Come riferisce tempestivamente Il Sole 24 ore, la BCE ha assegnato 529,53 miliardi di euro all'asta LTRO chiusa oggi (vedi scheda dal sito BCE). Ne hanno beneficiato 800 banche dell'Eurozona, che potranno disporre di raccolta al tasso fisso dell'1% per 1092 giorni (dal 1° marzo 2012 al 26 febbraio 2015).
Le banche italiane hanno assorbito un quarto dell'offerta, per 139 miliardi di euro (di cui 59 sono sostituzioni di rifinanziamento in scadenza, e 80 miliardi nuova liquidità). Questo articolo [uscito il 1° marzo] commenta la partecipazione dei nostri istituti, che vede in prima linea il gruppo Intesa Sanpaolo con 24 miliardi). Di qui l'attesa che si allarghi l'offerta di credito all'economia, e alle Pmi in particolare. Andrà così come sperano le associazioni delle imprese?
Come dichiarato in sondaggi fatti prima dell'asta, buona parte del funding in BCE alimenterà il portafoglio titoli, con profittevoli carry trade sul differenziale tra il rendimento dei BTp e il tasso BCE dell'1%. Se il mercato dei BTp continuerà a beneficiare dell'operato congiunto dei Mario Bros (Draghi a Francoforte e Monti a Roma e in giro per il globo), le banche italiane potranno rientrare dalle minusvalenze sul portafoglio e alimentare il margine di interesse.
Sarà interessante vedere cosa succede al costo e alla disponibilità del credito. I finanziamenti a lungo termine della BCE non debellano i mali delle finanze pubbliche e private europee, né garantiscono un effetto espansivo sul credito e l'economia reale. Molte banche, così come molte imprese (e famiglie) approfitteranno per fare il pieno di riserve liquide, in vista di incertezze di scenario che rimangono minacciose. Se la BCE si è mossa con idee chiare e determinazione, non si può dire lo stesso delle altre istituzioni europee, che continuano a rinviare le scelte sul fondo salva-stati, e a definire una volta per tutte la cura per il malato più grave.
L'Italia è il paese che può trarre i benefici più duraturi da questa sosta ai box della BCE, se è vero che i nostri problemi erano contingenti (di liquidità), e non strutturali (di solvibilità). Non saranno benefici automatici. L'austerità fiscale non farà bene all'economia reale. Se vogliamo sostenere le imprese (e le famiglie) occorre muoversi, incoraggiare chi può crescere, sorreggere chi arranca, accompagnare chi è costretto a fermarsi. Con azioni intelligenti, specifiche, lanciate su obiettivi concreti. Usciamo il prima possibile dalla palude delle contrapposizioni ideologiche.
Se si vuole andare in un certo luogo occorre avere la mappa, l'automobile, la benzina, l'autista, i posti per i passeggeri. E il coraggio di mettersi in strada. Tante automobili, tanti equipaggi, tante strade. Una meta comune, difendere il benessere e una pacifica convivenza sociale.
Qui rimarremo sintonizzati sui percorsi che interessano le banche e le Pmi. Il credito, se ben usato, può aiutare molto. Ci vuole però qualche idea originale.
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