Questo articolo del Corriere del Veneto dà voce alle rimostranze di Maria Luisa "Isi" Coppola, assessore alle Attività Produttive della Regione Veneto. Coppola mette in discussione l'efficienza della filiera dei confidi regionali, lamentando lo scarso ritorno sui fondi pubblici destinati alla razionalizzazione del sistema, e in particolare a favorire la transizione a confidi 107.
Le critiche dell'Assessore sono ficcanti e circostanziate:«Solo 8 confidi hanno deciso di adeguarsi alla richiesta, gli altri adesso dovranno restituire i soldi », fa notare l’assessore. E infatti in Veneto su 39 confidi solo 8 (API Veneto fidi, Artigianfidi, Cofidi Veneziano, Consorzio regionale di garanzia artigiana del Veneto, Fidimpresa Venezia, Neafidi, Sviluppo Artigiano e Terfidi Veneto) rispondono ai dettami dell’articolo 107 del Testo Unico Bancario, mentre tutti gli altri sono rimasti legati al più liberale articolo 106, meno gradito alle banche, ma più comodo per i consorzi che non devono rendere conto della quantità di personale impiegato per mandare avanti gli uffici e dell’utilizzo dei fondi ricevuti dalla Regione o dalle Camere di Commercio (nei limiti ovviamente della legge nazionale e dei regolamenti europei). D’altra parte i confidi negli ultimi cinque anni hanno goduto di finanziamenti regionali per circa cento milioni di euro e altrettanti sono i fondi pubblici arrivati attraverso le camere di commercio. Duecento milioni di euro che però evidentemente non bastano visto che quasi tutti i consorzi hanno deciso di caricare nuove spese sulle imprese che chiedono garanzie fideiussorie. Basta pensare che i consorzi fidi della Cna, per garantire un prestito di centomila euro, chiedono 560 euro di iscrizione e fino a 5 mila euro di commissione.Il discorso documenta i peccati di omissione compiuti negli ultimi dieci anni nei rapporti tra confidi e sponsor pubblici. Omissioni imputabili a entrambe le parti, come riconosce lo stesso Assessore. Con i problemi che conosciamo da tempo: costi dell'essere 107 non premiati (e incentivi del non diventarlo); mancanza di rendicontazione dell'uso delle risorse pubbliche; scarsa trasparenza e confrontabilità del costo delle garanzie; possibili rendite a favore degli sponsor associativi; e via discorrendo.
Confartigianato e Confcommercio invece, per la stessa cifra, chiedono rispettivamente 100 e 700 euro di iscrizione e 2500 euro e 2 mila euro per una garanzia di un prestito a medio termine. E non solo: Confcommercio chiede anche un deposito cauzionale di 4 mila euro per ogni centomila euro garantiti. Non si tratta di cifre esagerate se si confrontano agli interessi che gli imprenditori pagano per i finanziamenti, ma comunque sono migliaia di euro che si aggiungono alle già costose commissioni bancarie. Considerando poi che ogni confidi ha un presidente, una sua struttura dirigenziale e almeno un manipolo di impiegati il costo del mantenimento della burocrazia, tra stipendi, spese e indennità, diventa molto più alto: secondo i tecnici della Regione facendo una media di 250 mila euro a consorzio e moltiplicando per 40 si arriva facilmente a 10 milioni di euro all’anno, soldi che dalle casse pubbliche finiscono alle associazioni di categoria senza mai passare per le imprese. «La filiera così com’è adesso non è efficace. Sono disposta ad ammettere eventuali errori fatti dalla Regione e per questo abbiamo deciso di procedere alla razionalizzazione e alla semplificazione dell’accesso ai fondi regionali, ma questa operazione deve farla tutto il sistema, le associazioni di categoria, i distretti e i confidi», puntualizza Coppola ricordando che in Toscana o in Lombardia il numero di consorzi è decisamente più basso: una decina in tutto.
