lunedì 16 febbraio 2009

Incentivi fiscali alle fusioni tra imprese



Sono sempre più convinto che la battaglia contro la crisi, soprattutto da noi, si deve combattere con la finanza d'impresa, non con la finanza pubblica. Dopo la peculiare proposta sulla fiscalità di distretto, riprendo (dal commento approfondito a pag. 25 del Sole 24 ore di oggi) il bonus aggregazioni, previsto dal decreto incentivi (Dl 5 del 10/2/2009) all'art. 4. Questa misura si applica in caso di fusioni, scissioni e conferimenti di azienda che avvengono tra società di capitali. L'incorporante, la beneficiaria della scissione o la conferitaria potranno dedurre gli ammortamenti sul maggior valore contabilizzato del capitale netto rispetto al valore di libro, da imputarsi a immobilizzazioni materiali e immateriali. Il vantaggio consiste nell'esenzione dall'imposta sostitutiva del 12%. Il beneficio è consentito su maggiori valori (da disavanzo di fusione o simili) fino a €5mn.
Il nostro sistema produttivo è organizzato in filiere, lo sappiamo bene. Per competere nel mondo, e per resistere meglio alle tensioni finanziarie (problema del giorno), i legami di supply chain si sono rinsaldati attorno a imprese leader, o a forme di collaborazione stabile (consorzi o altre strutture che accentrano le funzioni di commercializzazione, gestione di progetto, ricerca). In queste filiere dinamiche, anche i rapporti di fornitura si sono rinsaldati. La fusione senza se e senza ma è a questo punto un passo naturale. Le forme di aggregazione soft tra imprese lo affrontano per semplificare l'intreccio tra le rispettive catene del valore, e soprattutto per condividere i rischi e il pool di liquidità e capacità di finanziamento (e ovviamente per condividere il miglior valore creato). Ben vengano quindi gli incentivi, come il bonus aggregazioni, che vanno in questa direzione.

Luca

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