martedì 19 aprile 2011

Puccinelli (RES consulting): lettera aperta ai confidi

Gianluca Puccinelli, AD di RES consulting, dopo il convegno di venerdì scorso a Milano ha deciso di scrivere questa lettera aperta ai confidi italiani:

Egregio Dottore / Gentile Dottoressa,

due sono le cose che mi hanno colpito in questi ultimi giorni: un articolo sul Corriere della Sera del 16 aprile di Michele Salvati e il convegno sui Confidi che abbiamo organizzato il 15 aprile a Milano. L'articolo cita un brano molto significativo di un romanzo del 1845 di Benjamin Disraeli che dice "Due nazioni tra le quali non c'è rapporto e simpatia; che sono così ignoranti dei costumi, dei pensieri, dei sentimenti l'una dell'altra come se abitassero in diverse zone o addirittura in diversi pianeti: i ricchi e i poveri".
Questa citazione mi ha sorpreso mentre cercavo di porre ordine ai numerosi stimoli ricevuti dalle diverse relazioni del convegno che Res ha organizzato a Milano su "CONFIDI MAGGIORI E MINORI: governance, struttura, mercato" e mi ha colpito l'intervento del prof. Luca Erzegovesi che addirittura ha presentato un modello di sviluppo dei Confidi da lui elaborato più di 5 anni fa e che in tutto questo periodo è stato completamente disatteso ma che è di un'attualità, di una forza che non ha precedenti.
Il disagio che è uscito da tutti i relatori (di tutte le estrazioni) e che mi ha fatto pensare al romanzo di Disraeli è che i mondi completamente diversi non sono due, ma decine, se non centinaia.
Mi spiego meglio. Le istituzioni che a titolo diverso ruotano attorno all'attività dei Confidi sono banche, imprese, associazioni di imprese, mediatori creditizi dove apparentemente nessuno sembra sapere dell'altro, quasi appartenessero a un altro mondo. E si erigono steccati, barriere, per conservare caratteristiche quasi corporative. Ma addirittura solo per i Confidi abbiamo: confidi maggiori e confidi minori, confidi che seguono small business e altri che seguono medie imprese, confidi di origine imprenditoriale e di origine associativa. E fra questi ultimi: associazioni che fanno riferimento ad artigiani, a commercianti, a industriali o addirittura a piccole associazioni locali. Guelfi e Ghibellini sono niente al confronto!
E ciascuno si ritiene di essere migliore degli altri continuando ad erigere muri ed a costruire ed esigere una lealtà specifica ad ideologie, metodologie e fazioni a discapito di un rispetto universale ad un sistema che - fatto rete - porterebbe sviluppo e benessere per tutti. È la caratteristica tutta italiana del dividere invece che unire, del creare più partiti anziché partecipazione condivisa, fondare "ditte individuali " invece che network.
Tutti i relatori intervenuti in rappresentanza dei più grossi confidi nazionali e delle istituzioni hanno espresso preoccupazione per questo mercato che, nonostante la rapidissima evoluzione, stenta a trovare un modello di sviluppo consono - anzi - compliance - con il mercato, con le autorità di vigilanza, con la società.
Tra l'altro alcuni numeri sono significativi... le cifre recitano che in Francia esistono 3 confidi, in Germania 20, in Italia 557. Che degli oltre 25 miliardi di garanzie emesse l'82 % viene emesso dai 55 confidi 107. Il restante 18 % dai restanti 500.
Dato eclatante: i primi 10 confidi italiani emettono il 54 % delle garanzie e i primi due il 32 %.
In questa situazione necessita, anzi si impone un cambiamento radicale sostenuto da una visione di sistema che sia in grado di inventarsi nuove formule basate su una comunità di interessi, una condivisione di risorse, una equa ripartizione della ricchezza tra tutti gli attori del mercato. Non una semplice deriva verso fari di cambiamento solo dimensionale o normativo, ma un superamento dei confini, un abbattimento delle barriere, una prossimità all'impresa che favorisca il reale sviluppo di tutti quanti partecipano al business.
Questo, in sintesi , è quanto emerso dal convegno che RES ha organizzato a Milano il 15 aprile e come ha sottolineato il prof. Luca Erzegovesi, occorre un cambiamento di paradigma, fare rete o filiera di imprese. La severa legislazione in fieri che vede i confidi iscritti o coscritti in un nuovo albo favorirà certo questo, ma senz'altro non indicherà modelli di sviluppo, competenza esclusiva di tutti gli stakeholders di questo mercato.
Grazie per l'attenzione. 

