[continua dal post precedente] Il panel del pomeriggio è stato aperto da Andrea Giotti (DG, Eurofidi), che si è soffermato sul pricing di equilibrio della garanzia nel contesto attuale di PD elevata.
Più di tante parole dicono i numeri che ha portato come esempio: il costo annuo di una garanzia personale 107 in assenza di aiuti è stato quantificato nel 15,2%, di cui 2,2% incidenza dei costi operativi, 5% di perdita attesa, 8% di assorbimento patrimoniale congruo; con la controgaranzia al 90% del Fondo centrale il costo annuo scende al 4,5%, composto dal 3,2% di costi operativi (maggiorati dagli oneri di gestione della contro-garanzia), 0,5% di perdita attesa e 0,8% di assorbimento patrimoniale. Giotti mi ha confermato le chiavi di lettura del foglio informativo Eurofidi che avevo avanzato qui: l'assorbimento patrimoniale entra direttamente nel costo della garanzia, nel senso che in assenza di trasferimento del rischio l'impresa deve metterci anche il patrimonio aggiuntivo che serve al confidi per coprire la nuova esposizione (nei modelli di pricing canonici entra la remunerazione annua del capitale, non tutto il caitale). Quindi, di fatto, l'apporto di capitale pubblico o la controgaranzia a ponderazione zero sono condizioni necessarie per far lavorare i confidi. Sono rimasto un po' così: questi numeri, mi pare, danno ragione ai fans dalla garanzia diretta. Perché serve un confidi? Perché la banca spenderebbe (e farebbe pagare) più del 3,2% per gestire la pratica con MCC?
Ferruccio Vannucci (DG, Artigiancredito Toscano) ha raccontato l'esperienza dei primi 18 mesi da 107. Vannucci ha parlato di conto economico "sotto assedio". I tassi di default di ACT sono saliti dall'1,15% del 2006 all'1,72% del 2009, ma restano inferiori alle medie di sistema per il retail (Banca d'Italia a livello nazionale ha registrato l'inverso, cioè qualità doppiamente peggiore per il credito garantito). Per difendere l'economicità, non serve aumentare le commissioni (attira aziende più fragili), né aumentare i volumi (brucia i margini di capitale libero): si deve puntare ad arricchire e diversificare i servizi e a contenere il costo del personale. Per questo è bene che i confidi siano guidati da un management forte e autonomo rispetto alle istanze locali delle associazioni sponsor.
Gianni Triolo (AD Commerfin) ha illustrato i caratteri unici del suo confidi di 2° grado ex Legge Bersani, lamentando un vulnus inferto da Basilea: come è noto, le filiere di garanzia a due livelli sono disincentivate perché le contro-garanzie 107 di garanzie 106 non sono eleggibili. In questo contesto Commerfin sta delineando le sue strategie future di 107 di secondo grado (ha presentato quest'anno domanda di iscrizione).
Bartolo Mililli (AD Confeserfidi Scicli) ha parlato soprattutto di distribuzione e consulenza. La rete di agenti e le filiali di Confeserfidi offrono alle aziende un'assistenza di base per la gestione dei rapporti bancari. Inoltre fanno uso di un modello del TAEG di filiera per dimostrare i benefici netti della garanzia (assistita dal contributo regionale sul tasso). Bartolo vorrebbe anche far piccoli prestiti per cassa (fino a 30.000 euro), ma su questo deve convincere la Vigilanza, che invita alla prudenza.
Dino Barranu (DG Finsardegna) ha testimoniato le difficoltà finanziarie e i problemi occupazionali delle piccole imprese sarde, con tassi di default a due cifre in alcuni settori (come le costruzioni). Finsardegna (che come ACT è 107 dal 2009 e opera a livello regionale) ha rinsaldato e qualificato i rapporti con le imprese, cercando una sintonia altrettanto stretta con le banche, per cogliere in tempo i segnali di disagio e intervenire prontamente, anche in forme inedite, come le garanzie sul precontenzioso (ovvero, con intervento ai primi arretrati) e le garanzie sui piani di rientro concordati con l'Agenzia delle entrate (il 25% dell'operatività).
