Con 101 risposte, il sondaggio vede una prevalenza dei sì (60 voti) sui no (41 voti). Una consistente minoranza è contraria alla soppressione dei confidi minori.
I voti sono ovviamente anonimi, ma penso che se filtrassimo quelli espressi da operatori del mondo confidi, avremmo un testa a testa, se non una prevalenza dei "no".
I commenti lasciati nel thread di discussione aperto con il sondaggio denotano una certa emotività nel trattare del problema, con posizioni molto polarizzate. L'attuale assetto bipartito (confidi intermediari e confidi minori) pare imporre la coesistenza forzata tra due modelli. I sostenitori di un modello giudicano improponibile, o insostenibile il modello alternativo. Non sembra un ecosistema equilibrato.
Nel rilanciare la discussione sul tema, vorrei ribadire quello che ritengo cruciale: la priorità è rimettere in movimento il settore, lasciare spazio alle forze che contrastano il declino con progetti di cambiamento. L'assetto bipartito è una cappa, una cortina fumogena che ostacola qualsiasi progetto di riorganizzazione e rende farraginoso il confronto con i due principali interlocutori (sistema bancario e Banca d'Italia).
Non mi piace la posizione espressa in diversi commenti "è ora che chiudiate tutti". Se la situazione si ingessa, però, il settore declinerà. Non chiuderà con un botto, ma sarà progressivamente potato, o smembrato, o riassorbito. Non è cosa da auspicare. La missione storica dei confidi non è esaurita. Con molta lentezza e dispersione di energie si sono compiuti dei progressi.
Secondo me un sistema confidi riunito sotto un unico tetto diventerebbe più capace di elaborare posizioni comuni e di farle valere. Sarebbe finalmente capace di formulare proposte concrete sullo snellimento degli adempimenti, da perseguire non solo togliendo obblighi normativi, ma anche (e soprattutto) migliorando l'organizzazione e i sistemi (all'interno e nei rapporti con banche ed enti pubblici). Si potrebbe anche chiedere di eliminare le segnalazioni duplicate tra banche e confidi, non si può chiederlo per principio, bisogna dimostrare prima che i dati della banca e del confidi sono allineati in maniera precisa e tempestiva.
Il passaggio di tutti i confidi nell'Albo degli intermediari finanziari "non minori" (art. 106 nuovo TUB) aiuterebbe a conoscere meglio i numeri del settore, anche quelli relativi ai finanziamenti pubblici ricevuti.
Certo, bisogna risolvere il dilemma sull'attualità e sulla sostenibilità economico-patrimoniale del modello confidi, riveduto e corretto, però.
C'è comunque tanto lavoro da fare.
I voti sono ovviamente anonimi, ma penso che se filtrassimo quelli espressi da operatori del mondo confidi, avremmo un testa a testa, se non una prevalenza dei "no".
I commenti lasciati nel thread di discussione aperto con il sondaggio denotano una certa emotività nel trattare del problema, con posizioni molto polarizzate. L'attuale assetto bipartito (confidi intermediari e confidi minori) pare imporre la coesistenza forzata tra due modelli. I sostenitori di un modello giudicano improponibile, o insostenibile il modello alternativo. Non sembra un ecosistema equilibrato.
Nel rilanciare la discussione sul tema, vorrei ribadire quello che ritengo cruciale: la priorità è rimettere in movimento il settore, lasciare spazio alle forze che contrastano il declino con progetti di cambiamento. L'assetto bipartito è una cappa, una cortina fumogena che ostacola qualsiasi progetto di riorganizzazione e rende farraginoso il confronto con i due principali interlocutori (sistema bancario e Banca d'Italia).
Non mi piace la posizione espressa in diversi commenti "è ora che chiudiate tutti". Se la situazione si ingessa, però, il settore declinerà. Non chiuderà con un botto, ma sarà progressivamente potato, o smembrato, o riassorbito. Non è cosa da auspicare. La missione storica dei confidi non è esaurita. Con molta lentezza e dispersione di energie si sono compiuti dei progressi.
