Per anni ho sostenuto che questo confine poteva stare lì dove era stato tracciato: la certezza della regola valeva di più della libertà di scegliere se diventare o no "107". Ero convinto, inoltre, che il passaggio a 107 fosse sostenibile anche per soggetti di taglia media (tra i 100 e i 150 milioni), e che la cura dell'assoggettamento a Vigilanza equivalente fosse salutare per la solidità e la professionalità del sistema confidi
Ho cambiato idea, e vi spiego perché:
- dei suddetti cinquanta iscritti, quanti lo sono per volontà, e quanti per coscrizione obbligatoria? Quanti reggerebbero lo scrutinio di un'ispezione della Banca d'Italia fatta domani? Ma soprattutto, quanti hanno cambiato offerta, spostandosi sulle mitiche Garanzie-Personali-A-Prima-Richiesta-Eleggibili-Per-Basilea-Due, presidiate da patrimonio?
- il sistema confidi rischia di spaccarsi in due o più pezzi; da una parte la popolazione dei confidi minori, maggioritaria per teste, dall'altra i 107, maggioritari per volumi, con regole, strutture di costo e quindi interessi completamente divergenti; la rappresentanza associativa rischia lo strabismo, o la schizofrenia; una parte vuole mantenersi piccola, libera e bella, l'altra vorrebbe essere supportata nello sforzo di crescita tecnica e organizzativa, e soprattutto vorrebbe precedenza nel finanziamento pubblico; risultato: un confronto permanente tra grandi e piccoli, come all'ABI, con la differenza che qui sono tutti deboli;
- il DL 141/2010 (riforma del TUB) introduce la vigilanza light sui confidi minori attraverso l'Organismo gestore del relativo elenco; è una prospettiva nuova rispetto alla legge quadro del 2003 che ha introdotto i 107; le regole dell'Organismo sono tutte da scrivere; possono essere scritte bene, e portare una vigilanza sostanziale e realmente "proporzionale" (altro mito) all'interno di tutto il settore confidi; se alziamo la soglia, la popolazione dei "minori" (qualifica da cambiare subito) acquisterebbe decine di soggetti importanti e qualificati; si frenerebbe la marginalizzazione dei confidi minori e la conseguente guerra di trincea in atto tra 106 e 107, con le amministrazioni pubbliche che si schierano un po' di qua e un po' di là, secondo i tempi e i luoghi.
Per gli attuali 107 che decidessero per il "downlisting", gli investimenti fatti per l'iscrizione non andrebbero persi: ad esempio, i sistemi informativi "107" (peraltro lontani dall'essere a regime) sono in molti casi offerti anche agli attuali 106, e si potrebbero tenere. Le cose su cui si è lavorato (a cominciare dal processo del credito) si recuperano al 100%. Lo stesso dicasi per i microadempimenti (trasparenza, antiusura, antiriciclaggio). Magari col senno di poi uno avrebbe potuto risparmiare qualche onorario di consulenza, ma del senno di poi son piene le fosse.
C'è però una condizione tassativa da rispettare perché l'eventuale innalzamento della soglia non produca altra confusione e conflitto: che la vigilanza sui "minori" sia fatta come si deve; che l'Organismo trovi un giusto bilanciamento tra il ruolo di controllore e quello di supporter della crescita virtuosa del sistema, del suo rafforzamento.
Perché questo accada c'è un passaggio preliminare: che la rappresentanza dei confidi arrivi ad esprimere un soggetto tecnicamente qualificato (distinto dall'Organismo supervisore) che faccia da hub, da centro servizi, da project manager, sbloccando con energie e competenze proprie tutti gli snodi legali, procedurali, informatici sui quali gli attuali 106 e 107 fanno fatica ad avanzare in solitaria. Penso a una divisione tecnica di AssoConfidi che porti avanti il lavoro sulle convenzioni, sugli schemi di bilancio e di segnalazione, sulle pratiche di fido elettroniche, sui modelli di controllo di gestione e dei rischi, sulle best practice organizzative. Un produttore di conoscenze e di servizi, non un mediatore o un gruppo d'acquisto che tramita servizi di terzi: il make rispetto al buy, se ben impostato, fa spendere di meno e produce un risultato che serve di più. Un soggetto unitario, sul quale tutte le associazioni di settore dovrebbero trasferire funzioni che attualmente svolgono ciascuna per sé e per i propri associati.
Questo passaggio non si può eludere. E' come affrontare una traversata oceanica. E' meglio commissionare un'unica imbarcazione che resista ai venti e alle tempeste, piuttosto che rimanere con quattro o cinque barche troppo piccole e poco equipaggiate, dove al massimo ci si può trovare per l'aperitivo sul molo, una sera da me e quella dopo da te.
A questo progetto sono disposto a contribuire con quello che posso fare, da solo, come gruppo Smefin, in collaborazione con le Associazioni, altri colleghi, consulenti, provider informatici. Se invece il sistema confidi si incagliasse sulla difesa dell'esistente, trovando l'unità d'azione soltanto sul batter cassa, non sarei in grado di fare alcunché di interessante ed utile, e anzi penso che se va avanti così prima o poi tornerò ad occuparmi di altro.
