Un gentile visitatore mi segnala che il TAR dell'Umbria in data 12 ottobre 2011 ha respinto l’istanza di Eurofidi concernente la richiesta di sospensione degli effetti del Regolamento della Camera di commercio di Perugia sulla concessione di contributi ai Consorzi Fidi. Si tratta del primo pronunciamento sul ricorso presentato da Eurofidi il 15 luglio 2011 (come illustrato in questo verbale del consiglio camerale).
Il Regolamento impugnato era stato approvato dal Consiglio camerale con delibera n.8 del 10.5.2011 a seguito del Protocollo di Intesa siglato insieme a Regione Umbria, Unioncamere Umbria e Camera di commercio di Terni.
Si stabiliva in esso che, per poter accedere ai contributi camerali e regionali, i consorzi dovessero avere, rispettivamente, almeno il 25% dell’operatività con imprese aventi sede nel territorio regionale e avere sede legale e operativa in Umbria. Eurofidi, pur detenendo un'elevata quota di mercato sul totale delle garanzie confidi nella Regione, non rispettava il requisito di incidenza dell'Umbria sulla propria operatività complessiva.Il TAR dell’Umbria dovrebbe aver trattato nel merito la questione nel mese di gennaio 2012, ma non ho reperito la sentenza. Su un caso analogo, il TAR della Lombardia aveva dato ragione ad Eurofidi contro la Provincia di Bergamo (vedi sentenza).
I contributi delle Camere di commercio (e anche delle Regioni) sono stati per anni concepiti come risorse locali destinate preferenzialmente ad operatori locali. Nessuno metteva in discussione questa tradizione, finché Eurofidi ha deciso di contestarla sistematicamente davanti alla giustizia amministrativa. Eurofidi ha dalla sua le ragioni della parità concorrenziale tra operatori, sostenute dalle regole europee. I soggetti locali si oppongono ritenendo che la loro "funzionalità" alle politiche territoriali sia un valore in sé che merita di essere protetto dalla concorrenza dei grossi player.
Il contenzioso tra Eurofidi da una parte e Camere di commercio e Regioni dall'altra sta complicando (e non poco) le azioni delle seconde a sostegno dei confidi, lo si legge tra le righe del Documento Unioncamere-AssoConfidi nella parte dedicata alle procedure di erogazione dei contributi.
Sono d'accordo sul fatto che occorre superare un sistema di elargizioni a pioggia, frammentato, arbitrario e privo di momenti di riscontro dei risultati. Come soluzione proponevo in questo intervento un sistema nazionale di rilevazione degli interventi e di valutazione del loro impatto. Quel sistema dovrebbe premiare chi massimizza i benefici per le imprese. Oggi però i contributi pubblici sono (anche) ingrediente necessario dell'equilibrio gestionale di molti confidi. Questa non è una ragione sufficiente per far arrivare soldi senza condizioni, ma è un punto da considerare con molta cautela, perché ne può dipendere la continuità operativa di un ente di garanzia.
Non abbiamo un sistema di valutazione dei benefici per le imprese, né un piano per le situazioni di crisi, né (soprattutto) un modello di equilibrio gestionale che può fare a meno della contribuzione pubblica. E' difficile prendere posizione. E' razionale che ogni confidi difenda i propri interessi, e buon per lui se riesce a portare a casa qualcosa, speriamo che ne faccia buon uso.
Però il sistema della garanzia resta incagliato, e rischia di sfaldarsi.
Si, meglio il buon sistema di garanzia di una volta :innovato e corretto, dove chi funziona viene sostenuto anche con quote di contributo dedicate territorialmente. Un sistema che piace anche alla giustizia amministrativa e che fa crollare molte avanzate tesi accentratrici che si stanno rivelando non efficaci. Essere vigilati pesa nei costi ma non fa altrettando buon peso nei vantaggi all'impresa, induce ad ampliare i confini dell'operatività ma costa all'intermediario e, di riflesso, costa altrettanto all'impresa.Anche i ricorsi al Tar sono un costo conseguente di un sistema troppo elaborato che si nutre,a spese della collettività, della sua complessità.
RispondiEliminaAttendiamo allora la sentenza di merito del Tar dell'Umbria! Importante precedente quella del Tar Lombardo sul bando della provincia di Bergamo.
