Ieri mi ha chiamato l'amico Lorenzo Gai, l'apprezzato studioso dei confidi che tutti conoscete. Mi ha invitato al prossimo evento Confires (27 febbraio 2014 a Firenze, ci sarò). Con l'occasione mi ha segnalato e fatto avere due articoli dei quali è coautore, il primo (con Emanuele Giovannini) riguarda il modello di rating dei confidi applicato da un gruppo bancario IRB, il secondo (con Federica Ielasi e Federico Rossi) sui fattori esplicativi dell'incidenza dei default sulle garanzie confidi distinte per profili giuridici, territoriali e dimensionali.
Il primo articolo, uscito su Bancaria n.10/2013, illustra l’esperienza del gruppo UniCredit che ha condotto alla validazione di un modello interno di «rating Confidi», specifico per le associazioni mutualistiche, che consente alla banca di identificare oggettivamente la qualità del garante e di orientare le proprie strategie commerciali e creditizie verso i Confidi di qualità medio-alta. Il modello di rating discusso nell'articolo applica un percorso di analisi qualitativa, quantitativa e andamentale col quale si classificano i confidi in classi secondo i due classici profili di PD attesa e LGD attesa. I fattori che li spiegano sono ragionevolmente associati al tipo di garanzie prevalentemente erogate (prima richiesta vs sussidiarie), al grado di patrimonializzazione, alla capacità di valutazione del rischio di credito e alle condizioni di redditività e liquidità. Accedono alle classi di rating migliori i confidi caratterizzati da erogazione di garanzie a prima richiesta, buoni modelli di valutazione della rischiosità delle controparti, elevata patrimonializzazione, capacità di generare reddito e liquidità [questa è la classe max, non nel senso di massima, ma del compianto Max Catalano, quello di "meglio bella e ricca che brutta e povera. A parte le facezie, nella meccanica dell'attenuazione del rischio ex Basilea II - IRB, il confidi con buon rating giustifica un abbattimento della LGD sull'impresa dallo stesso garantita.
Il secondo articolo, pubblicato su Finanza, marketing e produzione, giugno 2013, si basa su un'analisi statistica condotta su un dataset originale raccolto presso confidi 107. Cito dall'introduzione:
Il primo articolo, uscito su Bancaria n.10/2013, illustra l’esperienza del gruppo UniCredit che ha condotto alla validazione di un modello interno di «rating Confidi», specifico per le associazioni mutualistiche, che consente alla banca di identificare oggettivamente la qualità del garante e di orientare le proprie strategie commerciali e creditizie verso i Confidi di qualità medio-alta. Il modello di rating discusso nell'articolo applica un percorso di analisi qualitativa, quantitativa e andamentale col quale si classificano i confidi in classi secondo i due classici profili di PD attesa e LGD attesa. I fattori che li spiegano sono ragionevolmente associati al tipo di garanzie prevalentemente erogate (prima richiesta vs sussidiarie), al grado di patrimonializzazione, alla capacità di valutazione del rischio di credito e alle condizioni di redditività e liquidità. Accedono alle classi di rating migliori i confidi caratterizzati da erogazione di garanzie a prima richiesta, buoni modelli di valutazione della rischiosità delle controparti, elevata patrimonializzazione, capacità di generare reddito e liquidità [questa è la classe max, non nel senso di massima, ma del compianto Max Catalano, quello di "meglio bella e ricca che brutta e povera. A parte le facezie, nella meccanica dell'attenuazione del rischio ex Basilea II - IRB, il confidi con buon rating giustifica un abbattimento della LGD sull'impresa dallo stesso garantita.
Il secondo articolo, pubblicato su Finanza, marketing e produzione, giugno 2013, si basa su un'analisi statistica condotta su un dataset originale raccolto presso confidi 107. Cito dall'introduzione:
Il presente contributo si propone di realizzare una prima indagine esplorativa sui connotati che oggi discriminano le garanzie in bonis da quelle in default, distinte nelle differenti forme di operatività dei Confidi, sulla base del complessivo portafoglio garanzie di diciannove Consorzi di medio-grandi dimensioni.Il campione risente del peso dominante di alcuni mega-confidi, e i nessi tra profili tecnici (della garanzia e del prestito sottostante) e default risentono di specifiche politiche di sviluppo delle garanzie seguite negli anni coperte dall'indagine, oltre ad essere difficili da indagare per il lag temporale che separa l'erogazione dal deterioramento. L'analisi è comunque di spessore e interessante (il dataset è consistente e ha un valore aggiunto). Tuttavia, non si ottengono conclusioni illuminanti, da tradurre in politiche praticabili. Gli autori chiudono piuttosto con un auspicio:
La descrizione e il commento dei caratteri distintivi delle singole forme di garanzia erogate verranno condotti analizzando i quattro seguenti driver: le caratteristiche dell’impresa richiedente il prestito; le caratteristiche della banca finanziatrice, le caratteristiche del finanziamento concesso e le caratteristiche del Confidi garante.
Lo studio sarà dapprima focalizzato sul portafoglio delle garanzie in bonis del campione di Confidi analizzato. Successivamente l’indagine verrà estesa alle garanzie in default. Obiettivo del lavoro è infatti verificare se i quattro driver citati incidono in maniera differente sui due portafogli e sulle diverse forme di garanzia mutualistica.
Nel dettaglio, lo studio si propone in primo luogo di fornire, mediante un’analisi esplorativo-descrittiva, un contributo di sistematizzazione alla conoscenza del comportamento del settore della garanzia mutualistica in Italia. La robustezza delle ipo- tesi circa le relazioni tra lo stato dei singoli rapporti garantiti e i diversi driver esplicativi viene poi indagata mediante analisi empirica finalizzata a distinguere le operazioni in bonis da quelle in default.
Nel complesso, dall’analisi dei risultati emerge come sia necessario che i Confidi sviluppino una maggiore proattività nella selezione delle imprese destinatarie delle garanzie mutualistiche e un’autonoma attitudine predittiva delle situazioni di insolvenza, in grado di produrre impatti positivi sul relativo fabbisogno patrimoniale necessario per il corretto presidio dei rischi e sui risultati economici di periodo.Bene, complimenti agli autori e buona lettura a voi.
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