In questo articolo del Sole 24 ore, Claudia Bugno, presidente del Comitato di gestione del Fondo centrale di garanzia, annuncia l'imminente pubblicazione del decreto congiunto MiSE - MEF in attuazione del Salva Italia (parliamo della prima fase del Governo Monti, ovvero dicembre 2011, vedi post).
Il testo non è ancora disponibile. Bugno sottolinea le azioni intese a sostenere i volumi delle nuove garanzie grazie ai nuovi stanziamenti (1,2 miliardi nel triennio 2002-2004), all'aumento dell'importo unitario massimo a 2,5 milioni, dell'estensione a nuove destinazioni prioritarie della percentuale di copertura all'80%. E con l'abbassamento del coefficiente minimo di accantonamento dall'8% al 6%. Il processo di attuazione sarà completato con futuri decreti che toccheranno i temi della trasparenza del pricing del credito garantito e le operazioni su portafogli.
Mie impressioni: i confidi e le banche in affanno, tirano un sospiro di sollievo (letteralmente) nella speranza che si aprano di più i rubinetti dell'ossigeno. Buon per loro, nell'immediato. Però, alzando gli occhi e guardando avanti, avverto ancora una volta, dolorosamente, la limitatezza di questo strumento. Non è detto che i maggiori stanziamenti (moltiplicati da minori accantonamenti) producano maggiori erogazioni. Non è detto che le maggiori erogazioni risolvano situazioni di tensione o di crisi, o sblocchino progetti di crescita. Possono aiutare, ma non sono la soluzione.
Il Fondo centrale è il jolly che tutti aspettano di giocare per fare qualche punto avendo in mano carte scadenti. Strategicamente, è uno strumento superato. Siamo in una fase avanzata della crisi globale, nella quale è controproducente portare rischi bancari sul bilancio pubblico: e in effetti il Fondo vive il dilemma tra premura e prudenza. Sembra finora prevalsa la seconda: non è facile far entrare esposizioni critiche nel portafoglio FCG, e non è facile farsele risarcire quando vanno in default.
Il sistema di garanzia come ammortizzatore sociale è uno slogan vendibile (i confidi ne hanno fatto una bandiera negli ultimi anni), un buon argomento per sollecitare aiuti pubblici, ordinari e straordinari. Alla prova dei fatti, è una tesi pericolosa.
Attenzione, giudico importantissime le finalità sociali dei confidi. Però a fini importanti occorre assegnare strumenti appropriati. Oggi serve assistenza personalizzata per le imprese in crisi, finché sono operative (vi siete stancati di sentirmelo ripetere). Quando poi la continuità aziendale salta, serve un accompagnamento ordinato verso la liquidazione, e poi soprattutto ammortizzatori sociali rivolti alle persone (come i sussidi di disoccupazione auspicati da Zingales e da Seminerio). Usare il credito (agevolato a vario titolo) come forma di sostegno del welfare è la ricetta sicura per far implodere il sistema, oltre ad essere uno spreco di risorse (sì, perché i soldi che arrivano all'impresa, se ci arrivano, si possono disperdere in mille modi più o meno leciti, e solo in parte arrivano nelle tasche degli imprenditori onesti, dei collaboratori, dei fornitori).
Dico una cosa sgradevole: aver puntato tutto (o quasi) sul Fondo centrale ha dato al Governo e al mondo imprenditoriale un alibi, per cui non si sono varati interventi più coraggiosi, differenziati e impopolari.
Il testo non è ancora disponibile. Bugno sottolinea le azioni intese a sostenere i volumi delle nuove garanzie grazie ai nuovi stanziamenti (1,2 miliardi nel triennio 2002-2004), all'aumento dell'importo unitario massimo a 2,5 milioni, dell'estensione a nuove destinazioni prioritarie della percentuale di copertura all'80%. E con l'abbassamento del coefficiente minimo di accantonamento dall'8% al 6%. Il processo di attuazione sarà completato con futuri decreti che toccheranno i temi della trasparenza del pricing del credito garantito e le operazioni su portafogli.
