Come promesso, riprendo qualche spunto dalla Convention Fedart Fidi (di cui trovate tutti i video su YouTube). Comincio con le riflessioni di un tecnico che da anni segue progetti di consulenza nel settore: Alessandro Carpinella di KPMG.
Carpinella ha parlato sul futuro assetto del sistema confidi per fronteggiare il credit crunch alle Pmi (qui le slide). La sua società ha costruito fin dai primi anni duemila una presenza molto forte nel segmento confidi, riuscendo a difendere bene questo vantaggio competitivo, sia pur in coabitazione con altri nomi importanti di matrice internazionale, e con boutique di consulenti nostrani. Negli ultimi mesi, come si ricorda nell'intervento in questione, KPMG sta seguendo come advisor pressoché tutti i progetti di fusione più importanti.
Nella relazione presentata a Castiglione della Pescaia, Carpinella parte dall'analisi dei fabbisogni di finanza delle imprese, passa per la lettura delle performance di bilancio dei confidi e conclude con una tassonomia dei modelli di aggregazione e delle specie di confidi, calata in uno scenario a tendere. Le quattro specie di confidi che potrebbero uscire dal crogiuolo della crisi e delle riforme ordinamentali sono, per Carpinella, queste quattro:
Amici, perdonatemi se sono franco, ma è un'idea strampalata.
Le linee guida della Commissione sul finanziamento del rischio del 2014, riprese nel Regolamento generale di esenzione dello stesso anno, non consentono di usare fondi pubblici per coprire il rischio equity. Pertanto il piccolo apporto di equity garantito dai confidi non si può fare con fondi pubblici. Punto. Per favore, rimettete l'idea nel cassetto. C'è già abbastanza confusione in giro. Non c'è bisogno di un guru dell'azzardo morale e delle asimmetrie informative per capire il perverso sistema di incentivi innescato da un finanziamento del rischio di impresa che lascia a chi lo fornisce il potenziale di guadagno ma lo copre dal rischio di perdita.
Quando a Firenze due anni fa parlavo di private equity a Km0 (o finanziamento soci intelligente) intendevo l'esatto contrario: non dei soldi che arrivano da ignari quotisti volonterosi tranquillizzati dalla garanzia sulle perdite offerta dai confidi con denaro pubblico. Parlavo di soldi dati da un professionista della finanza delle Pmi in cambio dell'accesso al timone finanziario dell'azienda. E' un'idea non meno temeraria del crowdfunding a Km0. L'ho proposta allora perché ero arrivato vicino a tradurla in pratica, pur senza essere un intermediario, né avere capitali.
Se qualcuno vuole aggiungerla al menu dei confidi "diversificati", si può tornare a discuterne.
Carpinella ha parlato sul futuro assetto del sistema confidi per fronteggiare il credit crunch alle Pmi (qui le slide). La sua società ha costruito fin dai primi anni duemila una presenza molto forte nel segmento confidi, riuscendo a difendere bene questo vantaggio competitivo, sia pur in coabitazione con altri nomi importanti di matrice internazionale, e con boutique di consulenti nostrani. Negli ultimi mesi, come si ricorda nell'intervento in questione, KPMG sta seguendo come advisor pressoché tutti i progetti di fusione più importanti.
Nella relazione presentata a Castiglione della Pescaia, Carpinella parte dall'analisi dei fabbisogni di finanza delle imprese, passa per la lettura delle performance di bilancio dei confidi e conclude con una tassonomia dei modelli di aggregazione e delle specie di confidi, calata in uno scenario a tendere. Le quattro specie di confidi che potrebbero uscire dal crogiuolo della crisi e delle riforme ordinamentali sono, per Carpinella, queste quattro:
- i confidi diversificati, che puntano a offrire nuovi prodotti e a qualificarsi come "Mediobanca delle Pmi", con un'offerta fatta di garanzie, mediazione di prodotti di terzi, consulenza, e altro; quello che caratterizza questi confidi è la forte guida manageriale e la gestione dei clienti, autonoma rispetto alle banche e alle associazioni di riferimento (se ci sono), orientata allo sviluppo e al consolidamento delle relazioni;
- i confidi assicuratori, che svolgono un ruolo di affiancamento alle banche, appoggiandosi sulle reti delle stesse; hanno una forte propensione alla crescita dimensionale e geografica;
- i confidi strumento pubblico, concepiti come funzionali alle politiche industriali delle regioni, e da queste sostenute con apporti patrimoniali;
- i confidi prodotto tipico, che conservano legami saldi con le sigle associative e mantengono un raggio d'azione per lo più locale
I numeri prospettati sono plausibili, e tengono conto dei progetti avviati o da avviare. Potrete riconoscere in queste nuove etichette tanti casi noti, che non è il caso di ricordare. Parlo sia di attori esistenti sia degli esiti di fusioni recenti o prossime.
