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sabato 16 giugno 2007

Nuovi schemi di credito+garanzia: obiettivo trasparenza



Oggi ho fatto il punto sui vari progetti o tavoli di lavoro su confidi e sistemi di garanzia ai quali partecipo. Sono davvero numerosi, e questa settimana se ne sono aggiunti due nuovi, molto interessanti, dei quali non posso ancora raccontare. Da questo osservatorio, ho tratto alcune considerazioni che vorrei discutere con voi, gentili visitatori.
Su tutti i tavoli, il cambiamento sta al centro dell'attenzione. Nessuno contesta la necessità di innovare rispetto all'esistente. Il difficile comincia quando si mettono a punto e si discutono le ipotesi di cambiamento. E' ovvio che i diversi interlocutori hanno priorità e preoccupazioni diverse, e questo solleva ostacoli di vario genere. Ma il problema vero, per come lo percepisco, è un altro: non sono chiari gli obiettivi comuni, e quindi i criteri con cui pensare e confrontare le possibili soluzioni.
Ci sono due punti in particolare che meriterebbero di essere analizzati esplicitamente e accuratamente: (a) l'impatto in termini di volumi e (b) il costo delle filiere di credito+garanzia.
(a) I confidi hanno la missione di far accedere al credito imprese che altrimenti sarebbero razionate dalle banche. Riescono ad adempiere questa missione con efficacia? Difficile rispondere senza una stima di due gap di domanda di finanziamenti, quello che senza il loro intervento non sarebbe soddisfatto, e quello che rimane da soddisfare dopo il loro intervento. Su questo punto c'è grande disparità di opinioni.
(b) Una filiera di credito+garanzia impatta sul costo finale del credito per l'impresa. Questo costo ha una struttura composita, fatta di componenti evidenti (il tasso pagato alla banca, la commissione di garanzia), di altre componenti meno visibili (le commissioni di istruttoria, altre spese di pratica, depositi cauzionali individuali o collettivi, anche questi talora duplicati tra banca e confidi) e di componenti indirette (il costo degli altri servizi bancari di cui fruisce l'impresa). Anche limitandosi alle sole componenti dirette, non è facile arrivare ad una misura chiara e confrontabile. Ci sarebbe bisogno di una misura di questo genere, una sorta di TAEG di filiera, espresso come spread annualizzato sul tasso di provvista a rischio zero (l'Euribor o il tasso swap). Una struttura è efficiente se riesce ad offrire credito chirografario per una data forma tecnica e classe di rating ad un TAEG filiera più basso del TAEG banca di mercato. Chi conosce il TAEG filera? Io non l'ho mai visto esplicitare. Il paradosso è che spesso l'intervento dell'ente di garanzia rende più opaco il tasso "finale" per l'azienda.
Chiaramente i due aspetti, impatto e costo, sono interconnessi. Uno schema di garanzia può erogare credito per importi limitati a condizioni molto vantaggiose, ad esempio applicando moltiplicatori bassi, o selezionando soltanto imprese di buona qualità. Peraltro con dimensioni limitate i costi amministrativi incidono di più e si mangiano una buona parte dei benefici dell'attenuazione del rischio, che tra l'altro non è ottimizzata su portafogli di dimensioni ridotte. Quel che si ottiene, nel migliore dei casi, è un'offerta contingentata di credito garantito a prezzo politico. Una larga parte della domanda rimane insoddisfatta, e si rivolge al credito garantito a prezzi di mercato o al credito non garantito. Se non esistesse questa domanda insoddisfatta, non avremmo assistito allo sviluppo impetuoso dei mega-confidi inter-regionali, che non lavorano certo a prezzi politici. Qual è alla fine il costo del debito per le piccole e medie imprese sulle varie componenti di offerta?
I modelli di misurazione del gap di domanda e del TAEG di filiera sono tutt'altro che banali, ma sono necessari per non navigare a vista. Penso che dovrò rimettere mano a carta, matita e modelli Quantrix per capirne di più.

Luca

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7 commenti:

Ciro Candela ha detto...

Il concetto di TAEG di filiera è molto interessante e credo che dovrebbe stimolare nelle analisi sia la Banca d'Italia (Organo di Vigilanza e Partecipante all'Eurositema) sia i grandi gruppi (Unicredit e Intesa-SanPaolo) impegnati anche a fare cultura sul tema dei Confidi e della struttura finanziaria delle piccole e medie imprese

Dario Boilini ha detto...

