giovedì 30 ottobre 2008

Cosa farà il Governo per le imprese? Ancora ipotesi: detassazione utili reinvestiti e +€600mln (forse) per il Fondo garanzia Pmi



Il Governo ha finora smentito le numerosi voci di iniziative in deroga alla Finanziaria. Si fanno però nuove ipotesi, come in questo articolo di Carmine Fotina sul Sole di oggi:
[...] al momento una delle misure di cui si sarebbe parlato è una sorta di "Tremonti ter" con la detassazione, parziale o totale, degli utili reinvestiti in beni strumentali o comunque in interventi strettamente finalizzati all'innovazione.
[...] Confermato poi il piano per allargare "Industria 2015", il programma di incentivi per progetti di innovazione industriale inaugurato dal precedente ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani.
[...] Sul fronte Pmi, invece, nelle ultime ore si è iniziato a lavorare anche per un innalzamento della dote da 600 milioni del Fondo di garanzia. Ipotesi vista con favore sia da Scajola sia da Berlusconi, sebbene si concretizzerà solo in alternativa all'aumento delle risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga. Il Fondo di garanzia per le Pmi, confluito nel Fondo finanza d'impresa gestito dal ministero dello Sviluppo, è uno strumento al quale negli ultimi anni hanno fatto ampiamente ricorso i Confidi (consorzi garanzia fidi) come leva moltiplicatrice.
Per il momento è tutto.
Io penso che sarebbe opportuno dare incentivi più forti al rafforzamento patrimoniale delle imprese, non solo quelle grandi e non solo quelle che investono. Tra l'altro le prassi di fido stanno cambiando, e sono le stesse banche a spingere gli affidati a sostituire credito (più scarso) con mezzi propri. Con l'immobiliare in stanca, l'ipoteca sulla casa difende male il finanziamento all'impresa. So che non c'è grosso margine nel bilancio per dare incentivi forti (leggi, benefici fiscali netti per le imprese). Però consideriamo che il capitale in più che l'imprenditore mette nella sua azienda è un argine contro le insolvenze che poi produrrebbero un fabbisogno di capitale sulle banche. E di questi tempi è facile che quei soldi che mancano ce li debba mettere, e in fretta, lo Stato.

Luca

4 commenti:

  1. Egr. Professore
    leggendo i giornali in questi giorni ho fatto più volte questa riflessione: le associazioni di categoria dei confidi chiedono a gran voce il rifinanziamento del Fondo di garanzia e la relativa ponderazione zero sulla controgaranzia rilasciata a favore dei confidi (mi passi l'uso di termini non tecnicamente appropriati). Questo dovrebbe avvantaggiare i confidi 106 ma dichiarare prematuramente sconfitti sul mercato i confidi 107 che si proporrebbero con lo stesso peso ai fini della mitigazione del rischio per le banche ma con costi di gestione decisamente più elevati. Non le sembra che ci potrebbe essere una maggiore condivisione tra le strategie per il mondo dei confidi tra Banca d'Italia, Associazioni nazionali dei confidi e Governo? Che fine faranno i confidi che hanno gia' investito decine se non centinaia di migliaia di euro per il passaggio a 107?

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  2. Caro dott. Arzarello, i confidi sono attualmente tutti 106, e per la regola del convoglio (che viaggia alla velocità del mezzo più lento) anche in prospettiva le associazioni tutelano le istanze degli enti che non si trasformeranno in 107. Però il fondo di garanzia, anche se rifinanziato per 600 milioni e arricchito della garanzia di ultima istanza dello Stato, non basta a far lavorare un confidi, specialmente al Nord. Servono anche competenze e mezzi patrimonali propri. Alcuni 106 ce li hanno.
    Lei ha ragione, la direzione di cambiamento del settore è più confusa nello scenario di crisi.

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  3. Il Fondo Centrale di Garanzia non è attrezzato per valutare il merito di credito dei garantiti.
    Dargli ponderazione zero, in queste condizioni, significa aprire il pozzo di S. Patrizio ed accollare allo Stato perdite potenziali pari al debito garantito. Invece rifinanziarlo senza ponderazione zero non avrebbe alcun valore perchè la garanzia fidejussoria del Fondo non è eligibile (cosidetto metodo a sportello). L'unica strada sarebbe quella di utilizzare lo stanziamento a copertura della prima perdita di un portafoglio chiuso di prenditori (cosidetto metodo a bando). Ma le associazioni vogliono, giustamente, che il Fondo rimanga un garante a sportello (fidejussorio). E allora ? Il FCG si trasformi nel più importante 107 d'Italia, per capacità di analisi di merito del credito e per dimensione. Ed allora il suo lavoro avrà un futuro vero per tutti anche, ovviamente, per le imprese.

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  4. Sono d'accordo. Il FCG non è attrezzato nel senso che non ha un sistema di rating ma un semplice algoritmo di scoring basato su elementari indici di bilancio.

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