giovedì 7 aprile 2011

Fondo centrale: nuovi criteri di ammissione dei confidi e riduzione delle quote di copertura.

In un commento ad altro post, Saverio Tani mi ha informato gentilmente della pubblicazione in Gazzetta del DM (MISE) del 18/03/2011 (NB: ho integrato il pdf linkato sul sito del FCG che mancava della pag. 90, grazie a Saverio per il patch). Il DM modifica i criteri previsti per autorizzare Confidi a certificare il merito di credito delle PMI, ai fini della ammissione dei confidi medesimi alla controgaranzia da parte del Fondo centrale. MCC informa della cosa con circolare n. 591. Inoltre Saverio anticipava che il Comitato (come successivamente delucidato da Enrico O.) ha deliberato che la garanzia diretta rilasciata dal Fondo viene riparametrata al 50% (al 70% per le 5 regioni del sud in obiettivo 1), e la controgaranzia diretta e sussidiaria viene riparametrata all'80%.
Tali determinazioni sono riportate nella circolare n. 592 di MCC. Le nuove percentuali ridotte si applicano alle domande presentate a far tempo dal 20 aprile. Rimangono ferme le più elevate quote di copertura previste per le gestioni speciali per le regioni meridionali (coperte da fondi PON e POI) e per l'autotrasporto.
Enrico ha espresso delle riserve di legittimità sul DM che restringe i criteri per l'ammissione dei confidi.
A una prima lettura ho notato che:

  • in sede di autorizzazione alla certificazione del merito di credito, si classificano in fascia 2 (penalizzante) i confidi che hanno un ratio patrimonio di vigilanza/garanzie (se 107) o (patrimonio+fondi)/garanzie (se 106) inferiore al 6%, o che evidenziano un tasso di perdita cumulata sulle esposizioni controgarantite negli ultimi dieci anni superiore all'1%; inoltre, non è più premiata l'incidenza delle operazioni a medio termine, che con la massa di mutui liquidità erogati dal 2009 è oggi un elemento di attenzione più che di soddisfazione;
  • in sede di monitoraggio, è prevista la possibilità di proporre al Comitato la revoca dell'autorizzazione ai confidi che evidenziano un tasso di sofferenza sulle esposizioni controgarantite superiore a 1,75 volte la media del Fondo.
I più informati e attenti colleghi dei confidi potranno certamente fare osservazioni più precise su cosa è cambiato (muoversi tra le disposizioni e i manuali operativi del FCG è un lavoro da esperti con buona memoria e tanta pazienza).
Quello che si evidenzia è la pressione a stringere sull'assunzione di rischio (riduzione delle quote, seppur contenuta) e a mettere sabbia negli ingranaggi delle procedure di presentazione delle domande, ponendo dei paletti alla corsia veloce delle pratiche pre-valutate dai confidi certificati (che portano a un'approvazione semi-automatica se lo scoring attribuito è di livello 1 o 2, il confidi certificato si impegna a non presentare domande con scoring 3, ovvero critico). In altre parole, un confidi poco patrimonializzato e/o carico di sofferenze perde credibilità come selezionatore del rischio.
Sicuramente le novità non finiscono qui per il Fondo. Rimane aperta la trattativa tra MEF, MiSE e Regioni per l'apertura a contribuzioni con fondi regionali (strada non facile). Le risorse si stanno esaurendo, e siamo al quarto mese del 2011. Prepariamoci ad altri giri di vite.
Io ho una proposta semplice, impopolarissima, ma la faccio lo stesso: differenziamo le commissioni per durata, ed eliminiamo le esenzioni. Con i tassi di sofferenza di oggi, se qualcuno si lamenta di una commissione dell'1% per garantire un pool di mutui liquidità settennali o decennali, ricordiamo che non stiamo mercanteggiando conchiglie tra selvaggi: il prodotto riassicurativo di FCG ha un costo di produzione che oscilla tra il 7 e il 25%. Il MiSE ha introdotto un metodo di calcolo dell'aiuto di Stato che tiene conto delle differenze di durata: applichiamolo anche per differenziare le commissioni a carico dei confidi, ponendole pari a una percentuale ragionevole del costo equo calcolato ai fini dell'ESL.
Se manteniamo un mercato amministrato dove i prezzi sono irrisori, e le quantità scompaiono in un buco nero.