I confidi "prodotto tipico" si collocheranno nell'elenco dei "minori"; se ne prevedono 50 a regime, con una riduzione notevole rispetto alle diverse centinaia di oggi. L'aumento della soglia ha sdoganato alcune aggregazioni sotto i 150 milioni, prima tenute in freezer per lo spauracchio della vigilanza hard.
I confidi delle altre tipologie saranno presumibilmente tutti iscritti all'Albo 106.
Per i "diversificati" e gli "assicuratori" si prevedono due drappelli sulla decina di membri ciascuno. Li immagino molto eterogenei. Il pezzo da novanta degli assicuratori sarà ancora Eurofidi?
I confidi "strumento pubblico" sarebbero 2 o 3; mi azzardo a prevederne uno in Lombardia, uno in Emilia, il terzo non so.
Le condizioni di sostenibilità degli "assicuratori" e degli "strumenti pubblici" dipendono da risorse che non sappiamo se ci saranno. Il modello (meglio, i modelli) dei "diversificati" sono da provare su strada: per vincere dovranno muoversi con agilità, sfruttando processi decisionali più snelli, costi più leggeri e menti e braccia più giovani. I "prodotti tipici" potrebbero cavarsela se hanno salvato i fondi rischi dalla grande crisi (molti ci sono riusciti) e se continueranno a ricevere aiuti pubblici e accesso alle controgaranzie pubbliche come i maggiori (non sarebbe una novità).
Ci vorranno anni perché si assesti la struttura del settore. Le bocce sono ancora in movimento. Tra qualche mese conosceremo gli ammessi all'Albo 106, ma non basterà questo passaggio ad assicurare la permanenza tra i vigilati: i sotto soglia dovranno crescere in cinque anni, i figli delle aggregazioni dovranno funzionare; i deboli e gli affaticati, sopra o sotto la soglia, dovranno irrobustirsi. E nessuno sa ancora che volumi si faranno sul mercato della garanzia nei suoi vari segmenti, sussidiati o concorrenziali, e di che qualità.
Il mondo dei minori si popolerà di vecchi e nuovi protagonisti (i secondi con un passato da 107). Prima o poi si dovrà dare una cornice regolamentare a questo comparto, e a quel punto si capirà finalmente quanto conviene stare nell'Albo 106 piuttosto che nell'Elenco 112.
Di lavoro, potenzialmente, ce n'è per tutti.
Speriamo che dalla domanda potenziale delle imprese si sviluppi operatività sana per i confidi.
Questo dipenderà non soltanto dalla volontà dei confidi, ma anche dalle risorse pubbliche che riceveranno e dallo spazio che le banche decideranno di riservare loro.
Gli sponsor pubblici e i partner bancari hanno bisogno dei confidi. Le imprese di più.
Tocca ai confidi proporsi agli uni e alle altre con progetti nuovi, pensati bene ed eseguiti ancora meglio.
Oltre agli scenari sui confidi, nelle slide ho trovato a pag. 15 un cenno alla "Finanza a Km0". Penso che non sia un'idea di KPMG, perché sento questo slogan da qualche mese nel mondo associativo. Può significare diverse cose, legate al tema della diversificazione del portafoglio prodotti dei confidi. Sono finanza a Km0 il piccolo credito erogato direttamente dal confidi, la consulenza finanziaria, la partecipazione a strutture di tranched cover. Il piatto forte del menu a Km0 è però un altro, ed è descritto così:
Incentivo alla capitalizzazione delle PMI facilitando le interazioni Peer-to-Peer [si cita altrove il crowfunding] e offrendo una tutela del soggetto privato in caso di realizzazione di perdite sull'investimento equity. Il riequilibrio della struttura finanziaria delle PMI italiane, che richiede la conversione in patrimonio di ca. 30-50 € mld di debito in 5 anni, può favorire un potenziale mercato stimabile ad oggi per ca. 6-7 € mldAllora, se intendo bene: i confidi potrebbero creare piattaforme di equity crowdfunding sulle quali fornire garanzia agli investitori sulle perdite di valore.