PS (23/4): per una tesi opposta alla mia (soglia zero, confidi tutti vigilati) leggete questo post di Gigi su confidileaks; anche i suoi argomenti appaiono solidi. Chi ha ragione?
Passare da queste parti è sempre una risorsa e una grande opportunità di riflessione. Poi quando il gioco si fa' duro Luca da il meglio di sè. Non c'è niente da rettificare, condivido tutto. In modo - squisitamente - anomalo Luca ha mantenuto l'abito del professore, la cravatta del ricercatore, il cappellino di chi non deve essere abbagliato dal sole perchè deve guardare oltre e un bel paio di scarpe da lavoro pesanti, quelle usate dai lavoratori e dagli artigiani : antinfortunistiche ! Ora stampo questo post e lo uso come si usa un progetto in un cantiere per la ristrutturazione di una casa ! Infatti credo che questo sia il nuovo spazio "vivibile" della garanzia in Italia.
RispondiElimina"Se invece il sistema confidi si incagliasse sulla difesa dell'esistente, trovando l'unità d'azione soltanto sul batter cassa, non sarei in grado di fare alcunché di interessante ed utile, e anzi penso che se va avanti così prima o poi tornerò ad occuparmi di altro."
RispondiEliminaUna notizia perfetta per la rubrica "... e chissenefrega!"
Tom@ Fulgido: bonjour finesse
RispondiElimina@ Fulgido: forse tu ci guadagneresti anche... uso il condizionale perché non ho ancora capito il tuo ruolo nel mondo (dei confidi). Ma il sistema dei confidi no. Se è così peggio per loro, ci perdono soltanto.
RispondiEliminanon c'è mai da guadagnare a vedere uscir di scena chi affronta con passione e competenza i problemi. Ma forse qualcuno, come forse il ns fulgifo, ha interesse che questo accada...
RispondiEliminaAnch'io vedo favorevolmente l'innalzamento della soglia e altre questione tecniche proposte da luca.
Prima di ogni cosa però mi piacerebbe che, su alcuni punti rilevanti almeno, bdi desse qualche orientamento "di preferenza", contribuisse ad un dialogo (troppo forte? facciamo desse cenni), una "mappa" per orientare la barca di inmpegno, risorse, investimenti.
Questo ostinato muoversi dopo che gli altri si sono mossi sa di controproducente (a mio avviso) prudenza.
D'accordo cercare di capire prima di normare: però intanto i confidi (ma direi anche le banche) si muovono per interesse particolare (correttamente), talvolta per buon senso, quasi sempre un po' per sentito dire.
E' una tecnica che che su certe questioni può non funzionare (e infatti secondo me non funziona...).
E' male avere il coraggio di dire quello che si pensa? E questa volta San Govesi ha toppato: sull'organismo le Federazioni si sono mosse per tempo, e hanno presentato un progetto con la consulenza di una primaria società (non la mia): un Organismo snello e qualificato che fa outsourcing verso le strutture delle singole Federazioni, quindi sinergia con i provider che già collaborano con le Federazioni, e costa poco o niente. La Banca d'Italia è stata informata, e ha detto "Bravi, andate avanti". Questo è parlare delle cose che servono e si possono fare. Per inebriarsi, vanno benissimo i sogni di San Giovesi (oh, mi è scappata una "i").
RispondiElimina@Fulgido: se vuoi scatenarti, vieni al prossimo convegno, così fai esternazioni dal vivo e ti applaudono pure. Non avevamo deciso di bandire le polemiche sterili da questo blog?
RispondiEliminaNon so se Fulgido provenga dalla ffiliera delle Associazioni di categoria. Presumo che sia cosi. Potrei essere anch'io un frutto, ma acerbo, di quella filiera. Che cosa non va e che cosa non e' andato nelle Fedarazioni ? Sicuramente la strategia lungimirante, sicuramente l'influenza negativa di chi spesso e volentieri non capisce molto di credito e di Confidi, certamente la forza di andare avanti senza pezze giustificative stellari da mettere sotto gli occhi dei Cda. Gli organiismi, il controllo, il rispetto delle indicazioni politiche, l'equilibrio delle componenti del congresso e dulcis in fundo : la rappresentanza delle istanze del credito presso la regione e' competenza dell'associazione di categoria e non del confidi che e' di emanazione della stessa. Outsourcing con la BI che dice bene andate avanti sa un po della leggenda, che poi si e' immersa nella storia, di chi disse armiamoci ..........e partite !
RispondiElimina@membro della commissione ...: sei sibillino; di Fulgido so poco, dev'essere un consulente giovane e un po' "ganassa", con la lingua lunga. Tornando al tuo commento, penso che prima di verificare i poteri si debbano censire i bisogni, delle imprese, ovviamente, e poi avere il coraggio di ridiscutere e redistribuire i poteri o, meglio, i compiti.
