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mercoledì 7 giugno 2017

La proposta ardita di First Cisl per evitare il bail-in e i licenziamenti

Ieri al congresso della First Cisl, federazione dei lavoratori bancari della sigla confederale, è stata lanciata una proposta a dir poco ardita "per la gestione in-house degli NPL" (v. documento tecnico che la illustra). In realtà si tratta di uno schema di intervento molto complesso che prende il toro delle crisi bancaria per tutt'e due le corna, quella della copertura delle perdite su NPL, e l'altra, non meno puntuta, dell'assorbimento degli esuberi di personale.
Scrivo questo post di servizio per cogliere il buono che c'è nella proposta, che sarà presto coperta dalle critiche dei commentatori tecnicamente più preparati e diffidenti: l'iniziativa della CISL è facilmente collocabile nel mucchio delle "azioni di sistema all'italiana" promosse dalle istituzioni e dalle banche (qui con l'aggiunta del sindacato) per rispondere alle situazioni di crisi, prendendo le distanze dal consensus che le Autorità europee e gli investitori internazionali vorrebbero prescrivere.

Per mettere in contrasto l'originalità della proposta, ricordiamo che cosa prevede il protocollo di cura del suddetto consensus:
  1. emersione immediata delle perdite latenti su crediti deteriorati, valutati a prezzi di cessione sul mercato del debito distressed;
  2. copertura del conseguente ammanco patrimoniale mediante ricapitalizzazione della banca, ricorrendo (nell'ordine e per quanto si può fare) al mercato di Borsa (come ha fatto Unciredit), ad apporti volontari di attori di sistema (fondi di assicurazione dei depositi o simili, come il Fondo Atlante), alla ricapitalizzazione pubblica precauzionale con burden sharing; se tutto ciò è impedito dal mercato o dalle Autorità europee, si passa alla risoluzione con bail-in o alla liquidazione;
  3. riorganizzazione dei rami d'azienda sani della banca, che implica pesanti tagli alla rete di sportelli e al personale; questo è necessario per rendere ciò che resta in piedi della banca sostenibile economicamente, o appetibile per un compratore esterno.
Bene, la proposta della CISL ambisce a mettere in fila i tre problemi e ad evitarli (o attenuarli) contemporaneamente: a mia conoscenza, è il primo esempio di cotanto ardire. Ma come si può pretendere di fare sinergia appoggiandosi su tre gravi debolezze di una banca a rischio di dissesto?

Il perno dell'operazione è, come nel protocollo di consensus, il "deconsolidamento" degli NPL. Quello che si è fatto e che si continua a tentare in quasi tutti gli interventi condotti finora mediante asset management company (AMC) con fini di interesse pubblico (come la NAMA irlandese): trasferire i crediti deteriorati a prezzi in linea con i valori netti contabili, evitando così l'emersione immediata di perdite e deficit di capitale conclamati. Ma ciò può avvenire soltanto se si trova una filiera di investitori disposti a prendere in carico NPL a valori magari di doppi di quelli attribuiti dai fondi specializzati che fanno quello di mestiere (non chiamiamoli avvoltoi, è un modello di business come altri).

La proposta CISL disegna una piattaforma di investitori così costruita:
  • gli NPL ceduti dalla banca sono ceduti a una società veicolo (SPV) e cartolarizzati;
  • la SPV emette tranche di titoli asset-backed così distribuiti
    • la senior va a investitori con ampia disponibilità di capitali e bassa propensione al rischio (Cassa depositi e prestiti); può essere coperta dalla garanzia statale GACS;
    • le mezzanine e la junior sono rilevate da una Società di Gestione degli Attivi (SGA), priva di licenza bancaria e non compresa nel perimetro del gruppo bancario cedente; vedremo dopo chi vi partecipa;
  • il recupero del credito deteriorato è affidato a unità di servicing interne alle banche cedenti, ripulite dagli NPL, che operano sotto la supervisione e il mentoring della SGA.
Ecco il diagramma della struttura di cartolarizzazione allegato al documento di presentazione:


Ma chi promuove la SGA? Una banca o un gruppo di banche con rapporti di appartenenza categoriale (pensiamo alle BCC) o territoriale, che esprimono bisogni convergenti e hanno voglia di collaborare. Quindi non si parla di un'AMC unica nazionale, ma di una pluralità di SGA create all'occorrenza per gestire dossier di crisi già aperti o per evitare l'apertura di nuovi.