Molto, molto interessante questo concetto di TAEG di filiera.
Mi verrebbe da dire che dovrebbe essere obbligatorio.
Scusate, in questi giorni sono un pò negativo.
E' che ho avuto un incontro, molto atteso, con il rappresentante di un primario istituto, spesso citato in questo blog, per una operazione di TC.
Ne esco sconcertato.
Ho la netta sensazione che l'istituto si muova esclusivamente a proprio vantaggio (niente di male) sfruttando una situazione di fatto nella quale la maggior parte dei confidi apllicano condizioni ai propri soci così alte da lasciare spazio ad operazioni 'dubbie'.
Le condizioni proposteci sono buone solo per l'istituto.
Mi si è negato il valore della garanzia con la tecnica TC, asserendo che solo il cap era l'effettiva garanzia posta dal confidi.
Dopo avermi lungamente spiegato i vantaggi dell'operazione, in particolare il fatto che al confidi si liberano risorse rispetto al classico concetto del moltiplicatore 20 (5%) mi è stato proposto un cap appena inferiore (4,22%) nonotante le serie storiche dei bilanci della cooperativa dimostrino un livello di rischio globale inferiore all'uno per cento.
Mi si è proposto di vendere di tutto, dalle carte di credito a logo confidi ai mutui ipotecari per prima casa.
Tutto questo nella considerazione che un confidi è prima un intermediario finanziario e poi una cooperativa di garanzia.
Non parliamo poi della confusione, peraltro molto diffusa in molti ambienti, del concetto di socio, sistematicamente confuso con cliente.

Luca ha detto...

Caveat emptor si diceva, no? Gli uomini delle reti bancarie fanno (giustamente, come osserva anche lei) il loro mestiere. Occorre che i confidi acquisiscano i concetti e modelli di valutazione, per poter trattare da pari a pari con la banca. Così si chiarisce da dove vien fuori il cap, le condizioni di tasso convenzionato, ecc. Sono temi nuovi anche per le banche.
Come dimostra l'esperienza di Patti chiari e il recente accordo sull'estinzione dei mutui, l'ABI è sensibile al tema della trasparenza specialmente per le operazioni con clientela "socialmente rilevante", e le PMI lo sono. Le banche rispondono, se sollecitate. Anche gli enti pubblici hanno a cuore questo tema, perché non vogliono certo che i contributi vadano dispersi nell'opacità delle condizioni.

Marina Taddeo ha detto...

Ciao Luca,
sono d'accordo con te sull'importanza dei due aspetti "impatto" e "costo", A tal proposito ti segnalo, per quanto riguarda il punto a) impatto, che al seminario dell'AECM dell'anno scorso a BONN è stato presentato uno studio empirico che ha tentato di valutare i vantaggi macroeconomici derivanti dalla presenza delle banche di garanzia in Germania. Era il 15 maggio 2006 e abbiamo avuto informazioni sommarie sia perchè lo studio non era ancora stato pubblicato, sia per i tempi strettissimi della presentazione (tipico problema dei seminari AECM). Ho però visto sul sito che oggi lo studio è a disposizione anche in inglese. Te lo giro con mail a parte. Ritengo questo studio veramente importante e secondo me ci sono gli elementi per riproporre lo schema, opportunamente calibrato (tipi di imprese e confidi diversi), anche da noi.
Sul punto b) TAEG di filiera, ti informo che lo schema di certificazione di qualità dei confidi Artigiani della Lombardia, adotta da anni il TAEG di filiera. C'è uno specifico prospetto, sotto forma di preventivo per l'impresa, che viene sottoscritto per prsa visione e acettazione, che prevede proprio il calcolo del costo totale del finanziamento considerando:
tutti i costi del confidi (ivi compresi i mancati interessi attivi non incassati in caso di cauzioni), diritti di segreteria, tasso, spese di istruttoria banche, costo di pagamento singole rate ecc.
Chiaramente è uno schema adottato dai confidi più organizzati e sensibili, ma da tempo sollecitato dal nostro consorzio regionale. (Anche di ciò ti manderò copia con mail a parte).
C'è sicuramente spazio per migliorare anche questo schema, ma non si parte proprio da zero.
Marina

Luca ha detto...

Grazie, Marina, per le indicazioni molto interessanti. Il grado di trasparenza del costo di filiera è molto variabile nelle situazioni che conosco, mi fa piacere che i confidi artigiani della Lombardia abbiano incorporato questo concetto nelle loro procedure. Testimonianze su altre esperienze sono benevenute.

Dario Boilini ha detto...

Sarebbe molto interessante poter avere copia del prospetto preventivo di cui parla la Sig.ra Marina.
Se poi fosse un file excel automatizzato sarebbe eccezionale.
Dario

Antonio Giordano ha detto...

Caro Prof.
non c'entra niente con la discussione di cui sopra, ma segnalo l'aumento gratuito del capitale sociale con i contributi pubblici di Unionfidi Piemonte (www.unionfidi.com), e la news in cui l'Assessore alle Attività produttive del Lazio in cui si specifica un'intesa sulla capitalizzazione dei confidi del Lazio attraevrso i fondi di provenienza pubblica (www.unionfidi.it).
Saluti