RispondiElimina@Mariolino: scusa, i fumogeni di Fulgido mi hanno distratto dal ringraziarti per la laudatio (troppo onore) e la simpatia che mi hai espresso. Se capito dalle tue parti (Sardegna settentrionale?) mi farebbe piacere che ci incontrassimo.
RispondiEliminaGrande Luca!
RispondiEliminaE' bello che ci sia qualcuno che pensa, studia, ricerca e produce idee innovative totalmente condivisibili. Grazie per l'ottimo lavoro.
E' chiaro che quando si innova si turbano equilibri, si mettono in discussione modelli consolidati, si ridistribuiscono cariche e poteri. Ma il mercato cambia come pure le persone e la società, per cui la dote necessaria è la flessibilità. E - come dice il saggio "la flessibilità è il segreto dell'immortalità".
Buona Pasqua a tutti
Per chi come me di confidi ne vede tanti, la riflessione del Prof. Luca (tavolo tacnico assoconfidi compreso)non può che trovare consenso. Quello che noto e che gli stessi operatori mi dicono è che Confidi che ieri riuscivanoa fare il proprio mestiere oggi solo per aver spuerato la soglia magari di poco... si ritrovano a spendere il 70% del loro tempo a controllare, preparare matrici, rispondere a rilievi, correre di qua e di la per questo o quell'adempimento, ias, basilea, e chi piu ne ha piu ne metta, lasciando un residuale 30% (se va bene) al core della propria mission. Naturalmenet il tutto condito da una non indifferente lievitazione di costi! Da uomo della strada mi chiedo: ma in queste condizioni il confidi è ancora tale o è diventato qualcos'altro ? e poi, come fa a sostenere costi cosi alti senza farne ricadere una parte sui soci ? Era cosi necessario trattare i confidi 107 al pari di intermediari finanziari e "affossarli" di normative ? non sarebbe stato più ragionevole una normativa ad hoc per i confidi, magari piu leggera per i 106 ? Credo di aver esagerato con le domande "retoriche".....me ne scuso..Buona Pasqua a tutti.
RispondiEliminaTom@ Nicola Tramontano: lo avevo già detto in passato ma mi ripeto. SONO STATI I CONFIDI A VOLERE UNA SOGLIA BASSA o meglio è stato Assoconfidi a spingere. Loro erano convinti di passare sotto la vigilanza senza essere vigilati (adempimenti). Anche qui mi ripeto erano convinti di poter fare lobbying su BdI per essere esentati da CeRi, segnalazioni regolamentari ecc. Ed erano così convinti di riuscirci che invece di utilizzare l’enorme tempo che hanno avuto a disposizione per adeguarsi, lo hanno speso cercando di far cambiare idea a BdI. Ora la soglia di 75 milioni è nota da anni i relativi adempimenti della vigilanza sono noti da anni. Chi è causa del proprio mal pianga se stesso…….. Chiedete a BdI, vi diranno esattamente quanto vi riporto.
RispondiElimina@Tom: a quanto so, anche in AssoConfidi c'erano diverse opinioni sulla soglia. Però adesso non è più tempo di rivangare il passato. E' il momento di proporre, condividere e agire. O almeno provarci.
RispondiEliminaScusate, ieri mi sono lasciato prendere la mano. Volevo cancellare i commenti ma non era tecnicamente possibile. Mi scuserò personalmente con il prof. Erzegovesi alla prima occasione in cui riuscirò finalmente a presentarmi.
RispondiEliminaBen detto, Tom !
RispondiEliminaTom@ Luca: non è mio interesse rivangare il passato, ma incolpare BdI invece dei confidi mi sembrava e mi sembra un'ingiustizia. Non lascerò passare l'idea che i buoni confidi sono stati turlupinati da BdI. In merito alle proposte, spero che Assoconfidi abbia fatto tesoro del passato,......ma francamente non ho visto nessun cambio di marcia. Parole, parole, parole...
RispondiEliminaSuggerimento chiedi ai funzionari di BdI un'opinione su Assoconfidi.......
@Tom: quello che scrivo qui l'ho dico anche ad AssoConfidi; vediamo che cosa ne viene fuori. AssoConfidi è l'espressione delle Federazioni, che sono la rappresentanza dei confidi. I problemi sono cambiati, quindi non si può evitare il cambio di marcia che dici. Se alla base ci sono confidi che dissentono dalle posizioni portate avanti dai loro rappresentanti, glielo dicano con più decisione.
RispondiEliminaLa vera piaga del settore è il non dire pane al pane e vino al vino.
Tom @ Luca, il problema di Assoconfidi è, a mio parere, mancanza di rappresentanza ed imperscrutabile Governance. Io auspico la creazione di un organismo di rappresentanza nuovo e diverso "from the scratch"!
RispondiEliminaUn organismo di rappresentanza dei Confidi 107.
Effettivamente, c'e' la preoccupazione da piramide rovesciata. I controlli e gli adempimenti amministrativi da elementi complementari al lavoro "core" diventano preminenti rispetto al lavoro stesso. La conseguenza non e' certo positiva
RispondiEliminaCiao Luca! sono Jaures.. tornato dopo un po' di mesi su questa nuova versione del blog (bella!)