La SGA è l'idea guida del progetto. Il nome stesso suggerisce l'ispirazione: la bad bank del Banco di Napoli la cui lunga e "miracolosa" storia è raccontata nel libro di Mariarosaria Marchesano. Ma c'è un trait d'union tra il passato remoto e il presente: è  costituito dalla Rev SpA, il veicolo creato per gestire gli NPL delle quattro banche risolte nel novembre 2015; la Rev ha fatto tesoro dell'esperienza e delle professionalità dell'antica SGA, come commentavo la notte scorsa in questo tweet, in cui evidenzio l'altra pensata eterodossa rispetto al consensus: il servicing lasciato alla banca che ha originato i crediti ceduti, e può quindi sfruttare sinergie di conoscenza delle pratiche e sistema informativo, oltre al personale che rischia di essere non impiegabile sulle attività della good bank uscita dalla cura dimagrante
Piccolo dettaglio: chi finanzia la SGA, che deve caricarsi della parte più rischiosa, se non tossica, degli asset cartolarizzati? Qui gli ideatori lanciano il cuore oltre l'ostacolo, nello spirito dell'Inno di Mameli ("stringiam'ci a coorte"). Ve lo mostro prima in figura:


Sì, avete letto bene: la parte più complicata del portafoglio NPL è finanziata da una comunità (termine più consono) di stakeholder che hanno tutti l'interesse a sostenere il patrimonio e la continuità operativa della good bank. Probabilmente i suoi stessi soci ed ex soci (imprese del territorio, privati), investitori istituzionali (non precisati) e le fondazioni bancarie, le quali (cito)
possono mettere a disposizione parte dell’ingente patrimonio detenuto in strumenti finanziari prontamente liquidabili, il cui complessivo ammontare è superiore a 20 miliardi di euro.
Ma il soggetto veramente rivoluzionario è l'ultimo della lista: i dipendenti. Sì, i dipendenti della banca risanata, i quali mantengono il loro posto di lavoro, magari occupandosi del recupero degli attivi lasciati in servicing. Ma come può un lavoratore bancario finanziare la sua quota in modo che non sia infinitesima? Qui parliamo di investimenti milionari, nell'ordine del 10-30% del valore contabile netto degli NPL. 
E qui entra in gioco un'altra pensata: la stessa banca datrice di lavoro, o più opportunamente un'altra, non convalescente, eroga ai dipendenti una sorta di prestito con cessione del quinto (anche se si impegna meno di un quinto dello stipendio, indicativamente un ventesimo). Il prestito viene rimborsato con gli stipendi futuri, che il personale (altrimenti "esuberante") continua a percepire.

Ultima notazione va fatta per i meccanismi di incentivo e condivisione dei profitti tra i partner della SGA e la banca. La cartolarizzazione scinde gli asset in una good bank e in un SPV, che possono avere dopo performance più o meno brillanti. La banca risanata può ripartire con slancio, ed essere ceduta a un investitore di mercato con laute plusvalenze. Oppure la gestione sagace e paziente degli NPL può dare soddisfazioni insperate (questo è più difficile, dato che si parte dal presupposto di una cessione a valori sopra quelli "di mercato"). Per questo motivo, si prospetta l'attribuzione alla SGA di diritti (warrant o opzioni cash settled) sul capitale azionario della good bank e, specularmente, accordi di profit sharing a favore della banca sui redditi superiori a una soglia conseguiti dalle tranche mezzanine e junior. Ma qui parliamo di mettere in valigia lo smoking per il party celebrativo che si terrà (se tutto va bene) tra dieci anni. Per l'immediato, meglio pensare a indossare tuta e scarponi della Protezione civile.

