Vi racconto dell'evento nazionale sui confidi ConfiRes (organizzato da Res Consulting con l'Università di Firenze, e annunciato qui) al quale ho partecipato ieri a Firenze presso la bella aula magna dell'Università. E' andato molto bene, come adesioni (più di 200 presenti e più di 300 in streaming) e come discussione. Il sottotitolo, del resto, era provocatorio "Confidi, ultima chiamata".
La mattina è stata introdotta e presieduta da Lorenzo Gai, che ha riassunto le questioni calde del settore confidi, e le criticità da affrontare.
Antonia Ferraris di Ceglie (Banca d'Italia) ha rappresentato la situazione del settore confidi con i dati Centrale Rischi al 31/12/2012 e di Patrimonio regolamentare al 30/9/2012. Le garanzie nel 2012 sono in flessione, come stock, e al loro interno cresce la quota di esposizioni deteriorate (18,7% del totale). Il patrimonio di Vigilanza a fine settembre risulta in alcuni casi di poco sopra il minimo regolamentare, con il conseguente rischio di congelamento della nuova operatività. Anche diversi confidi che operano con fondi monetari hanno sbattuto contro il muro dell'incapienza del cash collateral che blocca in maniera ancora più immediata le nuove pratiche (respinte dalle banche convenzionate fino a reintegro del cash collateral). Questo è un esempio di rischio strategico, che affiora pur in una situazione di rischio di credito sostanzialmente plafonato.
Mi sono annotato due altri spunti: (a) l'auspicio espresso per un maggiore coordinamento delle azioni pubbliche per il credito alle Pmi (Ferraris ha citato l'esempio della Business Bank nel Regno Unito come agente di coordinamento); (b) l'invito ai confidi a dotarsi di strutture più snelle ed efficienti, attente all'adeguatezza del pricing e alle sinergie di sistema, con modelli di governance scevri da ridondanze.
Riguardo all'evoluzione del quadro normativo, Banca d'Italia (mia impressione) prende atto dei ritardi nell'attuazione del secondo decreto correttivo al DL 141/2010. Le incertezze sul prossimo governo inducono a mettersi calmi, è difficile che la situazione si sblocchi. Ferraris comunque ha ribadito l'attenzione di Banca d'Italia per le possibili disfunzioni del nuovo doppio regime di controlli sui confidi (vigilati vs minori) per gli spazi di arbitraggio regolamentare.
Fabio Petri (per AssoConfidi) ha ricordato le specificità (e l'importanza) del nostro sistema della garanzia e i suoi punti di forza rispetto a canali alternativi di sostegno creditizio alle Pmi (maggior leva sui fondi pubblici, connubio con assistenza finanziaria e capacità di contenere le sofferenze). Non ha però sottaciuto le criticità che interessano oggi i confidi, oberati dalle esposizioni a rischio crescente trasferite dalle banche, meno aiutati dalla contribuzione pubblica e frenati nello sviluppo e nella redditività. Petri ha ribadito la necessità dell'aiuto pubblico, ma entro nuovi modelli di sostenibilità capaci di reggere al calo dei contributi, alla domanda di professionalità e all'adempimento senza sconti alle richieste della Vigilanza. Per questo serve una filiera della garanzia più compatta, alla quale si sta lavorando. Ha infine stigmatizzato la soglia dei 75 milioni come troppo bassa in molte realtà che non possono reggere i costi della Vigilanza.
Salvatore Spagnolo (Ernst & Young) ha trattato gli assetti organizzativi e di controllo e la risk governance nei Confidi. Riassumo la curata relazione in questo tweet:
La mattina è stata introdotta e presieduta da Lorenzo Gai, che ha riassunto le questioni calde del settore confidi, e le criticità da affrontare.
Antonia Ferraris di Ceglie (Banca d'Italia) ha rappresentato la situazione del settore confidi con i dati Centrale Rischi al 31/12/2012 e di Patrimonio regolamentare al 30/9/2012. Le garanzie nel 2012 sono in flessione, come stock, e al loro interno cresce la quota di esposizioni deteriorate (18,7% del totale). Il patrimonio di Vigilanza a fine settembre risulta in alcuni casi di poco sopra il minimo regolamentare, con il conseguente rischio di congelamento della nuova operatività. Anche diversi confidi che operano con fondi monetari hanno sbattuto contro il muro dell'incapienza del cash collateral che blocca in maniera ancora più immediata le nuove pratiche (respinte dalle banche convenzionate fino a reintegro del cash collateral). Questo è un esempio di rischio strategico, che affiora pur in una situazione di rischio di credito sostanzialmente plafonato.