RispondiEliminaIl rischio di burocratizzazione, autoreferenzialita' e lontananza dai soci (le imprese) è molto alto, a mio avviso e mi chiedo se sia possibile una terza via, per quei confidi territoriali che non sono ne' strutture piccolissime ma neppure moloch impersonali e ancillari alle banche.
Buona Pasqua!
@Anonimo: Ammesso e non concesso che siano stati i confidi a chiedere una soglia bassa, bisogna dedurre che BI avrebbe fatto quello che volevano i confidi ? senza applicare propri sistemi di valutazione ? Per la stima che ho di BI faccio fatica a crederlo...Se poi e' andata proprio così ho imparato un'altra cosa...
RispondiElimina@Tom: in questo post ho lanciato una proposta (AssoConfidi divisione tecnica). Se per una serie di motivi non avesse seguito, allora mi sentirei di rilanciarla ai confidi che sono interessati.
RispondiEliminaNon mi pongo il problema di creare un organismo di rappresentanza alternativo, perché alla luce della proposta che faccio qui sopra auspico un futuro in cui la comunità degli attuali 107 si ridispone in campo tra albo 106 nuovo e elenco 112bis. Accuse, sentenze, destituzioni, cambi al vertice: non è questa la strada, si fa prima a rifare da un'altra parte quello che oggi non si fa nelle sedi competenti, ma senza clamore, senza autoincensarsi, facendolo, verificando che funziona meglio e poi regolandosi per i passi successivi.
O almeno ci si prova. Tutto dipende dallo scatto di orgoglio che avranno, o non avranno, i confidi. Se le omissioni, vere o presunte, delle associazioni sono così rimarcate è perché troppi confidi hanno affrontato il passaggio 107 passivamente, aspettando i camerieri a servire le varie portate del menu. Un bel guaio se non c'è il cuoco, e anche la dispensa è vuota.
@Nicola: concentriamoci sul problema se è utile alzare la soglia o tenerla a 75 mln; il copyright delle decisioni rivelatesi inefficaci non mi interessa. Non facciamo come quello che si è fatto investire da un auto mentre attraversava sulle strisce perché comunque la ragione era dalla sua. Guardiamo la strada e cerchiamo di attraversare appena possibile e in sicurezza.
RispondiEliminaBentornato, Jaurès, mi fa piacere che il nuovo formato ti piaccia. La terza via che dici forse converge verso il confidi 112 evoluto di cui parlo qui sopra. Pienamente d'accordo sul cercare un rapporto stretto dalle imprese, ma per farlo oltre a rimuovere l'ostacolo (la burocratizzazione eccessiva) bisogna anche cercare nuovi modi per arricchirlo, il rapporto. Buona Pasqua anche a te.
RispondiElimina@Anonimo: la piramide rovesciata si forma in organizzazioni sottodimensionate o con processi non efficienti. Ma se davvero il peso è ingiustificabile e insostenibile c'è allora vale la pena di pensare a un modello diverso dal confidi 107 per i confidi di taglia media.
Ciao Luca e a tutti i visitatori del blog. A partire dal 2007 il nostro Confidi e tanti altri hanno iniziato a fare un percorso di avvicinamento di iscrizione al 107. Sforzi di tutti i tipi, consulenze, cambio culturale, riorganizzazione, ecc. sono stati l'imperativo che hanno consentito a 50 confidi (sottesi ai quali ci sono decine di altri confidi che si sono fusi) di dare alle banche la ponderazione 20% in quanto soggetti alla "vigilanza equivalente". Con la riforma del tub portata dal 141, è chiara la volontà del legislatore (e di banca d'italia) di rendere ancora più "regolato" il sistema dei confidi vigilati affinchè questo percorso avviato da tanti si concluda con una "messa a regime" cosi come si conviene per tutti gli altri intermediari vigilati e le banche. Oneri (costi, vigilanza, ecc.) ma anche onori (eligibilità della garanzia, possibilità di fare finanziamenti diretti, ecc..) affinchè questi confidi "maggiori" possano stabilizzare i propri conti economici. Il nostro confidi e gli altri 49 sono arrivati a questo punto e stiamo lavorando tutti i giorni per arrivare "a regime" al più presto. Il quadro legislativo non mi pare molto cambiato, se non fosse perchè il legislatore ha voluto anche intervenire per stimolare la crescita organizzativa anche dei confidi minori e magari spingerli a fare ulteriori fusioni per superare la soglia e quindi richiedere di diventare intermediari vigilati. Io lo vedo come un percorso obbligato, che già 50 confidi hanno fatto. E se le banche avessero spinto di più per ottenere l'eligibilità della garanzia dai confidi vigilati anzichè accettare anche quelle sussidiarie, forse il processo sarebbe già molto più avanti. Aumentare la soglia, pertanto, si può fare ma secondo me non è il vero nodo della questione. Specie in un momento di crisi come questo e di sofferenze che stanno gravando sui confidi. Confidi 106 e 107 hanno obiettivi e ruoli diversi, ma in comune hanno il servizio all'impresa, l'assistenza finanziaria, la