Servirebbe un evento soprannaturale per uscire da questa impasse nella quale si può andare avanti per altri dieci anni a sostenere tutto e il contrario di tutto. Senza fare un passo.
Finalmente qualcuno che ha colto la realta' delle cose e ha il coraggio di dire la verita'; basta con questa moltitudine di confidi inutili e costosi; spazio ai pochi in grado di creare vero valore per le imprese ed offrire garanzie efficaci alle banche.
RispondiEliminaTutti i Confidi vivono di risorse pubbliche. Senza risorse pubbliche bisognerebbe innalzare di molto il costo della garanzia.
RispondiEliminaPico: il tuo zelo nel perorare la causa dei pochi grandi confidi (o dell'Unico!) è disarmante; al tuo confronto i samurai o i predicatori presbiteriani sono delle mezze figure.
RispondiEliminaAnomino, se gli sceicchi o gli oligarchi russi pagassero a piè di lista stipendi, fatture e benefit, e anche perdite su crediti, i confidi potrebbero fare garanzie gratis e ospitare gratis due settimane tutti i soci in un sette stelle di Dubai. Ecco, ci scriverò un articolo, organizzeremo un convegno invitando il fondo sovrano del Bahrein e degli EAU, con le telecamere di Al-Jazeera.
Lo sappiamo già che i contributi pubblici servono per abbassare il costo della garanzia! Il problema non è il se, è il come e il quanto. Ma sulla regolazione del se e del quanto sento fare discorsi molto vaghi, le poche volte che se ne parla. E' anche per questo che va avanti questa baruffa interminabile con le autorità regionali: per la resistenza dei confidi a farsi valutare in termini di efficienza e benefici netti trasmessi alle imprese.
Notizia: nel Lazio dimezzati i fondi ai Confidi.
RispondiEliminaL'assessore Coppola ha deciso che la miglior diffesa è l'attacco.
RispondiEliminaIn guesti giorni è stata , a mio avviso giustamente, attaccata sul funzionamento della Finanziaria Veneto Sviluppo ad attaccare oltre che la stampa sono stati i confidi e le associazioni di categoria. Da ciò si comprende, poi va detto che ormai sono due anni che il bilancio regionale Veneto non prevede nulla per i confidi e che le ultime erogazioni per cassa di contributi si riferiscono all'anno 2008 e che mai sono stati previsti contributi per funzionamento o in conto gestione o per sostenere le spese dei confidi e tanto meno delle associazioni di riferimento.
In fine il Veneto non è l'Umbria o la Val da Osta per numero di imprese e che dove si sono fatti MegaConfidi ora ci sono anche megaproblemi, forse la verità sta nel mezzo e sarebbe ora di studiare, quale sia la giusta dimensione, perchè dire un confidi per regione non significa nulla.
Il Confidi dove opero ha un C.d.A. ed un collegio Sindacale che costano complessivamente 12.000 €, nessun contributo ci è mai stato erogato dalla Sig.ra Coppola e precedenti per la gestione della struttura (il calcolo dei 250.000 € è un balla colossale), la Lr.48 negli ultimi 2 anni è stata sospesa e comunque erogava contributi da accantonare al Fondo Rischi, quindi a garanzia delle Banche, tenendo conto dell'operatività di ogni Confidi artigiano regionale.
RispondiEliminaSe poi si tiene conto che la concorrenza fa bene alle imprese, anche nelle garanzie, ma che Veneto SViluppo invece opera in regime di monopolio con fondi pubblici e partecipazione alle spese ordinarie da parte della Regione Veneto, con un funzionamento che lascia molto a desiderare, allora non si capisce chi vuole favorire l'Assessore (anzi lo si sa bene), di sicuro non aiuta le piccole e microimprese a superare la crisi.
La situazione economica attuale e lo stato della finanza pubblica stanno facendo emergere naturalmente l'inefficiacia, l'inefficienza del sistema dei centinaia di Confidi italiani. Mi meraviglio delle banche che ancora ricevono queste cartacce chiamate Garanzie.