RispondiEliminaEcco un altro esempio dei misteri della giustizia italiani.
RispondiEliminaQui Eurofidi ha impugnato direttamente le regole che, in sostanza, le impedivano di aver accesso ai contributi, ancor prima di partecipare all'assegnazione e quindi ancora prima di chiederli. Cioè Eurofidi ha fatto esattamente quanto ha suggerito (se non ricordo male) il Consiglio di Stato dopo una sentenza del TAR Lombardia.
Il TAR Umbria ha respinto la richiesta di sospensiva (cioè sospendere l'effetto di quel bando di assegnazione fondi della CCIAA di Perugia) ma si deve poi esprimere nel merito del ricorso di Eurofidi. E quindi attendiamo.
Io insisto nella mia opinione: Eurofidi ha ragione.
Non conta dove ha la sede, ma conta dove impiega il suo patrimonio. E se Eurofidi impiega il suo patrimonio a sostegno delle PMI umbre ed è il confidi con i maggiori volumi di credito di firma in Umbria, la mia opinione è che ha il sacrosanto diritto a vedersi assegnati quei fondi e non di esserne escluso solo perché non ha sede legale in Umbria. Io tutto ciò lo trovo semplicemente ridicolo.
E' evidente che, se Eurofidi da Torino riesce a fare in Umbria più impieghi dei confidi umbri, vuol solo dire che questi ultimi mettono al sicuro una buona fetta del loro patrimonio semplicemente perché non lo usano o, forse, perché lo usano in altro modo (riserve di potere locali, stipendiopoli, ecc.). E allora, perché dargliene ancora ? Qual è la mission di un confidi ? Mettere a disposizione il patrimonio per fare accedere più facilmente le PMI al credito o tenerselo stretto per aumentare di dimensioni e di capacità finanziaria solo grazie ad un surrettizio e distorto (ab)uso di denaro pubblico ?
[ed in quanto sopra non c'è alcun eccesso di partigianeria 'piemontese', avendo studiato per 17 anni a Perugia, dove mi sono laureato in diritto amministrativo, ho conosciuto l'avv. Rampini che difende la CCIAA, passo l'estate sul Trasimeno, adoro quei luoghi, ecc. ecc.].
Aspettiamo cosa dice il TAR Umbria nel merito e poi ragioniamo. Ma un 'in bocca al lupo ad Eurofidi' va fatto.
Condivido l'opinione di Enrico, se Eurofidi è il migliore bisogna per prima cosa mettersi il cuore in pace e poi lasciare che consegua tutti i suoi importanti obbiettivi come ha fatto senza tregua in 30 anni di attività. Il suo fortissimo management, che tanto fa per le imprese, deve essere sostenuto...è un dovere sociale!
RispondiEliminaPS: spero che nessuno mi insulti più...è davvero cosa sgradevole ed inadeguata nello strumento.
Mi sento il dovere di sottolineare che le particolarità che regolano lo strumento della garanzia non consentono assolutamente di dire: ''chi ne fa di più è il più bravo..''
RispondiElimina@Enrico: il ricorso di Eurofidi ha fondamento giuridico e razionale, non lo discuto. La concorrenza di Eurofidi rivela che i soggetti locali sono meno dinamici. Questo ha diverse cause: prezzi della garanzia sottocosto, che limitano la crescita alla dotazione di fondi pubblici; maggiore incidenza dei costi di struttura (non sempre); risk management statico, con ricorso limitato alla contro-garanzia; soprattutto maggior avversione al rischio, per cui si scartano posizioni che invece Eurofidi accetta, se i margini e il risk transfer sono adeguati.
RispondiEliminaIl confronto è comunque difficile, dato che i comportamenti evolvono continuamente. Eurofidi cambia radicalmente l'offerta ogni 2-3 anni.
Sul piano pratico, ho dei dubbi che un sistema di garanzia basato su 2-3 mega-confidi sia desiderabile.C'è un vuoto nella rete di assistenza alla finanza delle Pmi. Confidi, studi professionali, centri servizi dovrebbero cambiare pelle, riorganizzarsi perché la loro offerta è parziale, obsoleta.
Il "successo" di Eurofidi si registra in un quasi-mercato (quello della garanzia e della consulenza finanziaria alle imprese) che è molto "quasi".
