Che fare per sollevare lo spirito e rintuzzare i possibili attacchi di depressione o, peggio, di panico? Ci sono diverse terapie.
Potete lucidamente escludere l'ipotesi di default dell'Italia, ricordando i punti di forza e la massa critica della nostra economia reale, famiglie e imprese, che la rendono robusta e difficile da affondare.
Oppure, potete sperare che la BCE intervenga sul mercato secondario dei BTp da lunedì 8 agosto, risolvendo un problema contingente che è di liquidità, non di solvibilità.
Oppure, potete consolarvi che negli USA Barack Obama ha incassato da S&P l'onta del declassamento da tripla A, e quanto a litigiosità parlamentare non sono messi molto meglio di noi: consolazione vana, dato che gli USA sono su un altro pianeta geopolitico che visto da qui è un po' superstars of wrestling, alla fine nessuno finisce all'ospedale e lo spettacolo va avanti, salvo incidenti.
Oppure, potete apprezzare l'oculata gestione del debito da parte del Tesoro italiano, che ha per tempo allungato la duration a 6 anni abbondanti: i rendimenti sopra il 6%, ammesso e non concesso che rimangano lì, ci metteranno del tempo a far salire la spesa per interessi.
Oppure, potete vestire i panni dell'ingegnere finanziario della domenica, e rallegrarvi perché il fair value delle liabilities del Governo italiano è sceso di una botta di miliardi per il calo dei prezzi di mercato. Peccato che questa presunta sopravvenienza attiva per lo Stato sia una minusvalenza per gli investitori, che per metà circa stanno in Italia.
Ma se la mente è annebbiata, e gli argomenti razionali non vi convincono, allora affidatevi alla (mitica) pancia del paese.
Mexico city, Stadio Azteca, 17 giugno 1970:
Boninsegna all'8' del p.t.; Schnellinger al 45' del s.t.; Müller al 4' del p.t.suppl.; Burgnich all' 8' del p.t.suppl.; Riva al 14' del p.t. suppl.; Müller al 5' del s.t. suppl.; Rivera al 6' del s.t. suppl.
Risultato finale: Italia-Germania 4-3.
Siamo noi i vincitori della partita del secolo. (Ri)leggiamo dal pezzo memorabile di Gianni Brera:
Evviva noi! Errori ne sono stati commessi millanta, che tutta notte canta. I tedeschi ne hanno forse commessi meno di noi, ma uno solo, madornale, è costato loro la sconfitta.[...]Quando il premio del BTp sul Bund schizza sopra il 4%, ripetiamo come una giaculatoria:
I tedeschi sono proprio tonti: ecco perché li abbiamo quasi sempre battuti. Nel calcio vale anche l'astuzia tattica non solo la truculenza, l'impegno, il fondo atletico e la bravura tecnica.[...]
Adesso è proprio finita. I tedeschi sono battuti. Beckenbauer con braccio al collo fa tenerezza ai sentimenti (a mi, nanca un po' ). Ben sette gol sono stati segnati. Tre soli su azione degna di questo nome: Schnellinger, Riva, Rivera. Tutti gli altri, rimediati. Due autogol italiani (pensa te!). Un autogol tedesco (Burgnich). Una saetta di Bonimba ispirata da un rimpallo fortunato.
Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l' infarto, non per ischerzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l'aspetto tecnico-tattico. Sotto l'aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan).
I tedeschi meritano l' onore delle armi. Hanno sbagliato meno di noi ma il loro prolungato errore tattico è stato fondamentale. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene.
Rivera, gol! Italia-Germania 4-3 ... Italia-Germania 4-3 ... e dopo aver superato il momento di panico, torniamo alle considerazioni lucide e razionali di cui sopra. Affronteremo meglio la giornata.