Ha chiuso i lavori Rodolfo Ortolani (DG, Unicredit Banca) che ha sottolineato l'impegno del suo gruppo a sostegno della continuità aziendale delle piccole imprese, non senza sacrifici in conto economico. Mi è piaciuto il suo invito finale ad ascoltare le "urla da futuro" che provengono dai giovani (penso di avere figli in età simile), e a darsi da pare pensando soprattutto a loro.
Il convegno è stato molto ricco. Per iniziative future sarebbe bene dare più spazio alle testimonianze dalla prima linea, perché lì si ha la conoscenza genuina, originale, della realtà e dei suoi problemi.
Luca
PS: Trovate qui le slide di tutti gli interventi.
Ho notato anch'io, nell'intervento di Giotti, Eurofidi, quell'asssorbimento dell'8% traslato seccamente nel pricing. Secondo me è un errore che porta a risultati insostenibili. Un saggio seduto accanto a me ha ipotizzato fosse stato fatto scientemente per battere cassa.
RispondiEliminaPenso abbia ragione il tuo vicino di banco. Eurofidi ha degli ottimi ingegneri finanziari, conoscono perfettamente le formule di pricing risk adjusted. Però, come ho scritto nel post, l'appello potrebbe trasformarsi in un autogol: perché pagare a un confidi il 3,2% di costi operativi e scaricare sul fondo il 4,5% di perdita attesa e i 9/10 delle eventuali perdite inattese? A questo punto la banca va direttamente al Fondo centrale, potrebbe persino caricare fino al 3,2% (pesato per la quota garantita) sul tasso e il cliente non ci perderebbe nulla.
RispondiEliminaFinché ci sono pesci che abboccano si pesca.....
RispondiEliminaUn'altra cosa ha detto Giotti circa l'ipotizzato numero finale di 107, 45 soggetti in tutta Italia. Secondo lui sono troppi. E secondo me ha ragione. Il fatto è che il mondo dei Confidi si sta dividendo fra national player e local player. Eurofidi, fra l'altro, prima o poi riuscirà a farsi dar ragione sui Formigoni bond (che dovrebbero aiutare tutti i Confidi operanti sul territorio, anche se provenienti da un'altra regione, e non solo i locali). E questo spazzerà via i Confidi medio-piccoli. Ho parlato con il collega del Veneto è mi ha detto che stanno cominciando a capire che l'unica forma agevolativa fattibile è la trasposizione su base regionale del FCG.
RispondiElimina@Tom: ecco quanto riportato nel bilancio semestrale Intesa Sanpaolo al 30/6:
RispondiElimina"il Gruppo ha ottenuto l'autorizzazione da parte dell'Organo di Vigilanza all'utilizzo del metodo IRB Foundation per il segmento Corporate su un primo perimetro di società [... dal] 31 dicembre 2008.
[...]
Nel corso del 2008 erano stati implementati i modelli di rating e i processi creditizi per i segmenti SME Retail (piccole e medie imprese) e Retail (Mutui residenziali) e nel 2009 è stato completato lo sviluppo del modello di LGD (Loss Given Default). A partire dalla segnalazione al 30 giugno 2010, il Gruppo è stato autorizzato da Banca d'Italia all'utilizzo del metodo IRB per il segmento Mutui Retail, mentre entro la fine dell'anno e nel corso del 2011, rispettivamente, è previsto l'inoltro dell'istanza di validazione dei metodi IRB avanzato per il segmento Corporate e IRB per il segmento SME Retail.
Lo sviluppo dei modelli di rating relativi agli altri segmenti e l'estensione del perimetro societario, ambito della loro applicazione, procedono secondo un piano progressivo di adozione dei metodi avanzati presentato all'Organo di Vigilanza."
A quanto pare non sono ancora sotto IRB le esposizioni verso banche e assimilati. Ne concluderei che i rating confidi di Intesa Sanpaolo sono ad uso gestionale, ma non regolamentare.