26 commenti:

  1. @ Enrico, perché il decreto MCC 592/2011 è illeggittimo?

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  2. @ Luca: è corretto quello che proponi, nonostante il rischio impopolarità (che però è solo di prima istanza, perchè poi quei temi andranno discussi inevitabilmente....).
    Aggiungo solo un altro paio di considerazioni critiche.
    La prima: differenziare la percentuale di garanzia non assicura un grande sollievo in termini di "polmone finanziario" per le future operazioni (pari almeno a quello sperato) se non viene introdotto un modello di accantonamento (o calcolo rwa) che discrimini ciascuna posizione (sia in termini di rischio che di forme tecniche). E questo lo si può fare solo se a monte c'è uno strumento di valutazione, stile ECAI per capirci;
    La seconda: il FCG dovrebbe aprirsi a interventi più flessibili, ad es. ipotizzando (anche qui il rischio di impopolarità è in pratica una certezza) discriminazioni tra soggetti, tipologie di copertura e forme tecniche più o meno efficienti. Introducendo magari un prezzo della garanzia di equilibrio, pubblico, da cui eventualmente discostarsi in agevolazione.

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  3. @ Dodona, poiché una tale proposta (discriminazione o rating)è stata avanzata, ma non accolta dal Mise, sarebbe opportuno che qualcuno ci spiegasse il perché.

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  4. @ Claudio C: il perchè dovrebbe poi avere adeguata pubblicità.
    I motivi che limitano l'efficacia di uno strumento di tale portata dovrebbero consentire una attenta valutazione sull'impiego delle risorse pubbliche.

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  5. @Sapio: Intendiamoci prima sulla parola 'illegittimo' che potrebbe sembrare un termine forte, ma in realtà indica tecnicamente qualcosa di contrario alla legge. Il che di per sé non implica un comportamento intenzionale, potendosi realizzare qualcosa di illegitimmo anche in perfetta buona fede.

    Detto ciò, veniamo al perché, che rimane pur sempre una mia personale opinione e non è il 'verbo'.

    Il decreto 18.03.2011 intende dare attuazione ad una norma precedente (art. 3, comma 6, D.M. 248/1999).

    Quella norma parla di stabilire criteri oggettivi << sulla capacità di valutazione del merito di credito dei ... confidi ai fini dell'abilitazione a certificare che le piccole e medie imprese ed i consorzi risultano economicamente e finanziariamente sani, nonché a presentare le richieste di controgaranzia con riferimento all'insieme delle operazioni deliberate >>, cioè criteri sulla base dei quali stabilire quanto sono bravi i confidi a valutare il merito del credito delle PMI, così da poter essere abilitati a presentare richieste di controgaranzia con riferimento ad un 'insieme' di operazioni.

    Ma il decreto 18.03.2011 non fa questo. Il decreto valuta i confidi in sé (quanto sono grandi, quanto sono solidi, quanto NON sono sofferenti) e, come dice il titolo, lo fa << ai fini della ammissione dei confidi medesimi alla controgaranzia da parte del Fondo centrale >>.

    Questo non mi sembra dare attuazione a quella norma, ma tutt'altra cosa, neppure prevista o prevedibile nell'architetura generale sulla base della quale si è edificato lo strumento Fondo di Garanzia.

    Non pretendo certo di avere ragione. Ma forse vale la pena di approfondire e farsi delle opinioni indipendenti.

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  6. @ Enrico: la ratio della norma è, poiché il Confidi rischia insieme al FCG, allora se è stato bravo a non imbarcare sofferenze in passato allora è capace di valutare. Comunque per consolarti ti ricordo che BPG era autorizzata a certificare il merito di credito allorchè è stata commissariata. Quindi i criteri, diciamo così, hanno dei limiti....

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  7. Ai Confidi Merionali, avete capito che il decreto MCC 592 porta la quota garantita a vs carico al 14% dal precedente 8%?

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  8. @Sapio - Permettimi di dirti che la costruzione giuridica del tuo ragionamento non è corretta.

    La ratio che dici tu è la ratio dell'intero decreto 18.03.2011. Ma non è certo la ratio dell'art. 3, comma 6, del DM 248/1999 (basta leggerlo ... è palese).

