martedì 1 dicembre 2009

Tremonti bond anche per le imprese?



Su lavoce.info Stefano Firpo e Renato Maino lanciano una proposta non da poco: titoli subordinati sottoscritti dallo Stato per rafforzare il capitale di rischio delle imprese (grazie a Nicola e Gabriele per la segnalazione). Ecco l'abstract:
La crisi finanziaria delle imprese è seria, in Italia come in Europa. Nel nostro paese più della metà del calo del Pil si spiega con la flessione della spesa per investimenti da parte delle aziende. Serve una politica economica anti-ciclica che agisca su questo elemento di debolezza, puntando a recuperi di produttività e forza competitiva. Ma il presupposto è un consolidamento patrimoniale delle imprese. E per ottenerlo si può ricorrere a un meccanismo del tutto analogo a quello dei Tremonti bond per le banche. Oltretutto, si tratta di fondi già stanziati ed erogabili.
Citando dal testo, ecco gli aspetti tecnici:
Si potrebbe immaginare un meccanismo del tutto analogo a quello predisposto per i Tremonti bond per le banche. Il Tesoro si indebita in via ordinaria e poi eroga prestiti partecipativi subordinati, finalizzati al rientro delle imprese nei parametri di leva finanziaria accettabili, con il po­tenziamento temporaneo delle risorse patrimoniali di primo livello senza alterare il rapporto tra proprietà, comando e controllo d’impresa.[...] il tasso fisso dovrebbe essere molto basso, legato ad esempio al livello dell’inflazione programmata, mentre la componente variabile corrisponderebbe a una quota dell'utile lordo ante imposte devoluta a titolo di inte­resse sul prestito, anch’essa fiscalmente deducibile come il tasso d’interesse.[...]
Lo strumento genera un rendimento “ex post” rappresentato dal tasso interno di rendimento dei flussi effetti­vamente pagati dal debitore. Nel nostro caso il rendimento medio atteso “ex ante” potrebbe essere agganciato alle previsioni governative del Dpef, nel livello dell’8-10 per cento. Il rendimento ex post dipenderà dall’effettivo andamento del ciclo economico.[...]
Una volta raggiunta una massa critica, i prestiti potrebbero essere cartolarizzati, mantenendo in capo al Tesoro una adeguata prima perdita, liberando così nuove risorse per ulteriori interventi e aumentando l’effetto moltiplicatore.
L’allocazione e la selezione dei prestiti avverrebbe tramite il circuito bancario. La banca che vuole aderire firma una convenzione con il Tesoro, secondo cui si impegna ad accertare le caratteristiche di ammissibilità e propone periodicamente tranche “discrete” al Tesoro. Le imprese che intendono beneficiare devono impegnarsi a designare una banca “agente” e a sottoscrivere le relative condizioni previste (covenant e obblighi informativi) e assoggettarsi alla verifica da parte della banca.
I vantaggi dell’operazione sono tangibili fin dall’effetto “annuncio”, come è avvenuto con i Tremonti bond per le banche. Molte imprese, in difficoltà finanziaria, potrebbero infatti guadagnare tempo se potenzialmente beneficiarie dell’intervento, in attesa di perfezionarlo con scadenze rapide. La disponibilità dei fondi sarebbe immediata, così come il ripristino delle facilitazioni bancarie e dei fornitori. Appena approvata l’erogazione, dunque, verrebbero liberate capacità di spesa sul circuito clienti/fornitori con la nuova liquidità e il nuovo credito bancario, offrendo sostegno a organizzazioni imprenditoriali altrimenti destinate a un brusco ridimensionamento. La risposta alla ripresa congiunturale sarebbe più pronta ed efficace con l’adeguamento delle scorte e gli effetti di ritenzione occupazionale. Infine, nel medio termine, dovrebbe prendere corpo una adeguata “exit strategy” dal debito subordinato, con l’adeguamento patrimoniale delle imprese, alla cui realizzazione potranno prepararsi ordinatamente banche, fondi e altri operatori interessati.
In sostanza, si parla di un programma di erogazione di prestiti mezzanini (del tipo complesso, con equity kicker sugli utili) assunti dal Tesoro, e poi eventualmente cartolarizzati (con collocamento presso investitori delle tranche senior). Ogni prestito configura un rapporto di finanziamento diretto tra lo Stato e l'impresa beneficiaria, sia pur mediato da una banca agente.
Vedo due punti critici da approfondire: come aspetti micro, la fruibilità di simili contratti per le imprese target (medie? medio-piccole? o le solite grandi?) e i costi per originarli e impacchettarli; come aspetti macro, l'analisi della distribuzione delle perdite (e dei rendimenti) di pool fatti da strumenti del genere.

Luca

6 commenti:

  1. E perchè no ai Confidi "107"? Con l'impegno di utilizzare i fondi sotto forma di garanzie ad esempio per prodotti ad hoc per favorire la patrimonializzazione delle PMI.
    In tal modo si rafforzerebbero i Confidi, si avrebbero pochi interlocutori, già più avvezzi e "professionali" sul tema Tremonti bond delle singole PMI, e queste ultime potrebbero fruire di garanzie "aggiuntive".
    Ovviamente il tasso di interesse a carico dei confidi dovrebbe essere sostenibile, e non direttamente legato al rating.

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  2. Alessandro: Cosa vuol dire tasso "sostenibile"? Fai una quantificazione.
    Perchè non dovrebbe essere legato al rating? Perchè tanto tutti i confidi sono uguali?

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  3. Si parla di distribuzione di risorse pubbliche. In base a quale criterio oggettivo i Confidi ridistribuirebbero tali risorse alle PMI?

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  4. In base al merito creditizio delle singole imprese, è inutile finanziare chi è già morto e sepolto. Se le Banche non hanno voluto i Tremont Bond eroghiamoli ai Confidi sotto forma di finanziamenti subordinati a lunga scadenza.

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  5. In base al merito creditizio? Certo ma andrebbe definito in maniera oggettiva, altrimenti come al solito, gli amici di partito, cordata, categoria, sindacato, famiglia sono meritevoli e gli altri no.

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  6. Tanti Auguri a Tutti per un sereno futuro lavorativo. Lasciamo la sventura alle nostre spalle, certi che la Provvidenza aiuterà tutti noi. Felice Natale e Buona Vita

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