Mi sono annotato due altri spunti: (a) l'auspicio espresso per un maggiore coordinamento delle azioni pubbliche per il credito alle Pmi (Ferraris ha citato l'esempio della Business Bank nel Regno Unito come agente di coordinamento); (b) l'invito ai confidi a dotarsi di strutture più snelle ed efficienti, attente all'adeguatezza del pricing e alle sinergie di sistema, con modelli di governance scevri da ridondanze.
Riguardo all'evoluzione del quadro normativo, Banca d'Italia (mia impressione) prende atto dei ritardi nell'attuazione del secondo decreto correttivo al DL 141/2010. Le incertezze sul prossimo governo inducono a mettersi calmi, è difficile che la situazione si sblocchi. Ferraris comunque ha ribadito l'attenzione di Banca d'Italia per le possibili disfunzioni del nuovo doppio regime di controlli sui confidi (vigilati vs minori) per gli spazi di arbitraggio regolamentare.
Fabio Petri (per AssoConfidi) ha ricordato le specificità (e l'importanza) del nostro sistema della garanzia e i suoi punti di forza rispetto a canali alternativi di sostegno creditizio alle Pmi (maggior leva sui fondi pubblici, connubio con assistenza finanziaria e capacità di contenere le sofferenze). Non ha però sottaciuto le criticità che interessano oggi i confidi, oberati dalle esposizioni a rischio crescente trasferite dalle banche, meno aiutati dalla contribuzione pubblica e frenati nello sviluppo e nella redditività. Petri ha ribadito la necessità dell'aiuto pubblico, ma entro nuovi modelli di sostenibilità capaci di reggere al calo dei contributi, alla domanda di professionalità e all'adempimento senza sconti alle richieste della Vigilanza. Per questo serve una filiera della garanzia più compatta, alla quale si sta lavorando. Ha infine stigmatizzato la soglia dei 75 milioni come troppo bassa in molte realtà che non possono reggere i costi della Vigilanza.
Salvatore Spagnolo (Ernst & Young) ha trattato gli assetti organizzativi e di controllo e la risk governance nei Confidi. Riassumo la curata relazione in questo tweet:
Il mio intervento l'ho scritto sabato, di getto, ho aggiunto una chiusura dopo aver rivisto Benigni in TV la sera prima che leggeva Dante in piazza a Firenze. Telegraficamente, ho parlato di modello unico dei confidi in 4 tesi: un unico modello normativo (solo vigilati), un arricchimento dell'offerta (consulenza continuativa, finanziamenti soci intelligenti e supporto ad ABS di prestiti a Pmi), riordino aiuti pubblici (distinguendo quelli straordinari e compattando quelli ordinari su poche piattaforme), sistema confidi unito e vitale (e con un'unica associazione di rappresentanza). Lo devo trascrivere e lo metterò lunedì sul blog (linkerà anche il video).
Luciano Sassetto (Artigianfidi Vicenza) e Vittorio Rigotti (API Veneto Fidi) hanno illustrato l'esperienza di collaborazione tra le loro strutture sancita nel contratto di rete "Rete Fidi Nord Est". Hanno raccontato con concretezza e buon senso come hanno scoperto di avere strutture con valori condivisi e punti di forza complementari. Su quello hanno costruito la collaborazione che riguarda la valutazione del credito, il co-sourcing servizi generali (OK) ma anche roba più impegnativa, come la riassicurazione reciproca delle garanzie e l'apertura di una filiale a Padova con marchio Rete Fidi Nord Est. Insieme, hanno agito su vari fronti di razionalizzazione, presentandosi insieme a trattare le convenzioni con le banche e con gli enti pubblici. Insieme hanno deciso che alcune non valeva la pena tenerle aperte (troppo lavoro per poco risultato) e le hanno potate. Interessante. Per maggiori informazioni cercate su Google, c'è una buona copertura.
