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venerdì 2 dicembre 2011

I pericoli della stretta di liquidità per imprese e famiglie

Questo articolo di Longo e Pavesi sul Sole 24 ore annuncia un conto salato per imprese e famiglie che chiederanno o rinegozieranno prestiti alle banche nei prossimi mesi: da 5,5 a 8,8 miliardi di euro per il ribaltamento dei maggiori costi di provvista, in un mercato dove la liquidità scarseggia.
Si teme che la stretta di liquidità possa aggravarsi anche per la fuoriuscita di capitali, forse rivelata dalla crescente migrazione di lingotti d'oro verso la Svizzera e dall'impennata delle segnalazioni di operazioni in contanti sopra la soglia anti-riciclaggio (dove va a finire tutto questo contante?).
Un credit crunch con la faccia veramente brutta, se non si dà una sterzata energica. Stampa questo post

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Di Lire.....? E' un presagio

Anonimo ha detto...

No, è l'effetto venerdì ... (ho rettificato, grazie)

Gigi ha detto...

Una proposta vintage:
- usare le cambiali (magari con una agevolazione fiscale, anziché il 12 per mille si fissi l'imposta all'1 per mille!) è di fatto una creazione di credito che può fronteggiare il credit crunch. Le aziende si creano liquidità tra di loro in proporzione al fatturato senza andare in banca. Le cambiali garantite dalle aziende più solide potrebbero girare ed effettuare più pagamenti. Lo stesso vale per i privati. I miei, negli anni sessanta, hanno arredato una casa con le cambiali e non sono mai andati in banca a fare un prestito personale. Il credito concesso ai miei ed a tanti altri, e rappresentato da questi titoli di credito è diventato sangue pulsante nel corpo del boom economico. Perché non farlo anche ora?

Anonimo ha detto...

Giusto, Gigi: oggi dicono che lo fanno i cinesi, ma l'arte del credito informale è patrimonio nazionale. Del resto se il credito scarseggia ci si deve arrangiare in altro modo

Gigi ha detto...

Un patrimonio che abbiamo perso? Non credo, non manca la fantasia agli italiani, non ne hanno meno di cinesi o di altri popoli.
A volte ho l'impressione che quando non si da a chi dare la colpa di un'economia che non va si scarichi la responsabilità sul credito che scarseggia piuttosto che sui progetti di investimento o sulle business idea che latitano del tutto. E' vero che molte startup decollano solo all'estero ma il business tradizionale non innova, è fermo, non ha grandi progetti sui quali investire. Un po' come la demografia nazionale. Siamo sempre più vecchi (anche dentro) e propensi a vivere di rendita (che però non c'è più), piuttosto che a fare progetti nuovi, prendere dei rischi in proprio. Mai come ora abbiamo bisogno di ricordarci che andiamo avanti solo se siamo affamati e anche un po' folli. Aveva ragione il buon Steve Jobs (senza farne un santo).