Fantastico quanto l'intervento di Ferruccio Vannucci (DG, Artigiancredito Toscano) .
RispondiEliminaHa raccontato l'esperienza dei primi 18 mesi da 107. Vannucci ha parlato di conto economico "sotto assedio". I tassi di default di ACT sono saliti dall'1,15% del 2006 all'1,72% del 2009, ma restano inferiori alle medie di sistema per il retail (Banca d'Italia a livello nazionale ha registrato l'inverso, cioè qualità doppiamente peggiore per il credito garantito). Per difendere l'economicità, non serve aumentare le commissioni (attira aziende più fragili), né aumentare i volumi (brucia i margini di capitale libero): si deve puntare ad arricchire e diversificare i servizi e a contenere il costo del personale. Per questo è bene che i confidi siano guidati da un management forte e autonomo rispetto alle istanze locali delle associazioni sponsor.
Justice boomerang !
Verrebbe da dire che i pesci-Confidi si sono volontariamente gettati nel laghetto 107 ma ora che l'acqua si rivela scarsa si dibattono alla ricerca di una soluzione (attività alternative, diversificare i servizi etc) ma ......
RispondiElimina@Gambatesa: sei d'accordo con Vannucci o metti tra le righe qualche pensiero laterale che non riesco a cogliere? Justice boomerang: chi ha lanciato il boomerang? Chi è la Giustizia?
RispondiEliminaScusa, ma noi montanari trentini siamo un po' gnucchi.
Sono d'accordo con Vannucci .
RispondiEliminaIl Boomerang lo hanno lanciato le Associazioni di Categoria .
Il Boomerang è una strategia di Business che doveva "servire" alle associazioni ma che, fisiologicamente, non è gestibile dalle stesse a loro piacimento e intreccio "extracontabile".
La giustizia è l'inizio delle prime "crepe" di un sistema che prevedeva meno di venti "107" in tutt'Italia ( lo disse un autorevole dirigente di BI nel 2007) e che invece ne sta' generando almeno il doppio.
Il pensiero laterale è incardinato sul conto economico "sotto assedio" .
Ma è molto laterale , diciamo che è un
lungolinea !
IAS o non IAS!
Adesso ho capito meglio. Però ormai è fatta. E le Associazioni dovranno prepararsi a cambiare registro non soltanto sulla governance confidi, ma anche su altri fronti (rappresentanza, servizi di consulenza, coordinamento con altre associazioni, ecc.).
RispondiEliminaE' una rinascita (speriamo).
Eurofidi avrà anche degli ottimi ingegneri finanziari ma chi fa i conti così non è neanche geometra (con rispetto per tutta la categoria). Se il costo annuo di una fidejussione (che è un credito di firma e non di cassa) arriva al 15,2% o la somma non fa il totale oppure le componenti elencate sono numeri pseudo casuali generati da un modello montecarlo che gli avanzavano su un foglio di brutta copia. Sommare l'assorbimento di capitale ai costi operativi e a tutti gli altri è come dire al cliente: ehi pirla, dammi il capitale da mettere a presidio per il rischio del prestito che ti sto garantendo. Non solo, dire che è il 15,2% all'anno vuol dire che per i prestiti pluriennali deve essere versato ogni anno!!! Beh, scusate, son capace anch'io di fare un confidi in questo modo. Se poi c'è la controgaranzia del 90% (in lettere novanta per cento ovvero cento per cento meno dieci per cento!!!!!!!!) allora la garanzia mi costa solo (SOLO!!!!!) 4,5%? Alla facciaccia della professionalità di cui Eurofidi si vanta. Non ci posso credere: secondo me Giotti si è spiegato male o io non ho capito un bel niente.
RispondiEliminaQualcuno mi illumini....
Su IntesaSanPaolo: se è vero che non ha un modello di rating valido ai fini regolamentari vuol dire che l'affermazione fatta in pubblico sugli assorbimenti di capitale non è vera.
RispondiEliminaE poi banchieri si stupiscono se le banche hanno la stessa reputazione della classe politica.....
