sabato 19 maggio 2007

Incontro a Perugia




Anche quest'anno mi sono perso la corsa dei ceri di Gubbio: dovevo scendere un giorno prima!
Da marzo 2006 stiamo lavorando con Flavio Aldrighetti al progetto sul sistema della garanzia fidi in Umbria commissionato da Gepafin e ATI Prisma (associazione tra i confidi della Regione). Mercoledì scorso, 16 maggio, sono sceso a Perugia per un incontro di discussione dei risultati con i committenti. Non voglio anticipare i contenuti di una ricerca non ancora conclusa (avremo il seminario di presentazione in giugno). Posso però accennare ad alcuni problemi che sono emersi discutendo lo studio, problemi che non interessano soltanto l’Umbria.
Le Regioni non sono pienamente soddisfatte dei loro sistemi di garanzia, e vorrebbero rafforzarli, promuovendo le fusioni tra confidi, modificando le forme di sostegno, dando più spazio e risorse alle finanziarie regionali, o tutte e tre le cose. I confidi locali non gradiscono questo interventismo, nel quale vedono il pericolo di essere disintermediati. Regioni e confidi locali devono fare i conti con mega-confidi interregionali che puntano a crescere aggressivamente senza limiti territoriali. Questa minaccia mette in apprensione i confidi locali, che rispondono aggregandosi con soggetti affini, oppure si rassegnano alleandosi con i mega-confidi (o facendosi assorbire). Risultato? I progetti di riassetto promossi dall’ente pubblico sono frenati dai confidi. Tutti rivendicano l’accesso alle risorse pubbliche e ai fondi di controgaranzia. In questo panorama contrastato non è facile mettere a punto le soluzioni adatte per adeguarsi a Basilea 2: non è chiaro a chi sono rivolte, e se ci sarà la capacità di coordinarsi per farle funzionare a livello di sistema. Non è chiaro nemmeno quali siano le struttura di garanzia più efficienti, né quanto costino, e quale parte del costo debba essere coperta da aiuti pubblici.
A volte dubito che si riesca a riformare il sistema consensualmente, e temo un processo di selezione darwiniana nel quale non è detto che sopravviva il più capace, tante sono le interferenze nei meccanismi di mercato. Torno ad essere ottimista quando si discute dei problemi in concreto, come nella riunione di Perugia: mettendo in primo piano la ricerca di soluzioni pratiche, è più facile intendersi su quello che si può fare e non si può fare, ed aprire prospettive di azione comuni. C’è però ancora tantissimo lavoro da fare per mettere a fuoco i problemi.

Luca

3 commenti:

  1. Carissimo Prof. la mancanza dei suoi post si è sentita. Intervengo su questo pensando un po al paragone che si può fare con il mondo bancario. E' avvenuta la più grande fusione: Unicredit e Capitalia. Soggetti enormi, giganteschi. Le piccole banche, le casse rurali, i piccolissimi istituti? Avranno ancora spazi? Che fine faranno? La risposta per me è: e chi se ne frega di questa maxi fusione? Se il mercato in Sicilia dell'Unicredit+Banco di Sicilia era del 50% dopo la fusione potrà essere solo lo stesso, o anche peggio. Il mio occhio è ovviamente puntato sulle piccole e micro imprese. Non vedo sorte diversa dell'arrivo dei grossi confidi nelle varie regioni. Penso sia da necessario un risultato minimo però: almeno diventare 107. Noi stiamo lavorando per questo perchè pensiamo che la convenienza delle banche a lavorare con noi "confidi del posto" sia la rete commerciale posseduta in loco. Saluti.

    RispondiElimina
  2. Gent. Prof. Erzegovesi, concordando sulla tesi darwiniana ed in attesa della pubblicazione del Suo studio, da "perugina" consiglio vivamente "la corsa ceri"! Cordiali saluti

    RispondiElimina
  3. Caro presidente Mililli, negli ultimi anni il peso delle banche minori indipendenti sull'offerta di credito è cresciuto in molte regioni. C'è chi dice che sia dovuto ai problemi da riassetto conseguenti alle mega-fusioni in atto, che hanno appesantito l'azione delle banche maggiori. Le piccole banche ci sono ancora, e non parlo solo delle BCC. Sono a rischio? La loro forza è il fatto di essere fuori dal risiko bancario, che consente loro di impostare strategie in relativa autonomia. Se controllano i costi (con l'ousourcing) e non imbarcano qualche grosso e cattivo rischio, possono difendersi. Per i confidi è vitale che rimanga questo pluralismo. E la concorrenza tra confidi grandi/nazionali e medio-piccoli/locali? Forse obbedirà alle stesse regole.
    Come nella corsa dei ceri che ci consiglia Valeria, non importa chi arriva primo (è sempre il cero del patrono di Gubbio, S. Ubaldo), ma lo stile con cui corre ogni squadra.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.