In partenza da Bari, cercavo qualcosa da leggere alla fornita libreria dell'aeroporto. Pur tentato dai best seller di denuncia di Gianfranco Stella (ma non dalla serie Harmony di Marco Travaglio) ho scelto la traduzione italiana del Cigno nero, l'ultimo libro di Nassim Taleb (qui c'è il suo sito).
Sono un estimatore di Taleb da quando ho scoperto il suo Dynamic Hedging. Nella mia vita precedente l'era smefin mi occupavo di rischio di mercato e derivati, e questo libro sul trading delle opzioni mi ha aperto gli occhi. Era lo scritto di un trader appassionato di Popper e molto critico verso la finanza quantitativa scolastica, fatta soltanto di modelli verificati in mercati gaussiani e perfettamente liquidi. Sui mercati gli eventi critici, da cui dipendono le grandi fortune o i disastri, non sono spiegabili né gestibili con i modelli di arbitrage pricing.
Il Cigno nero è un libro difficile da definire. Parla pure di finanza, ma si presenta come un saggio di epistemologia con molti riferimenti autobiografici. Il cigno nero, animale di cui era esclusa l'esistenza finché non se ne osservarono degli esemplari in Australia, è la metafora dell'evento "altamente improbabile con tre caratteristiche fondamentali. Primo: è isolato e imprevedibile. Secondo: ha un impatto enorme. Terzo: la nostra natura ci spinge ad architettare a posteriori giustificazioni della sua comparsa, per renderlo meno casuale di quanto non sia in realtà. Il successo di Google è un Cigno nero, l’ascesa di Hitler e l’11 settembre sono Cigni neri. E lo sono anche la nascita delle religioni, le guerre o i crolli delle borse."
Non ho l'erudizione e l'intelligenza acutissima di Taleb, ma ho scoperto di avere qualcosa in comune: non leggo regolarmente i giornali per non essere sommerso da messaggi irrilevanti; non corro per non perdere il tram che passa (no alla "fretta che l'onestade ad ogn'atto dismaga", Dante, Purg. III,10-11); sono convinto che i modelli scientifici che cercano di riprodurre le complessità del comportamento umano e delle dinamiche sociali riescono ad emulare i fenomeni reali, ma non servono a nulla per spiegare un fatto accaduto, e ancor meno per prevederlo prima che accada. Quello che veramente conta per le nostre vite è insondabile, ci prende di sorpresa e pare impossibile, finché accade.
Molte figure rispettabili non escono bene dal libro: oltre agli economisti finanziari, gli accademici in genere e chi di mestiere fa previsioni su fatti imprevedibili, puntualmente smentite. Non parliamo poi dei modelli di misurazione del rischio di portafoglio, pur essendo stato scritto prima della crisi dei subprime! Non ho bruciato il mio libro sull'argomento, ma ho ri-compreso quanto sia importante conoscere le falle logiche ed empiriche dei modelli.
Vi consiglio di leggere questo libro. Dà motli consigli pratici per mettersi nell'atteggiamento adeguato verso la realtà, per distinguere le scelte routinarie da quelle cruciali, dove si gioca la nostra libertà, e regolarsi di conseguenza.
Luca
libro molto interessante (per ora poco più che iniziata la lettura) per il tema che tratta e brillante per come è scritto.
RispondiEliminami associo al prof. nel recensirlo con entusiasmo.
lo sto leggendo in concomitanza con la breve storia del futuro di jacques attali con cui mi pare ci siano alcune analogie, ne consiglio la lettura abbinata.
saluti.
Non ho letto il libro di Attali, ma ne ho visti citati alcuni passaggi. Penso che il confronto con Taleb sia molto stimolante: Attali si cimenta nel ruolo di "previsore" che Taleb giudica impraticabile.
RispondiEliminaSto letteralmente divorando questo interessantissimo libro e, per quanto singolare possa sembrare l'accopiamento, mi sembra di rivederci tutta una serie di idee niente-poco-dimeno-che del prof. Bruno de Finetti.
RispondiEliminaL'incapacità umana di andare oltre quel che sembra ragionevole, i metodi scolastici che accentuano questa stortura, la pedissequa tendenza a giustificare l'accaduto "col senno di poi", la soggettività nelle valutazioni probabilistiche, il richiamo alla costante attenzione ai possiili (ab)usi dei modelli sono tutte posizioni che si ritrovano in numerosi scritti di de Finetti.
Certo, il "Cigno Nero" non è immune da mende e da eccessive semplificazioni, ma mi sembra un'opera molto meno eretica di quanto possa apparire a prima vista.
Eccellente il riferimento a de Finetti, una di quelle persone che in una vita fanno il lavoro di dieci vite, nell'accademia e nella pratica. In Italia dovremmo conoscerlo e farlo conoscere a tutti gli studenti di economia e di statistica.
RispondiEliminaSecondo il prof. Castagnoli della Bocconi in de Finetti c'è anche tutta la finanza basata sull'arbitrage pricing, ma più chiara e spiegata nei suoi limiti e possibili trabocchetti.
inizio intrigante ma poi il libro si perde in 1000 giri pindarici che non portano a nulla
RispondiEliminaCaro Kimbo, "Il cigno nero" è anche ripetitivo e ha un tono che può dare fastidio. Per un lettore abituale di economia e finanza fa scoprire tante cose ignorate nella letteratura ortodossa. Poi oggi Nassim Taleb è diventato una specie di profeta: nel cigno nero il pericolo della crisi finanziaria che stiamo vivendo è prospettato con precisione impressionante. Ultima nota: i best seller, come la serie di Harry Potter, sono tra gli esempi più clamorosi di cigno nero positivo (per chi ne incassa i diritti). E un autore che dimostra l'esistenza dei cigni neri scrivendone uno, di nome e di fatto, è un genio.
