Riprendo più diffusamente i punti discussi qui (sui confidi il dibattito nel blog è sempre ricchissimo).
La misurazione dei tassi di "sinistrosità" dei crediti e delle garanzie può essere fatta con diversi indicatori, di tipo flusso su stock (come le frequenze di default = passaggi a default dell'anno / esposizioni in bonis iniziali, la PD ne è il valore atteso) o stock su stock (esposizioni deteriorate / esposizioni in bonis, il numeratore è un dato stratificato che risente della durate dei recuperi).
L'incidenza delle perdite può essere calcolata ex ante (perdite stimate sui passaggi a default dell'anno su esposizioni dell'anno, richiede la stima della LGD), ex post (perdite definitive su procedure di contenzioso chiuse nell'anno su esposizioni dell'anno) o in base al bilancio (rettifiche di valore dell'anno su esposizioni dell'anno). Possono venire fuori, in un dato anno, valori molto diversi: il secondo metodo ritarda l'emersione delle perdite e le sottostima quando i volumi si sviluppano e i recuperi durano anni; il terzo è modulato dalle politiche di bilancio.
Il perimetro delle esposizioni deteriorate e il criterio per discriminare i default sono determinati in diversi modi. Basilea 2 ha messo un po' d'ordine, imponendo di trattare come default (a fini di calcolo dei requisiti patrimoniali) anche i past due oltre i 90 giorni (in Italia portati a 180 giorni protempore). Penso che il principio si applichi anche ai 107 (confidi 107 compresi), peraltro i confidi non subiscono direttamente i past due (non facendo prestiti per cassa), ma indirettamente attraverso le escussioni da parte delle banche. Questo criterio di vigilanza non è automaticamente ribaltato a livello di bilancio: Basilea 2 e IAS sono mondi distinti, pur dialoganti; è un tema di discussione tecnica e di consulenza.
I confidi 106 sono molto elastici nel misurare l'incidenza dei default e delle perdite, e prediligono misure ex post, governabili da chi redige il bilancio. La misurazione non è una scienza esatta: c'è anche il problema dei falsi default, cioè crediti revocati o passati a sofferenza dalle banche, ma chiusi senza escussione o con recupero integrale (LGD 0). Un caso abbastanza frequente con le garanzie sussidiarie, che "annacqua" (gonfia) la frequenze di default stimate. La Banca d'Italia chiede alle banche IRB, che validano col back testing le loro PD, di togliere i falsi default ai fini della stima delle frequenze di default (la PD corrette sono quelle "asciugate", stimate cioè al netto dei falsi default). Si aggiunge quindi un rischio di modello: il peso dei falsi default non è una costante fisica; penso e temo che in questa fase di stretta sia destinato a ridursi, perché specularmente aumenta il peso delle pratiche revocate che si traducono in perdite.
Sul dilemma garanzie a prima richiesta vs. sussidiarie alla luce della pond.zero bisogna essere cauti. La sussidiaria è una garanzia più debole, ma dà al confidi il grosso vantaggio di differire l'impegno di liquidità (o di ridurlo, laddove si prevede l'anticipo in conto perdite attese al momento dell'escussione, che di norma è per una quota dell'esposizione). La "prima richiesta" è più forte, e impone di finanziare interamente l'esposizione a sofferenza su cui il confidi viene escusso. Attenzione allora: per far risparmiare capitale alla banca (la pond.zero arriva lì, i 106 non applicano Basilea 2), il confidi si troverebbe a fare i conti con una carenza di tesoreria.
Fare strategie di prodotto dettate soltanto dai cambiamenti normativi è una pessima abitudine.
Luca
13 commenti:
Grazie, è quello che desideravo.
Ora una piccola cosa in più. Vorrei una specie di procedurina per leggere i bilanci Confidi in modo da separare l'attività in proprio da quella fatta con i fondi pubblici.
Penso che un analista esterno non abbia i dati per fare l'analisi che auspichi. Aspettiamo prima che lo facciano i confidi a fini interni.
Come sempre, Prof. Erzegovesi, ha colpito nel segno: complimenti per il post!
A questo indirizzo:
http://images.to.camcom.it/f/tofinanza/B2/B2_2007.pdf
potrete trovare un doc.to del 2007 che analizza il sistema dei Confidi in Piemonte.
Potrebbe essere utile alla discussione.
Bisogna però tener presente una circostanza: i Confidi garantiscono anche esposizioni pluriennali per le quali incassano commissioni di garanzia una tantum. Il loro capitale in tali circostanze assume la veste di strumento di copertura delle (plurale) perdite attese e della perdita inattesa e quindi calcolare la solvibilità con il rapporto esposizione ponderata/patrimonio di vigilanza diventa insufficiente perché una parte del patrimonio è destinato a perdersi con l'escussione delle perdite attese.
quello che sostiene sapio è vero se il confidi non ha provveduto a svalutare opportunamente i crediti.
se invece lo ha fatto le perdite attese e inattese troveranno copertura in un posta che si colloca al di fuori del patrimonio netto, ovvero dal fondo rischi per garanzie prestate (conto 81 spp).
se il conto 81 appare un pò magro rispetto all'outstanding garantito allora è probabile che il patrimonio debba essere riclassificato in riduzione.
Giustissimo. Volevo però sottolineare che la svalutazione per le perdite attese va fatta in partenza (al momento della concessione della garanzia e dell'incasso della commissione) e non in un momento successivo.