Una banca può usare un rating interno a fini gestionali (pricing, accantonamenti, performance Risk adjusted) anche se non è applicato a fini di Basilea. Penso che sua questo il ca di Intesa San Paolo.
RispondiEliminaPS inserendo il commento dal telefonino mi è scappato il nome Gigi, in realtà sono Luca
Disambiguazione: il Gigi delle 23.56 non è il vero Gigi. Si firmi come Gigi2 o Gigi_qualcos'altro, prego.
RispondiEliminaCaro Gigi (quello vero), sono pefettamente d'accordo con te, infatti sono convinto che Giotti si sia sbagliato.
RispondiEliminaUn'altra cosa su cui spesso c'è ambiguità è nella % di intervento del FCG. Nel Nord è il 90% del 60%, quindi alla fine il FCG garantisce il 54%, il confidi il 6% (con ponderazione 20% se 107 o 100% se 106) e la banca resta a rischio pieno sul 40%. Il TAEG del finanziamento, per il cliente, è la media ponderata delle tre frazioni. E' su questo TAEG ponderato che il cliente deve fare i suoi conti di convenienza. Certo con quelle commissioni, se vere, la convenienza, se c'è, è piccolissima.
Amici, il DG di Eurofidi non si è sbagliato. Provate a leggere il foglio informativo trovate le stesse cose.
RispondiEliminaLuca, Giotti non si sarà sbagliato sul 3,2% di costo operativo (comunque eccessivo), ma sull'8% di assorbimento direttamente traslato sul tasso è inaudito. Proprio nel senso che non si era mai sentito prima. Allora le banche che non lo fanno regalano i propri soldi? Esse hanno ingegneri finanziari incapaci? Boh!
RispondiEliminaE' evidente l'esosita ' del costo, soprattutto considerando che, a quanto pare, non e' minimamente differenziato per rating. A parte considerare 'etico' chiedere il capitale direttamente all'impresa, tuttavia questo fa pensare all'economicita' '" dell'esercizio dell'attività di rilascio di garanzia, e questo vale anche per tutti gli altri confidi: c'è spazio per il rilascio di garanzia??? Il famoso ombrello di sapio....
RispondiEliminaNel caso poi di EF c'è anche il rischio di selezione avversa.... e dunque l'eventualità di importare bulimicamente rischi per mantenere la copertura patr. in un circolo sempre più pericoloso. Chissà dove condurrà tutto ciò ....
Se è tutto vero faremmo opera pia ad urlare ai quattro venti "lontano da Eurofidi"!
RispondiEliminaA questo punto non resta che intimare: "Radamès, discolpati!", e in caso di silenzio allertare la stampa. Non sarebbe servizio pubblico? Certo non staremmo simpatici a Ef ma alle migliaia di aziende associate faremmo un favore (e anche a qualche confidi concorrente).
Io continuo ad avere un dubbio. Non è che sono conti "ad usum politicum"? Di fatto non applicano quei tassi ma tassi inferiori e pretendono riconoscenza (non dovuta) dai clienti e dai politici?
RispondiEliminaGigi e Sapio: non drammatizziamo! Se operasse senza controgaranzia del Fondo, Eurofidi chiederebbe la copertura dei costi di struttura e della perdita attesa come commissione, più una sottoscrizione di capitale dell'8%. E' quello che dice il foglio informativo ex normativa sulla trasparenza. Ma a quei costi, chi potrebbe operare? Nessuno. Allora, si opera soltanto con la controgaranzia. Eurofidi è il maggior fruitore ed Fondo centrale.
RispondiEliminaAllora Luca mi stai dicendo che se Eurofidi fa delle commissioni appena potabili per le aziende è solo (e sottolineo solo) perché c'è il fondo centrale che presta la controgaranzia che in quanto prestata dallo stato è pagata da Gigi con le sue tasse.... e qualcun altro, Luca, Sapio, Dodona, etc.
RispondiEliminaAh, se è così stanotte dormo già meglio....
Luca, ma se i conti di Giotti sono corretti e noi sbagliamo, allora non c'è più posto in Italia per i Confidi che operano senza gli aiuti dello stato veicolati dal FCG.