Luciano Sassetto (Artigianfidi Vicenza) e Vittorio Rigotti (API Veneto Fidi) hanno illustrato l'esperienza di collaborazione tra le loro strutture sancita nel contratto di rete "Rete Fidi Nord Est". Hanno raccontato con concretezza e buon senso come hanno scoperto di avere strutture con valori condivisi e punti di forza complementari. Su quello hanno costruito la collaborazione che riguarda la valutazione del credito, il co-sourcing servizi generali (OK) ma anche roba più impegnativa, come la riassicurazione reciproca delle garanzie e l'apertura di una filiale a Padova con marchio Rete Fidi Nord Est. Insieme, hanno agito su vari fronti di razionalizzazione, presentandosi insieme a trattare le convenzioni con le banche e con gli enti pubblici. Insieme hanno deciso che alcune non valeva la pena tenerle aperte (troppo lavoro per poco risultato) e le hanno potate. Interessante. Per maggiori informazioni cercate su Google, c'è una buona copertura.
E' stata la volta della banche. Hanno parlato le maggiori (in sala erano presenti altri esponenti di gruppi grandi e medi e di banche locali).
Bruno Bossina (Intesa Sanpaolo) ha parlato del sistema di rating interno applicato alle Pmi. Il gruppo Intesa Sanpaolo ha ricalibrato le procedure validate nel pre-crisi e, dopo ri-validazione della Vigilanza, le ha portate sul mercato. Il succo della revisione sta nel rafforzamento degli elementi di valutazione qualitativi (ad esempio, l'esperienza passata dell'imprenditore nell'uscire bene da periodi di crisi). Il nuovo sistema di rating ha consentito di aumentare di molto la platea delle aziende con rating investment grade, e quindi la banca ha "creato" domanda di credito andando a proporre estensioni di fido in maniera mirata, il tutto con un minor assorbimento di capitale regolamentare e condizioni di tasso più vantaggiose. Questo il dato tecnico. Più in generale, Bossina ha sottolineato come la sua banca si aspetti molto dai confidi per sprigionare i benefici per le imprese del nuovo approccio al credito basata su diagnosi corretta e robusta del rischio, giusto prezzo (con logiche EVA), dialogo e trasparenza reciproca, proattività degli interventi (espansivi e presumo protettivi) e tempestività delle risposte.
Per Unicredit ha introdotto Roberto Remondi che ha commentato la situazione difficile della qualità del credito, ponendo in evidenza i problemi delle imprese declassate rispetto ai requisiti di accesso al Fondo centrale, che non possono rinnovare quel tipo di copertura e avrebbero bisogno di garanzie alternative con requisiti meno stringenti (chiaro l'invito ai confidi che dispongono di altri fondi). Emanuele Giovannini ha descritto il sistema di rating confidi sviluppato in Unicredit a fini gestionali, per ora, con l'aspettativa di farselo validare da Banca d'Italia a fini regolamentari. Il sistema si basa su un processo di valutazione qualitativo e quantitativo (dai bilanci e dalle informazioni di corredo su composizione del portafoglio garanzie e del patrimonio). Il sistema di rating produce una LGD confidi, che viene applicata alle imprese beneficiarie della garanzia in sostituzione della LGD azienda. Sulla media delle classi di rating confidi, la loro garanzia riduce di quasi il 30% la LGD azienda, per i confidi tripla A la riduzione arriva a più di 2/3, e tutto si ribalta su una minor perdita attesa. Unicredit, con questa innovazione, vuole anche lanciare ai confidi un segnale che incentivi strutture più robuste e ben organizzate.
E' stata poi la volta degli enti sostenitori.
Claudia Bugno (MiSE) ha ben inquadrato le recenti modifiche della normativa e dell'operatività del Fondo centrale di garanzia (come saprete, ne presiede il Comitato di gestione). Ho colto un suo impegno determinato ad assicurare la funzionalità di questo importante strumento, e a promuovere le innovazioni necessarie per renderlo ancora più efficiente, tra cui una nuova piattaforma tecnologica che faciliti la verifica degli obblighi di documentazione e riduca i casi di revoca della garanzia per difetto di carte. Ha parlato del decreto sulle garanzie di portafoglio che dovrebbe essere pronto per l'emanazione (attesa nel giro di poche settimane). Al riguardo ho segnalato che a stretto giro servirebbe un chiarimento sul suo trattamento di Vigilanza, in collaborazione con Banca d'Italia. Sul fronte delle sezioni speciali cofinanziate (fund raising) sono in corso lavori nei tavoli di concertazione MiSE-Regione e c'è stato un abboccamento con ABI. Il Comitato di gestione dà molta importanza alle procedure di trasparenza delle operazioni agevolate dal Fondo, e ha appena deliberato un documento che le disciplina.
