mercoledì 10 novembre 2010

Paper della Banca d'Italia sul rischio di concentrazione



Nei temi di discussione della Banca d'Italia è stato pubblicato un paper di Vincenzo Tola su La misurazione del rischio di concentrazione geo-settoriale (scaricabile dal link). Ecco il riassunto:
L’oggetto di questo lavoro è l’applicazione al sistema bancario italiano del modello di misurazione del rischio di concentrazione geo-settoriale di Pykhtin. L’impostazione proposta generalizza il modello di portafoglio da cui discende la formula regolamentare, rimuovendo le ipotesi di esistenza di un unico fattore di rischio sistematico e di infinita granularità del portafoglio. La differenza tra la perdita inattesa derivante dal modello proposto e quella stimata attraverso la formula regolamentare è interpretabile come misura del rischio di concentrazione. L’approccio presentato, essendo coerente con il framework di Basilea 2, produce una misura di perdita inattesa congruente con il requisito patrimoniale IRB. L’impostazione teorica suggerita ha quindi il vantaggio di “parlare il linguaggio dei supervisori”: consente di interpretare il divario esistente tra capitale regolamentare e capitale economico nonché di scomporre il rischio di concentrazione nelle sue due componenti (single-name e geo-settoriale). I risultati empirici mostrano la capacità del modello di produrre ordinamenti internamente coerenti e vicini all’intuizione economica: l’esposizione al rischio di concentrazione geo-settoriale è inversamente correlata alla dimensione degli intermediari.
Una lettura interessante su un tema importante nell'ambito di 2° Pilastro e ICAAP, anche per i confidi.

Luca

3 commenti:

  1. ciao prof.
    l'hai letto?
    centra qualcosa con la diversa ponderazione per il rischio verso alcune controparti?
    cercasi volontari a riassumere.
    ciao, grazie.

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  2. @Andrea: Non l'ho ancora letto approfonditamente. Riguarda il secondo pilastro e considera l'estensione del modello dei coefficienti di capitale usato nell'approccio IRB per incorporare il rischio di concentrazione. Non riguarda direttamente i coefficienti di capitale del primo pilastro, né i limiti fissati dalla normativa sui grandi rischi.
    (il riassunto dell'autore non è chiaro?)

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  3. Ci provo: gli intermediari sono esposti anche al rischio di concentrazione geo-settoriale. Questo rischio deve essere calcolato dagli intermediari nel 2' pilastro. Lo studio quantifica nel 9,1% l'aumento medio del requisito scaturente dal 1' pilastro a causa della concentrazione. Tale aumento è inferiore per i grandi intermediari e superiore per i piccoli intermediari i quali sono più concentrati.

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