RispondiElimina@ Luca, grazie della risposta sul rating Intesa Sanpaolo. Conincide con le mie informazioni, avrebbero dovuto specificare la differenza tra rating gestionale e regolamentare.
RispondiEliminaCon i tassi di default di alcuni settori o regioni fare garanzie non cappate e non agevolate a prezzi sostenibili è utopia. Da mesi constato che il prodotto "garanzia a prima richiesta" vive soltanto se dietro c'è il Fondo centrale, salvo rare eccezioni (se ne conoscete, segnalatele cortesemente, ne parlo volentieri).
RispondiEliminaQuesto non vuol dire che non ci sia posto per i confidi, perché il bisogno di affiancamento nel rapporto con la banca è sempre vitale. Il confidi garantisce la quota di rischio che può permettersi (nel caso del Fondo centrale è il 10%, negli altri dipende dai fondi di cui ancora dispone, e dalla generosità - e dalla profondità delle tasche - dei suoi sponsor locali).
Però, Sapio, i confidi servono, devono cambiare, devono essere selezionati e valutati, ma servono sempre di più.
Nel calcolo del costo della garanzia andrebbe sommato il costo del capitale immobilizzato, non il capitale immobilizzato.
RispondiEliminaE' un palese errore di calcolo. Mi sembra strano che sia stato fatto deliberatamente davanti ad un uditorio qualificato.
Oracolo: lo ribadisco, non è un errore, semmai un'imprecisione terminologica. Nei fatti, Eurofidi chiede (a quanto dichiarato nei suoi fogli informativi) una sottoscrizione di capitale sociale all'erogazione di garanzia che copre il requisito patrimoniale originato dai nuovi volumi. Non è un costo, d'accordo, ma sono soldi che escono dalle casse dell'impresa, e non si sa se e quando ci tornano (tenendo conto anche dei vincoli che Basilea 3 porrà all'esercizio del recesso alla scadenza del rapporto di garanzia). Questo in assenza di controgaranzia. Se c'è la controgaranzia, il rischio di perdita inattesa lo copre lo Stato (al 90%) e si evita il salasso.
RispondiEliminaLa questione non è accademica, qui il problema non è l'algoritmo, è che non ci sono altre fonti di capitale proprio per sostenere lo sviluppo delle erogazioni!
L'errore di Giotti era manifesto. L'8% di assorbimento di capitale non è un costo tout court, ma è un costo nella misura in cui non posso investire tali somme in strumenti più redditizi. Quindi è un costo opportunità, che può arrivare, a mio avviso, a un massimo del 2% per assorbimento e quindi a uno 0,16% di impatto sul costo della commissione.
RispondiEliminaAlla mia osservazione sul punto fatta a fine convegno, Giotti ha risposto (evidentemente seccato) che lui è prudente e quindi preferisce sbagliare i calcoli in eccesso piuttosto che in difetto.
A mio avviso i calcoli è opportuno farli bene sempre ed evitare di eccedere in entrambe le direzioni. Dire che il costo di equilibrio della garanzia è pari al 15% vuole dire fare terrorismo e far passare il messagio che solo i grandissimi confidi possono stare sul mercato.
Ho apprezzato molto di più la relazione di Vannucci che mi è parsa equilibrata (anche se tendente al pessimismo).
Penso anche io che 45 confidi 107 non possano reggere. Comunque, la stima condotta da me e altri in BI nel 2007 stimava 52 confidi 107, sarebbe interessante sapere quale alto dirigente lo stesso anno parlava della metà!!!.
Ma correttezza vorrebbe che qualsiasi calcolo per la costruzione di una ipotetica commissione di equilibrio partisse da dati corretti.
Da questa discussione emerge evidentissimo che la mission dei confidi non può escludere l'essere veicolo delle politiche pubbliche di sostegno al credito d'impresa. Chi pensa a confidi che, autonomamente, senza l'intervento pubblico, riescano a stare sul mercato delle garanzie e contemporaneamente in equilibrio gestionale pensa a confidi che al momento non esistono, e su questo aveva ragione, dimostrandolo analiticamente, Piatti nel suo libro di qualche anno fa.
