Sul Corriere del 18 ottobre Massimo Mucchetti evidenzia le possibili fragilità del progetto governativo di Banca del Mezzogiorno (segnalazione di Sapio):
[...]la Banca del Mezzogiorno si propone di dare più credito e più a buon mercato a soggetti meritevoli trascurati dalle altre banche. E dovrebbe farlo guadagnando abbastanza da giustificare la partecipazione di soggetti privati al suo capitale: un capitale che si deve supporre importante pena l' irrilevanza dell' operazione. Qui insorgono tre difficoltà: a) se è vero che il torto delle grandi banche è quello di aver troppo centralizzato le decisioni allontanandosi dal cliente, la Banca del Mezzogiorno potrebbe rivelarsi ancor più centralizzata, essendo una banca di secondo livello senza nemmeno una rete di sportelli e di sperimentati direttori filiale propri (e senza l' esperienza di un Imi o di un Mediocredito); b) se l' agevolazione fiscale sulle obbligazioni destinate a finanziare il credito al Sud andrà a vantaggio dei sottoscrittori, potrebbe restare troppo poco per compensare il maggior rischio connesso al credito erogato ai «dimenticati» dalle altre banche; c) la quadratura del cerchio potrebbe forse venire dalla rinuncia a un margine d' interesse analogo a quello, peraltro basso, delle altre banche, ma allora perché gli investitori privati dovrebbero prendervi parte con cifre rilevanti e in modo spontaneo? Forse, sarebbe meglio prendere il toro per le corna: se ritiene insufficiente il credito al Sud e alle piccole imprese (che non stanno solo al Sud), Tremonti farebbe meglio a usare quello che già ha: il Banco Posta. Trasformandolo in una vera banca, lancerebbe la sfida alla banca privata nel rispetto della concorrenza. E in tutta Italia.Aspettiamo che i promotori si facciano avanti e diano concretezza all'idea originaria, senza nascondere le molte difficoltà, la novità del modello e i precedenti storici non esaltanti.
Luca
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