Secondo me un sistema confidi riunito sotto un unico tetto diventerebbe più capace di elaborare posizioni comuni e di farle valere. Sarebbe finalmente capace di formulare proposte concrete sullo snellimento degli adempimenti, da perseguire non solo togliendo obblighi normativi, ma anche (e soprattutto) migliorando l'organizzazione e i sistemi (all'interno e nei rapporti con banche ed enti pubblici). Si potrebbe anche chiedere di eliminare le segnalazioni duplicate tra banche e confidi, non si può chiederlo per principio, bisogna dimostrare prima che i dati della banca e del confidi sono allineati in maniera precisa e tempestiva.
Il passaggio di tutti i confidi nell'Albo degli intermediari finanziari "non minori" (art. 106 nuovo TUB) aiuterebbe a conoscere meglio i numeri del settore, anche quelli relativi ai finanziamenti pubblici ricevuti.
Certo, bisogna risolvere il dilemma sull'attualità e sulla sostenibilità economico-patrimoniale del modello confidi, riveduto e corretto, però.
C'è comunque tanto lavoro da fare.
Messaggio ai Confidi:
RispondiEliminaNell’imminenza di una alluvione il Signore rassicurò un onest’uomo dicendogli di non preoccuparsi perché lo avrebbe salvato. Cominciò a piovere. L’acqua salì. Passò un barcaiolo che disse all’onest’uomo “Vieni via con me e ti salverai” ma l’onest’uomo rifiutò. La scena si ripeté altre due volte, poi l’acqua salì e l’onest’uomo affogò. In paradiso si lamentò col Signore per aver infranto la promessa e Lui rispose “Onest’uomo, tre volte ho mandato a salvarti………….!”
Speriamo che il diavolo non mandi un cattivo consigliere che dice: stai qui tranquillo, non preoccuparti, ci penso io.
RispondiElimina....qui scialuppe non se ne vedono e mi sa che "nell'aldilà" ci aspetti l'inferno...e allora bisogna imparare a stare a galla!
RispondiEliminaE' deludente apprendere sempre che l'uomo nell'esercizio del suo libero arbitrio, non perde mai occasione per manifestare la sua sindrome da Peter Pan.
RispondiEliminaContinuo a pensare che solo B.I. può portare questa grande realtà fuori dal limbo, permettendo alle intelligenze di aguzzare l'ingegno.
Merito, efficienza ed efficacia sono queste il nostro Nord.
Tutto il resto è noia...
Un grande grazie al Professore, che stimola il discorso sul tema, cercando di far luce nelle tenebre.
La dicotomia 106/107 è ogni giorno più evidente, le tematiche da affrontare, i problemi da superare, i costi da sostenere, sono totalmente diversi...in comune c'è solo il 51% del servizio reso. Ma non sono tra quelli che butterei via i confidi 106 (anzi) ma alla condizione che si cerchino al più presto una rete sinergica a cui fare parte, per promuovere e pre-istruire i servizi più utili per le proprie imprese associate. Oggi più che mai le imprese hanno bisogno di assistenza finanziaria, di base, quasi sempre indispensabile per il reperimento di risorse finanziarie al più basso costo. Il tema della compliance, dell'antiriclaggio, dell'internal audit, delle procedure, della burocrazia del confidi non entusiasmano più specie in questo momento di fortissima crisi...oggi è la sussistenza il tema principale, l'ingegnarsi di come recuperare fatturato perso dalla flessione della garanzia mutualistica, di come fare arrivare risorse alle imprese in mancanza di erogazione delle banche....di come chiudere il bilancio 2012 in utile quando ti manca il 35% del garantito degli altri anni perchè le banche non finanziano più le imprese...quindi? il confidi 107 deve cogliere le opportunità previste dalla legge erogando tutti i servizi che la legge gli consente di erogare; il confidi 106deve entrare in rete, anche con i confidi 107, e offrire consulenza alle imprese socie che conosce bene e segue quotidianamente nella gestione finanziaria aziendale
RispondiEliminaCiao Bartolo. Le reti di 106 attorno a un 107 sono una soluzione di passaggio. Dubito che un mercato con volumi e margini in calo e rischi in crescita lasci spazio a modelli distributivi pletorici. Serve una riorganizzazione anche lì.
