venerdì 8 maggio 2015

Paper del FMI sulla cartolarizzazione dei finanziamenti alle Pmi in Europa

Il Fondo Monetario Internazionale segue con grande attenzione (e competenza) i problemi strutturali dei mercati finanziari di tutto il mondo. Il suo dipartimento europeo, in un paper appena uscito Revitalizing Securitization for Small and Medium-Sized Enterprises (SME) in Europe, ha messo a fuoco le strategie per rivitalizzare il mercato europeo delle cartolarizzazioni di prestiti alle Pmi.


Come saprete, molte istituzioni puntano sulle cartolarizzazioni per superare la dipendenza dal credito bancario delle imprese europee e i rischi di credit crunch. BCE e Bank of England hanno annunciato nel marzo 2014 programmi per sostenere un mercato di cartolarizzazioni trasparenti su asset di qualità elevata con rischi di portafoglio ben controllati. Da allora si sono avute altre iniziative con lo stesso scopo da parte di Comitato di Basilea e IOSCO, EBA, e ora se ne sta interessando anche il FMI. Non sono da meno le istituzioni europee (Commissione, BEI e FEI) che puntano a strutture di garanzia con tranching per i programmi di sostegno alle Pmi e i progetti strategici del Piano Juncker.
Negli anni del dopo crisi, le cartolarizzazioni non godevano di buona fama, tanto che il Comitato di Basilea ha rilasciato il dicembre scorso (dopo due anni di consultazioni) le nuove regole sui requisiti di capitale delle cartolarizzazioni in Basilea III molto più severe delle precedenti. Me le sono studiate (ci sto scrivendo un paper) e ho concluso che se entreranno in vigore, come previsto, dal 2018 l'effetto di capital saving delle garanzie di tipo tranched sarà drasticamente ridimensionato (ad esempio per le garanzie di portafoglio del Fondo centrale è praticamente annullato).
Il fermento di iniziative sulla SME securitization punta anche a correggere l'eccesso di rigore delle nuove regole prudenziali: su questo il paper del FMI è molto preciso, e mette al centro della sua analisi critica il basso ROE sul capitale assorbito a fronte di pool cartolarizzati di crediti alle Pmi. Come gli altri autorevoli documenti di policy e consultazione prima elencati, il paper del FMI  traccia una strategia integrata e articolata per rivitalizzare il mercato, che unisce riforme regolamentari (un binario preferenziale nelle regole di Basilea), sviluppo di un'infrastruttura legale (contratti uniformi, armonizzazione delle procedure in caso di insolvenza), informativa (reportistica di bilancio e di performance creditizia), di trading (mercati secondari), e programmi di sostegno pubblico, come l'asset purchase program delle BCE, o il COSME e la SME Initiative del FEI, o i programmi nazionali e regionali. Gli aiuti pubblici devono però essere, secondo il FMI, selettivi (targeted) e limitati nel tempo.
Strani tempi: ci siamo formati su quanto fosse bello il relationship banking per finanziare le imprese prive di accesso ai mercati finanziari, abbiamo teorizzato che la banca può svolgere molto più efficacemente la selection e il monitoring. Adesso, con sistemi bancari stracarichi di esposizioni deteriorate (come purtroppo il nostro), e con governi che non se la sentono più di accollarsi i rischi delle crisi bancarie, il tema è diventato come scaricare rischi dalle banche verso nuovi canali di tutti i tipi; in ordine di importi unitari crescenti possiamo citare: il crowdfunding, il peer-to-peer lending (evoluto in varie forme di marketplace lending sorrette da piattaforme informatiche), le ABS su cartolarizzazioni, i minibond, la finanza mezzanina, il private equity nelle sue diverse forme. Senza dimenticare lo sfogo verso eventuali bad bank e investitori in distressed debt. 
Sono mondi nuovi e indubbiamente affascinanti, ma anche tutti da esplorare.
Strani tempi davvero: se in passato (pensiamo ai junk bond negli anni ottanta, al decollo dei derivati su crediti a fine anni novanta, alla bolla dei subprime fino al 2007, e gli esempi potrebbero continuare) era l'industria finanziaria a globale a promuovere i nuovi canali di risk transfer, ora le banche sistemiche sono incoraggiate e sussidiate in sforzi analoghi dalle massime autorità monetarie e di vigilanza, che promettono qualità, trasparenza e controlli per tenere a bada i comportamenti miopi e azzardati, come diceva pochi giorni fa la Governatrice della Fed, Janet Yellen. Tutto un problema di allineamento tra incentivi e obiettivi di lungo periodo della società, aggiungeva Christine Lagarde che però ricordava Voltaire: se un banchiere si butta dalla finestra, vuol dire che ci può fare dei soldi; buttati anche tu dietro a lui! [attenzione, però, perché potrebbe essere attaccato a una fune da bungee jumping, e tu no].
Tempi stranissimi, e affascinanti. Pensare a modi sicuri ed efficaci per finanziare le imprese è, oggigiorno,  una sfida epica. Non dobbiamo berci tutte le cose mirabolanti che raccontano, occorre stare attenti ai millantatori (e ai truffatori). I problemi non si risolvono con le dichiarazioni di principio e la lista delle best practises. Occorre combattere in prima linea, con armi antiche, ma ancora efficaci, se protette dalla ruggine e ben oliate, e con sistemi più tecnologici, stando attenti che non si surriscaldino in volo e poi precipitino.
In ogni caso, bisogna uscire dal cortile di casa, buttando nel cassonetto i complessi di inferiorità. Come? Studiando le arti antiche e le tecniche nuove, e tirando fuori il coraggio.

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