Tutta la costruzione si regge su equilibri molto delicati. Ogni banca farebbe caso a sé, e richiederebbe una progettazione distinta dell'intervento, tenendo conto dell'entità delle risorse necessarie, dei partner disposti a dare una mano (e dei loro portafogli), ecc.

Ma si può comunque analizzare in generale il rapporto costi/benefici di un intervento così concepito.

Nel documento ci sono degli spunti, non sviluppati fino alle cifre (come invece aveva provato a fare Alessandro Penati per il Fondo Atlante). Provo qui ad aggiungere i tasselli mancanti.

Quanto ai volani di creazione di valore, la proposta CISL fa affidamento su:
  • il primo è la speranza di recuperare un maggior valore dagli NPL grazie alla "pazienza" della SGA (holding period di almeno dieci anni); qui l'argomento è accattivante, si presume che un vulture fund approfitti del prezzo di acquisto di una sofferenza all'8% per proporre uno stralcio al debitore (furbo anzi, furbetto) al 12% sul quale guadagnano tutti e due; la SGA no, paga 30% alla banca, fa i passi dovuti, martella (con pazienza) l'immobiliarista coi soldi alle Cayman e alla fine porta a casa 40%, i buoni (banca cedente, SGA) ci guadagnano tutti; forte coi furbi, comprensiva coi deboli, il contrario del rapace e dei suoi emissari che fanno stalking ai poveretti con 20.000 euro di credito rotativo insoluto.
  • il secondo è la possibilità di risparmiare sui costi di servicing grazie alla gestione interna ottimizzata secondo gli standard della SGA; un servicer esterno esige un margine e ci sono i costi vivi della migrazione dei dati sugli NPL;
  • il terzo è il risparmio sul costo del capitale che va a finanziare il portafoglio: non il 15-20% preteso dai Fondi esteri, ma (ipotizzo) l'equo 6% promesso ad esempio ai quotisti di Atlante; 
  • il quarto, specialità della casa, è la riduzione del costo per ammortizzatori sociali a fronte di esuberi, che si otterrebbe evitando la cura dimagrante del protocollo di consensus e reimpiegando parte del personale nell'unità interna di servicing.
Ma purtroppo ci sono anche dei punti di criticità:
  • ci vuole un business plan sostenibile; la proposta nasce per evitare due cure dolorose (risanamento patrimoniale e ristrutturazione organizzativa), ma sarebbe ingenuo pensare che i benefici sopra ipotizzati siano un pozzo di San Patrizio al quale attingere risorse a volontà; se lo scopo di tutto è lasciare le cose il più possibile come stanno, o fare soltanto interventi scoordinati senza un modello di banca che stia in piedi, ricadiamo nel rischio Alitalia; un business plan valido potrebbe comportare dei sacrifici immediati; guai se si promette di evitarli sapendo già di non potere;
  • ci vogliono anche dei soldi veri, subito; il complicato rammendo che consente di trasferire gli NPL a valori più alti (che tra l'altro non è una novità, lo si era tentato nel dicembre 2016 su MPS e lo si è fatto per Popolare di Bari) può ridurre il fabbisogno di capitale, ma non azzerarlo; chi ci mette i soldi che mancano? Qui si adotta una soluzione "mutualistica" con cui si sbatte la porta in faccia al mercato finanziario. "Si fa co' nostri". Ma se non bastano, si applica l'articolo quinto (chi mette i suoi ha vinto, anzi non li mette e si va tutti a casa);
  • la partecipazione del personale della good bank al capitale della SGA propone una via di mezzo tra il finanziamento dei prepensionamenti mediate APE e le azioni baciate, nel senso che si anticipa con un debito la formazione di un reddito sperato nel futuro, anzi non uno ma due redditi; la struttura a leva sta in piedi se
    • i recuperi su NPL consentono di remunerare e rimborsare le tranche non senior finanziate anche dai lavoratori;
    • il risanamento della banca è definitivo, per cui tutti i dipendenti mantenuti in servizio continuano a essere necessari e a percepire lo stipendio
      • in entrambi i casi l'alea è drammaticamente elevata (pensiamo a come sono andati finora in termini di esuberi pianificati e perdite su crediti i risanamenti delle 4 banche e i piani che si stanno discutendo per MPS e per le venete).
  • si prospetta una gestione decentrata degli NPL con personale interno da riqualificare; cosa lodevole, ma costosa; tra tutte le criticità, è quella sulla quale si potrebbe anche scommettere, se c'è la volontà; in effetti l'esperienza di SGA-Napoli e Rev è un patrimonio di buone pratiche;
  • ultimo enigma, i conti senza l'oste; come ci si regola con le Autorità? La Banca d'Italia ieri ha espresso apprezzamento per voce di Carmelo Barbagallo; ma come si atteggerebbero la Direzione concorrenza di Bruxelles, o la Supervisione della BCE nel caso di banche "significative"? "Ah, les Italiens!". Servirebbe uno sforzo eroico di convincimento.
Giudizio conclusivo? 