Successivamente è consentito solo un modesto aggiustamento della perdita (o riduzione del patrimonio) con contropartita al fondo.
condivido.
come a dire che il conto economico, contenendo tutti i ricavi di un certo flusso di garanzie dovrebbe contenerne anche i costi per perdite attese che si manifesteranno nei successivi esercizi.
questo costo dovrebbe collocarsi poi in un fondo dello spp che sta fuori dal patrimonio.
per Andrea Bianchi: scusa per la domanda forse stupida, ma comprendimi xké il campo non è mio. Io non capisco questa faccenda del confidi che avrebbe "crediti da svalutare". Io la vedo così (fino ad oggi, domani con le prime richieste e la ponderazione zero, la storia potrebbe cambiare radicalmente): i confidi rilasciano garanzie sussidiarie (pagamento a babbo morto); pertanto per anni si portano in bilancio un debito verso una banca; quando poi devono pagare (la banca ha terminato tutte le azioni di recupero), praticamente la storia è finita ed il confidi paga. Dove sono "i crediti" ? oppure si deve presumere che il confidi, a quel punto surrogandosi parzialmente nel credito, ricominci praticamente ex novo una azione di recupero di quanto ha pagato, tanto da indurlo a iscrivere un credito in bilancio ? Dove sbaglio ?
sempre per Andrea Bianchi. Se capisco bene, conosco almeno un confidi che fa quello che tu dici. In parole povere il discorso (sempre che l'abbi capito) è il seguente. Confidi garantisce in anno 1 un rischio a 60 mesi e incassa 100 di commissioni. Porta in conto economico solo 20 (per il primo anno) ed accantona 80 per fronteggiare gli anni successivi. Ogni anno successivo fino al 5', smobilizza 20 di quell'accantonamento iniziale. Soltanto al 5' anno avrà concluso il ciclo, avendo portato in conto economico gli ultimi 20 (ed esaurito i 100 iniziali). Se questo sembra un atteggiamento prudente per fronteggiare un rischio pluriennale (e secondo me lo è)... ebbene non è altro quello che fanno le imprese di assicurazione con la riserva premi per rischi futuri....
scusate.. volevo scrivere "l'abbia capito"... non vorrei pensaste io sia il giovane Elkann mascherato.
Anarchico, può darsi che A B non abbia visto la tua domanda. Allora rispondo io pur riconoscendo che A B è la persona più adatta per esperienza, fra noi, a rispondere alla tua domanda.
1) Un Confidi è, contabilmente, molto simile ad una assicurazione.
2) Le garanzie rilasciate, finchè non escusse (bonis), stanno fra i Conti d'Ordine. Quando salgono fra i Crediti, son dolori, sono diventate Sofferenze delle quali si spera recuperare qualcosa.
3) Il pagamento a prima richiesta o alla fine sposta solamente il momento della liquidazione. Quello che conta è la maturazione del rischio.
4) Quando un Confidi incassa una commissione, per una garanzia pluriennale, dovrebbe dividerla idealmente in tre parti (ed è qui "in cauda" che sta il "venenum")
parte a) quota che paga il lavoro: Cassa/Ricavi;
parte b) quota che fronteggierà le Perdite Attese (una per ogni anno): Cassa/Fondo future perdite o Rischi o come vuoi chiamarlo (é qui che si inciucia privilegiando la quota a) a quella b));
parte c) quota che remunera la riserva che fronteggierà le Perdite Inattese: Cassa/Riserva per perdite inattese. Questa quota, e solo questa, farà parte del Patrimonio di Vigilanza insieme al Patrimonio Netto.
Il Patrimonio di vigilanza è più o meno il Netto+Riserve+Subordinati-Partecipazioni-Avviamento e deve essere superiore al 8% dell' Attivo Ponderato (6% per i Confidi che non raccolgono dal pubblico). L'Attivo ponderato, curiosamente contiene voci sopra la riga (Crediti veri) e sotto la Riga (Garanzie e Crediti accordati non ancora erogati o utilizzati).
Cosa succederà in futuro quando la Vigilanza BdI si accorgerà che nel passato non era stata accantonata una quota b) sufficiente? Girerà una parte del Patrimonio netto a fondo rischi per contropartitarlo con i Crediti inesigibili saliti dai Conti d'ordine e potrebbero essere guai seri per il ns vigilato.
In sostanza diventare vigilati comporterà l'adozione di metodi contabili che renderanno impossibili le prassi consolidate di anticipare gli utili e rinviare i guai al futuro a chi avrà la disgrazia, allora, di gestire il garante.
grazie per l'illustrazione... quanto devo ? ... a buon rendere, quando avrò l'opportunità di ricambiare in un argomento a me più confacente.
Caro Sapio, in risposta alla tua domanda su cosa farà Banca d'Italia per fronteggiare la "cattiva" prassi contabile adottata nel passato dai Confidi, con riferimento al trattamento contabile delel commissioni attive (da te ben ricostruito), ti faccio notare che in sede di transizione agli IAS (per i confidi che diventano 107 vuol dire 1/1/2008 o 1/1/2009 a seconda di quando ottengono l'iscrizione), la quota di commissioni erroneamente imputata al Conto Economico e che avrebbe dovuto essere spalmata in più esercizi, deve essere "ripresa" dal passato, imputandola al Passivo dello Stato Patrimoniale in contropartita alla riserva (negativa) da prima applicazione IAS.
Risultato? Una bella "botta" sul patrimonio(contabile e di vigilanza) dei Confidi.
In realtà, a voler essere precisi precisi, su questo meccanismo si innesta poi il processo valutativo delle garanzie in bonis e deteriorate che potrebbe apportare una mitigazione all'effetto sopra descritto.
In generale però, visto e considerato che molti confidi non si sono mai posti il problema di riscontare le proprie commissioni, effettivamente il passaggio agli IAS a seguito dell'iscrizione 107 rischia di non essere proprio indolore.
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