RispondiEliminaHo iniziato a leggere il cigno nero solo giovedì e mi ha entusiasmato a tal punto che mi sono proposto di finirlo questo fine settimana. Sulla "previsione" della crisi sono rimasto sconcertato!!!! Sembra che N.N.T. sapesse già tutto! Il prossimo da leggere sarà "un matematico e l'economia" di Bruno de Finetti. Sono i primi libri che leggo per puro piacere e sarei lieto di ricevere altri consigli!!! Ormai mancano solo 57 pagine!
RispondiEliminaAnche io ho letto il cigno nero, avendo anni fa letto "giocati dal caso". E' appassionante ma mi pare un po' prolisso. L'idea di base viene stiracchiata in lungo ed in largo. De Finetti fu sicuramente un precursore, anche della teoria di selezione del protafoglio (Markowitz) bistrattata da NNT. E tuttavia non trovo ste analogie.
RispondiEliminaOmaggio a De Finetti: 47 anni or sono, govane liceale partecipai a due lezioni "propagandistiche" (voleva attrarre studenti alla facoltà di matematica) del prof. De Finetti. Ripeto due lezioni di un'ora ciascuna, la prima dedicata all'illustrazione del sistema binario e la seconda alla matematica equa. Non ho scelto matematica ma di quelle bellissime lezioni ho ancora (dopo 47 anni)un ricordo vivissimo. Grazie professore !!!
RispondiEliminaOmaggio a De Finetti (2), io non scelsi matematica ma a quella lezione partecipai col solito gruppetto di amici del "Cavour", eravamo in quattro sempre insieme. Io, Massimino Bellia, Fabrizio Broglia e Lucio Boccardo. Gli ultimi due si sono lasciati attrarre ed oggi sono ordinari di Matematica, il primo a Pisa ed il secondo a Roma "La Sapienza". Fascino di un insegnante !
RispondiEliminaPer chi volesse approfondire e/o discutere di temi riguardanti il Cigno Nero vi segnalo il mio modesto blog che vuole dare il suo piccolo contributo in merito. Ovviamente i commenti sono benvenuti.
RispondiEliminahttp://blackswanreloaded.blogspot.com/
non ho letto il libro di taleb sul “cigno nero” ma ho lavorato con bruno de finetti dal 1960 fino alla sua morte nel 1985. quindi mi è; parso assai significativo il riferimento alla sua opera di probabilista critico delle teorie dominanti, in particolare di quelle “frequentistiche”. la teoria di de finetti, tra le tante altre sue intuizioni e sviluppi matematici, ha colpito specificamente il caso nella metafora del “cigno nero” secondo cui l’inesistenza di prove non prova l’inesistenza dell’evento, per cui appare che l’improbabile governi la nostra vita.
RispondiEliminama, in questo senso, de finetti non è stato solo ovviamente un “precursore” bensì; colui che ha formulato in termini scientifici quella teoria: la possibilità che accada un evento non individabile (definito nel discreto), per cui la “probabilità” di questo suo accadere che statisticamente è stimata “0” in realtà è “non nulla”. ecco il paradosso definettiano della non esistenza della “probabilità” (se intesa in senso tradizionale): uno zero che è non nullo!
ho sempre seguito questa e altre notazioni di de finetti; io non sono un matematico ma ho lavorato per quarantaquattro anni all’università, senza mai ricevere un qualche riconoscimento “ufficiale”, come “critico dell’economia politica” [a es., analizzando ante litteram lo svolgersi delle crisi fin dal 1971, il lungo periodo di illusione monetaristica dagli anni 1980 - tanto che nel 1994 leggendo i documenti ufficiali potevo dedurre, in un seminario universitario finito nel dimenticatoio accademico, che il dollaro aveva costruito un “muro di carta” pronto a crollare - per giungere così alla speculazione odierna e all’invasione dei titoli fittizi “derivati” che ne sono la logica conseguenza e non una sorpresa, perché, si dice, non c’era “l’esistenza di prove”!
la faccenda sarebbe lunga, ma per farla breve la questione definettiana dello “zero non nullo”, o se si vuole la sua forma divulgativa del “cigno nero”, l’ho ripresa ora - dopo che in occasione del referendum antinucleare del 1987 lo segnalai proprio per ribadire un aspetto più teorico contro l’energia nucleare: giacché “l’inesistenza di prove non prova l’inesistenza” dell’evento della diffusione radioattiva, da three miles island a cernobyl a fukushima, per cui chi ritenga che “l’improbabile governa la nostra vita” ha perfettamente ragione solo perché non si vuole (far) vedere il "cigno nero" nascosto dietro le barre di uranio/plutonio di un reattore nucleare
Non ho letto, purtroppo, de Finetti, ma da quello che scrive G. Pala, ritengo che non fosse a digiuno di Popper, autore a cui Taleb si ispira per il lato epistemologico della questione.
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