consulenza. Ed è qui il vero problema, la maggior parte dei confidi non fa questo servizio e rischia di essere disintermediato continuamente. L'idea del business office è straordinaria e innovativa quanto basta per salvare economicamente l'intero settore che cerca di fare commissioni a fronte di servizi utili alle imprese. Sono utili tutte le strade per condividere procedure, risorse e consulenze, fanno risparmiare e si fa meglio. Sono utili tutti i servizi e i prodotti che portano commissioni al confidi, rendendo soddisfatte le imprese. Sono utili i contributi pubblici: anch'essi accomunano i confidi 106 ed i 107. Tre temi che uniscono, che consentono di fare squadra. Ed ecco il problema: chi si propone per coordinare questa enormità di lavoro da fare? La struttura tecnica di Assoconfidi sarebbe l'ideale, con Abi ed il mondo accademico. Colgo l'occasione per porgere i più affettuosi saluti a tutti voi e auguri per una serena pasqua! ps. ai miei collaboratori un ringraziamento particolare per quanto stanno facendo in queste settimane (solo un esempio .. primo bilancio ias, prima relazione sull'organizzazione da inviare alla bkit, prime segnalazioni di vigilanza sul conto economico, primo icaap...). Luca, vorresti abbandonare un settore dove trovi questi eroi? Ci sono centinaia di questi ragazzi impegnati con tanta energia nel mondo confidi, continuiamo ad avere bisogno del tuo blog!! Auguri
RispondiEliminaBeh che dire, Bartoli ha centrato il punto, anzi i punti: le banche non chiedono garanzie compliant e la vera offerta con plus valore e' il business Office....
RispondiEliminaOccorre domandarsi come fare a soddisfare in futuro (meglio: nel prossimo presente) queste esigenza.
Ripeto: molto utile sarebbe una cenno formale di bdi diretto a rafforzare il dettato normativo.
Luca ne sarei lieto. La parte settentrionale che hai ben identificato (siamo in contatto su un altra "piattaforma") coincide con la citta' natale di Antonio Segni, Enrico Berlinguer e Francesco Cossiga. Buona Pasqua
RispondiEliminaSapio legge e soffre insieme a voi. Auguri a tutti.
RispondiElimina@Bartolo: hai ricostruito il percorso verso il 107 in maniera ineccepibile; il tuo confidi è stato uno di quelli che ha interpretato il cambio di natura e di strategia in maniera più autonoma e ardita (lanciando tanti giovani che giustamente ringrazi).
RispondiEliminaPerò siamo ad un punto in cui ogni singolo confidi, e il sistema nel suo complesso, devono chiedersi "Dove stiamo andando? Ci vogliamo veramente andare?". C'è un problema che in vario grado hanno tutti i confidi (quello del picco di default a cui non sta dietro la dotazione di fondi e patrimonio), altri che gravano di più sui 107 (l'aumento dei costi e la pressione sulle strutture). Come dice Dodona, il valore aggiunto delle garanzie compliant è un traguardo in movimento, o una chimera, che i confidi faticano a raggiungere. E se il modello scelto non regge, c'è il rischio beffa che le banche e gli enti pubblici scarichino i confidi.
Per questo ho lanciato la provocazione di alzare la soglia, che per me non significa stare defilati ed eludere i problemi, ma affrontarli con maggiore realismo e creatività, da protagonisti.
Per quanto mi riguarda, come ironizzava Fulgido, il fatto che mi occupi o no di confidi non è di importanza capitale. Comunque il sistema rischia di afflosciarsi prima che io mi stanchi di occuparmene. Mi è già successo col sistema di credito agrario, mia passione degli anni '80: strutture eterogenee, management a sovranità limitata, aiuti pubblici determinanti, associazioni di settore condizionanti, contrattualistica datata, convegnistica fiorente. Nel 1993 è scomparso, mestamente, con il resto del sistema di credito speciale. Non è stato soltanto perché il legislatore col TUB ha deciso di superare la specializzazione tra banche e istituti speciali. L'ha deciso anche perché il sistema degli istituti speciali non ce l'ha fatta ad adeguarsi ai tempi, nonostante che la domanda di credito specializzato a medio-lungo termine ci fosse ancora, chiedeva però intermediari diversi.
Questi sono pensieri da sabato prima di Pasqua: per scacciarli, bisogna mettersi presto, da martedì, a lavorare per il risorgimento dei confidi.
Gigi legge e scrive nel suo blog. Nel frattempo augura a tutti una BUONA PASQUA.
RispondiEliminaProf... lunedì però è la festa della Liberazione. Il risorgimento è un'altra cosa..... ;-)
RispondiElimina@Gigi: ho usato "risorgimento" in omaggio al 150°. Buona Pasqua anche a te alla tua famiglia.
RispondiEliminaHo letto sul blog che Eurofidi (certamente il più grande operatore italiano) attivare un processo di scissione per restare sotto soglia. Inoltre sempre Eurofidi è forse l'unico confidi che ha realizzato il modello di Business Office teorizzto dal Prof.