RispondiEliminaSe ne faccia una ragione chi pensa che i confidi possano vivere di solo garanzie e a meno che non si trovino attività molto più redditizie con le quali sussidiare l'attività di garanzia, il ruolo del pubblico rimane intrinsecamente connaturato all'attività di questi soggetti.
Se non è così qualcuno me lo dimostri.
I patrimoni dei Confidi 107, TUTTI, non possono assolutamente garantire sul medio periodo (2/5 anni) importanti flussi di finanziamenti assistiti da garanzie ad assorbimento patrimoniale, siano esse Basilea 2 compliant o meno. Rammento infatti che la tradizione dei testi di convenzione adottata da molti confidi prevede il rilascio di garanzie sussidiarie ad assorbimento patrimoniale che per la loro natura giuridica non sono ovviamente eligibili.
RispondiEliminaL'intervento del FCG è quindi fondamentale ma non risolutivo per costruire un piano industriale di un Confidi 107 e stesso dicasi per la diversificazione del business.
Una possibile soluzione è la diversificazione delle forme tecniche prestate dai Confidi: tranched cover e garanzie sussidiarie segregate sui fondi rischi monetari. Questa soluzione l'abbiamo già concordata con il rinnovo delle Convenzioni con le Banche partner.
@ Excelsus, ma ne abbiamo parlato fino alla noia: le prime sono difficilmente fattibili e le seconde non sono eligibili! Se le garanzie sono prestate a banche nasometriche allora vanno bene!
RispondiEliminaCome ho provato a dire l'altro giorno alla Sapienza le risorse del FCG non sono infinite. Quindi fare un business plan basato solo sulla copertura dell Stato mi sembra un po' avventuroso (questa era la parte della relazione di Vannucci che non mi convinceva).
RispondiEliminaOccore sul punto fare un breve commento al facile sarcasmo di Ottaviani (Unicredit) che prima dice "finchè c'è il FCG me lo magno" (sottinteso, e chissenefrega del dopo) e poi fa una tirata strappa-lacrime (meglio, strappa-applausi) sulle prospettive di lavoro dei nostri giovani. Se l'etica di banker e confiders è attingere alla greppia dello Stato a più non posso finchè ce n'è, almeno si abbia il buonsenso di evitare prediche sulle opportunità da dare alle generazioni future.
@ Claudio, si chiamava Ortolani e non Ottaviani. Sai una cosa di cui nessuno ha parlato: della convenienza per le banche ad avere rapporti con i Confidi, visto che fanno spesso e volentieri, ed in assoluto silenzio, accordi a saldo e stralcio. I Confidi (non tutti ovviamente) scompaiono in silenzio (o continuano dopo segretissimi accordi in perdita) e nessun banchiere che abbia la capacità di far di conto rispondendo a questa domanda: "ma alla fine ci guadagniamo o perdiamo ad avere rapporti con loro?".
RispondiEliminaCaro sapio al momento non c'è alternativa o meglio l'alternativa è sperare che Giulio vinca al Superenalotto e rifinanzi il FCG per i prossimi decenni.
RispondiEliminaHa ragione Claudio fondare un piano industriale di un Confidi solo sul FCG è pura follia. Con noi anche il tuo Istituto se ne è fatto una ragione visto che ha sottoscritto la nostra Convenzione binaria...
Caro excelsus, parole sante: Giulio però il Superenalotto l'ha già vinto visto che da gennaio a settembre ha incassato 4,46 mld di euro da lotto e lotterie (fonte Bollettino bankit n. 62, appendice statistica). E' che, come cantava qualcuno che l'x-factor ce l'ha sicuramente, siamo nel paese dei cachi e con le lotterie ci mandiamo avanti la gestione ordinaria dello stato.
RispondiEliminapiu' leggo questo dibattito tecnicista piu' mi accorgo di quanto man mano ci si renda distanti dall'obiettivo primigenio: agevolare l'accesso al credito delle pmi.