    Possiamo essere d'accordo o meno su questa ratio del dm 18.03.2011 (tu di più, io di meno), ma non è assolutamente questo il punto. Il punto è un altro. E' metodologico.

    Il FdGaranzia con le sue regole non è il Parlamento (o il Governo) che ha ampi margini di discrezionalità nel redigere le leggi. Il FdGaranzia ha dei margini di discrezionalità molto ristretti e si deve muovere solo ed esclusivamente all'interno di quei margini. Se ne esce, commette un errore, che si traduce in un vizio di legittimità dell'atto.

    Per rimanere al nostro tema. L'art. 3, comma 6, DM 248/1999 stabilisce di fare una certa cosa. Ebbene, non è mica che il FdGaranzia - se quella cosa non gli piace, o è antiquata, o è al limite anche sbagliata - può considerarsi autorizzato a farne un'altra !! Non funziona così.

    Se il FdGaranzia vuole proporre un decreto dai contenuti (e con la ratio) del dm 18.03.2011, deve far introdurre dal legislatore, con provvedimento di legge di rango superiore, una norma di indirizzo che lo autorizzi a fare ciò. E solo dopo, semmai, sarà legittimato ad emanare un decreto avente i contenuti del dm 18.03.2011.

    Possiamo confrontarci sull'opinione che il dm 18.03.2011 sia legittimo o illegittimo. Ma ti sfido a trovare una norma di indirizzo (una norma primaria) che autorizzi o permetta al FdGaranzia di segmentare i confidi in tre categoria (il bello, il brutto ed il cattivo) al fine di adottare un trattamento discriminatorio.

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  9. @ Enrico, secondo te MCC doveva far passare gli esami di maturità finanziaria ai Confidi? Tu come avresti fatto? Con i quiz o con una commissione? Nell'ultimo caso mi offro gratis.

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  10. @Enrico e Sapio: mi pare che siamo di fronte a due problemi macro (l'insufficienza della dotazione di FCG e l'accumulo di sofferenze presso alcuni confidi) affrontato con un rimedio micro (i criteri di ammissione dei confidi certificati). Penso che la cosa giusta da fare sarebbe gridare sui tetti che il problema (i problemi) sono macro, e prendere decisioni proporzionate ai problemi.

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  11. Ma se non vogliono che gridiamo. Urlano di lesa maestà !

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  12. Qui dovrebbero gridare tutti, compostamente, per mettersi subito a studiare piani di intervento straordinario. Invece ho la percezione che ci sia una sorta di horror vacui, di paura che si rompa il giocattolo (che non è un giocattolo, ma la principale leva di contrasto del credit crunch spesa dal Governo). Occorre ripensarla, e affiancarla con altre azioni. Al momento il Fondo rischia di cedere sotto il peso di missioni sproporzionate ai suoi mezzi, e ai suoi fini originari.

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  13. @Luca Hai ragione che il dm 18.03.2011 è un problema 'micro'; il mio timore è che potrebbe presto diventare 'macro' a causa dell'uso che ne verrà fatto. Staremo a vedere.

    Quello che è invece 'macro'...scopico, secondo il mio punto di vista, sono i comportamenti del tutto discrezionali ed ai limiti dell'arbitrarietà. Te l'ho detto in altra occasione. Ne ho raccolti di ulteriori.

    Sono inoltre d'accordo sui problemi 'macro' da te citati (insufficienti dotazioni ed accumulo di sofferenze), ma questi per un verso se li sono andati a cercare (guarda i numeri del Fondo, tanto declamati, negli ultimi 2 anni) e per altro verso stanno lì a testimoniare che forse ... tutto sommato ... i confidi a qualcosa servono (altrimenti le banche non vi farebbero un così spinto ricorso).

    Io ne faccio una questione di mission e di sistema.
    Se la mission dei confidi è quella di agevolare l'accesso delle PMI al credito, il sistema deve prevedere l'intervento pubblico in maniera pesante, altrimenti non si (auto)sorregge.
    Se la mission è quella di far stare i confidi in piedi da soli, allora bisogna rivedere il sistema.

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  14. @Sapio - Dovendo far fare un'esame di maturità finanziaria, non so quale soluzione fra quiz o commissione d'esame sarebbe stata la più appropriata.
    Di sicuro però la mia integrità mi avrebbe vietato di 'violentare' i candidati ... per decreto !!!
    Non sono mai stato un convinto assertore della massima secondo cui il fine giustifica i mezzi. A volte va bene. Spesso no.