Ha fatto da discussant Roberto Gaido (Eurofidi) in rappresentanza del principale "cliente" del Fondo centrale: Eurofidi pesa 1/3 in termini di volumi su una popolazione di banche, confidi e altri intermediari molto numerosa. Gaido ha naturalmente sollecitato misure volte a mantenere a regime questa macchina che assicura alla sua società un flusso di lavoro importantissimo. Tra queste, il ripristino della percentuale massima di controgaranzia al 90%, l'allentamento dei requisiti di accesso per recuperare imprese non bancabili, l'accorciamento dei tempi di evasione delle richieste di intervento. Ha infine precisato che il Comitato di gestione ha chiarito che ritiene contro-garantibili le garanzie non mutualistiche (ad esempio quelle sostitutive di depositi cauzionali) purché assistano obbligazioni "di dare" e non "di fare".
Mi accingo a concludere (l'evento è stato ricco). Ha chiuso Roberto Calugi (Consorzio camerale e CCIAA Milano) parlando della recente ricerca sui confidi lombardi che conferma a livello territoriali molte delle ipotesi di giudizio emerse durante la giornata. Vi rinvio a questo post per delucidazioni.
La sessione pomeridiana è stata presieduta dall'AD di Res Consulting Gianluca Puccinelli, che ha spiegato la scelta del sottotitolo ("ultima chiamata"), dando un'ulteriore sferzata alla platea nel caso avesse pensato che si scherzasse a proposito di cambiamenti indifferibili. L'organizzazione è stata come sempre molto curata.
Sono tornato con un'impressione positiva, non soltanto per aver rivisto molti amici e conoscenti (mi spiace di non aver avuto l'occasione di scambiare due parole con tutti). Sembra che il partito del cambiamento sia sempre più forte nei sondaggi. Anche il clima post elettorale ha fatto la sua parte nel convincere che non ci si può arroccare sull'esistente.
"Un unico modello normativo (solo vigilati), un arricchimento dell'offerta (consulenza continuativa, finanziamenti soci intelligenti e supporto ad ABS di prestiti a Pmi), riordino aiuti pubblici (distinguendo quelli straordinari e compattando quelli ordinari su poche piattaforme), sistema confidi unito e vitale (e con un'unica associazione di rappresentanza)" Mancano le ruote al nonno ... ed ecco il carretto ! Va be anche a te è concesso un attimo di ....
RispondiEliminaCaro nonno completamente equipaggiato, mi fa capire che cosa pensa? O le sono cascate le braccia?
RispondiEliminaIo condivido pienamente l'idea del Professore ma sul caso tedesco non sono proprio contrario. Ovviamente dobbiamo mantenere il nostro grande patrimonio culturale senza appiattirci su altri modelli ma la cabina di regia di un unico consorzio fidi per regione non la vedo male. Il monopolio regionale, se ben fatto, è un gran punto di forza per le PMI.
RispondiElimina... Padre Dante ci stava proprio bene come conclusione.
Caro Nonno, il dr Calugi CCIA Milano, con l'autorità del più importante donatore di Fondi ai Confidi d'Italia , dopo aver ricordato che ci sono più Confidi in Lombardia che in Francia + Germania ha detto, fra l'altro,: la CCIA Milano si sta orientando a concedere alle imprese sempre più contributi in conto interessi e meno fondi rischi ai Confidi
RispondiElimina- segue: e che loro cominciano ad essere stanchi di disperdere fondi su 7 Confidi magari (esempio) per sostenere oneri di compliance (segnalazioni). Vedi tu se intuisci dove andranno a parare.
RispondiEliminaProbabilmente la strategia non è' di casa nel settore.... Non dare aiuti ai confidi perché non si sa chi sostenere d'accordo ; invece dare aiuti a pioggia alle imprese in abbattimento tassi si sa eccome chi si sostiene... (Le banche...!). È brave cciaa.... vere maghe di strategia!
RispondiEliminaLe banche hanno fatto molto per meritarsi pubblica disistima ma attenti a demonizzarle perché custodiscono i ns risparmiucci.
