Ieri sono intervenuto a Genova ad un workshop promosso da Banca Intesa Sanpaolo sul tema Banche, Confidi, Enti Pubblici: quale collaborazione strategica per il finanziamento delle p.m.i. di fronte alla crisi? I lavori si sono svolti nella splendida Sala del Capitano nel Palazzo San Giorgio, con vista sul Porto vecchio.
L'invito mi era giunto qualche mese fa dall'amico e collega Paolo Parini. Paolo, nel suo duplice ruolo di studioso della materia e di AD di Rete Fidi Liguria, è il maître à penser, (ma anche à organiser) dei confidi liguri. Il sistema di garanzia della Regione si basa su una rete di confidi territoriali, con due 107 (Fidimpresa Liguria e Mediocom Liguria, che operano in stretta integrazione tra loro) e tredici confidi 106. La Regione ha assicurato un buon flusso di fondi (a diverso titolo), con la regia della finanziaria regionale Filse. Il conto della crisi è stato negativo, come dappertutto, ma non troppo pesante. I confidi locali godono pertanto di buona salute, con una buona incidenza del patrimonio e dei fondi rischi sul portafoglio garantito. Nel mercato sono presenti anche confidi extra-regionali, con una quota di mercato significativa. Oltre ai mega-confidi nazionali (Eurofidi e Italia Comfidi), è da segnalare la presenza di confidi 107 artigiani delle regioni limitrofe).
E' in gestazione una fusione che dovrebbe portare ad un unico "confidone" 107. C'è una dialettica vivace tra la Regione e i confidi 106 sull'opportunità di stringere i tempi (ne ha parlato il DG di Filse, Ugo Ballerini).
Per Banca Intesa SanPaolo hanno parlato Pierluigi Monceri (Capo Area Liguria e Piemonte Sud - Ovest) e Bruno Bossina (che in Direzione Generale segue il mercato Pmi). La banca cerca assiduamente il dialogo con i confidi. Non è facile orientare le politiche del credito alle Pmi di un grande gruppo bancario in presenza di continui cambiamenti sui fronti del costo di provvista, dei tassi di default, degli algoritmi di rating, dei sistemi di valutazione delle filiali. Intesa Sanpaolo è orientata a sviluppare la sua attività con garanzia confidi nel mercato ligure, facendo leva anche sulle operazioni contro-garantibili sul Fondo Centrale. I meccanismi deliberativi sono calibrati per mantenere localmente la capacità di risposta alle richieste di affidamento.
E' intervenuto anche il Segretario generale della CCIAA di Genova, Maurizio Caviglia, che ha rimarcato i ritardi dei progetti di cambiamento strutturale del settore (li ha chiamati "progetti Penelope"). Questo impone di concentrare oggi le energie sulle priorità, che per il sistema camerale sono state individuate nel sostegno dell'internazionalizzazione e dell'accesso al credito. In materia di credito, Unioncamere ha stilato un protocollo di intesa con AssoConfidi articolato in quattro punti: rafforzamento patrimoniale (grazie all'apertura del capitale dei confidi agli enti pubblici prevista dal Decreto Salva Italia di dicembre 2011), razionalizzazione del sistema via aggregazioni, armonizzazione delle forme di intervento camerale verso best practices, e meccanismi di orientamento dell'operatività dei confidi sostenuti dalle Camere di commercio verso priorità di sistema, come appunto i progetti di internazionalizzazione delle imprese.
Io ho raccontato un po' di cose, in parte già utilizzate nei miei interventi a convegno del 2011. Ho insistito sulla necessità di valutare la funzionalità e l'efficienza del sistema di erogazione delle garanzie, e di affrontare con coraggio il cambiamento.
L'incontro di Genova mi ha fatto riscoprire un pezzo di mondo confidi che funziona: soggetti concreti, con una mission chiara, che non fanno il passo più lungo della gamba (e tengono distinto lo small business dal resto) e fanno uso oculato delle risorse che gli Enti pubblici mettono a disposizione. Si potrebbe fare di più, forse. E' proprio in queste realtà territoriali più stabili, che si potrebbe sperimentare qualche cambiamento migliorativo. Dovrebbe essere più agevole, perché non c'è la pressione soffocante della crisi. Non sempre lo è, perché "se non è rotto, non aggiustarlo". Bisogna avere buone ragioni, e volerlo. E lavorare per mettersi d'accordo sui cambiamenti che servono.
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