lunedì 2 febbraio 2015

Il Comitato di Basilea vuole rivedere il trattamento del rischio sovrano: finirà la ponderazione zero dell'Italia (e del Fondo Pmi)?

Tre giorni fa un tweet di Ambra Redaelli mi ha messo in allerta:

Ambra fa riferimento alla possibile revisione dei requisiti patrimoniali sul rischio sovrano messa nel programma 2015-2016 del Comitato di Basilea:
The Committee has initiated a review of the existing regulatory treatment of sovereign risk and will consider potential policy options. The review will be conducted in a careful, holistic and gradual manner.
La notizia, per quanto generica, ha avuto un'eco diffusa. In Italia l'ha ripresa MF-DowJones, all'estero l'hanno ampiamente commentata Reuters e il Financial Times. Secondo la lettura dei media finanziari, Basilea potrebbe rivedere in senso restrittivo la ponderazione zero sulle esposizioni al rischio sovrano. Perché? Perché ci sono Stati (quelli dell'Eurozona) che hanno rinunciato alla sovranità monetaria, quindi non possono costringere la loro banca centrale (non più nazionale) a creare moneta a copertura del debito in scadenza. E in che modo potrebbero essere modificate le regole di vigilanza?

Attualmente le regole di Basilea II (confermate da Basilea III) consentono la ponderazione zero sulle esposizioni sovrane nell'approccio standardizzato al rischio di credito (a prescindere dal rating esterno) nel caso di titoli denominati nella stessa moneta dello Stato emittente. Questo principio è codificato nell'articolo 114, comma 4 del Regolamento N. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento (noto come CRR IV). Su questa norma si fonda la ponderazione zero degli investimenti in BoT e BTp delle banche, così come delle esposizioni coperte dalla garanzia di ultima istanza dello Stato sulle garanzie e controgaranzie del Fondo centrale Pmi (escluse le garanzie di portafoglio).

Il Comitato di Basilea tiene monitorato il problema da tempo. Già nel dicembre 2013 La Bri pubblicava un riquadro nella sua Rassegna trimestrale  Il trattamento del rischio sovrano nello schema di regolamentazione patrimoniale di Basilea. Qui ribadiva che il principio di fondo è quello di valutare il rischio sovrano in termini sostanziali. La Bri se lo aspetta almeno dalle banche autorizzate IRB, che dovrebbero attribuire i loro rating interni anche agli Stati. Peraltro molte banche IRB non fanno così, e applicano al rischio sovrano l'approccio standard. E l'approccio standard, basato sui rating esterni, trova applicazione con ampie deroghe, che consentono di dare al debito dei governi ponderazione zero a prescindere dal rating. La rivista della BRI riassume così la situazione nella Ue:
Nell'Unione europea (UE) le autorità hanno accordato agli organi di vigilanza la facoltà di consentire alle banche che seguono il metodo IRB di continuare ad applicare in via permanente il metodo standardizzato alle esposizioni verso soggetti sovrani. Ai fini dell'applicazione del metodo standardizzato, inoltre, le autorità della UE hanno posto pari a zero la ponderazione di rischio da applicare non soltanto alle esposizioni verso soggetti sovrani denominate e finanziate nella moneta dello Stato membro corrispondente, ma anche alle esposizioni di questo tipo denominate e finanziate nella moneta di qualunque altro Stato membro[ex art 495 c2 del CRR IV]. Tale disposizione [NB: soltanto quella che estende la ponderazione zero ai debiti sovrani denominati nella valuta di altri stati membri] sarà progressivamente abbandonata tra il 2017 e il 2020. Il nuovo schema, disciplinato dalla quarta direttiva sui requisiti patrimoniali (CRD IV) e in vigore dal gennaio 2014, sostituisce il trattamento previsto dalla CRD III. Esso statuisce che, una volta a regime, le esposizioni corrispondenti [nella valuta di altri stati membri] vengano trattate in base alla valutazione data dalle agenzie di rating.
In un documento più recente, Regulatory ConsistencyAssessment Programme (RCAP) Assessment of Basel III regulations –European Union December 2014, lo stesso Comitato torna a stigmatizzare, nel caso delle banche autorizzate ai rating interni, l'utilizzo troppo diffuso dell'approccio standard (in deroga all'IRB) per esposizioni verso stati e enti pubblici o destinatari di politiche agevolative: questo ha un impatto rilevante sui requisiti patrimoniali minimi delle banche IRB, e rappresenta una forma di cherry picking dell'approccio più comodo per i diversi portafogli di esposizioni: sui prestiti (e ancor di più sul trading book) vanno benissimo i modelli interni che consentono di ridurre i coefficienti di ponderazione, sul rischio sovrano invece, meglio utilizzare l'approccio standard, più semplice e ancora più vantaggioso in termini di minori assorbimenti.