RispondiEliminaLa situazione economica attuale fa emergere quanta gente ci sia in giro che parla solo per parlare senza conoscenza delle cose.
RispondiEliminaCaro, oltre che gli imprenditori che pagano per queste cartacce anche le banche che danno valore a queste cartacce e anche B.I. che pondera queste cartacce chiamate garanzie sono degli stupidi e degli sprovveduti. O è forse che chi parla senza conoscere quello che dice che è uno ....
P.S. conosco molto bene il sistema dei Confidi è assicuro che ad oggi tutti i confidi (che si riferiscono alle principali sigle di rappresentanza)hanno onorato i loro impegni fideiussori pagando quanto è come gli è stato chiesto.
@Anonimo delle 8.26: non c'è bisogno di inviare 17 volte un commento1 (tanti ne ho trovati, cancellando i primi 16) Volevi ribadire il concetto (peraltro banale) o il server non ti ha risposto?
RispondiElimina@Anonimo delle 9.08: nobile difesa d'ufficio la tua, in parte fondata; ma le criticità non mancano sui diversi aspetti citati, ovvero valorizzazione da parte delle banche, eleggibilità a fini di vigilanza, e puntuale e completa soddisfazione delle richieste di escussione.
RispondiEliminaSarebbe ora di superare le contrapposizioni preconcette.
Bravo superiamo le contraposizioni preconcette e lavoriamo sui miglioramenti e sulle innovazioni, c'è molto da fare e sono sicuro che da ciò si puo trarre beneficio per buona parte del sistema imprenditoriale.
RispondiEliminaAllora proposte operative: c'è una sollecitazione di Enrico: 1) Assoconfidi nomini un rappresentate dei Confidi nel gruppo Puma2. 2) si discuta di un tracciato rekord a flusso per le informazioni che le banche debbono passare ai Confidi. 3) si stabilisca una convenzione quadro che permetta una economica standardizzazione organizzativa.
RispondiEliminaHo altre idee ma le comunicherò più avanti.
Ora un appello: rimanete pure anonimi ma sceglietevi uno pseudonimo per permettere di seguire lo sviluppo delle discussioni. Basta cliccare su nomeURL e scrivere lo pseudonimo. E' facile
Ok Sapio
RispondiEliminaLe diatribe tra Regione, Veneto Sviluppo e Confidi risalgono...agli esiti delle urne. Piu' che le dichiarazioni dell'Assessore desta scalpore come il giornalista del Corriere abbia enfatizzato una sola posizione di parte! Detto questo il Veneto e la sua componente soprattutto artigiana non è ancora riuscita la' dove addirittura la Lombardia (in questo caso esempio sino a ieri tutt'altro che virtuoso) sta arrivando.Per non parlare di Toscana o E.R.! Occorrono al max 2 Confidi per settore economico e tanti saluti ai campanili locali (prima che i rintocchi.....)
RispondiEliminaMi piace, 2 per ogni settore, anche perchè le esperienze di Toscana ed E.R. con 1 mega per settore stanno dimostrando molti limiti (sia petrimoniali che relazionali ed associativi) e chi sa comprende.
RispondiEliminaAllora perché non un 107 ogni cinque 106 attuali? Una formula vincente che possiamo mutuare gratis dagli ovetti Kinder. "Una sorpresa su cinque sarà uno di noi ...". E ai confidi estratti possiamo assegnare mission e identità distinte, come ai pupazzetti sorpresa: consentitemi di citare dai coccodritti, miei preferiti, le figure di Lallo Intervallo, Lina Tabellina, Gin Ginnastica, Gedeone il secchione, e il prof. Giotto Panciotto).
RispondiEliminaAl di là delle scempiaggini (rispettive), non accanitevi a ridisegnare il sistema su formule astratte. Non serve un piano regolatore napoleonico. Serve progettare degli intermediari che funzionino. Ogni caso fa storia a sé.
Col tempo potranno affermarsi dei modelli di riferimento (ma sarà perché i dirigenti più bravi cominceranno a migrare tra confidi).