Mie impressioni: i confidi e le banche in affanno, tirano un sospiro di sollievo (letteralmente) nella speranza che si aprano di più i rubinetti dell'ossigeno. Buon per loro, nell'immediato. Però, alzando gli occhi e guardando avanti, avverto ancora una volta, dolorosamente, la limitatezza di questo strumento. Non è detto che i maggiori stanziamenti (moltiplicati da minori accantonamenti) producano maggiori erogazioni. Non è detto che le maggiori erogazioni risolvano situazioni di tensione o di crisi, o sblocchino progetti di crescita. Possono aiutare, ma non sono la soluzione.
Il Fondo centrale è il jolly che tutti aspettano di giocare per fare qualche punto avendo in mano carte scadenti. Strategicamente, è uno strumento superato. Siamo in una fase avanzata della crisi globale, nella quale è controproducente portare rischi bancari sul bilancio pubblico: e in effetti il Fondo vive il dilemma tra premura e prudenza. Sembra finora prevalsa la seconda: non è facile far entrare esposizioni critiche nel portafoglio FCG, e non è facile farsele risarcire quando vanno in default.
Il sistema di garanzia come ammortizzatore sociale è uno slogan vendibile (i confidi ne hanno fatto una bandiera negli ultimi anni), un buon argomento per sollecitare aiuti pubblici, ordinari e straordinari. Alla prova dei fatti, è una tesi pericolosa.
Attenzione, giudico importantissime le finalità sociali dei confidi. Però a fini importanti occorre assegnare strumenti appropriati. Oggi serve assistenza personalizzata per le imprese in crisi, finché sono operative (vi siete stancati di sentirmelo ripetere). Quando poi la continuità aziendale salta, serve un accompagnamento ordinato verso la liquidazione, e poi soprattutto ammortizzatori sociali rivolti alle persone (come i sussidi di disoccupazione auspicati da Zingales e da Seminerio). Usare il credito (agevolato a vario titolo) come forma di sostegno del welfare è la ricetta sicura per far implodere il sistema, oltre ad essere uno spreco di risorse (sì, perché i soldi che arrivano all'impresa, se ci arrivano, si possono disperdere in mille modi più o meno leciti, e solo in parte arrivano nelle tasche degli imprenditori onesti, dei collaboratori, dei fornitori).
Dico una cosa sgradevole: aver puntato tutto (o quasi) sul Fondo centrale ha dato al Governo e al mondo imprenditoriale un alibi, per cui non si sono varati interventi più coraggiosi, differenziati e impopolari.
Vorrei aggiungere che se ci vogliono sei mesi per fare un decreto attuativo (neanche completo se ho ben capito) sicuramente nulla e' attuale.
RispondiEliminaA che vale approvare in parlamento una legge in 60 giorni se la burocrazia ministeriale blocca di fatto le azioni previste?
Ma quale è il vero rischio oggi in carico al bilancio statale se consideriamo che certi confidi anche piuttosto grandi (per non dire grandissimi) hanno tutto il loro stock controgarantito dal FCG???
RispondiEliminaE adesso con Baa2 il business e' implementare la nascita e il rafforzamento degli intermediari non vigilati: poca spesa, pochi oneri, pochi contributi e ponderazione 100, come quelli vigilati con la garanzia tanto amata a prima richiesta !
RispondiEliminaUna proposta in tema di agevolazioni (forse neanche tanto originale): l'ente agevolatore rilasci ad un impresa un voucher che l'impresa possa spendere come vuole. Es. direttamente in banca per avere un prestito a tassi agevolati, oppure presso un Confidi per avere una garanzia o semplicemente assistenza tecnica alias accompagnamento, oppure ancora per pagare tasse e contributi. Non sarebbe tutto più equo e trasparente?
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