RispondiEliminaE quindi concludo. Il più grande confidi 107 vuole tormare 106 pur avendo fortemente diversificato le fonti di reddito e gli altri cosa fanno!!!!
Che bel dibattito,
RispondiEliminaComplimenti...
@jaures x aver citato le imprese che nella marea di adempimenti e burocratizzazioni sembrano dimenticate. Ma le imprese sono il "motore" del Confidi. Non c'è il rischio concreto di parlarsi addosso e di imboccare strade molto difficili?
@ All'amico Bartolo che ha il grande merito di creare "giovani eroi" e di cercare modelli di sviluppo non proprio convenzionali.
@ a Luca che ha una lucidità e un'intuizione eccezionale. Non conoscevo la storia del Credito Agrario ma il parallelo mi ha sconcertato...."strutture eterogenee, management datato, associazioni di settore condizionanti, contrattualistica datata, convegnistica fiorente.." ma e' proprio sicuro di parlare del Credito Agrario di tanti anni fa, e non dei confidi attuali?
Da martedì - solenne impegno pasquale - cercheremo modelli diversi....
Tanti auguri e un abbraccio a tutti.
@Gianluca: il management era "a sovranità limitata", diciamo sottoposto al "cellulare di Damocle" (fatto squillare da "colà dove si puote"). Sì, da martedì cercheremo di avere uno sguardo nuovo, domani però si fa festa. Ancora auguri!
RispondiEliminaCaro Luca,
RispondiEliminacome sai (e sanno i frequentatori del blog) sono una voce del mondo Confidi. Che dirti. A mio avviso il problema rimane nei tassi di decadimento. Perdiamo troppi soldi e non possiamo permettercelo (senza generalizzare). Su questo ho scritto un lungo commento (quasi sfogo) nel post sul convegno RES di Milano. Anche le piccole banche stanno perdendo troppi soldi. Le BCC però sono arrivate alla crisi di norma ben più patrimonializzate (margini di tanti anni portati a riserva); alcune registreranno perdite, anche consistenti, ma le sopporteranno. Certo i costi sono aumentati ma ben prima della vigilanza. Fino ai primi anni 90 i Confidi erano spesso privi di costi (anche il personale dipendente era in realtà delle Associazioni). Incassavano commissioni, contributi pubblici e non avevano spese (e perdite). Spesso un paio di risorse "prestate" parzialmente dalle locali Associazioni, bastavano per gestire le richieste delle imprese che gravitavano attorno alla realtà associativa locale. Anche l'attività istruttoria del credito era semplificata. Senza scandalizzarci, fino addirittura ai primi anni 2000 importanti Confidi di fatto facevano fare la riclassifca di bilancio e parte dell'istruttoria alle stesse imprese garantite (modulistica dove le imprese, o meglio i commercialisti, dovevano riclassificare il bilancio, ecc.). Era un altro mondo. Si presentavano ai Confidi imprese che avevano di norma quasi esclusivamente fidi commerciali e cambiali Sabatini (i mutui, erano in Lombardia di fatto quasi un'egemonia del Mediocredito Lombardo e accederVi non era semplicissimo senza una solidità patrimonaile e valide garanzie). I Confidi permettevano quindi di far ottenere finanziamenti dalle banche ordinarie fino a 36 mesi. La riforma del TUB del 93 (che io accolsi con favore), se vogliamo dircela tutta, ha contribuito alla crescita economica con la leva del debito. Le imprese hanno iniziato sempre più a finanziare la crescita con i debiti. Il resto è storia recente (anni di margini ridotti per effetto della competitività e poi la crisi). I Confidi quindi sono diventati costosi a prescindere dalla vigilanza (istruttoria del credito autonoma, gestione dei contenziosi che prima non c'erano, fino ai più recenti adempimenti per l'antiriciclaggio, l'Agenzia delle Entrate, ecc.. Tornare indietro farebbe risparmiare ma non troppo. Ciò che a mio avviso è troppo è fare in pochi mesi quello che le Banche hanno fatto in decenni (CR, segnalazioni, bilancio IAS e ICAAP, tutto come primo impianto in 4/6 mesi). Vigilanza o no, la media dimensione è quella che può forse evitare che gran parte del pricing vada a pagare i costi (economie di scala), senza allo stesso tempo dover per forza investire risorse nella rete distributiva per mantenere un livello di operatività minimo. Poi si devono perdere meno soldi.
Buona Pasqua a tutti.
@ Anonimo, dov'è che hai letto che Eurofidi intende scindersi in piccoli 106?
RispondiElimina@Sapio: il DG Giotti l'ha detto in diverse occasioni, tra cui il convegno RES del 15/4 (ne sono testimone). Il soft touch della vigilanza piace a tutti.
RispondiElimina@Fabio: grazie delle riflessioni; il senso della mia proposta è proprio quello di fermare l'avanzata per ricompaginarsi, migliorare l'equipaggiamento, addestrare i combattenti e rinsaldare il morale. Il veicolo (106 o 107) non è il problema fondamentale.
