hanno resistito finora, ma non ce la fanno più. Il Fondo non deve diventare un ospedale camuffato da beauty farm.
Da questi scenari infausti, ci possono difendere soltanto la professionalità e la deontologia degli intermediari. E' coinvolto un esercito di persone: gli amministratori, il top management, i direttori area crediti, i credit risk manager, i capi area, i responsabili delle convenzioni confidi, e soprattutto gli uomini della rete, quelli che guardano in faccia gli imprenditori, e hanno le informazioni più fresche, dettagliate.
Amici in prima linea, e nei centri di comando, siamo nelle vostre mani. Un finanziamento garantito dal Fondo potrebbe essere una buona soluzione di un problema passato, ma potrebbe essere anche una soluzione apparente che partorisce un problema futuro ancora più grosso.
Se c'è una soluzione migliore, magari più complicata, ma anche più attenta, umana, intelligente, non risparmiatevi. Scovatela, e rompete le scatole a tutti quelli che devono collaborare per applicarla.
Tante perdite sono già emerse, altre emergeranno. Il problema non è il quanto, ma il come.
Il quanto dipende da scelte passate, o da fatti nuovi che non sono tutti controllabili.
Il come può ridurre il quanto, e aiutare tutti a lavorare meglio.
Il come dipende principalmente da voi.
Gli analisti delle società di rating (e i commentatori che sanno tutto loro) hanno già pronto un foglio di etichette autoadesive con scritto bad bank, sono smaniosi di appiccicarle su tutto quello che le banche faranno, d'intesa con il Governo, per affrontare il problema del credito.
Dimostrate che si sbagliano!
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