Torniamo a parlare di aiuti di Stato. Ieri ho ricevuto due informazioni:
- la Commissione Europea (grazie a Luigi che me lo ha segnalato) ha dato risposta ai quesiti formulati dal nostro Ministero dello Sviluppo Economico sulla possibilità di utilizzare i fondi strutturali FESR (gestiti a livello regionale coi POR) per interventi di sostegno finanziario alle imprese;
- sta partendo la seconda tranche del programma "Riassetto finanziario" nella provincia di Trento, che riguarda prestiti con abbattimento del tasso e/o garantiti dai confidi di importo compreso tra 500 mila e 2 milioni di euro.
Il FESR può cofinanziare fondi di private equity, garanzie e/o prestiti partecipativi per interventi di rilancio (turnaround) a condizione che l'impresa presenti un piano che promette il mantenimento dei livelli occupazionali (valgono gli altri paletti sugli aiuti di Stato in questa forma).
In tutti i casi le aziende beneficiarie non devono essere in crisi finanziaria (con la facilitazione introdotta dalle misure temporanee del novembre 2008, secondo le quali la situazione di non-crisi deve essere attestata all'1/7/2008).
Che cosa ne concludo? Che distribuire aiuti alle imprese richiede una rete qualificata di assistenza. Le maggiori risorse sono su misure che richiedono sempre un piano di sviluppo, di risanamento, articolati negli aspetti strategici, occupazionali, economico-finanziari. Bisogna attrezzarsi per fare queste cose, tanto più ora che la scommessa si gioca sulla ricapitalizzazione: tante imprese non sono o non saranno più traghettabili attraverso la crisi col debito garantito e agevolato; parte dell'attuale debito dovrà essere convertito in patrimonio, e in contropartita i proprietari dovranno mettere denaro fresco. Si tratta di interventi complicati e ad alto consumo di capitale (il de-leveraging non è soltanto un nome). Si devono fare, subito. Chi è capace di farli su ampia scala? Le banche? I confidi? Le imprese? I loro consulenti?
Sul punto 2, ho appreso che molte imprese trentine non potranno ottenere la garanzia confidi sul mutuo "riassetto" perché hanno già consumato il de minimis triennale di 200.000 euro; non viene qui in aiuto lo pseudo-de minimis di 500.000 euro introdotto dalle misure temporanee perché non può essere speso per aiuti in forma di garanzia (è pseudo, appunto).
Di aiuti e garanzie abbiamo parlato lungamente sul blog. La regola "de minimalista" dell'aiuto stimato al 13,33% del credito garantito non soltanto è ad alto consumo, ma non può essere applicata fuori dal regime de minimis in senso stretto (lo sottolineo perché ho letto autorevoli pareri legali che affermano che la regola sarebbe trasponibile ai regolamenti di esenzione). La situazione si può sbloccare soltanto facendosi approvare una metodologia di calcolo dell'intensità di aiuto basata sul rischio (in alternativa si devono applicare commissioni "di mercato" alle Pmi, presunte tali se superiori ai "premi esenti" fissati dall'UE, pur ridotti dalle misure anti-crisi, vedi qui).
In proposito non posso che rilanciare la mia proposta di far convergere le misure regionali e nazionali basate su garanzie verso un'unica metodologia italiana da notificare a Bruxelles. Lo so che è complicato, e che è difficile coordinare tanti soggetti autonomi e sovrani. Ma adesso non ci sono scuse: eludere il problema significa negare alle imprese risorse che sono lì per sostenerle.
Si sta compiendo un peccato mortale di omissione. Il peccatore è un soggetto collettivo e anonimo, formato da numerosi attori con nomi e compiti precisi, i quali però non si mettono d'accordo per interessi particolari, rivalità, indolenza, pressapochismo. Se avete voce in capitolo e non volete essere tra i suddetti, agitate le braccia e fatevi riconoscere, diamo voce alla protesta, e alle proposte concrete.
La crisi sta per darci una scrollata. Se ci svegliamo prima, è meglio per tutti.
Luca
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