C'è però la possibilità di raggiungere una sintesi più alta, il magico accordo tra emozione e ragione, pancia e cervello: leggete questo paper nel quale Nassim Taleb dimostra che l'Italia, come il suo Libano, sono casi esemplari di "anti-fragilità", ovvero di paesi con una stabilità sociale ed economica invidiabile nonostante l'endemica fragilità dei governi.
Roma e Beirut hanno salvato i loro sistemi finanziari dalla crisi in virtù di politiche di vigilanza conservatrici, ispirate dal buon senso e dallo scetticismo verso la finanza dei modelli parziali e non provati.
Ma la loro inspiegabile robustezza ha una ragione più profonda e vitale: sono paesi che accettano l'imprevedibilità e la non controllabilità come condizione normale della vita personale e sociale. Se qualcuno "fa ammuina" fino a un certo punto lo si lascia fare. Gli agenti del sistema economico e sociale si adattano ad un ambiente incasinato - pardon, volatile - ciascuno come può. Le visioni e le risposte sono molteplici: lo stare ai fatti, e non all'ideologia imposta dalla leadership di turno (politica o culturale), rende il sistema più vitale, adattabile.
Altri paesi si convincono di saper prevedere e controllare, e ne fanno la loro forza: la Germania di fronte alla crisi ha puntato ad essere il paese migliore per produttività, innovazione tecnologica, penetrazione nei mercati emergenti, equilibrio dei conti pubblici e costo del capitale. Andando indietro nel tempo, pensate a come hanno rimesso a nuovo la rete stradale, ferroviaria, gli aeroporti e i centri storici nell'ex Germania Est, in pochi anni. Da noi ci sono paesoni (di più al Sud, ma anche nel Centro-Nord) che si attraversano in un'ora, passando per innumerevoli semafori, strettoie, stop e svolte a sinistra. E i soldi per i progetti strutturali li abbiamo avuti come e più di loro.
I tedeschi sono un popolo ammirevole da questo punto di vista, insuperabile come capacità di darsi uno scopo e organizzarsi concordemente per raggiungerlo.
Ma anche queste virtù vanno praticate con misura: è pericoloso puntare a un primato a prescindere da quello che succede agli altri partecipanti al gioco, e non soltanto per bontà o per tenere alla larga i dittatori, ma perché il terreno di gioco e le squadre cambiano durante la partita. Serve l'astuzia tattica celebrata da Gianni Brera, non bastano la forza e la preparazione.
L'astuzia tattica non è l'unico ingrediente del gioco all'italiana: servono anche buone individualità (talento e/o umiltà e sacrificio), un'organizzazione di gioco non sempre smagliante ma solida, e l'attenzione ossessiva, trapattoniana, a non farsi infilare come dei polli.
Tutte cose di cui fare buon uso per reagire alla crisi del debito sovrano, una partita dove si gioca per non perdere, al diavolo la bella figura coi giornalisti.
PS 29/8: Anche Il Sole 24 ore rievoca l'episodio in un articolo di Sergio Luzzatto (in chiave più calcistica e di orgoglio nazionale).
7 commenti:
Grande post, grande articolo di Taleb (con me sfondi una porta aperta, io sono talebiano convinto ormai da tre anni, ma lo ero anche prima di conoscere le idee di Taleb, solo che non lo sapevo!!).
Standing ovation da 40 minuti!!!!!!
Capito qui per caso. Bel saggio di populismo fettuccinaro. Con la storia della pancia e della vitalità ci vuole convincere che siamo un popolo meraviglioso e fortunato, che in Italia si vive benissimo nonostante l'evasione fiscale, la 'ndrangheta e una classe politica corrotta che pensa solo ad arricchirsi, a sniffare e a correre dietro alle ragazzine.
Dalla Germania dobbiamo soltanto imparare: competenza e rispetto delle regole, i furbi e gli incapaci, a casa!
L'ultima speranza sono i magistrati coraggiosi come De Magistris e Woodcock. Se anche loro vengono disarmati, facciamoci commissariare da Angela Merkel, suo nipote ci può governare meglio di questa banda di parassiti.