A pensarci bene, si ripropone un confronto analogo a quello che ha opposto negli anni scorsi i grandi gruppi e le banche locali. Là i soggetti locali hanno retto, e spesso hanno migliorato le posizioni. Il business bancario tradizionale era economicamente forte, o comunque il mercato non ha premiato modelli alternativi più selettivi nella ricerca dei profitti di breve. Le banche locali hanno vinto stando ferme. Dubito che star fermi sia la ricetta giusta oggi, guardando avanti.
Nel mercato della garanzia, il modello tradizionale dei confidi locali non è altrettanto forte. Senza fondi pubblici non regge. Ed è anche debole come capacità di innovazione. La concorrenza di Eurofidi fa leva sulle due debolezze, intercettando le risorse pubbliche e aggredendo il "mercato". Stando fermi non si resiste.
Ci vorrebbe un rinnovamento alla radice dei confidi locali "mission oriented". Adesso però il cambiamento richiede virtù eroiche che non sono molto diffuse, e anche i soldi scarseggiano.
@Pico: sono un po' torpido, ma fatico a capire se parli per scherzo o sul serio; lo stesso riguardo a chi ti ingiuria (se fa sul serio, ha tutto il mio biasimo)
@Luca ... però così esageri. Tu fai un'analisi troppo lucida su Eurofidi e lo paragoni a soggetti statici e, pertanto, sconfitti in partenza.
RispondiEliminaIo non conosco approfonditamente il modello Eurofidi (che, secondo me e, ripeto, senza conoscere, mi dà l'idea di seguire troppo da vicino il concetto [o la speranza ?] del too big to fail) ed ancora meno il suo bilancio.
Peraltro, non intendevo neppure dire (come sembra farmi dire 'pico') che Eurofidi sia il migliore. Semplicemente non lo so se è il migliore o no. E' solo il più 'grosso'. Ma questo non ne fa automaticamente il migliore. Per saperlo, vista ancora oggi l'opacità dei bilanci (non di Eurofidi, ma di tutti) dovremo attendere le prime approfondite ispezioni di Bankitalia.
Neppure a me piacerebbe un modello basato solo su 2-3 megaconfidi. Io mi limitavo solo ad una consideranzione di tipo giuridico sulle condizioni di accesso a risorse pubbliche, circa le quali trovo sia profondamente scorretto discriminare in quel modo. Ed è a maggior ragione scorretto quando tale discriminazione avvenga attraverso la 'mano pubblica'.
Detto ciò, cambiando argomento ed andando alla consulenza, invito Luca a dare un'occhiata alle fees che fattura quel gruppo nella consulenza alle imprese. Sono quasi più alte delle stesse commissioni di garanzia.
Bisogna rendere opaco il prezzo della garanzia e per quanto ne so parte di essa , in moltissimi casi, viene chiamata consulenza. Gran bella figura con i convegnisti e se mai qualcuno dovesse decidere di mettere in comparazione i prezzi delle garanzie degli oltre 50 intermediari vigilati altra gran bella figura. Ma purtroppo pochissimi conoscono approfonditamente il sistema e quei pochi non hanno il coraggio di compiere tale operazione. Se ne vedrebbero delle belle : la doppia cifra nel costo del finanziamento sarebbe una costante e non da oggi.
RispondiEliminaGia' il fatto di parlare di mercato delle garanzie, mette i brividi. Il tema e' superato dalla lex, dura lex sed lex, ma sono state cancellate esperienze positive e mutualistiche che, con i loro limiti, funzionavano eccome nel loro ruolo di sostegno cooperativo/consortile nei confronti delle piccole imprese.
RispondiEliminaOggi cosa abbiamo di fronte all'impresa? centomila fogli da firmare che nessuno leggera', piu' attenzione alla forma (pararsi il sedere) che alla sostanza, l'impresa che non percepisce piu' l'ente garante come un qualcosa di "vicino" e che lo conosce.
In sintesi, sempre meno gente che fa e sempre più (costosa) gente che controlla quello che i sempre meno fanno. E se controlla qualcosa deve trovare, altrimenti come legittima il proprio stipendio, la propria consulenza?
