lunedì 23 febbraio 2015

La FCA britannica vuole una finanza inclusiva: basta porte chiuse in faccia ai clienti vulnerabili

La FCA (Financial Conduct Authority) nasce nel Regno Unito dalla scissione della FSA (Financial Service Authority, organo di supervisione finanziaria unico) in due soggetti, la PRA (Prudential Regulation Authority) e la FCA (appunto) che vigila sulla correttezza degli intermediari. Perché ne parlo? Perché la FCA ha sollevato la questione della vulnerabilità dei consumatori di servizi finanziari con un occasional paper. L'authority britannica sollecita gli intermediari ad essere inclusivi nei confronti dei clienti più deboli. Non accetta che siano messi alla porta al grido de "il computer dice no".

Perché mi ha colpito questa notizia catturata dall'ottimo Istituto Einaudi? Mi ha aperto gli occhi su un megatrend che può investire gli intermediari finanziari: lo Stato, che avrà sempre meno risorse per rispondere direttamente ai bisogni delle persone con il suo sistema di welfare e di sanità pubblica, chiederà alle banche di prendere il suo posto. Come? Mostrandosi più comprensive con il privato che deve pagare le cure mediche non più coperte dalla mutua (o dalla polizza sanitaria), o con l'impresa che deve pagare gli stipendi o evitare licenziamenti.

Il mainstream vuole sistemi bancari orientati alla massimizzazione del valore per gli azionisti, in cambio di maggiori apporti di capitale che evitino salvataggi a spese degli Stati (dopo quelli fatti nei primi anni del dopo-crisi). Allora tutto va bene se le banche chiudono sportelli, dicono no ai clienti "vulnerabili" (o applicano tassi da usura)? No, dice la FCA, la banca deve essere "inclusiva".
Come la banca possa riuscire ad essere inclusiva senza andare in perdita è un dettaglio non trascurabile, e probabilmente lo Stato darà agli intermediari compassionevoli una serie di aiuti diretti e indiretti (garanzie pubbliche, provvista a tassi minimi, azioni per ridurre la concorrenza, le cose che abbiamo visto fare nel dopo crisi e che potremmo vedere in futuro).

Devo a questo punto rivalutare lo slogan (da me criticato) del "confidi come ammortizzatore sociale"? Come studioso della gestione economica degli intermediari l'idea di aprire la loro mission verso una funzione sociale e redistributiva mi confonde, ma tant'è. Viviamo in tempi complicati, per non dire schizofrenici.
In questo bailamme, ci vuole una grande passione (e creatività) per fare intermediazione finanziaria rispondendo ai bisogni delle persone: candidi come colombe, perché le persone vanno ascoltate, e furbi come serpenti, per non lasciare tutto a quelli che le ascoltano per finta, e si prendono sottobanco gli aiuti.

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