RispondiEliminaHo visto, nel post iniziale da cui questo deriva, qualcuno chiedersi e rispondersi: a che serve un confidi?
RispondiEliminaLa domanda ce la poniamo da anni in questo eccellentissimo blog, e molte risposte ormai sono state date.
Proprio perché la domanda è in essere da anni e le risposte sono sempre più o meno quelle, io mi sono dato una risposta personale che vorrei condividere con voi, illustri lettori del blog: I confidi servono a mantenere degli sfaticati imprenditori che rappresentano malamente la loro categoria di appartenenza in consigli di amministrazione che erogano gettoni alla spalle di imprenditori seri che hanno estremo bisogno di supporto finanziario Sono delle macchinette mangiasoldi, prevalementemente pubblici, ma anche privati che giustificano la loro esistenza in vita con il supporto alle aziende, ma che in realtà vivono da organismi autonomi in un ecosistema che fornisce loro soldi in cambio di consenso alle spalle delle aziende bisognose che sono solo un mezzo per soddisfare le esigenze dei consiglieri di amministrazione. Sì lo so è un po' forte come definizione, ma dimostratemi il contrario e mi ricrederò volentieri. Non sono tutti così, ovviamente, ma la volontà dei 106 di rimanere liberi a fare quello che vogliono con pochi controlli, la ritrosia con cui in questi 10 anni (ricordo che la legge quadro dei confidi è del 2003!!!!!) ci si è adeguati alla normativa (più che ritrosia direi esplicito contrasto...) insomma tutto ciò è lì a dimostrare che fin che si tratta di mangiar soldi va tutto bene, quando si chiede di lavorare con regole, trasparenza, onestà, efficienza allora si commette il reato di lesa maestà! Parlare di confidi è comunque parlare di entità astratte, se ci sono dei colpevoli di questa situazione sono le persone fisiche che rispondono ad un nome ed un cognome che stanno sedute nei consigli di amministrazione.
Questo serva come ammonimento per gli imprenditori che periodicamente si ritrovano a rinnovare le cariche nelle associazioni. Ricordatevi che se le cose vanno male nel vostro confidi, nella vostra associazione, la colpa non è del governo, della crisi, o dei marziani. E' dei vostri amministratori che voi avete messo lì.
@Gigi: come è tuo costume, hai attivato il puntatore evfatto partire un missile Stinger. Da un lato hai ragione. Il governo del sistema ha commesso molti peccati di omissione. Per fare qualche passo avanti, io metto a tema non le colpe di una classe dirigente, ma come favorire il suo ricambio. Negli anni del credito tranquillo dei soldi pubblici abbondanti, un certo tipo di rappresentanza ha spiazzato i portatori di competenze e visioni più qualificate. Oggi è chiaro a tutti che occorre cambiare. Ci sono delle resistenze, si può ragionare, costruire un consenso su un progetto di cambiamento. Bisogna almeno provarci, e non dispero di cooptare esponenti della vecchia guardia.
RispondiEliminaBen detto Gigi!
RispondiEliminaMa vedrai quando la barca affonderà che i topi inizieranno a scappare perchè i soldi di pantalone sono finiti e qualcuno sarà chiamato a ripianare in qualche modo le perdite.
E poi potrebbero essere dolori anche per gli imprenditori associati!
Ma secondo voi quanti imprenditori leggono lo statuto del confidi prima di associarsi?
Dodona. Insieme ai confidi potrebbero associati, nella visione tragica di Gigi, anche partiti, associazioni, fondazioni, parlamentari vari, provincie. E forse anche qualcos'altro.
