Ieri mi ha telefonato Nino Amadore, giornalista del Sole 24 ore, per un parere su due iniziative proposte in Sicilia a favore dei confidi:
- un disegno di legge regionale (presto in discussione nella commissione Attività produttive dell'Assemblea regionale siciliana) che stanzia apporti ai fondi rischi senza vincolo di destinazione, quindi allocabili al patrimonio di vigilanza di quei confidi che si trasformeranno in 107;
- una proposta alternativa di Confindustria Sicilia che riguarda la creazione di un fondo di controgaranzia regionale di 100 milioni di euro.
Colgo l'occasione per precisare il parere che ho espresso affermando che le due proposte «si equivalgono sul piano delle garanzie per le banche e ai fini di Basilea 2», nel senso che entrambe possono oggi sostenere l'attività dei confidi 106, quindi l'erogazione di garanzie non conformi a Basilea 2. Quando in Sicilia ci saranno confidi 107, se questi offriranno garanzie personali (senza cap di perdita), allora l'apporto di fondi regionali sosterrà l'offerta strumenti Basel 2 compliant.
Constato che l'interesse dei media per gli interventi sul credito alle Pmi rimane alto.
Luca
Buongiorno,
RispondiEliminaleggendo l'articolo del Sole 24 ore mi sembra di capire che nonostante si tratti di una procedura più lunga, lei sarebbe più favorevole all'istituzione di un fondo di garanzia piuttosto che all'apporto di fondi a Confidi, giusto? e se è così, quali sarebbero a suo parere le principali motivazioni?
Grazie molte
La prima proposta sarà valida SE e QUANDO esisteranno i 107. Campa cavallo. E poi sai le liti fra 107 (che dovranno valutare) ed i 106 (che dovranno portare i clienti). Poi un moltiplicatore di 600(investimenti)/30(fondo stanziato)=20 è largamente ottimista.
RispondiEliminaLa seconda proposta prevede di identificare un garante (UNO) che ponga il fondo a garanzia reale vincolata presso una banca IRB in grado di calcolare le PA (LE non LA, perchè sarebbere investimenti pluriennali) + le PI. In Italia quante banche sanno farlo oggi?
Ma il rimedio veloce, trasparente ed efficiente c'è : buon vecchi contributi in conto interessi magari gestiti dall'IRFIS.
Rispondo a Mattia: il fondo di controgaranzia comporta un avvio più macchinoso, perché va creata una struttura di governance e di gestione, con il delicato problema di fissare criteri di ammissione delle pratiche a garanzia; c'è poi un problema di criteri di allocazione, perché trattandosi di un canale che funziona "a sportello" (primo arrivato, primo servito) finisce per premiare i confidi che portano più pratiche. Di contro il finanziamento dei fondi rischi dei confidi stabilisce i criteri di attribuzione delle risorse pubbliche, di solito in % dei volumi originati, ma può capitare che si seguano altre logiche che portano ad assegnare fondi che poi alcuni confidi non utilizzano pienamente.
RispondiEliminaIn effetti ha ragione Mililli quando dice che è meglio appoggiarsi su strutture nazionali, come il Fondo MCC, magari (aggiungo io) ammodernate quanto serve. Su una piattaforma nazionale di quel genere si possono anche ipotizzare forme di co-garanzia Stato+Regioni.
Concordo con Sapio che i contributi in c/interessi (e gli istituti di credito a medio termine) stanno tornando di moda. Anche le garanzie però piacciono e piaceranno ancora di più alle banche, con un occhio più attento alla loro efficacia regolamentare e all'effettiva capacità di assorbimento delle perdite. Adesso però si fa con quello che già c'è, ovvero con le tradizionali garanzie sussidiarie dei confidi.
Quando parlavo di Fondo di Garanzia pensavo ad un fondo vincolato (garanzia reale) a copertura di una pluralità di prenditori (cosidetto metodo a bando). Capisco ora che si pensava ad un Fondo che erogherebbe garanzie personali (cosidetto metodo a sportello). Concordo pienamente con Luca sulle difficoltà di implementazione Basilea2 compliant.
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