martedì 22 giugno 2010

Paper della Banca d'Italia sulla disponibilità delle banche a ristrutturare il debito



Uno studio di Giacinto Micucci e Paola Rossi, La ristrutturazione del debito e il ruolo delle tecnologie di prestito (Debt restructuring and the role of lending technologies, il testo è in inglese), arriva a conclusioni interessanti (cito dalla sintesi in italiano):
La probabilità di ristrutturare il credito alle imprese in financial distress è maggiore quando le banche affidanti: i) sono geograficamente vicine all’impresa; ii) si basano maggiormente sulle informazioni qualitative (soft information), che su precisi indicatori quantitativi (ad esempio, credit scoring); iii) sono caratterizzate da una struttura organizzativa decentralizzata, in cui le deleghe decisionali ai responsabili di filiali sono maggiori. La dimensione della banca affidante ricopre invece un ruolo solo secondario.
Questi effetti possono però essere bilanciati da alcuni interventi organizzativi e tecnologici: l’adozione di metodologie di credit scoring, infatti, aumenta la probabilità di ristrutturazione se tali tecniche vengono utilizzate anche nel processo di monitoraggio e se si accompagnano a una struttura maggiormente decentralizzata.

Luca

3 commenti:

  1. Sarebbe interessante sapere come i fin. ristrutturati sono colpiti dalle sofferenze o meglio le perdite fra ristrutturati e non. Insomma alle banche conviene fare il medico pietoso o fanno la piaga ancora più cancrenosa?

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  2. In effetti sarebbe bello sapere come è andata a finire qualche tempo dopo, la fine che fa il debito ristrutturato: se diventa finanza produttiva oppure semplice dilazione del default dell'impresa. La cosa avrebbe anche un rilievo analitico: andare a vedere quali dei debiti ristrutturati ha permesso veramente il rilancio dell'impresa e quale no, isolando le caratteristiche proprie delle aziende risanate e capendo perché alcune operazioni sono andate male.

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  3. I risultati dello studio corrispondono alla realtà che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
    In situazioni di crisi è sicuramente peggiore la condizione delle p.m.i. prevalentemente finanziate dalle grandi banche, meno flessibili nella gestire caso per caso delle diverse situazioni.
    Anche per i confidi è più difficile far pesare la loro possibilità di intervenire a sostegno di piani die rilancio.
    E' un fattore di rischio di cui le imprese dovrebbero tenere conto nel decidere il mix di rapporti di finanziamento con il sistema bancario.

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