RispondiEliminaIl problema e' che nei tempi di magra occorre dare dei segnali: di serietà, di competenza, di efficienza (o almeno provarci). Di discontinuità....
Tentare di non cambiare nulla, di lasciare che tutto rimanga come prima e' solo il migliore dei modi per mettere bene in evidenza davanti alla gente chi e' il primo da fare fuori, in senso metaforico neanche tanto.
Ciascuno dei soggetti citati alla inizio ha dato o contribuito a dare, nella storia, a questo paese.
Ora, nel momento gravido di incertezze e di preoccupazioni, e' tempo di visioni coraggiose, lungimiranti e ... sagge.
In effetti parlavo di ecosistema. Bisognerà cambiare un po' tutto. Non è un'impresa facile e non so se uno stinger basterà.
RispondiEliminaSi dice che gli scarafaggi resistano anche all'atomica. Chissà i consiglieri di amministrazione, i parlamentari, etc. se sono resistenti come gli scarafaggi.
Ma qualcuno prima di ciabattare sui costi del CDA ha mai letto i nel merito i bilanci di un intermediario vigilato e quello di un confidi minore ? Altrimenti nell'immaginario collettivo si pensa che un amministratore di un confidi minore prenda un compenso simile ad un parlamentare. Attenzione che spesso ci si assume la responsabilità o gratis o per un gettone di 50 o 100 euro lorde che vanno a sommare 700 800 euro l'anno.
RispondiEliminaNon generalizziamo! Anche tra i 106 abbiamo casi di compensi rilevanti, a volte giustificati dalle deleghe operative date ai consiglieri. Come nel campo della parabola evangelica, troviamo buon grano e zizzania da ambo le parti.
RispondiEliminaAttenzione!!! Non sto criticando il costo degli amministratori, ma l'efficienza e la capacità strategica ovvero di prendere decisioni. Critico il fatto che il motivo principale diventa il gettone, anche se basso, non la volontà di impegnarsi. A volte basta la mera presenza su quella sedia (magari perché serve come trampolino per qualcos'altro). Quando i CDA sono 50 all'anno e con qualche delega in più potrebbero essere 10, non è solo il costo dei gettoni ad essere sotto esame ma l'efficienza complessiva del confidi. Quante decisioni, anche minime, passano per il CDA quando potrebbero essere prese ad un livello più operativo, quante inefficienza causa una governance che è rimasta in sostanza la stessa dagli anni '60?
RispondiEliminaHa ragione Luca quando dice che un compenso rilevante in realtà può essere così perché incorpora uno stipendio direzionale (il caso degli amministratori delegati), per cui bisogna separare il grano dal loglio. Ma come è la governance nel vostro confidi? Quanti CDA vengono fatti in un anno? Quante decisioni non strategiche sono impantanate nelle infinite discussioni dei CDA? Quanta efficienza (e parlo di costi operativi, non solo dei costi degli amministratori) potrebbe essere recuperata? Non si tratta dei 50 o 100 euro a gettone (che comunque moltiplicati per 10 o per 50 e poi per il numero di amministratori sono due cifre sostanzialmente diverse...); vorrei fosse chiaro questo. Se un parlamentare piglia 15.000 euro netti al mese capisco l'invidia di chi ne prende meno ma sinceramente non è lo stipendio che grida vendetta ma le persone a cui va... 15.000 euro mensili ad un De Gasperi, o ad un Matteotti (per citare parlamentari al di sopra di ogni sospetto e fuori dai nostri tempi) glieli darei volentieri ad uno Scilipoti sinceramente no.
E voi quanti Scilipoti avete in CDA?
In effetti 5 gettoni per 10 sedute a 100 euro fanno 5.000,00 euro una cifra terrificante e insostenibile per un confidi minore con oltre 1000 aziende socie e poco piu' di 40 milioni di finanziamenti erogati : serve subito un consulente a 10.000,00 euro l'anno per razionalizzare il costo degli amministratori .......... E anche un software della Caccagg ovviamente da implementare semestralmente.
