Il 29 dicembre 2014 Abi, Confindustria e le altre associazioni di impresa hanno sottoscritto l'Accordo per la ripresa. Di fatto il nuovo accordo proroga di tre mesi (al massimo) due precedenti accordi, già prorogati nel luglio 2014, e scaduti il 31 dicembre 2014:
Dal 2009 il clima è cambiato. Gli occhiuti regolatori e supervisori europei non vedono di buon occhio la forbearance dei prestiti. L'Accordo per la ripresa fissa l'obiettivo di evitare che "interventi regolamentari sovranazionali non tengano nella dovuta considerazione il contesto operativo italiano". In realtà le associazioni hanno già ottenuto dall'Unione europea uno sconto (il fattore 0.7619) sui requisiti di capitale dei prestiti alle Pmi; peraltro il Comitato di Basilea ha già censurato questa deroga politica alla maggior severità di Basilea III (vedi p.19 di questo report).
La questione cruciale è la prima "sostenere finanziariamente le piccole e medie imprese in temporanea difficoltà finanziaria ma con prospettive di continuità e sviluppo". Moltissimo si potrebbe fare se le banche e i consulenti delle imprese collaborassero. Sarebbe utile un'indagine sul campo per apprezzare la diffusione e l'efficacia delle forme di accompagnamento qualificato delle imprese in difficoltà finanziaria. Racconto qui quante cose ho imparato seguendo un singolo caso. Banche, confidi, commercialisti, CAF associativi hanno seguito decine di migliaia di casi di moratoria o ristrutturazione del debito. Penso che si siano prodigati per tamponare la carenza di liquidità, non so invece quanto abbiano fatto per guidare l'impresa dopo. Qualcosa avranno fatto, ma con poco si potrebbe farlo in maniera più sistematica, coordinata. Non è mai troppo tardi per cominciare a farlo.
- l'Accordo per il Credito 2013 [vedi mio post] che ha previsto la possibilità di: i) sospendere il pagamento della quota capitale delle rate di mutuo e delle operazioni di leasing; ii) allungare la durata di mutui, anticipazioni bancarie e scadenze del credito agrario di conduzione; iii) concedere finanziamenti connessi ad aumenti di mezzi propri realizzati dalle piccole e medie imprese;
- i Plafond “Progetti Investimenti Italia” e “Crediti PA”, sottoscritti il 22 giugno 2012.
- definire nuove misure per:
- i) sostenere finanziariamente le piccole e medie imprese in temporanea difficoltà finanziaria ma con prospettive di continuità e sviluppo;
- ii) promuovere l’evoluzione della struttura finanziaria delle imprese, anche attivando appositi strumenti finanziari volti al rafforzamento patrimoniale delle stesse;
- promuovere la definizione di interventi, anche agevolativi, da parte del Governo in grado di favorire la realizzazione delle misure di cui al punto precedente;
- individuare e promuovere la valorizzazione di informazioni di natura qualitativa utili a migliorare l’analisi del rischio di credito;
- lavorare congiuntamente per evitare che interventi regolamentari sovranazionali non tengano nella dovuta considerazione il contesto operativo italiano, determinando effetti negativi sul mercato del credito alle imprese.
Dal 2009 il clima è cambiato. Gli occhiuti regolatori e supervisori europei non vedono di buon occhio la forbearance dei prestiti. L'Accordo per la ripresa fissa l'obiettivo di evitare che "interventi regolamentari sovranazionali non tengano nella dovuta considerazione il contesto operativo italiano". In realtà le associazioni hanno già ottenuto dall'Unione europea uno sconto (il fattore 0.7619) sui requisiti di capitale dei prestiti alle Pmi; peraltro il Comitato di Basilea ha già censurato questa deroga politica alla maggior severità di Basilea III (vedi p.19 di questo report).
La questione cruciale è la prima "sostenere finanziariamente le piccole e medie imprese in temporanea difficoltà finanziaria ma con prospettive di continuità e sviluppo". Moltissimo si potrebbe fare se le banche e i consulenti delle imprese collaborassero. Sarebbe utile un'indagine sul campo per apprezzare la diffusione e l'efficacia delle forme di accompagnamento qualificato delle imprese in difficoltà finanziaria. Racconto qui quante cose ho imparato seguendo un singolo caso. Banche, confidi, commercialisti, CAF associativi hanno seguito decine di migliaia di casi di moratoria o ristrutturazione del debito. Penso che si siano prodigati per tamponare la carenza di liquidità, non so invece quanto abbiano fatto per guidare l'impresa dopo. Qualcosa avranno fatto, ma con poco si potrebbe farlo in maniera più sistematica, coordinata. Non è mai troppo tardi per cominciare a farlo.
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