mercoledì 6 luglio 2011

Workshop in Banca d'Italia sui confidi: la cronaca

Ieri ho partecipato al Workshop ll credito alle piccole imprese: il ruolo dei confidi organizzato dalla Banca d'Italia a Roma nella bella cornice di Villa Huffer, in via Nazionale. Si trattava di un seminario interno, al quale ho avuto l'onore di essere invitato come relatore. Il piatto forte della mattina era il paper  curato dal Servizio Studi della Banca d'Italia (con il coordinamento di Paolo Mistrulli e Valerio Vacca) su I confidi e il credito alle piccole imprese durante la crisi.
Appena sarà pubblicato ne darò notizia perché è un lavoro importante e consiglio a tutti i confidi-watchers di leggerlo con attenzione. Riassume i risultati di un'indagine statistica su dati aggiornati al 2009 riguardanti i finanziamenti garantiti dai confidi. Il dataset è preso da Centrale Rischi, quindi molto ampio e "potente". Inoltre lo studio utilizza anche i dati di bilancio dei confidi (fonte CERVED), e una survey sugli interventi pubblici a sostegno dei confidi durante la crisi. Molto chiara l'analisi descrittiva, arricchita da test econometrici per stimare l'impatto del "fattore confidi" sul costo del credito e sui tassi di decadimento, al netto dell'impatto di altre tipiche variabili esplicative.
Le evidenze raccolte con entrambi gli approcci sono nette: i confidi hanno sviluppato molto l'operatività, in controtendenza rispetto all'offerta di credito non garantito. Si sono caricati di esposizioni di maggiore rischiosità, ma sono riusciti a far ottenere alle imprese socie tassi più bassi di circa lo 0,3% (media nazionale). Le differenze territoriali e per classi dimensionali sono però marcate, a dir poco. Quando sarà pubblicato lo studio, farò un commento più approfondito.
Nel presentare il lavoro, Valerio Vacca ha aggiunto interessanti spunti di policy, soffermandosi in particolare sull'efficienza del sistema in termini di capacità moltiplicativa. Ha inoltre prospettato approfondimenti interessanti, come la considerazione del TAEG di filiera.
A seguire ho trattato in tono più discorsivo Le recenti trasformazioni dell'industria della garanzia collettiva, riprendendo temi noti ai visitatori del blog, come l'effetto destabilizzante della crisi sul processo di trasformazione del settore. Ho invitato a non essere schematici nel proporre soluzioni: servono nuovi modelli operativi, che rispondano ai problemi reali del settore e non soltanto agi assetti regolamentari.
Leonardo Nafissi (Direttore di Fedart Fidi) ha illustrato le tre maggiori linee di lavoro sulle quali è impegnata la federazione dei confidi artigiani: modelli organizzativi e di offerta (riposizionamento strategico in un'ottica di consolidamento delle realtà marginali e allargamento delle reti attorno a confidi baricentro); filiera efficiente della garanzia (efficiente nel reperimento e nella "moltiplicazione" delle risorse pubbliche); revisione normativa (in un'ottica di armonizzazione e semplificazione secondo logiche di proporzionalità). Mi ha fatto piacere trovarmi d'accordo con lui sull'importanza dell'assistenza finanziaria alle Pmi. La mia visita ad AssoConfidi, e le chiacchierate che da allora ogni tanto ci facciamo con gli amici delle Federazioni, hanno mosso energie positive.
Antonia Ferraris di Celle (Banca d'Italia, Servizio Supervisione Intermediari Specializzati) ha ripercorso le innovazioni del quadro normativo sui confidi, per arrivare all'assetto disegnato dal DL 141 che distingue confidi maggiori (Albo nuovo 106) e minori (elenco nuovo 112 con relativo Organismo gestore). Ha presentato dei dati interessanti sulla struttura del settore (attuali 107 e 106), da cui si rileva che la Vigilanza osserva l'intero settore (non i soli "vigilati"). Sui 107 i dati sono più ricchi: ho annotato che i primi 3 confidi detengono il 64% dello stock di garanzie a fine 2010, che i rapporti sofferenze/impieghi sono molto differenziati per regioni, così come i solvency ratio, oscillanti in un intervallo compreso tra l'8% (Lombardia) e il 22% (Trentino - Alto Adige). Le segnalazioni potrebbero essere ulteriormente dettagliate per distinguere le poste alimentate da apporti pubblici.
Dopo un vivace momento di dibattito, ha chiuso il lavori il chairman Giorgio Gobbi, che ha citato i risultati di uno studio dell'OCSE (di prossima pubblicazione) sulle politiche di sostegno al finanziamento delle Pmi: in tutti i paesi studiati i soggetti pubblici intervengono per promuovere e agevolare il credito alle Pmi; è un dato strutturale. Cambia, e molto, il modo in cui questo supporto è fornito. L'Italia è caratterizzata dalla presenza dei confidi, espressione delle imprese. Se ci sono, esistono delle buone ragioni. Teniamoci buono questo sistema, allora, e facciamolo crescere.
Sono uscito con un'impressione positiva: il nuovo sistema della garanzia sta prendendo forma. E' un processo aperto, e richiede ancora un enorme lavoro. La Banca d'Italia segue da vicino i progressi dei confidi, senza trascurare nessuno degli elementi utili per svolgere il suo ruolo di supervisore: una base informativa esauriente sull'operatività (anche per i 106!), le visite ispettive (che sono partite ieri in contemporanea con il seminario), studi econometrici, momenti di dibattito come questo, e un assiduo dialogo con i confidi e con le loro rappresentanze associative.
Dalla riflessione all'azione: sarà questo il tema dominante dei prossimi mesi, per la Banca d'Italia così come per i confidi.

