Il Comitato di Basilea ha pubblicato oggi il rapporto Analysis of the trading book quantitative impact study. Secondo l' studio, le regole che stringono le maglie dell'attuale normativa (specialmente sui prodotti collegati al credito e sul rischio specifico) potrebbero raddoppiare o triplicare i requisiti patrimoniali.
Luca
...e come al solito a pagare il conto indovinate un pò chi saranno? Ovviamente le PMI del Belpaese e cioè chi tira avanti la baracca. Benedetti soloni basileiani...ma le regole non potevano scriverle metitando un attimo sugli impatti che avrebbero avuto sull'economia reale? Sarebbe stato chiedere troppo oppure si è pensato solamente alla stabilità del sistema bancario?
RispondiEliminaNo, queste nuove regole servono ad impedire che le banche si giochino il patrimonio giocando (trading speculativo) con i prodotti tossici. Così il patrimonio può essere riservato a coprire le perdite inattese dell'attività caratteristica (erogazione alle imprese).
RispondiEliminaI patrimoni dei risparmiatori nel mondo se li sono già ampiamente giocati e gli AD delle varie Banche se li sono pure intascati...per quanto concerne Basilea 2, 3 o 20 confermo il giudizio sull'impatto assolutamente catastrofico che stà avendo sull'economia reale e sul tessuto produttivo delle PMI le quali sono il vero ed unico asse portante del Paese. Noi lo dicemmo nel lontano 2003 e oggi i fatti ci danno ragione, purtroppo!!!
RispondiEliminaExcelsus, si può abolire l'obbligo per gli automobilisti di assicurarsi contro la RCA ma non si possono abolire gli incidenti. Basilea comporta solo l'obbligo per le banche di assicurarsi contro i danni (mantenendo il famoso PV), a tutela di tutti i clienti, depositanti e non. Se non ci fosse Basilea, i depositanti, timorosi di perdere i risparmi, terrebbero i soldi sotto il mattone. E sarebbe peggio per tutti.
RispondiEliminaChe le Banche debbano rispettare rigorose norme per garantire la loro stabilità economico-patrimoniale è fuor di dubbio, certo sarebbe anche opportuno che tali norme non affondassero il nostro sistema produttivo soprattutto in una fase congiunturale molto difficile. I pannicelli caldi della rimodulazione degli impieghi, pur utilissimi, non risolvono il problema strutturale di uno scadimento dei rating delle PMI che a sua volta crea un inevitabile e forte incremento degli spread bancari. A mio parere in questo momento sarebbe quantomeno opportuna una calmierazione di questa dinamica almeno per quelle imprese che ce la possono fare a superare la crisi. Per le suddette PMI ad un'evidente flessione dei fatturati dovrebbe corrispondere uno sgravio, pur parziale, degli oneri finanziari. Potrebbe essere una proposta "a termine" da approfondire in sede tecnica tra ABI e Associazioni Datoriali. Che ne pensate?
RispondiEliminaNon sarebbe più semplice sgravare le imprese di una parte dei contributi Inps o dell'Irap? Tanto anche i contributi interessi sempre sulle casse pubbliche ricadrebbero.
RispondiEliminaSentiamo cosa ne pensa Tremonti...
RispondiEliminaLe imprese avranno meno debiti e ciò causerà una diminuzione della crescita. Però sarà una crescita sana e stabile, non quella basata sulle bolle.
RispondiEliminaSi...si...,caro/a IK, ma l'Italia è già da troppo tempo che, causa noti problemi strutturali ed al di là dell'attuale fase congiunturale, cresce meno di altri Paesi e la soluzione non può certo stare in un ulteriore flessione "virtuosa" della crescita.
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