Ho pensato spesso in questi giorni agli amici padovani e vicentini colpiti dall'alluvione. Alcuni li ho sentiti, e mi ha fatto piacere sapere che stanno bene. Li ho ripensati leggendo le parole di Antonio Favretto riprese in un volantino di altri miei amici veneti:
«Abbiamo telefonato alla Protezione civile, sono stati gentili ma ci hanno dirottati sui vigili urbani – dice Antonio Favretto, presidente dell’azienda di famiglia (siamo alla terza generazione) –, loro ci hanno detto che avevano altre emergenze, che avremmo dovuto attendere.Offro queste testimonianze a tutti i visitatori di aleablog.
Ci siamo mossi da soli, abbiamo fatto venire una ditta per gli spurghi, abbiamo trovatole pompe, cercato container per portare via tutto». (…) Da martedì hanno lavorato tutti senza sosta, «al limite del collasso fisico, altro che un’ora di straordinario» (…)
Due milioni di danni, ma Favretto riesce a vedere il lato positivo: «L’esperienza di questi giorni è stata per certi versi meravigliosa, è stato bello vedere tutti, ma proprio tutti, lavorare con il solo scopo di rimettere in piedi l’azienda, i sindacalisti sono stati i primi a mettersi gli stivali per spazzare il fango. Nessuno ha protestato per lo stipendio in ritardo (…) Se questo clima pazzescamente unitario continuerà, posso dire che l’azienda avrà una marcia in più per affrontare il futuro».
(da un articolo di questi giorni de Il Sole 24 ore)
Luca
La testimonianza di valore (e di valori) che Luca ci riporta mi spinge a ricordare come il Veneto non sia sempre stato ricco come ora, ma solidale sì. Spesso, nei secoli, le acque hanno messo in difficoltà i suoi abitanti, ma in un modo o nell'altro se la sono sempre cavata (in queste ore ricorre il 59o anniversario della tragica alluvione del Polesine, e una delle cause non naturali furono i "mancati adeguamenti [...] da addebitare alla carenza di fondi disponibili per finanziare i lavori; fondi più volte richiesti dal Genio Civile di Rovigo ma mai erogati in maniera sufficiente dal Magistrato alle Acque e dal superiore Ministero dei Lavori Pubblici." cfr http://it.wikipedia.org/wiki/Alluvione_del_Polesine_del_novembre_1951).
RispondiEliminaSembra l'Italia di oggi e sono passati quasi 60 anni....ma anche a quel tempo la solidarità fu eccezionale.
Mi piace il richiamo al clima "pazzescamente unitario". I sindacalisti che si mettono gli stivali hanno capito che l'azienda è anche loro, nella misura in cui dà lavoro. Così bisognerebbe che l'Italia tutta trovasse un cammino "pazzescamente unitario" per ritrovare se stessa e lo scopo di un'unità che, a 150 anni di distanza, fatica ad essere un valore condiviso: a Nord e a Sud, a destra e a sinistra.
Eppure proprio 150 anni fa il "creatore morale del Risorgimento", Giuseppe Mazzini scriveva:
"La Patria non è un territorio: il territorio non ne è che la base. La Patria è l'idea che sorge su quello; è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. Finché un solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal voto nello sviluppo della vita nazionale - finché un solo vegeta ineducato fra gli educati - finché un solo, capace e voglioso di lavoro, langue, per mancanza di lavoro, nella miseria - voi non avrete la Patria come dovreste averla, la Patria di tutti, la Patria per tutti. Il voto, l'educazione, il lavoro sono le tre colonne fondamentali della Nazione; non abbiate posa finché non siano per opera vostra solidamente innalzate." (Dei Doveri dell'Uomo, 1860)
Certo, oggi queste parole sembrano un po' retoriche, ma hanno 150 anni! Ciononostante, sono sicuro che, né il sig. Favretto, né i sindacalisti le abbiano mai lette. Ma le mettono in opera lo stesso (almeno per quanto riguarda il lavoro).
Ormai un ciclo politico si chiude, e forse (l'autodefinitosi) migliore presidente del consiglio degli ultimi 150 anni se ne sta andando a casa. Le parole di Mazzini sono ancora attuali; dare un giudizio ai politici non è sempre facile e molte volte più che dare un giudizio si tende a tifare per una squadra. Voto (libertà, democrazia, autodeterminazione), educazione (crescita culturale e morale, miglioramento) e lavoro (sostentamento, autonomia economica, contributo sociale) poosono essere un metro per capire cosa si è fatto e dare un giudizio: chi per questo ha lavorato ha veramente lavorato per l'Italia. Gli altri no.
ps.
Scusate il pistolotto, ma quando ce vo' ce vo'......
Caro Gigi, W Mazzini, anche se dalla storia risorgimentale lo ricordo come un sognatore un po' casinista (absit iniuria verbis).
RispondiEliminaCasinista sì, ma anche grazie ai suoi sogni ed al suo casino s'è fatta l'Italia assieme a Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II.
RispondiEliminaAltri padri della Patria ce ne sono, ma questi sono i 4 grandi.