RispondiElimina@Anonimo notturno: Evidentemente non hai capito (non vuoi capire) la critica, non sono i 5000 euri a cranio, che vanno comunque moltiplicati per i crani, anche se poco produttivi. E' il tempo che si perde, la farraginosità della governance.
RispondiEliminaNon si tratta di spendere 10.000 euro di un consulente (che a volte sono buttati via, proprio perchè i crani vuoti scelgono la consulenza sbagliata). Né di acquistare un software da implementare semestralmente, perché manca la capacità critica di sceglierlo quel software.
E' la governance che non va, la cultura del "teniamo duro,adapassàanuttata" nel complesso e la tua difesa ad oltranza di questo modus operandi sta lì a dimostrarlo. Forse l'atomica non basta per gli scarafaggi ma sta arrivando una bomba che per i 106 sarà letale, se non si sbrigano a crescere: appena la vigilanza passerà alla BCE e ne vedremo delle belle. Tutta questa questione 106-107, verrà spazzata via in un attimo. E resteranno solo i 107. (forse neanche quelli, ma degli strumenti di garanzia "europei". Vedremo.)
Con colpevole ritardo leggo questi post e quelli di apertura del sondaggio.
RispondiEliminaTutto molto interessante ma ... sarebbe tutto molto piu' credibile se scomparissero anonimi e pseudonimi in cambio di nomi e cognomi.
Lo so professore cosa mi rispondera' ma cio' che e' accettabile quando si parla di tecnica non lo e' piu' se parliamo di 'politica'.
Basta politica , non se ne puo più .....
RispondiEliminaGigi era prestissimo. Nel Sud dove in alcune zone non riescono a farsi collegare la linea fissa del telefono neanche in 6 mesi e dove la banda larga e' solo un miraggio aspettano con ansia gli " strumenti di garanzia europei" . Per la Governance invece dopo decenni di tassi di default sotto l'1% aspettano te per regolarsi meglio. Ah ...le teste erano 5 infatti per 10 e per 100 fa 5.000,00 ..... . Mi affascina la nuova e piu' realistica ricerca di un equilibrio del Professore rispetto alle atomiche.
RispondiElimina@Dario: Parlo per me: il giorno che sarò meno disinteressato, ma mi interesserà ottenere una consulenza, un lavoro, insomma qualcosa da fatturare, o della semplice gloria allora forse Gigi non sarà più uno pseudonimo. Per il momento mi interessa che i confidi aiutino veramente le aziende e ogni mio intervento sottende questo obiettivo. Come detto altre volte io non sono nessuno e la credibilità di quello che dico sta solo nella forza delle mie argomentazioni. Se fallaci, vengano falsificate con delle controargomentazioni. Altrimenti si taccia, facendo una più bella figura, ed un migliore servizio alla verità.
RispondiElimina@Anonimo: mica te l'ha prescritto il dottore questo blog.
@Fusibile: il sud ha i problemi che ha e deve risolverli il prima possibile, ma la BCE non credo che farà delle eccezioni perché gli allacciamenti telefonici ci mettono sei mesi o la banda larga è un miraggio: questi ragionamenti sono tipici della cultura dell'alibi: "da noi non si può fare". Balle!! Volere è potere.
Per quanto riguarda il tasso di default all'1% per decenni... è quello che forse si legge nei bilanci, e possiamo darlo per buono anche se con riserva di capire come sono stati fatti i bilanci ma il contesto economico forse era un tantino diverso. Fatto sta che oggi non è più così e sono pienamente convinto che non aspettino me per regolarsi meglio. Ma è meglio che non aspettino proprio nessuno e si mettano a lavorare da ora se non vogliono trovarsi disoccupati fra qualche anno.
