Non so se avete letto questa column di Beppe Severgnini ieri sul Corriere
Per gli italiani nati negli anni '80 dobbiamo trovare un nome e un calmante. Il secondo è forse più urgente. Diventare adulti di questi tempi, tra musi lunghi e vecchi squali, non è facile.[...]Ho due figli ottantini (e un novantino, com'è diverso!), e sono come li descrive l'autore di Italians. Il salto generazionale l'hanno fatto le videocassette, il poter riguardare 35 volte Pinocchio o Cip e Ciop agenti speciali, gioie che da bambino godevo nelle sole feste comandate. Poi sono arrivati i passatempi ad alto consumo di CPU e megabyte mentali: tenere a mente la genealogia dei 180 pokemon, ciascuno con un ricco elenco di doti, per poi passare alle cosmologie multiple delle carte Magic; seguire 12 serie di fumetti giapponesi, storie astruse in ambientazioni improbabili; apprendere il corpus normativo di Dungeons and Dragons, imponente, minuzioso (e inutile) come tanti regolamenti di Bruxelles.
E' una Generazione Samsonite che vive con la valigia in mano, o con un viaggio in mente. I titoli dei telegiornali li ottengono i coetanei che fanno casino davanti all'università, e la sera rientrano a casa da mamma e papà. Gli ultimi posti di lavoro se li sono presi i trentenni della Generazione Ikea, nati negli anni '70. Poi il Big Crash. I ventenni - infanzia felice anni '80, adolescenza serena anni '90 - non se l'aspettavano, questo scherzo. [...]
Ma un comun denominatore esiste, e gli Ottantini - ecco, li chiamerò così - sono una generazione in corridoio, che si ritrova davanti tante porte chiuse. [...]
Un Ottantino può scegliere: scoraggiarsi o reagire. Suggerisco la seconda soluzione, e spiego perché. Partiamo di qui: preoccuparsi è ragionevole.[...]
In America the Greatest Generation (© Tom Brokaw) coincide con la nostra. Nata dopo la Prima Guerra Mondiale, s'è beccata dittature, depressione, guerra e ricostruzione. Non ha mollato mai. E voi, ragazzi? La "tempesta perfetta" della recessione vi ha accolto fuori dal porto (niente potrà più spaventarvi, direbbe il vecchio Conrad). Avete tra i piedi un po' di sessantenni rassegnati, di cinquantenni opportunisti, di quarantenni pavidi e di trentenni poveri (c'è di peggio). Forza e coraggio: è l'atteggiamento che cambia l'umore, la vita e la storia. Se scegliete d'essere sconfitti prima d'aver perso, diventerete la "generación amargada". Suona bene, ma fa male.
Vi abbiamo lasciato divagare, serenamente, in una realtà troppo povera di materia, sacrificio, rischio, immagine della bolla iridescente che erano l'economia e la società dei paesi ricchi. Mea culpa.
Però, come allora, non vi stiamo mollando alla deriva. Anzi, questa crisi è il momento buono per imparare di nuovo, insieme, a stare di fronte alla realtà. Realtà che è positiva, comunque, crisi o non crisi.
Non dovete rassegnarvi, certo. "Stringete i denti e arrangiatevi" vi dicono i vecchi squali, i sessantenni rassegnati, i cinquantenni opportunisti, i quarantenni pavidi. Andate a stanarli, lavorate sodo per capire meglio di loro (non ci vuole molto) quello che c'è da fare, e spronateli a farlo. E se fanno le sfingi, alzate la voce (sempre in modo pacifico), che si vergognino, come padri e madri, come persone. Fuori dai piedi, che passino a voi la palla.
Comunque, io sono qua, con molti altri miei coetanei. Quello che abbiamo, soldi, energie, tempo, è vostro. Non abbiate paura, ce la giochiamo!
Luca
Grazie papà
RispondiEliminaFinalmente l'hai trovato, questo post ...
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