8 commenti:

  1. Dopo un vivace momento di dibattito ????

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  2. Sono intervenuti Marco Barbero di Unicredit, Mauro Vignandel di Cofidi Veneziano, il prof. Zecchini di UniRoma Tor Vergata, Giuseppe Forese del MEF. Le domande hanno toccato in particolare il valore aggiunto dell'essere 107 e le tranched cover.

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  3. Beh ma che hanno detto (vivacemente)?

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  4. Vivace ma tranquillo. Se ci leggono possono rispondere gli interessati.

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  5. Secondo me uno dei passaggi più importanti è stata la risposta della Dr.ssa Ferraris Di Celle al Dr. Forese sulla proporzionalità della Vigilanza ai Confidi: fra le altre cose, Banca Italia ha detto che sicuramente ci sarà una Vigilanza correlata alle dimensioni del confidi: un confidi con un miliardo di garanzie in essere sarà trattato come una banca(monoprodotto)........per un confidi con 8 dipendenti non si potrà pretendere che ci siano 5 figure dedicate ai controlli.....

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  6. Nel mio breve intervento ho sottolineato essenzialmente due aspetti:
    Il primo: la necessita' di disporre in modo stabile dei dati presentati dall'ottimo rapporto di Bankitalia. Questi - magari integrati da ulteriori elementi provenienti dall'attività di vigilanza e affinati da un'analisi anche di tipo judgmental - sono la base per ogni riflessione sul ruolo dei confidi e per le scelte di politica economica dell'attore pubblico.
    Il secondo: il confidi - soggetto ormai "istituzionale" nel panorama del credito - deve essere collocato all'interno di una filiera della garanzia efficiente. Per questo occorrono passaggi ulteriori - in primis la possibilità di adottare standard omogenei di valutazione del rischio.
    Questo tra l'altro consentirebbe altresì l'utilizzo di schemi tranched e una assunzione efficace di tale rischio, anche in forme innovative di cooperazione confidi-regioni-fondo centrale.
    Credo che su queste basi non si possa che auspicare uno sviluppo del sistema della garanzia (peraltro studiato con interesse anche nel resto d'Europa).

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  7. Domanda tecnica: quei 30 cent. di sconto sono sulla quota garantita o sull’intero importo erogato dalla banca? In quest’ultimo caso occorrerebbe sapere l’incidenza media della quota garantita sul totale. Se fosse del 50%, quei 30 cent. varrebbero 60 cent. sulla quota garantita (esposizioni ad un anno a PMI non retail). La sola incidenza della perdita attesa (della quale la banca si allegerisce, poi ci sarebbe l’onere sul capitale a presidio della perdita inattesa) sulla quota garantita vale 1,20%, alias 120 cent, ottenuti moltiplicando 2,66%*0,45 dove 0,45 è la LGD regolamentare e 2,66 è la PD equivalente alla ponderazione 100%. Concludendo, le banche dovrebbero praticare ai clienti garantiti da un 107, uno sconto ben superiore a quei miseri 30 cent. Qui c’è (c’era, perché sono dati relativi al passato) qualcosa che non quadra a scapito dei clienti. Per il futuro c’è qualcosa da cambiare. Ne riparleremo.

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  8. I 30 punti base sono sul tasso banca, quindi sull'intero importo erogato.
    Ci saranno gli opportuni approfondimenti anche da parte della Banca d'Italia, che è molto sensibile al tema della trasparenza del costo del credito.

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