@ Anonimo casuale: forse non hai capito lo spirito del post e soprattutto dell'articolo di Taleb. Da come ti esprimi non l'hai letto.
Io personalmente ho passato anni a voler dare le dimissioni da italiano per prendere passaporto tedesco (e ogni tanto ci penso ancora anche se lingua mi è un po' ostica), ma, e Luca dirà la sua, non era questo (o il suo contrario) lo spirito del post.
L'ordine, la disciplina, il rispetto delle regole sono fondamentali in una società matura. Il fatto è che queste non bastano. La realtà è sempre più complessa di come la rappresentiamo, nelle nostre teorie, nei nostri grafici, nelle nostre previsioni. E prima o poi salta fuori l'imponderabile a scompigliare le previsioni (e Taleb spiega perché). Chi sa improvvisare in queste cose è avvantaggiato e noi italiani in questo abbiamo una marcia un più, dovuta al nostro ambiente sostanzialmente instabile e ostile alle regole e alla disciplina. Ciò non ci assolve dalle nostre colpe storiche e presenti, collettive ed individuali. E' solo una constatazione.
Proprio in forza dello spirito del post, se ho capito bene, aggiungerei un'altra metafora calcistica, menzionando una formazione capace di ottenere un grande risultato con passione e determinazione: è l'Italia Campione del mondo 1982: Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Collovati, Oriali, Bergomi, Tardelli, Conti, Graziani, P. Rossi (Causio e Altobelli), CT: Enzo Bearzot.
Fuor di metafora, sono vere sia la forza di volontà del popolo tedesco, sia la capacità di adeguamento / innovazione tutta italiana. Ed è ancor più vera l'imponderabile imponderabilità (a diversi gradi) dell'imprevedibile ma non per questo trascurabile, come insegna NNT. E tuttavia, per far fronte a tutto ciò, quello che oggi manca (a mio avviso) e invece ce ne sarebbe un gran bisogno è una grande preparazione professionale e, ancor più, umana unite ad un ideale che valica i confini dell'immediato e dà profondità e senso alle azioni.
Perchè portare a pareggio un bilancio (qui alcune considerazioni http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Cosa_fare_e_cosa_non_fare#body)? Perchè serve trasparenza e coerenza nella gestione della cosa pubblica? Perchè occorre insegnare educando e investendo nella scuola, direi fin e soprattutto dalle elementari?
Solo uno sguardo d'insieme e un progetto, insieme a passione e perseverenza, possono fare la differenza (sempre, tanto più) nei momenti di difficoltà.
Giusto Beppe, e come esempio negativo delle nequizie che riusciamo a commettere, la squadra di Sudafrica 2010, con il ritorno pieno di supponenza di Marcello Lippi, che poi si è accorto con tutti noi che il vivaio era modesto, dato che non si era investito seriamente sui giovani. Grosso limite di noi italiani è far finta di niente quando è chiaro come il sole che non siamo preparati a una sfida, e non far nulla per colmare il divario.
Giusto anche sottolineare l'importanza della preparazione sui tempi lunghi, che sono i tempi dell'educazione.
Gigi: hai stilato un'esegesi eccellente!
Le regole sono troppe e quando qualcuno afferma che l'unica speranza sono i magistrati allora non ci sono dubbi : toglierei il fuorigioco e anche i termini feriali di 45 gg e la possibilita' di poter convocare le udienze solo dopo le 9 del mattino dopo che si sono accompagnati i ragazzi e scuola e fatta una corposa colazione (a spese del contribuente) . Poi direi che 15 anni per una causa civile sono forse troppi e la sistematica richiesta di proroga delle indagini eccessiva. Ma in Italia per far funzionare tuttosi reclamano sempre nupve leggi e riforme ......che poi vanno a chi anche prima se ne infischia, magistrati compresi (non tutti ).
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