RispondiEliminaSul modello di confidi medio che tiene i rapporti con le imprese direttamente sai che la penso come te, e anche il dott. Baldinelli di Banca d'Italia ne ha sottolineato i meriti in un suo intervento ripreso sul blog.
Buona Pasqua a tutti! Poiché l’economia è una passione, e non un lavoro, non violo alcun precetto parlandone stamane far un impegno e l’altro.
RispondiEliminaLuca, quello che mi dici di Eurofidi è un’ottima notizia e spiego il perché. Eurofidi deve frazionarsi in entità locali (addirittura provinciali) non solo per diminuire gli oneri di vigilanza ma anche per massimizzare i contributi ricevibili dagli enti locali. La sua attuale struttura è infatti incompatibile con questo obiettivo. Ne residuerà una struttura tecnica che potrebbe costituire l’auspicato nucleo a servizio di tutti i Confidi italiani che a loro volta potrebbero localizzarsi e concentrarsi sul business office con piccola garanzia accessoria. Vantaggio aggiuntivo, e mio desiderio ed auspicio: salvare più posti di lavoro possibile fra gli attuali addetti ai Confidi.
Buona Pasqua da Jaures e rifacendomi ad alcune riflessioni osservo che:
RispondiElimina1) sento parlare di business office svolti dai confidi come fonte di reddito e di valore aggiunto, oltre alla garanzia, per le imprese che vi accedono. Precisiamo: per fare "business office" (obiettivo di grande respiro e di insindacabile valore in quanto tale) occorre una struttura di persone. Persone da aggiungere e già formate alla attuale organizzazione dei confidi che e' soprattutto back office (amministrativi, controllo ecc. ecc.). Sono le associazioni di categorie, cinghie di trasmissione storiche dei confidi, che possono svolgere questa funzione, per alcuni motivi:
a)parlano la stessa lingua degli imprenditori perche' gli operatori sono "front office";
b) volano basso, senza ricorrerere a raffinati sofismi teoricamente perfetti dell'analisi di bilancio ecc. ecc. (cose bellissime ma dall'utilità pratica che rasenta lo zero, allo stato attuale, specie per le pmi)
c) piano piano, come la lenta macina di un mulino, possono incominciare a introdurre una nuova visione del ruolo del bilancio presso le imprese (che poi e' la sua mission storica ma, ahime, seppellita da decenni di bilanci costruiti "tax oriented... Bisogna infatti che l'imprenditore capisca ed accolga, il che non e' assolutamente facile;
d) conoscono le imprese affidande, per contiguita' quantomeno territoriale (anche se il patrimonio informativo storico è minore rispetto al passato a causa del forte turn over delle imprese, della mobilità delle persone sul territorio nazionale e cosi' via).
Insomma, si' al business office ma senza imposizioni che non verrebbero comprese. Gia' sarebbe un successo se le aziende tenessero aggiornata mensilmente la contabilità (non solo a fini Iva), scaricando casse improponibili, aggiornando i magazzini, riconciliando banche e fornitori, prelievi e finanziamenti soci... ecc. ecc.)
@Sapio: vedo che il tuo disegno unitario del sistema confidi segue la via cavouriana. Può essere un'idea. Vediamo che cosa proporrà il resto del sistema.
RispondiElimina@Jaurès: se il business office diventa il pretesto per imporre un servizio che non serve, faccio causa per violazione del copyright ...
RispondiEliminaPer la progettazione del servizio di consulenza, ben vengano tutte le esperienze, compresa quella dei centri di assistenza contabile delle associazioni. Che però non basta. Io ho molto chiaro, avendo visto che cosa si fa sul campo, che occorre andare oltre l'esistente. Do un altro spunto: miglioriamo l'uso dell'informatica e del web. Con un piattaforma informatica integrata (ovvero database accessibili e condivisi) si può dividere il lavoro tra referenti per bilancio e fiscalità, paghe, pianificazione economico-finanziaria e controllo di gestione.
Guai però se la preoccupazione dominante davanti a un bisogno nuovo delle imprese è "questo tu non lo fai, semmai lo faccio io ..." poi nessuno fa niente.
@Luca: non volevo apparire disfattista, anzi, al contrario sono un convinto sostenitore del business office e del pensiero "erzegoviano" in materia. Purtroppo sono un po' deluso da alcune semplici sperimentazioni (a partire da quella piu' semplice, e utile, che e' l'analisi degli estratti conto e dei contratti di mutuo, siano o non siano garantiti dai confidi) mentre intravedo maggiori possibilità per le aziende in crisi (in quel caso l'imprenditore fa "tutto" quel che gli dice il consulente o quasi, se si fida di lui naturalmente)non ancora discese nel mondo delle procedure concorsuali. Il problema e' che delle volte.... è già troppo tardi.