Interpretando queste prese di posizioni recenti, le modifiche delle regole sul rischio sovrano dovrebbero interessare le banche autorizzate all'approccio IRB, e non le banche e gli intermediari (confidi 107 compresi) che utilizzano l'approccio standard. L'innovazione consisterebbe nel limitare o vietare l'applicazione parziale dell'approccio standard al debito sovrano, che pertanto dovrebbe essere valutato con una PD da modelli interni che porterebbe a coefficienti di rischio superiori a zero.
Non sarebbe il primo intervento che fa discendere degli assorbimenti patrimoniali non nulli dalle esposizioni sovrane: EBA e BCE hanno agito con mano molto più pesante nei recenti esercizi di asset quality review e stress test applicati alle banche maggiori soggette alla supervisione diretta di Francoforte. In particolare, gli stress test prevedevano uno scenario di prolungata recessione e squilibri delle finanze pubbliche: per superarli, una banca doveva detenere capitale sufficiente ad assorbire le perdite di valore anche sul portafoglio di titoli pubblici. Di qui la richiesta di una dotazione di capitale superiore a quella minima calcolata con le regole del primo pilastro di Basilea .

Tornando al punto sollevato da Ambra nel suo tweet, c'è da temere la cancellazione della ponderazione zero dell'Italia e, a cascata, lo smantellamento della piattaforma di attenuazione del rischio costruita sul Fondo centrale Pmi? Molto dipenderà dalla percezione del rischio sovrano degli stati Ue, e sappiamo che si tratta di materia magmatica se non incandescente, se pensiamo ai successi dei partiti anti-austerità in Grecia (e probabilmente in Spagna e Portogallo) e ai rischi teoricamente accresciuti di ristrutturazioni e default. La BCE intende raffreddare i timori con il nuovo programma di acquisto di titoli di Stato, per quanto depotenziato nei suoi meccanismi tecnici di condivisione del rischio tra banche centrali nazionali e BCE.
Ma queste sono grandi questioni di sostanza che torreggiano sullo sfondo. Dal punto di vista tecnico, formale, che cosa farà Basilea? Distruggerà i giocattoli che ripetono "ponderazione zero, ponderazione zero, ..." quando si tira la cordicella ?

Il rischio c'è, soprattutto per le banche autorizzate IRB, che però potrebbero essere aiutate, direttamente e indirettamente, dal programma di acquisto di titoli di Stato da parte delle banche centrali nazionali.

Ma attenzione, anche nel "piccolo" della filiera costruita sul Fondo Pmi non si agitano soltanto questioni tecniche e formali, c'è molta sostanza. La sostanza è che l'ossessione per la ponderazione zero ha stravolto i modelli di finanziamento delle Pmi di molte banche (e di alcuni confidi, finché la garanzia diretta li ha spiazzati) che sono diventati delle catene di montaggio di pratiche da trasmettere al Fondo Pmi senza una autonoma valutazione del rischio. La sostanza è che la ponderazione zero funziona dal momento in cui il Gestore del Fondo approva la copertura, ma cessa di funzionare quando il Gestore revoca (per vizi formali o di altra natura che emergono al momento dell'escussione). La sostanza è che il Fondo è un pool di rischio pensato per reggere il costo dei default coperti con la propria dotazione, senza mai utilizzare la garanzia di ultima istanza dello Stato. Finora la piattaforma Fondo ha resistito alla prova di stress (non in laboratorio, ma nel mondo reale) dei default in crescita verticale. Ma se continuiamo a sollecitarla al limite, senza le risorse per rifinanziarla, allora rischierà di saltare (a prescindere dalle scelte di Basilea), e se non salterà sopravvivrà di espedienti per limitare i rischi risarciti ex post rispetto a quelli assicurati ex ante.
Il mito della ponderazione zero resisterà, ma tutto il sistema di credito e garanzia alle Pmi vivrà in uno stato di indolente incertezza, con morti e feriti tra gli intermediari che si saranno abbandonati troppo alla sua suggestione.

Per concludere: mettiamo in ordine e in sicurezza il Fondo Pmi a prescindere da Basilea. Facciamolo, e il Fondo riuscirà a operare anche con regole di vigilanza più stringenti in fatto di ponderazione zero.








2 commenti:

  1. Luca, nel documento per la consultazione del Comitato di Basilea sulla revisione del metodo standardizzato (http://www.bis.org/bcbs/publ/d307.pdf) mi sembra confermata sia la ponderazione zero e la deroga generale per le esposizioni denominate in valuta locale. D''accordo che è un documento per la consultazione, però è anche un documento molto recente (dicembre 2014).

    RispondiElimina
  2. Grazie, Claudio, di aver portato questo ulteriore indizio, recente e molto significativo.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.