Il rischio di credito delle banche operanti in Italia verso clientela residente. – Nel 2007 lo stock di sofferenze rettificate in rapporto agli impieghi si è ridotto dal 3,7 al 3,4 per cento. Esso risulta leggermente superiore a quello prima citato che, oltre a considerare le sofferenze contabili, include anche l’esposizione sull’estero. Il miglioramento ha riguardato l’insieme dei settori produttivi e tutte le aree del paese; rimangono significative differenze territoriali, con valori del 6,5 per cento nel Mezzogiorno e del 2,8 nel resto del paese.Luca
Circa l’evoluzione del tasso di ingresso in sofferenza, pari al rapporto tra il flusso di nuove sofferenze rettificate nel corso del 2007 e la consistenza degli impieghi alla fine dell’anno precedente, si nota nel complesso un modesto miglioramento (dallo 0,84 allo 0,82 per cento). Il miglioramento è diffuso tra i settori produttivi. Per le famiglie consumatrici si registra un aumento dallo 0,77 allo 0,80 per cento.
Per quanto riguarda le imprese, l’evoluzione della qualità del credito è desumibile anche da un’analisi statistica che stima la probabilità di ingresso in sofferenza entro un anno dei prestiti utilizzando indicatori di bilancio delle imprese e indicatori di tensione finanziaria calcolati attraverso le informazioni relative alle relazioni di credito rilevate dalla Centrale dei rischi. Il campione si riferisce ai prestiti bancari e non bancari di circa 600.000 società non finanziarie, beneficiarie di crediti per quasi 850 miliardi, pari al 95 per cento del totale del credito a imprese non finanziarie.
L’analisi sulla qualità del credito delle famiglie e delle imprese non presenta significativi segni di peggioramento. In prospettiva, tuttavia, occorre sottolineare che il deterioramento si manifesta normalmente con ritardo e che la dinamica dei tassi di insolvenza a livello aggregato non esclude che vi possano essere difficoltà per settori specifici o segmenti più esposti della clientela bancaria.
Alla fine del 2007 la probabilità media di ingresso in sofferenza entro un anno, ponderata per l’ammontare di credito utilizzato, era pari allo 0,9 per cento, sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente. Nel complesso si è osservato un miglioramento per le piccole e medie imprese (con un fatturato non superiore a 5 milioni di euro). Nel Mezzogiorno le imprese presentano una rischiosità più che doppia rispetto al resto del Paese. Per le sole imprese quotate, la rischiosità media, ponderata per il credito utilizzato e misurata con una metodologia che tiene conto anche della volatilità e dell’andamento dei titoli azionari, sarebbe in leggero aumento rispetto all’anno precedente.
Banca d'Italia, Relazione annuale 2007, pag. 248.
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