RispondiEliminaA proposito: che ne dici di un'apertura degli statuti dei confidi alle imprese sotto procedura concorsuale? (concordati preventivi di risanamento e non di liquidazione, accordi di ristrutturazione dei debiti). Si potrebbe segregare una certa quantità di fondo rischi per assistere posizioni di questo genere, purchè sorrette da serietà imprenditoriale e volontà di mantenere unità produttive..
Buon 25 aprile!
Jaures
Anonimo Jaures anche io, da adolescente, pensavo all'indispensabilita' dell'associazione di categoria. Poi avuto il coraggio insieme ad un manipolo di gente che mi ha dato retta, quindi amministratori soci e collaboratori si e' deciso di andare avanri da soli. Un suicidio dissero circa 8 anni fa' i vertici . Siamo ancora qui fra le prime 3 realta' non vigilate nella regione .............altro che business office delle associazioni, che si rimettano in gioco anziche' continuare arcaicamente a pensare che il mondo giri intorno a loro !
RispondiElimina@Jaurès: con la proposta di assistere le imprese in crisi sfondi una porta aperta, perché è la cosa giusta da fare; peccato che sia un tema poco vendibile, chissà perché c'è pudore nel riconoscere che ci sono imprese in difficoltà da aiutare. Sul servizio per le imprese sane, proviamo a fare due conti di quanto costa offrirlo e quanto può beneficiare le imprese. Non lo dico per dire, sentiamoci personalmente (sai come rintracciarmi per mail), così proseguiamo nello scambio di esperienze.
RispondiElimina@ex presidente: conosco altre realtà "non allineate"; io penso che tutti i confidi dovrebbero avere la giusta autonomia dai referenti associativi, anche quando sono "branded"; e al tempo stesso non diventare un soggetto autocratico; ci vogliono dei soggetti esterni con cui misurarsi e confrontarsi; la divisione tecnica di Assoconfidi che propongo dovrebbe svolgere questo ruolo, preparando i confidi alla vigilanza essenziale (ma sostanziale) dell'Organismo gestore dell'elenco.
Dimenticavo: buon 25 aprile anche da parte mia!
RispondiEliminaNon sapendo cosa fare nelle vacanze Pasquali e non conoscendo a fondo questo blog ho approfittato per leggere tanti interessanti commenti. Poi mi sono imbattuto in un nome "eurofidi" molte volte citato come esempio positivo ma anche spesso come esempio negativo.
RispondiEliminaA questo punto ho voluto approfondire e sono andato sul loro sito e ho scoperto una realtà interessante:
- Eurofidi è una realtà veramente fuori dalla norma (dimensioni, interregionalità, plurisettorialità patrimonio ecc,)
- insieme ad Eurofidi opera (non so' con quale rapporto) Eurocons. Un colosso della consulenza (nel 2009 ha fatturato € 15,0 milioni con un utile netto di € 0,7 milioni)
Allora mi sono detto non è questo il modello di business teorizzato dal Prof. di Business office già realizzato e con dimensioni veramente ragguardevoli (un grande confidi e una grande società di consulenza che complessivamente fatturano oltre € 50,0 milioni con oltre 40,000 imprese socie).
Cosa bisogna fare per far nascere e sviluppare due o tre realtà analoghe sul territorio nazionale costellate da molti 106,
Spero proprio che, dato il livello intellettuale e professionale dei frequentatori, si possa avere delle risposte convincenti
@Anonimo: uhm, perdoni la diffidenza poco pasquale, ma questo testimonial su Eurofidi non mi pare spontaneo al 100%.
RispondiEliminaDetto questo (rinnovando le scuse se la diffidenza è ingiustificata) sarò franco: il modello di business office di cui parlo io è diverso da quello realizzato da Eurofidi. Io parlo di un servizio di affiancamento continuativo alla gestione finanziaria e al controllo di gestione, rivolto alle piccole imprese. Eurofidi si rivolge ad un target più alto (per dimensioni) e mi pare che il grosso del fatturato consulenziale lo faccia con prestazioni "non ricorrenti" (business plan, pratiche di contributo agli investimenti, e ultimamente progetti di impianti fotovoltaici).
E' un modello di offerta (garanzie + consulenza) coerente, e pare anche redditizio. Anch'io auspico che nascano altre esperienze di questa portata.
Mi fermo qua, ma seguirò il suo esempio e andrò a documentarmi meglio.
Be a questo punto Luca non rimangono dubbi sull'efficacia delle tue riflessioni iniziali......
RispondiEliminaIl bilancio di Eurocons è interessante: 15 mln di ricavi di cui oltre 7 sono quote annue di abbonamento. Questo significa che gli oltre 43000 abbonati (associati?) di fatto sussidiano la consulenza di chi la fa veramente. Inoltre c'è una forte interrelazione economica intragruppo, per cui è facile, con politiche di transfer pricing, regolare l'economicità delle due società, anno per anno, a seconda delle convenienze, soprattutto quando si svolge una produzione immateriale come la consulenza. Suggerisco agli analisti del bilancio di Eurofidi, se non l'hanno già fatto, di guardare bene anche dentro Eurocons e soprattutto le voci che riguardano gli scambi tra le due società.
RispondiElimina