Anonimo
Molto bene. Si scopre che Eurofidi annovera parecchi fans nella qualificata platea dei frequentatori del blog.
RispondiEliminaE se gli Umbri fossero come gli Spartani alle Termopili.......
Fan di Eurofidi? Non direi, si cerca solo di valutare secondo diritto e opportunità.
RispondiEliminaGli umbri come i 300? Sarebbe un bel film. Con gli ambasciatori da Torino gettati nel pozzo di Orvieto?
....aspettando il responso dell'oracolo di Delfi o meglio della Sibilla umbra....
RispondiEliminaI fans sono giustamente moltissimi e lo stesso Luca lo è....ma lo vuole nascondere; ragazzi nessuna profezia, si va avanti con forza e con l'obbiettivo di raggiungere un fatturato mai visto alla faccia della crisi.
RispondiElimina@pico: se avessi tempo, ed energie, per fondare un "mio" confidi, ti assicuro che sarebbe molto diverso da Eurofidi, con tutta la stima per la professionalità dei suoi dirigenti.
RispondiEliminaPS: non ho ancora capito se gli sperticati elogi a Eurofidi che vai a tessere sono (auto)ironici
Ma ti sei accorto dei membri che hai ? Vedo un paio di tette , sono una garanzia anche quelle ?
RispondiEliminaCroce e delizia del social networking, entra chi vuole.
RispondiEliminaHo tolto il riquadro. Grazie della segnalazione.
La Sibilla ha sentenziato!
RispondiEliminaL'ardimentoso manipolo di Spartani Umbri avrà la meglio sull'immenso esercito di Serseurofidi.
Nonostante l'assalto della guardia degli immortali Centrali, coraggio e volontà piegheranno i mercenari venuti dai 4 angoli dell'Impero.
Sarà gloria imperitura?
@Leonida: la Sibilla lavora al TAR dell'Umbria?
RispondiEliminaGrazie Luca, i tuoi complimenti sono sempre apprezzati. Mi dispiace per aver dato a pensare all' ironia, tuttaltro, su questi argomenti occorre il massimo della serieta' e rigore di giudizio. Il mio e' solo entusiamo per una realta' che offre occupazione a oltre 560 persone complessivamente, che miete successi quotidiani e che dimostra che un gruppo di pochi manager qualificati fanno la differenza rispetto agli altri operatori. Perche' allora non sostenere chi effettivamente e' in grado di creare valore?
RispondiEliminaPremetto che ritengo che Eurofidi abbia ragione da vendere in questa querelle e spero il TAR gliela riconosca. Ma sarebbe una vittoria di Pirro e spiegherò poi il perché.
RispondiEliminaQuanto alla realtà sfidante potremo saperne di più solo dopo una ispezione BdI che valuti la congruità del PV (al netto del Fondo rischi) in rapporto al rischio assunto. Circa il crear valore non posso esprimermi finchè non sarà noto il TAEG di filiera subito dalle imprese finanziate.
Certei proclami di voler garantire gli apporti in equity alle imprese mi lasciano molto perplesso. Non si cercano nuove avventurose strade se quelle vecchie vanno bene. Ma vanno bene?
Bene. Aumentano gli endorsment a favore di Eurofidi e si scorpre addirittura che questa "impresa" da lavoro a 560 persone e "crea valore". Crea valore a favore forse dei suoi azionisti o delle imprese "clienti". E se crea valore perchè farlo con i soldi dei contribuenti specie di quelli di Sparta?
RispondiEliminaFortunatamente a volte la giustizia della Sibilla funziona, altro che ragione da vendere senza conoscere i temi della questione. Evidentemente ci sono parecchie Sibille in giro
Forse potrebbe essere utile andare a parlare con qualcuno di quei clienti per capire se sono soddispetti della creazione del valore generata da Eurofidi.
Qualche analisi finanziaria in meno e qualche bagno di realtà in più potrebbe non far male.
@Leonida ... Mi chiedo se ci sono abbastanza oculisti a Sparta ... :-)
RispondiEliminaa parte il sig. 'pico', mi pare che tu legga tra le righe delle cose che non esistono; io qui non vedo grandi fans di Eurofidi. Vedo (leggo) sempre opinioni, certamente personali, ma basate su cose oggettive e comunque sempre ben argomentate.