Gigi i bilanci dei 107 dove i contributi precedentemente concessi esclusivamente per implementare il fondo rischi vengono portati ( attraverso leggine regionali di dubbia validità sotto il profilo degli "aiuti di stato") a conto economico per abbattere perdite di bilancio invece sono impeccabili. Vorrei che vi rileggeste post di quache anno fa dove ipotesi simili venivano inquadrate minimo come "finanza creativa". Volere e potere con le reti infrastrutturali non è semplice come fai capire provaci tu in Calabria o in Puglia anzi in Sicilia. Peggio in Sardegna !
RispondiElimina@Gigi: attaccare la classe dirigente dei confidi (CdA e rappresentanze sindacali), invitandola (con le buone o con le cattive) a farsi da parte, non basta a dare idee e anima al cambiamento profondo che occorre. Come del resto sta succedendo in politica, non sono sicuro che i rottamatori e i beppegrillo siano non dico migliori dal punto di vista morale, ma più capaci di ben amministrare.
RispondiEliminaLa nuova classe dirigente deve essere fatta di persone con un età media inferiore (questo è un vincolo biologico), ma queste persone devono provenire da una scuola, scuola non soltanto di competenze, ma anche di ampiezza di visione, di sensibilità per il bene comune, di coraggio, di voglia di lavorare. La principale colpa dell'attuale classe dirigente è stata quella di non aver fatto nulla perché una scuola del genere nascesse. Non servivano menti eccelse, Socrate, Platone e Aristotele. Bastava guardare in faccia quello che stava succedendo e parlarne con sincerità. Sarebbero emersi i problemi e i bisogni, e la scuola sarebbe nata dai tentativi di rispondere in modo corale e ragionevole. Questo è il peccato di omissione che si è commesso.
@Corollario sui bisticci tra 106 e 107 in materia di bilancio e altro: il copione puntualmente recitato in queste dispute è un esempio preclaro di rappresentazione parziale e preconcetta della realtà. Non ce ne facciamo nulla.
@Fusibile (a proposito di Mezzogiorno): nell'ex Germania Est hanno avuto il comunismo per più di quarant'anni, ma quando si è trattato di cambiare non hanno perso il treno. Perché il Sud non può fare altrettanto? Datevi una mossa, altrimenti per dare l'OK allo scudo anti-spread i tedeschi faranno commissariare tutte le amministrazioni, prima dagli Ufficiali dei carabinieri e della Guardia di finanza (come già si è fatto), e poi dagli eredi di Federico II. Non sarebbe un male, se servisse a tagliare i viveri alla cattiva amministrazione. Ma temo che il gattopardo sopravviverebbe anche a questo. Io avrei una proposta: un embargo feroce sui beni di consumo di lusso in tutto il Mezzogiorno. Basta abiti di Dolce e Gabbana, orologi ginevrini, X4 e A6. Anzi, confisca immediata di tutti gli articoli del genere in circolazione, in cambio di depositi postali svincolabili soltanto per acquistare beni analoghi prodotti nel Mezzogiorno, o per investire in imprese.
RispondiEliminaTroppo drastico?
@Gigi: mi sfugge il collegamento tra nome e cognome in chiaro e desiderio di reddito ed autopromozione. Basta avere comportamenti conseguenti ai propri desideri e rifiutare a priori e di fatto i possibili conflitti di interesse.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il "problema" meridione invito tutti al leggere questo libro, vi cambierà l'approccio.
http://www.edizpiemme.it/libri/terroni
@Dario: appunto, a me non sfugge, sia in positivo che in negativo.
RispondiEliminaSe una ragione ha forza nelle sue argomentazioni vive indipendentemente dal nome_cognome. Una argomentazione con nome_cognome al seguito si porta dietro l'aura dell'etichetta che ha e puo' andare in conflitto con il più che legittimo interesse del portatore del nome_cognome. Diciamo che in alcuni casi c'è un trade off tra verità (od almeno tendenza ad essa) ed interesse ed io voglio essere libero da questo trade off.
Se tu sei così sicuro di essere libero comunque meglio per te, ma non vedere il collegamento che ci può essere è sintomo di nebbia in Val Padana. Nebbia fitta.