RispondiEliminaScusate la polemica, ogni tanto ci sta..
Il vero rischio, motore degli altri, e' l'autoreferenzialita' coperta dal "rispetto delle normative" adducendo fra l'altro il sostegno di oscure modellistiche.
Fra l'altro i "moderni" e autonomi ed esemplari mega confidi, di grande dimensione, risultano con patrimonio scarso rispetto ai modesti, desueti, antichi confidi retti dalle terribili associazioni di categoria. (Vedi l'impietosa ricerca di Parini)
Se questo e' il risultato: 2 passi indietro per andare avanti.
@Luca, una quota di partecipazione al capitale, la cosiddetta "quota di utilizzo" è richiesta tuttora da moltissimi confidi, con l'ottica di FIDELIZZARE la clientela sui fidi a breve e con richieste sull'ordine dell'1% del garantito, ben distanti dall'assorbimento del capitale. Si tratta di un esborso finanziario una tantum, che proprio non vedo che c'entri col costo "annuo" della garanzia.
RispondiEliminaPerò se fosse così facile trovare clientela disposta a metterci anche il capitale perché non facciamo un confidi Tu, Claudio ed Io. Se va bene guadagnamo, se va male il capitale è dei clienti.
Riusciremo a mettere a dieta i pescecani?
@ Oracolo: scusa, ma sono offeso.... perché non pensi anche a me, che qualche post fa dicevo "Beh, scusate, son capace anch'io di fare un confidi in questo modo."
RispondiEliminaps
Pare che l'autocitazione vada di moda, il Parini confidologo (non il letterato) si autocita a iosa nel suo articolo, neanche Sgarbi (il politico, non il critico d'arte) è tanto vanitoso.
@Oracolo: hai ragione, i confidi chiedono quote di partecipazione al capitale che possono andare dall'1% del garantito in su; altri chiedono depositi cauzionali o apporti a fondi rischi collettivi (nel seminario smefin sull'equilibrio gestionale le chiamavo appunto forme di mutualità); il presupposto ragionevole è che questi apporti integrino una dotazione di base di patrimonio già di per sé adeguata; il fatto che che siano per l'impresa un costo definitivo o un attività destinata ad essere rimborsata dipende dalle perdite che il confidi avrà dopo: potrebbero mangiarsele tutte, o impoverire il patrimonio a livello tale da non consentire al confidi di evadere le richieste di recesso dei soci che chiudono il rapporto di garanzia in bonis. Ricordo nuovamente che Basilea 3 stringe sulla libertà di uscita dal confidi (un problema che naturalmente toccherà i 107 non i 106).
RispondiEliminaScusate, a parte tutte le considerazioni fatte finora, ma il requisito patrimoniale per i Confidi non è del 6%? Perchè Giotti indica l'(%? Fa forse raccolta?
RispondiElimina
RispondiEliminae.c.
RispondiElimina(...) "indica l'8%?" (...)
@Gigio, Giotti indica l'8% perché, nella sua prudenza, pensa ad una clientela corporate. Per la clientela retail sconto 25%.
RispondiElimina@Gigi, mi scuso per la dimenticanza....
Indica l'8% perché è un dato prudenziale pari al minimo regolamentare più un margine.
RispondiEliminaConfermo quello che ha detto Luca. Per Giotti l'8% è un limite minimo dato dal livello minimo del 6% più un buffer (o cuscinetto) prudenziale del 2%.
RispondiEliminaTale valutazione la condivido pienamente. E' dura per un 107 stare sul mercato con un patrimonio pari o appena superiore al 6%. Un patrimonio all'8% consente di lavoro con un dicreto margine.
@gigi. è vero Gigi che Giulio ha incassato la cifra iperbolica che dicevi ma l'ha già anche impegnata. Quindi dovrà anche vincere i 160 milioni di euro messi in palio per rifinanziare il Fondo.