Gianluca Puccinelli
Amministratore Delegato RES srl

Mi sorprende che Gianluca Puccinelli abbia espresso questo giudizio chiaro e critico nei confronti dei confidi italiani: dopo tutto sono clienti attuali o potenziali della sua società, e rischia di inimicarseli. Mi vedo più volte citato, il che mi fa piacere (è stata, ripeto, una sorpresa). In effetti mi sono chiesto spesso perché il settore fosse così refrattario a idee nuove, non soltanto a idee accademiche (da prendere con cautela), ma soprattutto a idee germogliate al suo interno. Ci sono nel settore molti operatori preparati e appassionati al loro lavoro. però non sono molto visibili, non hanno creato scuole di pensiero, movimenti, cambiamenti.
Non è soltanto un problema dei confidi: anche le banche fanno molta fatica ad aprirsi a spunti di novità e di collaborazione. E' molto scemato il gusto (non solo intellettuale) di cimentarsi con cose nuove. Non sono tanti che nei confidi stanno alzati la sera per studiarsi l'indice di Herfindahl o il TAEG di filiera; ma anche nelle banche, tanti contenuti nuovi e stimolanti sulla gestione dei crediti, il capital planning, sono visti come voci di un'opprimente enciclopedia di adempimenti normativi. I bancari che leggevano i miei libri sull'ALM o sulla duration negli anni ottanta avevano un'altra curiosità, voglia di migliorarsi.
Giusto l'invito di Puccinelli a mettersi insieme, può essere una forza contro l'ostilità preconcetta, la disillusione, lo scoraggiamento. Ma si può fare? Da dove si comincia?

10 commenti:

  1. Non si può fare perché salterebbero troppe poltrone e la libertà di aiutare gli amici e gli amici degli amici.

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  2. Nicola Tramontano Guerritore19 aprile 2011 alle ore 16:09

    Avendo partecipato come relatore al Convegno di Milano, prendo coraggio per spendere solo una piccola considerazione, sperando di non inimicarmi l'amico Gianluca e di non vaneggiare troppo...I convegni, nelle loro varie sfaccettature (workshop, seminari, ecc) forse oltre che essere un modo per aggiornare ad es su quello che Bankit sta pensando di fare sul versante Vigilanza o su cosa sta facendo questo o quel confidi (ovviamente temi di indiscudibile utilità), potrebbe essere anche un modo per promuovere veri e propri tavoli di confronto. Una roba del tipo: la platea diventa relatore e i relatori diventano platea, nel senso che aprono semplicemente la strada a questo o quellì'argomento specifico... Ad es l'anno scorso nell'evento a Roma in Confesercenti a un certo punto si è aperto un dibattito niente male. Un po' quello che per qualche minuto è successo anche a Milano quando il Prof. Erzegovesi, dalla platea, ha risposto a qualche domanda. Il tempo però, in coda agli interventi, era oramai poco. E comunque sono eventi episodici, saltuari. Sarebbe interessante (forse sulla scia di un probabile vaneggiamento...)un convegno con una formula innovativa: "far parlare" i confidi, suscitando un confronto attivo che non si limiti a qualche domandina finale che poi spesso nessuno ha voglia o possibilità di fare perchè ha il treno o l'aereo in partenza... Chissà che in questo modo, con il confronto più che con la formula "a domanda risponde", non si possa iniziare a mettere insieme idee, che diventano il preludio per unire le forze (come auspica Puccinelli)e far saltar fuori (mai dire mai) possibili condivisioni di modelli di sviluppo forse già esistenti ma disattesi...
    Magari una formula di convegno siffatta c'e' già e sono io ad ignorarla... In tal caso mi si conceda una deroga all'"ignorantia legis non excusat"..
    un saluto