Provo una simpatia spontanea (ingenua) per il tentativo, che è coraggioso. Per la prima volta si affrontano insieme i due grandi nodi in una crisi bancaria, quelli del capitale finanziario e del capitale umano. La proposta incorpora azioni che sono comunque da intraprendere, come quelle volte a migliorare la gestione interna degli NPL mediante sistemi e professionalità adeguate.

La proposta tocca corde emotivamente sensibili: il mutuo aiuto, chi fa da se fa per tre, lo spirito patriottico. Sembra di respirare l'aria della cucina di Don Matteo (la serie televisiva), un posto, una parola buona e un piatto di minestra per tutti. 


Ma una piattaforma di questo tipo può stare in piedi,  economicamente e patrimonialmente? Mi sono offerto volontario su Twitter per un auditing delle simulazioni che i proponenti avranno sicuramente fatto. 

Non so se mi contatteranno, ma fino ad allora (se mi contatteranno) il pessimismo della ragione mi induce ad andare molto cauto


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Professore perchè non torna ad interessarsi con costanza dei Confidi? oggi hanno ancor più bisogno dei suoi illuminati pareri e proiezioni.
Eurofidi, Confidi Adriatico, Unionfidi, tutte esperienze negative.
Da lei che è uno dei maggiori conoscitori del sistema, sarebbe utile avere un costante monitoraggio del sistema che pur sembrando fare acqua da tutte le parti, potrebbe invece essere ricco di iniziative e in questo periodo di approvazione di bilanci sarebbe bello poter contare ancora una volta sui suoi commenti.
Grazie per quello che ci potrà dire e raccontare, riaprendo il dibattito con notizie e commenti

Luca Erzegovesi ha detto...

Caro amico, se vede da twitter cerco di essere presente sui temi bancari. Lí è in corso una specie di battaglia del Piave. Premetto che non sono nessuno, ma ho un programma di studio su valutazione delle banche e gestione delle crisi. Mi sto proponendo per collaborare ai tavoli di lavoro promossi da banche, sindacato. È un grosso impegno.
Non ho abbandonato i confidi. Ho pubblicato il paper sul Fondo centrale, sono andato a Confires, forse darò una mano all'Organismo sul tema bilanci. Twitto le notizie interessanti.
Se qualcuno ha voglia di mettersi in gioco, ci troveremo sul campo.
Nel quotidiano, cercate di sentirvi tra colleghi e di darvi una mano.
La situazione è difficile, e soprattutto bloccata. Prima o poi dovrete prendere il coraggio a due mani e, chcché ne dicano i vostri referenti, cercare di sbloccarla.