Mediobanca ha pubblicato a inizio novembre i Dati cumulativi delle principali banche intermazionali, con un punto sui piani di stabilizzazione finanziaria.
In proposito, Massimo Mucchetti sul Corriere, smitizza l'impianto di vigilanza basato sulle attività ponderate per il rischio stimate con modelli interni di rating creditizio o di rischio di mercato. Invariabilmente, le banche che più hanno sfruttato la facoltà di auto-valutare le proprie esposizioni lo hanno fatto per rischiare di più con meno capitale.
In effetti dai dati di Mediobanca si rilevano indici di leva più alti per le "virtuose" banche tedesche e olandesi che per i due big italiani (Intesa e Unicredit). A casa nostra soffriamo però di una maggior incidenza dei crediti dubbi e, ovviamente, dei titoli governativi GIIPS (già PIIGS). Il confronto tra banche e paesi è ancora annebbiato dalle diversità di trattamento contabile, spostamento di esposizioni fuori dal bilancio, persistenza degli aiuti pubblici concessi nell'emergenza post Lehman.
Non è materia per facili ragionamenti accusatori o auto-consolatori.
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