@Luca.
RispondiEliminaEra qui che ti volevo, giustamente non ci sono formule precostituite (1 per regione... ecc.)così come sembrava dal dibattito avviato in questo blog, ma come dici tu ogni caso fa storia a se, e certo il Veneto non è il Friuli e via dicendo, cosa utile sarebbe quella di individuare le "migliori pratiche" creare un confronto tra organizzazioni e risultati, comparare i costi con i risultati, posso ad esempio scegliere di non fare istruttorie sul credito e quindi non aver costi di personale, ma va da se che avrò maggiori rettifiche , quindi è da capire quale sia la scelta migliore. Ho avuto l'impressione che sino a questo momento si siano fatte valutazioni alquanto parziali, ad esempio come dicevo prima il costo del personale su monte affidamenti ma visto singolarmente non vuole dire nulla.
Così come la grandezza dell'intermediario dopo un certo livello è un valore di per se relativo e va verificato di volta in volta.
Penso sia giunto il momento che i confidi avviino un lavoro interno un lavoro volto ad individuare quale sia la giusta dimensione che garantisca equilibrio economico e finanziario in base al loro piano strategico ed industriale.
Comunque anche i confidi sono aziende, ma la garanzie è un bene pubblico così come il sistema creditizio nazionale è una infrastruttura pubblica del Paese.
La garanzia è un bene pubblico? In parte sì, ma attenzione, amici di Fedart che avete messo in giro lo slogan: i beni pubblici prodotti da soggetti non pubblici (che sono nel caso specifico aziende, intermediari finanziari) devono essere prodotti in condizioni di economicità della gestione. Ora, ogni intermediario ha il compito di applicare una formula di economicità buona per lui. E dopo tanti anni di dibattito, è arrivato il momento in cui le formule appropriate si trovano (e si provano) coi fatti. In queste formule, il sostegno pubblico è un input, un vincolo, non una variabile dipendente che si adatta a fabbisogni non vincolati. Molti dei modelli (impliciti e espliciti) che si applicano tra i confidi cadono in un equivoco del genere.
RispondiEliminaSono l'anonimo di prima (garanzia bene pubblico), caro Luca concordo con te su quanto hai detto e i contenuti dei nostri due post si sposa perfettamente, entrambi sosteniamo che vanno ricercati modelli (organizzazioni) o formule come le chiami tu, appropriate che tra l'altro devono dare risultati misurabili.
RispondiEliminaFatto salvo che condivido quanto dici sul sostegno pubblico, volevo solo ricordare che nell'analisi e nella progettazione bisogna considerare la garanzia per quello che è.
Poi aggiungo anche questa riflessione:
se il legislatore ha ritenuto di sottoporre alla vigilanza B.I.anche i confidi come le banche per il loro rischio sistemico, la considerazione deve essere la stessa e cioè se con denari pubblici (in Europa ma anche in Italia vedi soldi delle Fondazioni)si sono fatti interventi di sostegno o salvataggio delle banche per il loro rischio sistemico, forse in caso di necessità , sempre per il rischio sistemico,si può pensare ad un trattamento analogo, perchè di due l' una, o l'attività dei confidi 107 comporta un rischio per il sistema economico del Paese che per ciò richiede la vigilanza o non è così e pertanto sarebbe bene cambiare le regole, lasciare i Confidi nell'ambito del diritto commerciale controllabili ed eventualmente fallibili come qalsiasi altra azienda (che può anche essa nel rispetto delle regole godere di contributi).
Caro Anonimo (della garanzia pubblica) i confidi 107 sono intermediari vigilati, ma a differenza delle banche non raccolgono denaro tra il pubblico. Assumono rischio di credito, in prevalenza. Trasferiscono sulle banche che si fidano di loro un rischio controparte (perché possono risultare insolventi). Dopo la crisi, il rischio di credito su esposizioni verso le Pmi è strutturalmente cresciuto, ed è un fattore di rischio sistemico per le banche. Un'eventuale crisi diffusa di confidi 107 sarebbe una cosa grave e dannosa, ma penso che le banche sarebbero in grado di riassorbirla, anche tenuto conto che una buona parte delle garanzie confidi erogate è coperta da contro-garanzia statale.
