Dopo la ripresa gagliarda di fine agosto (con la notizia del DM sul Fondo centrale), le novità sui confidi si sono diradate. Riprendo perciò volentieri l'annuncio di un bando della Camera di commercio di Avellino (vedi comunicato dell'ente camerale).
Avellino segue la filosofia già applicata da Milano (vedi post), agevolando esclusivamente garanzie (già deliberate) di confidi 107. Il contributo che va all'impresa copre fino al 50% della commissione di garanzia, fino ad un massimo di 4.000 euro per impresa.
Sul piano teorico, i contributi in conto commissioni hanno molti vantaggi rispetto agli apporti diretti ai confidi (a fondi rischi o a patrimonio): semplificano molto la procedura di selezione (niente patemi su antitrust e aiuti di Stato), non favoriscono attori locali rispetto a soggetti extra-territoriali, stimolano la concorrenza. In merito, la scelta di riservare gli aiuti ai 107 mi pare politicamente coraggiosa, se pensiamo che, ad oggi, nell'elenco speciale non risulta iscritto nessun confidi campano DOP.
Ma il maggiore vantaggio di "buoni" assegnati direttamente all'azienda, ha il pregio di stimolare la concorrenza e di responsabilizzare il confidi sul pricing delle garanzie. Le commissioni diventano l'unico alimento che mantiene la vitalità economica dell'intermediario.
Certamente, anche il contributo in conto commissioni può avere delle controindicazioni, specialmente quando il mercato del credito garantito opera a condizioni opache e difficili da confrontare. Faccio un esempio: se un confidi aggressivo e affamato di pratiche va su un mercato locale a prendersi rischi elevati (e costosi da coprire), origina cattivo credito e il suo cliente consuma contributi più elevati.
Gli aiuti, che alterano (si spera in senso virtuoso) gli equilibri di mercato, devono essere concessi in un quadro di trasparenza ancora maggiore rispetto a quella che si avrebbe sul libero mercato.
Aspetto i vostri commenti (e dalla stampa avellinese quelli delle associazioni colà radicate).
Avellino segue la filosofia già applicata da Milano (vedi post), agevolando esclusivamente garanzie (già deliberate) di confidi 107. Il contributo che va all'impresa copre fino al 50% della commissione di garanzia, fino ad un massimo di 4.000 euro per impresa.
Sul piano teorico, i contributi in conto commissioni hanno molti vantaggi rispetto agli apporti diretti ai confidi (a fondi rischi o a patrimonio): semplificano molto la procedura di selezione (niente patemi su antitrust e aiuti di Stato), non favoriscono attori locali rispetto a soggetti extra-territoriali, stimolano la concorrenza. In merito, la scelta di riservare gli aiuti ai 107 mi pare politicamente coraggiosa, se pensiamo che, ad oggi, nell'elenco speciale non risulta iscritto nessun confidi campano DOP.
Ma il maggiore vantaggio di "buoni" assegnati direttamente all'azienda, ha il pregio di stimolare la concorrenza e di responsabilizzare il confidi sul pricing delle garanzie. Le commissioni diventano l'unico alimento che mantiene la vitalità economica dell'intermediario.
Certamente, anche il contributo in conto commissioni può avere delle controindicazioni, specialmente quando il mercato del credito garantito opera a condizioni opache e difficili da confrontare. Faccio un esempio: se un confidi aggressivo e affamato di pratiche va su un mercato locale a prendersi rischi elevati (e costosi da coprire), origina cattivo credito e il suo cliente consuma contributi più elevati.
Gli aiuti, che alterano (si spera in senso virtuoso) gli equilibri di mercato, devono essere concessi in un quadro di trasparenza ancora maggiore rispetto a quella che si avrebbe sul libero mercato.
Aspetto i vostri commenti (e dalla stampa avellinese quelli delle associazioni colà radicate).
Strano agevolare i Confidi 107 quando in Campania non ve ne è nemmeno uno!
RispondiEliminaVeramente apprezzabile questa specifica iniziativa camerale. Sarebbe stata buona cosa anche fissare dei parametri di costo standard della garanzia, avrebbe aumentato la responsabilità del confidi sul pricing.
RispondiEliminaPerché non dar libertà all'impresa di scegliere se spendersi il contributo in conto interessi o conto commissioni di garanzia? Questa sarebbe trasparenza.
RispondiEliminaPerché dopo anni di grande successo del contributo in c/interessi, oggi il tema è l'accesso al credito e solo in subordine la trattativa sul tasso.
RispondiEliminaLa scelta risolverebbe il dubbio
RispondiElimina@Sapio: i confidi sono intermediari "speciali", come erano gli istituti di credito speciale. La scelta di promuoverli risponde a una scelta sulla struttura del sistema di intermediazione creditizia rivolto alle imprese. Come gli ICS, i confidi sono in posizione debole (ancillare) rispetto alle banche, le banche se volessero li potrebbero far chiudere spiazzandoli o usandoli come pattumiera del rischio; alcuni dirigenti di banca lo hanno fatto, non per cattiveria, ma perché i tempi sono duri, e perché si ragiona sull'oggi. E poi perché alla fine si pensa che siano in gioco soldi pubblici, dati ai confidi in passato o riforniti quando li esauriscono.
RispondiEliminaIo rimango dell'idea che nel sistema di intermediazione creditizia non possiamo affidarci completamente alle logiche del mercato bancario per fare gli interessi delle imprese minori. La ragione è che servono intermediari "mission oriented". Non perché i grandi gruppi siano cattivi, e i confidi (come le popolari e le BCC) siano virtuosi per patrimonio genetico. Il modello del confidi vigilato elaborato scolasticamente nei primi anni 2000 ha dimostrato di non essere praticabile. Servono nuovi modelli.
Se le risorse pubbliche assegnati in via privilegiata ai confidi aiutano a sperimentare i nuovi modelli, ben vengano. Sono consapevole che possono andare sprecate, aiutando solo a mantenere in vita modelli vecchi e inattuali. Come sempre, dipende dal come.