RispondiElimina... e se smettessimo tutti di giocare al lotto e similari non è che a Giulio prende un colpo? mh... Se po' fa'
RispondiEliminaSolo per amore di verità: i Confidi subiscono un assorbimento minimo del 6% se non raccolgono provvista dal pubblico e garantiscono corporate. Subiscono un assorbimento del 6%x0,75se non raccolgono provvista dal pubblicos e garantiscono retail + altri requisiti (es < 1 ME). Un assorbimento dell'8% significa che o intendono raccogliere provvista dal pubblico o dotarsi di un margine come fatto notare sopra.
RispondiEliminaScusate l'intromissione, anch'io ero presente al convegno e sono rimasto sconcertato da questi punti:
RispondiElimina-dall'intervento del direttore dell'ACT quando ha elogiato il risultato del loro bilancio chiuso in positivo di ca. 1,2 mln..... accennando poi che la Regione Toscana ha fornito un contributo "una tantum" giustificato con la fusione dei vari confidi di 5 mln (questo vuol dire che avrebbe chiuso in perdita secca!?!)
quando ha detto con tranquillità che nel 2010, non prevedendo altri contributi hanno "leggermente ritoccato le loro commissioni.... di circa il 20%"
- tutti i confidi 107 relatori hanno dichiarato che in questo momento la loro operatività è figlia del Fondo Centrale di Garanzia, grazie al quale hanno potuto controgarantirsi e rispettare i vincoli 107, che visti i costi fissi di questa vigilanza tutti dovrebbero ricorrere all'ampliamento del territorio ove operare e caricarsi di "maggiori rischi" grazie alle pratiche che le banche in questo momento stanno girando ai confidi. Ma che non lo faranno, che non allenteranno i loro criteri di valutazione del credito.
Mi pongo queste domande:
La disponibilità del FCG quanto realmente copre le controgaranzie rilasciate. Che moltiplicatore "reale" ha? Immaginiamo poi questo dato se veramente si realizzasse l'estensione del FCG anche alle operazioni pregresse come richiesto dai 107!
Ogni giorno nelle varie direzioni mi trovo con pratiche deliberate OVE "...si richiede intervento AL 50% DI primario confidi gradito all'istituto bancario..." e difronte alla nostRa valutazione negativa, nell'arco di cinque minuti il funzionario trova almeno tre confidi pronti a deliberare la pratica telefonicamente....
Oggi nella crisi che viviamo purtroppo noi confidi siamo considerati dalle banche "venditori di garanzie" ed aggiungo giustamente visto che c'è chi lo fa per aumentare i propri volumi e poi come qualcuno ha detto grazie a vincoli di partecipazione nel capitale sociale, a vincoli di sindacati di categoria o politici si ottengono le chiusure a saldo e stralcio.
Da qui nascono i mugugni alla vigilanza e le richieste di un'alleggerimento di tali vincoli.
Alla fine della fiera ho avuto "l'impressione" che tutti i vari 107 intervenuti, chi con i numeri chi a parole non hanno fatto altro che chiedere l'intervento pubblico di Pantalone per coprire le loro carenze.
@ Maranale, il moltiplicatore dovrebbe essere 8 perché per ogni garanzia rilasciata assorbono il 12%. Però la garanzia copre nel Nord il 54%=60%x0,9 (nel Sud il 72%=80%x0,9)del prestito erogato.
RispondiEliminaQualcuno del FCG confermi o rettifichi.
Concordo con l'ultima osservazione Sapio. Da un colloquio informale avuto a suo tempo con il FCG, posso confermare la sua ipotesi. E il 12% non è certo piccola cosa.
RispondiElimina@ Excelsus: per favore mi mandi una mail col tuo recapito telefonico. Grazie.
RispondiEliminaCambio argomento, che voi sappiate c'è qualche confidi 107 iscritto nel 2009 che abbia già pubblicato l'informativa al pubblico (terzo pilastro)?
RispondiEliminaVedi questo link
RispondiEliminahttp://www.artigiancreditotoscano.it/images/stories/infomrativa_al_pubblico_31_12_09.pdf
@ Alex: Grazie.
RispondiElimina