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  3. @Anonimo: hai presente i fenomeni bradisismici? Se non si può fare nulla si corre quel rischio.
    @Nicola: il dibattito sulle esperienze è la cosa che apprezzo di più anch'io ai convegni sui confidi; con i seminari Smefin avevo cercato di dilatare quel tipo di lavoro all'interno di un appuntamento seminariale. L'esperimento era andato bene. Anche Assoconfidi sta proponendo più spesso degli appuntamenti tecnici, il consiglio che do loro è: più voce ai direttori e ai tecnici, aprite degli spazi in cui si auto-organizzino, senza necessariamente avere intorno professori, consulenti e rappresentanti.

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  4. Apprezzo molto la lettera e il coraggio di Gianluca. Goethe scrisse: "Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la Provvidenza si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute. Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala! L'audacia ha in sè genio, potere e magia: incominciala adesso!"
    Io continuo a crederci (anche se, al posto della magia, ci metto una Presenza per me più importante). Quindi cosa posso dire: di tavoli intorno ai quali riunirci presso una delle sedi di Confidi Lombardia lo troviamo sicuramente. Quando si comincia? Raccolgo adesioni.

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  5. Nicola Tramontano Guerritore20 aprile 2011 alle ore 00:48

    La citazione di Goethe mi ha coplito molto (soprattutto per motivi personali) e la trovo davvero appropriata. Anche io peraltro, come Cipriana, al posto della magia ci metto una Presenza molto importante, anzi di più, decisiva!
    Intanto però si potrebbe iniziare dalle presenze degli addetti ai lavori, come giustamente sottolinea il Prof. Luca, a tavoli tecnici di lavoro. Aggiungo solo che forse una partecipazione del mondo accademico sia importante. Non perchè i confidi non sappiano parlare da soli, ma per il fatto che, parliamoci chiaro, il supporto che la voce accademica può dare è di innegabile valore.

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  6. Non capisco il 'clamore' della lettera di Puccinelli. Non ha fatto altro che dire 'Il re é nudo'. Tutti sanno che quello che dice é vero, ma, come per primo ha postato Anonimo, ci sono troppe poltrone in ballo. Casomai, per continuare ad usare la citazione, il problema starebbe nel trovare chi ha fatto pensare al Re di essere vestito. Lo avevo già detto in altri post: organizziamoci e creiamo una massa critica e organizzata non solo a parole. Solo allora si può pensare di contare qualcosa; altrimenti i confidi italiani sono e restano un'anomalia europea (e mondiale).