@caro Professore Erzegovesi,
RispondiEliminanon sono molto esperto in materia ma avrei una curiosità:
Quali sono (ad oggi) i vantaggi per un Confidi di essere iscritto all'elenco di cui all'art. 107 del TUB? (cosa cambia rispetto a non essere iscritto: pro e contro).
La saluto e la ringrazio molto.
@caro Geff: domanda troppo vasta => risposta sintetica: il vantaggio principale sarebbe stato l'erogazione di garanzie efficaci per Basilea 2, lo svantaggio i costi di adeguamento della struttura ai più severi requisiti di vigilanza, rispetto ai 106 di fatto non vigilati. Il vantaggio ipotetico oggi è venuto meno, di fatto. I confidi 107 sono però nel settore le realtà più importanti per volumi, e spesso anche le più professionali e strutturate. Le banche non sempre ne riconoscono i meriti, di fatto accettando di buon grado di lavorare con i 106, se hanno fondi rischi capienti (e spesso li hanno ancora).
RispondiEliminaLo svantaggio c'è ancora, a meno che la vigilanza indiretta che sarà applicata ai confidi minori diventi stringente anch'essa.
Comunque, se vuole interessarsi ai confidi, si rassegni alla lettura di centinaia di pagine che spiegano un settore ipercomplicato, del quale si parla moltissimo ma nel quale non si fa altrettanto.
Domande come quella che mi ha rivolto (e la ringrazio) dopo dieci anni di analisi del settore mi provocano un incontenibile senso di frustrazione.
Sono passato alla tesi "tutti 107" perché non ne posso più di questa complessità e di questa perenne incertezza.
Concordo, da non accademico, con quanto sostenuto dal prof.
RispondiEliminaLa prima volta che ho approcciato i confidi mi sono sentito un imbecille, per la complicazione (a volte inutile) di normativa, soggetti coinvolti, logiche gestionali, politiche, rappresentative. Non ci capivo niente (anche ora, comunque, ci capisco poco, nonostante gli sforzi).
Un bel terreno per studiare, al di fuori della fisica, la teoria del caos.
Vorrei stimolare il dibattito perchè al di la delle complicazioni, credo che sia meglio un 106 gestito con la diligenza del buon padre di famiglia ben dotato di patrimonio e ancora in grado di conoscere da vicino l'impresa e l'imprenditore, rispetto ad un 107 all'asciutto e con un sacco di costi di struttura che non si sa se e come pagherà. Esiste una indagine fatta da soggetti autonomi e disinteressati che evidenzi quale è la massa di garanzie che possa consentire ad un Confidi di raggiungere il pareggio del suo conto economico?
RispondiElimina@Pantalone: di indagini sui punti di pareggio dei confidi non ne conosco. Non sempre dai bilanci si può capire qual'è la funzione di costo rispetto ai volumi.
RispondiEliminaLa questione 106 vs 107 mi sembra posta alla Max Catalano (meglio una moglie giovane, carina, spiritosa o una molto matura, appesantita e assillante?). Sorrido e aspetto una domanda seria.
Ringrazio Il professore di vero cuore.
RispondiEliminaAd essere sincero, quando ho scritto la domanda mi sono sentito anche un po' in imbarazzo, perchè è da un anno e mezzo che sono nel settore e nonostante lo studio svolto, le lacune rimangono molte.
Buon senso:
RispondiEliminaTutti 107.
Monopoli regionali.
Intersettorialità.
Efficienza.
Autosostenibilità.
Market-oriented.
Mutualità.
Intervento pubblico volto all'addizionalità ed alla crescita del settore privato:
1-Fondi a P.V. dei confidi
2-Rivisitare il fondo 662 da una scala nazionale ad una macro-regionale.
3-Controgarantire solo confidi --> sostegno pubblico per sanare il fallimento del mercato dell'accesso al credito per le mpmi.
Veloce, crescere insieme e crescere al giusto tempo.