Quando Paul Volcker (leggendario Presidente della Fed) tratteggiò l'eponima rule, ovvero il divieto alle banche di proprietary trading, scrisse tre pagine. Ora quella regola, corredata da specifiche di attuazione e domande e risposte frequenti, ha generato un testo di 298 pagine.
La materia è complessa, a cominciare dalla diagnostica del proprietary trading. Quali sono i suoi confini? E' una questione di strumenti, di tecniche operative, di sistemi di remunerazione? Quali interrelazioni vanno recise, e quali ammesse, tra trading e resto della gestione bancaria (a cominciare dal risk management)? Segnalo sull'argomento questo pezzo del Financial Times, e questo dall'Economist.
La normativa non può inseguire la complessità artificiosa che i vigilati si inventano per eluderla. Alla fine si ottiene un corpus di regole mastodontico e inapplicabile. Meglio che il legislatore fissi pochi principi semplici, e che il supervisore abbia la discrezionalità di applicarli, dicendo di no quando serve.
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