RispondiEliminaBravo Prof., ottimo intervento! La campanella è già suonata per tutti i Confidi: è ora di mettersi seriamente a studiare gli strumenti per uscire da una strada he non ha ritorno. Basta ad anacronistici localismi ed alla difesa di un mondo che non esiste più. Crisi in greco significa cambiamento e l'ora del cambiamento, anche per i Confidi, è già scoccata.
RispondiEliminaGia dallo scorso secolo non si fa altro che declinare il "cambiamento" dei confidi. Non i nonni ma i nipotini ne hanno disegnato i contorni "vigilandoli". Adesso che tutti reclamano la statalizzazione di banche e industrie qui ci si scandalizza per contributi pubblici ai confidi. In un contesto dove il voto e' andato a chi ha promesso il reddito di cittadinanza di 1.000 euro al mese e la restituzione dell'Imu qualcuno sente solo la Campanella che suona per i confidi ? Attenzione perché il barometro gira contro burocrati, consulenti e professori , visti i fatti e i dati . Una situazione difficile ma molto marginalmente per i nonni !
RispondiEliminaCaro amico (nonno, ci avevo preso!), è tempo di cambiamento, come anche lei nota.
RispondiEliminaIo ho fatto un intervento a un convegno sui confidi, e ho parlato di confidi, non di Grillo o Berlusconi.
Da lunedì potrà leggerlo, così magari mi onorerà di qualche altra sua riflessione.
Anche se sta notte non dormirò, pensando al barometro che gira minaccioso contro di me.
Ma il barometro segna il tempo, se piove, piove anche sui nonni.
Suo devotissimo.
Caro Sapio, in Lombardia c'è un'impresa ogni 10 abitanti metre in europa è poco meno di una ogni 20 abitanti. In Italia l'impresa ha una media di 3,8 addetti, in Lombardia di 4,2 in europa 9,8. La Lombardia è comunque la regione piu' imprenditoriale d'europa con oltre 800.000 imprese piu' dell'Ile de France.L'Italia ha sempre avuto nel suo dna un'economia fondata sulla microimpresa . Farebbe bene una lettura del Rapporto Doing Business 2013, l'Italia occupa il 104 posto nell'accesso al credito - contro il 54 posto della media dei paesi europei : vince la classifa nel mondo la Malesia. Occupiamo il 160 posto nella risoluzione di dispute commerciali dove ovviamente è il primo il Lussemburgo. Dal rapporto emerge che le aziende di tutto il
RispondiEliminamondo individuano l’accesso al credito come uno dei principali ostacoli da affrontare. Ma noi siamo qui a suonare campanelle e a fare convegni sull'ultima chiamata.
@Banfi, se siamo al 104° posto nell'accesso al credito è anche perché siamo incapaci di cambiare il sistema (fatto non solo dai confidi). Qui stiamo discutendo di cose che potrebbero migliorare la situazione, non di tesi preconcette. L'unica tesi che rifiuto è che bastava lasciare le cose com'erano nel 2002.
RispondiEliminaL'anno scorso quando il "sistema innovativo" del monopolio del business dei vigilati ancora non aveva provocato i danni ormai evidenti anche ai Sapio piu' accorti eravamo piazzati molto meglio sull' accesso al credito esattamente al 97 posto ! I modelli perfetti reggono ai più terribili test : i confidi vigilati non lo stanno facendo . Forse il modello , dieci volte piu vorace di fondi pubblici, dieci volte piu oneroso per la sua gestione e costoso almeno il doppio come prezzo della sua garanzia, non è perfetto . Forse ci sono altre strade meno trendy anche in streaming per facilitare a basso prezzo il credito alle nostre imprese. Una può essere quella di chiuderli i confidi !
RispondiEliminaO partigiano
RispondiEliminaDei centosei
O bello ciao, bello ciao
Bello ciao, ciao ciao
O partigiano
Io vado via
Perché é ora di dormir
Una mattina mi son svegliato e ho trovato un "106 evoluto" . E' questo il fiore dell'artigiano e della piccola impresa e del professionista . Ormai quasi morti insieme all'esercito della "prima chiamata" uccisora mal convenzionata della liberta' !
RispondiEliminaDi fronte a queste invenzioni linguistiche (a parte la metrica) e argomentative, mi arrendo
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