Ieri è stato sottoscritto nella sede di Unioncamere regionale (vedi news) il contratto di rete denominato "Confidi in Rete Emilia Romagna" tra 13 consorzi fidi operanti in regione e appartenenti a tutti i settori economici. La firma arriva a circa otto mesi dalla nascita del "Coordinamento dei Confidi dei Territori Locali" che è servito da incubatore. Come si precisa nel comunicato:
Nella stessa Emilia Romagna (mi è giunta voce) la Regione sta incoraggiando la fusione tra i confidi 107 settoriali, a loro volta nati da fusioni. Fusioni che già avevano lasciato fuori alcuni confidi "dissidenti": li ritroviamo presenti in questo nuovo accordo. I confidi agricoli negli anni scorsi hanno dato luogo a fusioni interprovinciali, e si parlava anche per loro di un confidi settoriale unico. Probabilmente non lo si farà: i tre Agrifidi emiliano-romagnoli hanno un ruolo importante nella nuova rete (esprimono anche il presidente Rodeghiero, che era intervenuto sul tema confidi minori a Confires 2015).
Penso che il gruppo dei Confidi In Rete voglia lanciare un segnale alla Regione: siamo confidi che non amano l'idea di essere fagocitati in un confidone regionale, e ci organizziamo diversamente, e per intanto giù le mani dai nostri patrimoni e fondi rischi.
Per la cronaca, nel marzo 2014 nella stessa regione (vedi post) tre confidi industriali avevano siglato l'accordo "Rete Fidi Emilia Romagna". Quali? Cofire Reggio Emilia, Confidi Romagna e Ferrara, Unionfidi di Parma, che sono tutti e tre firmatari del nuovo "Confidi In Rete". Chissà se hanno sciolto il precedente accordo?
Il fenomeno degli accordi di rete tra confidi è in crescita. Nel 2015 si sono registrati: l'allargamento della Rete Fidi Nordest,la creazione della Rete Fidi Italia del sistema Federconfidi, della FidInRete dei confidi minori di Confartigianato, della "rete delle reti" attorno a Confeserfidi, della rete Sistema Fidi del "Sistema commercio e impresa", e ora dei Confidi In Rete dell'Emilia Romagna (nel solco di un precedente accordo del 2014 limitato a quelli industriali). E l'elenco non è completo, c'è un numero nutrito di esperienze nate nel 2013 e nel 2014.
Penso che non saranno infrequenti i casi di doppie e triple affiliazioni a raggruppamenti contrattualizzati. Nulla di male in tutto ciò, le reti hanno missioni e proiezioni tra loro differenti.
Ma alla fine, che cosa porteranno a casa di tangibile questi virtuosi ritrovi? Come più volte ricordato, il piatto più sostanzioso del menu è l'accesso ai fondi per il rafforzamento ex legge di stabilità 2014 (vedi aggiornamento del maggio 2015), di cui però non abbiamo ancora le disposizioni attuative, dovendo tra l'altro aspettare la risposta da Bruxelles sulla conformità in tema di aiuti di Stato, oltre all'iscrizione dei principali beneficiari (i confidi vigilati) al nuovo albo ex art. 106 TUB. Probabilmente il MiSE darà soldi soltanto alle reti che attivano forme di messa in comune di risorse patrimoniali (con soluzioni tutte da inventare e calibrare). In quel momento si vedrà quanto serie sono le intenzioni dei partner delle reti, di questa e di altre pensate con intenti simili.
I confidi della rete associano complessivamente circa 42mila piccole e medie imprese, pari al 10 per cento delle imprese attive in Emilia Romagna a fine marzo. Il volume dei finanziamenti garantiti in essere al 31 dicembre 2014 era pari a oltre 1 miliardo e 112 milioni di euro, mentre lo stock delle garanzie prestate in essere ammontava a quasi 305,8 milioni. La conduzione della rete e' affidata ad un comitato di gestione di cinque membri, con presidente Alberto Rodeghiero, che guida Agrifidi Uno Emilia Romagna.Chi sono i confidi aderenti? Li trovate in questa grafica allegata alla lettera di invito all'evento di ieri:
Nella stessa Emilia Romagna (mi è giunta voce) la Regione sta incoraggiando la fusione tra i confidi 107 settoriali, a loro volta nati da fusioni. Fusioni che già avevano lasciato fuori alcuni confidi "dissidenti": li ritroviamo presenti in questo nuovo accordo. I confidi agricoli negli anni scorsi hanno dato luogo a fusioni interprovinciali, e si parlava anche per loro di un confidi settoriale unico. Probabilmente non lo si farà: i tre Agrifidi emiliano-romagnoli hanno un ruolo importante nella nuova rete (esprimono anche il presidente Rodeghiero, che era intervenuto sul tema confidi minori a Confires 2015).
Penso che il gruppo dei Confidi In Rete voglia lanciare un segnale alla Regione: siamo confidi che non amano l'idea di essere fagocitati in un confidone regionale, e ci organizziamo diversamente, e per intanto giù le mani dai nostri patrimoni e fondi rischi.
Per la cronaca, nel marzo 2014 nella stessa regione (vedi post) tre confidi industriali avevano siglato l'accordo "Rete Fidi Emilia Romagna". Quali? Cofire Reggio Emilia, Confidi Romagna e Ferrara, Unionfidi di Parma, che sono tutti e tre firmatari del nuovo "Confidi In Rete". Chissà se hanno sciolto il precedente accordo?
Il fenomeno degli accordi di rete tra confidi è in crescita. Nel 2015 si sono registrati: l'allargamento della Rete Fidi Nordest,la creazione della Rete Fidi Italia del sistema Federconfidi, della FidInRete dei confidi minori di Confartigianato, della "rete delle reti" attorno a Confeserfidi, della rete Sistema Fidi del "Sistema commercio e impresa", e ora dei Confidi In Rete dell'Emilia Romagna (nel solco di un precedente accordo del 2014 limitato a quelli industriali). E l'elenco non è completo, c'è un numero nutrito di esperienze nate nel 2013 e nel 2014.
Penso che non saranno infrequenti i casi di doppie e triple affiliazioni a raggruppamenti contrattualizzati. Nulla di male in tutto ciò, le reti hanno missioni e proiezioni tra loro differenti.
Ma alla fine, che cosa porteranno a casa di tangibile questi virtuosi ritrovi? Come più volte ricordato, il piatto più sostanzioso del menu è l'accesso ai fondi per il rafforzamento ex legge di stabilità 2014 (vedi aggiornamento del maggio 2015), di cui però non abbiamo ancora le disposizioni attuative, dovendo tra l'altro aspettare la risposta da Bruxelles sulla conformità in tema di aiuti di Stato, oltre all'iscrizione dei principali beneficiari (i confidi vigilati) al nuovo albo ex art. 106 TUB. Probabilmente il MiSE darà soldi soltanto alle reti che attivano forme di messa in comune di risorse patrimoniali (con soluzioni tutte da inventare e calibrare). In quel momento si vedrà quanto serie sono le intenzioni dei partner delle reti, di questa e di altre pensate con intenti simili.
Auguri a questa nuova iniziativa! La Rete può' essere una strada interessante per i Confidi minori nella misura in cui sapranno cedere un po' di sovranità' in favore di un percorso che li guidi verso personalità' giuridica ed autonomia patrimoniale. Mi pare che il Dr Rodeghiero sia consapevole che quello di ieri sia solo il punto di partenza.Buon lavoro,quindi.Remondi
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