Amici, perdonatemi se sono franco, ma è un'idea strampalata.
Le linee guida della Commissione sul finanziamento del rischio del 2014, riprese nel Regolamento generale di esenzione dello stesso anno, non consentono di usare fondi pubblici per coprire il rischio equity. Pertanto il piccolo apporto di equity garantito dai confidi non si può fare con fondi pubblici. Punto. Per favore, rimettete l'idea nel cassetto. C'è già abbastanza confusione in giro. Non c'è bisogno di un guru dell'azzardo morale e delle asimmetrie informative per capire il perverso sistema di incentivi innescato da un finanziamento del rischio di impresa che lascia a chi lo fornisce il potenziale di guadagno ma lo copre dal rischio di perdita.
Quando a Firenze due anni fa parlavo di private equity a Km0 (o finanziamento soci intelligente) intendevo l'esatto contrario: non dei soldi che arrivano da ignari quotisti volonterosi tranquillizzati dalla garanzia sulle perdite offerta dai confidi con denaro pubblico. Parlavo di soldi dati da un professionista della finanza delle Pmi in cambio dell'accesso al timone finanziario dell'azienda. E' un'idea non meno temeraria del crowdfunding a Km0. L'ho proposta allora perché ero arrivato vicino a tradurla in pratica, pur senza essere un intermediario, né avere capitali.
Se qualcuno vuole aggiungerla al menu dei confidi "diversificati", si può tornare a discuterne.
L'intervento di un Confidi garante può far ottenere liquidità alle imprese ma non a tassi contenuti. Ergo l'intervento di un Confidi non è conveniente per una impresa. Anche in caso di agevolazione a carico di fondi pubblici la convenienza per le imprese è minima.
RispondiElimina1)L'esigenza di un ricorso (sempre maggiore) a forme di protezione del credito ammissibili ai fini regolamentari per le banche, 2)la riduzione del numero degli sportelli presenti sul territorio con il contestuale passaggio ad utilizzi intensivi di operatività on-line e 3)la riduzione molto significativa del numero dei confidi con reale capacità operativa, mi rafforzano nell'idea che spazi di manovra e crescita per i Confidi permarranno anche in futuro.Ne sono convinto.
RispondiEliminaCerto vedo principlamente confidi iscritti all'Albo (ma non solo), capaci di non essere solo "assicuratori"(altrimenti il conto economico "non quadra") e propositori di forme di garanzia in grado di completare l'offerta già presente, non sovrapposizioni onerose . Non dimenticherei, infine, il valore che alcuni potrebbero portare nel miglioramento dei rating qualitativi delle banche. Tutte le strade possono essere interessanti, io mi permetto soffermarmi su quest'ultima. Al seminario di Federconfidi di Cagliari, venerdì prossimo, vedremo se qualche ulteriore spunto potrà emergere. Remondi
Solamente i confidi iscritti all'albo potranno fare quando descritto sub 1), cioè una quindicina di soggetti secondo Carpinella Kpmg. E gli altri? Seguiranno la strada già tracciata da spazzacamini, maniscalchi, dattilografe, sale cinematografiche ed ora anche edicole di giornali.
RispondiEliminaIn realtà anche i c.d. Confidi minori possono rilasciare garanzie considerabili come strumenti di protezione del credito ammissibile. Sulla loro valorizzazione dipenderà dalle scelte effettuate dai singoli Istituti di credito. Una Banca AIRB assegna un rating (quindi puo' deponderare) anche ai Confidi ex art. 112. R.
RispondiEliminaConcordo, dott. Remondi, il comparto dei minori si ripopolerà e potranno formarsi dei confidi 112S (come i 3 stelle S nel settore alberghiero): se questi avranno buone disponibilità di fondi rischi, se saranno gestiti professionalmente e se terranno bassi i costi, grazie agli standard regolamentari leggeri (come i loro omologhi albergatori rispetto ai 4-5 stelle), possono essere interessanti per le banche. I se sono tanti, però.
RispondiEliminaVorrei vedere un documento ufficiale in cui BdI autorizza una o più banche AIRB (sono pochissime) a dare un rating ai Confidi. Non basta ad una Banca essere Airb per essere autorizzata a dare un rating a soggetti particolari e statisticamente poco numerosi come i Confidi.
RispondiEliminaCerto, non basta essere AIRB, ma nel caso di Unicredit è stato sviluppato un modello di rating apposito per i confidi
RispondiEliminaMa è ad uso regolamentare o è solo interno?
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