RispondiEliminaPertanto, la scelta di sostenere in confidi, rispetto alla scelta di rafforzare il patrimonio delle banche. è meno "costringente", nel senso che si potrebbero anche far chiudere. La scelta di sostenerli è una scelta di valore, in positivo: non serve ad evitare un disastro immediato, ma ad aiutare le Pmi ad attraversare pericoli futuri. Come per i modelli organizzativo-gestionali, anche per i programmi di salvataggio dei confidi occorre investigare i singoli casi e intervenire con ricette personalizzate, laddove si ritiene che sia un'esperienza che merita di essere rilanciata.
Certo però due cose: non è vero che la maggioranza delle garanzie sia controgarantita dallo Stato, anzi; e in caso di fallimento di un confidi le banche andrebbero a chiedere alle imprese di rafforzare o sostituire le garanzie non si accontenterebbero di assorbirle in proprio, da qui il rischio sistemico. E' giusto ogni caso va valutato singolarmente , ma anche in caso di salvataggi delle banche, però non deve essere un tabù cominciare a pensare che possa essere necessario, vista la gravità della crisi.
RispondiEliminaNon deve essere un tabu. Pero chi ne ha bisogno deve mettere le carte in tavola. Non affidiamoci a un teorema generale. Anche in Giappone nei primi anni novanta quando è scoppiata la bolla immobiliare si è attuato un piano di rafforzamento uguale per tutte le banche, per cui quelle che non ne avevano bisogno hanno preso gli stessi capitali di quelle che poi sono andate in default. Non commettiamo lo stesso errore.
RispondiEliminaPuò essere poco gratificante qualificarsi come più indigenti (finanziariamente), ma se non lo si fa quattrini è meglio non darli. E naturalmente c'è il caso che gli aiuti arrivino con attaccate delle condizioni (riassetto e cambi di governance).
E infine non dimentichiamo le condizioni della finanza pubblica, per cui chiedere aiuti ingenti allo Stato italiano equivale oggi a chiederli alla Germania e ai paesi "euroforti", che non hanno ancora deciso se e come darli.
Ricordo che nell'economia pubblica l'Efficienza deriva da situazioni di monopolio naturale....o sbaglio?! Per cui credo che:
RispondiElimina- se i confidi servano a rafforzare il potere contrattuale delle pmi nei confronti degli istituti di credito;
- e se, come è vero, svolgano il loro lavoro mutualisticamente;
la soluzione di un confidi intersettoriale per regione, ben patrimonializzato ed efficiente sia uno degli aspetti che serve al sistema per far si che si possa continuare a crescere in modo sostenibile
Beh, l'efficienza dei servizi pubblici, in situazione di monopolio, richiede anche buone scelte politiche e buona amministrazione. Non è un dato a priori. Ci sono anche monopoli inefficienti, pubblici e privati. Le economie di scala e di complementarietà possono essere facilmente mangiate. E poi non sono le stesse in Valle d'Aosta e in Lombardia, in Molise e in Sicilia.
RispondiEliminaIo conosco un solo caso (recentissimo) di confidi unico regionale intersettoriale, quello della Liguria. Dobbiamo farci raccontare come sta andando, prima di trarre conclusioni. E spero che ci raccontino di sagge scelte politiche, buona amministrazione, e reale spirito mutualistico.
Pienamente daccordo...d'altronde Hicks diceva che: "La teoria deve essere l'ancella dell'economia applicata"....quindi vediamo come si comporta nella pratica questa teoria, ma se sarà, come spero, un esempio di Best Practice, allora sarebbe cosa buona e giusta non perdere altro tempo prezioso ed avviare questo processo di ristrutturazione del settore....
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