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  7. Grandi incongruenze stanno alla base :
    tutti sappiamo che la comunità europea tratta diversamente il settore commercio da quello artigiano e quello del trasporto o quello della pesca, ma alla base e nella realtà sono tutte PMI, sono tutte o quasi microimprese come da definizione di scuola.
    L'Italia è una nazione particolarissima :
    siamo microimprese superando la soglia del 90% il resto il 10 % è prevalentemente la realtà delle multinazionali ovvero l'industria della trasformazione dei prodotti petroliferi oppure dell'auto !!!
    Ebbene in Italia il 90% delle risorse, degli ammortizzatori sociali, della Cig, degli incentivi va a quel 10% mentre solo il 10 % va a quella bella realta' del 90 % !
    In tale situazione,nella particolare conformazione geografica, e nella sua storia l'Italia è l'Italia . Ci si arrangia come ci si è sempre arrangiati. Ma si puo' migliorare.
    I Confidi possono essere intersettoriali ? Si !
    E possono dimnuire.
    I Confidi hanno una legge che impone dei parametri oltre i quali si va' avanti e sotto si chiude ? Si !
    Si applichi la legge e possono diminuire.
    Pero' chissenefrega se in Francia ci sono 3 Confidi, e in Germania 20 !
    Mentre è utile una buona strategia regionale che possa razionalizzare il sistema nel quadro normativo nazionale esistente.
    Ma niente stragi solo politiche di coesione che facilitino la razionalizzazione del sistema ma tenendolo efficiente per la missione da compiere che è quella di agevolare l'accesso al credito alle imprese e non quello di essere strumento di miglioramento delle perfomance di bilancio delle banche.
    Luca è un grande ma non è infallibile pero' è coraggioso e si mette al servizio del sistema .
    Oggi il sistema chiama Luca ad una riflessione : è veramente quello che ci vuole un unico confidi per regione vigilato ?
    Io dico di no' intanto perchè i tempi per questa strategia non sono compatibili con la crisi sitemica in atto e poi perchè sa' di strategia buona sulla carta ma perdente nel territorio.
    Mentre ben venga lo studio sul Taeg di filiera che per ora nessun 106 (ex 107) ha ancora prodotto in maniera trasparente.
    Perchè questa è la chiave : se il sistema confidi genera un taeg che aumenta anche di 2 soli punti percentuale il costo del danaro, rispetto all'accesso ordinario per l'impresa (con il sistema del rating) è inutile !
    I confidi muoiano come prestatori di garanzia e si trasformino in facilitatori senza piu' assorbire risorse pubbliche, queste si indirizzino solo verso Fondi Centrali di Garanzia Regionali costituiti con la copertura illimitata dello Stato.
    Termino dicendo che i convegni, spesso finanziati con risorse pubbliche, con il dibattito nell'ultima mezzora sono ridicoli per chi ci partecipa, anche come relatore, e soprattutto per chi li organizza.
    Direi che se si facessero due conti sarebbe evidente che è molto peggio che avere 557 confidi in Italia.

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  8. Che thread ricco!
    @Cipriana: è vero, muoversi per il bene ha a che fare con il Bene ultimo (quante cose si potrebbero aggiungere). Per rivedersi, quando vuoi.
    @Nicola: la disponibilità c'è; però vorrei che per una volta i "tecnici" dei confidi facessero il primo passo.
    @H2O: chi ha detto che voglio un confidi unico per regione? Semmai Sapio ha questa visione, con in più la controgaranzia pubblica.

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  9. Carissimi tutti,
    grazie per la vostra attenzione e i vostri commenti. La mia intenzione non era di fare clamore ma di fissare un pensiero, una sensazione a seguito di un dibattito interessante. Comunque grazie di nuovo.
    @ Prof Erzegovesi, ho apprezzato molto la sua risposta e la mia valutazione sui Confidi è semplicemente il mio pensiero scevro da qualsiasi calcolo di opportunità. Sono stato abituato a pensare che la verità e l'etica sono al primo posto, il resto - eventualmente - dopo.
    L'ho citato più volte, e con soddisfazione perchè è l'unico che ad oggi ha parlato di un modello di crescita diverso dalla semplice aggregazione fra Confidi, l'unico che coinvolge in questa "visione" tutti gli stakeholders della filiera, l'unico che intravede uno spazio oltre la garanzia. Il fatto che abbiamo un punto di vista condiviso - visto il suo valore e il suo impegno- francamente mi riempie di orgoglio. Contiuìnueremo a lavorre e la informeremo dei nostri passi successivi.
    @ Nicola grazie per l'attenzione. Sono toscano DOC e amo particolarmente chi non la pensa come me perchè -non possedendo la verità - il sereno confronto è l'unico modo per crescere. Avremo modo..
    @ Cipriana grazie per le belle parole e per la citazione di Goethe che apprezzo particolarmente. Non ho scritto una lettera solo per una prova di coraggio ma per continuare un percorso iniziato del quale mi frà piacere informarti e metterti a parte. Grazie ancora e .. a presto..
    @ Falacci, H2O grazie per l'attenzione spero che seguirete ancora e così potremo discutere delle attività che organizzeremo per i Confidi taliani.
    Buona serata a tutti
    Gianluca Puccinelli

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  10. Nicola Tramontano Guerritore21 aprile 2011 alle ore 19:20

    @Gianluca: non ho mica detto di non condividere il tuo intervento..proponevo solo qualche convegno che avesse un approccio diverso e più interlocutorio...Sul toscano Doc non metto lingua soprattutto dopo l'evento di fiesole...

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