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  15. @Enrico, l'intervento pubblico pesante costa soldi veri, bastassero le affermazioni di principio saremmo a posto; quei soldi stanno per finire; essendo pochi, occorre impegnarli o spenderli oculatamente, proprio per continuare ad agevolare l'accesso delle PMI al credito. Qualcosa deve cambiare nel funzionamento del Fondo, proprio perché il Fondo non smetta di funzionare. Si dovrebbe parlarne con franchezza, cercando un punto di accordo possibile.

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  16. Si Luca, certo. Ne sono perfettamente consapevole e sul suo funzionamento mi trovi d'accordo. Mi chiedo solo se non si possa cominciare con una direzione concretamente pluralistica ed 'open minded' e magari modificarne le regole di gestione ... mie utopie.

    Ma quando parlo di intervento pubblico, non mi riferisco solo al FdGaranzia. Mi riferisco ad un mare di risorse pubbliche, anche comunitarie, che spesso sono impiegate un po' a casaccio.

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  17. E' vero, Enrico, e concordo con te che non si può tagliare fuori un operatore dal sistema con una regola generale ed astratta quando dietro ci sono problemi specifici e concreti, illudendosi che la regola li risolva.

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  18. Il futuro dei Confidi italiani è già scritto nel modello europeo delle cosiddette Banche/Enti di garanzia. I pochi soggetti che fra qualche anno lavoreranno sul mercato delle garanzia o saranno espressione di enti pubblici o saranno espressione del sistema bancario. La terza via, alias l'autosufficienza dei Confidi, presuppone il rilascio massivo di garanzie che non impattino sul patrimonio dei Confidi e quindi, fatto salvo il caso delle tranched cover, di garanzie non eleggibili.

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  19. Modello europeo delle banche/enti di garanzia. Interessante ... Quale?

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  20. I sistemi di garanzia a favore delle piccole e medie imprese, in sei contesti nazionali, sono caratterizzati da un rilevante e consolidato sviluppo del fenomeno: l’Italia, la Germania, la Spagna, la Francia, la Corea del Sud e il Giappone. Mentre il numero di organismi attivi è piuttosto limitato in Germania (20), in Francia (36), in Spagna (23), in Corea del Sud 18 e in Giappone (52), la situazione in Italia è assai particolare. Il nostro Paese si caratterizza infatti per un elevato numero di confidi (500 organismi che, secondo alcune stime, salirebbero addirittura a 700-800). La logica conseguenza di questa difformità è che la dimensione media di un consorzio fidi italiano è molto minore di quella degli analoghi organismi esteri, oltre al non marginale fatto che all'estero i Soggetti Garanti o sono espressione di Enti pubblici e assimilabili (CCIAA) o sono comunque partecipati dal sistema bancario.

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  21. Il sistema tedesco, per quanto più ordinato (per Laender) ha volumi di garanzie inferiori rispetto all'Italia. In Francia esistono tre reti di confidi, collegate a banche, camere di commercio, ministero delle attività produttive. Non dimentichiamo che in Italia abbiamo 4 milioni di microimprese, che generano una domanda di garanzia del tutto particolare.
    Non esiste un modello europeo, sebbene possiamo prendere degli spunti interessanti. Dobbiamo pensare a un nuovo modello per l'Italia.

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  22. E il nuovo modello dovrà prevedere la partecipazione alla compagine sociale dei Confidi di soci (Enti Pubblici/Banche)che possano far fronte ad eventali aumenti di capitale.

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  23. Come noto (almeno a Luca) non ho una grande dimestichezza con le problematiche economico finanziarie, ma ... la partecipazione di banche nel capitale dei confidi e magari nei loro CdA mi suona sempre come ...'vagamente incestuosa' (a meno che ovviamente sia escluso che quel confidi garantisca le banche proprie socie o comunque la garanzia sia limitata ad una quota realmente insignificante dei volumi).

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  24. Anche le banche e gli enti pubblici rischiano di finire i soldi. Per ripensare il sistema della garanzia non ci si può fermare al problema della raccolta fondi.

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  25. Paolo, non è una risposta da dare in due righe. Io ci ho scritto sul tema diverse cose, e ci sto ripensando in queste settimane. Tu come la vedi?

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