Vi racconto del convegno a cui ho partecipato l'altro ieri a Milano. Era a tema la fusione tra i due confidi lombardi di secondo livello, Artigiancredit Lombardia (ACL) e Federfidi Lombarda (FFL). Non capita spesso che un progetto non privo di risvolti delicati venga discusso in un evento pubblico. Un plauso ai promotori per questa scelta di apertura intellettuale. Mi occupo del progetto come consulente dell'IReR, istituto di ricerca delle Regione Lombardia. E' da apprezzare anche questa decisione di aprire, tra associazioni ed ente pubblico, un confronto tecnico che si intreccia con il confronto politico.
Ha introdotto i lavori il presidente di Artigiancredit, Angelo Ondei, che è stato coadiuvato nel ruolo di chairman da Fabio Binelli, segretario di CNA Lombardia. Andrea Bianchi, vice-direttore di Artigianfidi Varese (di area Confartigianato) ha poi illustrato le linee strategiche del progetto di fusione, sottolineando i grossi numeri che lo sorreggono (a fine 2007, 153.000 imprese, più di 25.000 pratiche annue, più di 1,7 miliardi di credito erogato, più di 63 milioni di patrimonio). Si punta al raddoppio della quota di mercato del nuovo soggetto. Perché investire su di un "107" di 2° livello intersettoriale (se si unirà il terziario, ad oggi non ancora della partita) e regionale? Per avere il meglio dei due modelli di confidi, la capillarità e snellezza dei confidi locali (che rimarrebbero per la maggior parte 106) e la forza patrimoniale, le economie di scala e di competenza di un intermediario vigilato di grandi dimensioni, punto di accesso a risorse pubbliche e canali di controgaranzia (come il FEI). Il dott. Cioffo (spero di aver scritto bene) di KPMG (advisor di ACL) ha illustrato il modello strategico e organizzativo post fusione, prospettando un'attività incentrata sulla riassicurazione a favore dei confidi di 1° livello, con garanzie di tipo personale 107 eleggibili a fini di vigilanza; si è sottolineata la necessità di adottare criteri condivisi per la valutazione del credito (con differenze per classi di importo), il pricing delle garanzie, le politiche di allocazione del credito.
Io ho parlato del ruolo dei confidi di secondo livello nel quadro di riferimento post Basilea 2 e legge quadro, e del caso specifico della Lombardia; ho poi sottolineato alcuni punti di attenzione: i prodotti di garanzia, le politiche del credito (cosa unificare e cosa tenere distinto), la capitalizzazione e la sostenibilità del modello di business. Trovate qui le slide.
Il prof. Mosco ha approfondito il tema delle convenzioni tra confidi di 1° e 2° livello e banche, analizzando le modalità più opportune per dare centralità al ruolo del 1° livello nella gestione dei rapporti con le PMI e con le banche, evitando il rischio di uno scavalcamento da parte del 2° livello.
Claudio D'Auria ha interpretato il ruolo del discussant, commentando senza reticenze quelli che giudica punti di debolezza del progetto. A suo parere il piano tralascia di considerare forme operative interessanti (come le tranched cover e i finanziamenti per cassa) per concentrarsi su strumenti (le contro-garanzie) che non servono a fini di abbattimento patrimoniale alla banca (in tutti i casi), né al sostegno economico del confidi (nel caso di contro-garanzia indiretta). Inoltre, ha giudicato incompleta la trattazione del controllo dei rischi e del modello di equilibrio gestionale, che a suo parere è troppo dipendente dal sostegno pubblico.
Domenico Zambetti, Assessore Artigianato e Servizi della Lombardia, ha ripercorso i programmi di politica del credito a favore delle imprese artigiane, collocando il progetto di fusione nel contesto delle poltiche regionali. I lavori sono stati conclusi con i commenti riassuntivi di Giuseppe Vivace, vice-segretario di CNA Lombardia, e i ringraziamenti del presidente Ondei.
Che dire di questo progetto? Cominciamo dalle perplessità: impostare un sistema regionale di garanzia su un forte ente di 2° livello intersettoriale, come auspicano i fautori della fusione ACL-FFL, significa remare contro corrente rispetto all'onda lunga di Basilea 2 e della riforma dei confidi. La soluzione scelta è quella che piace dove è più forte il peso politico dei confidi di 1° livello che intendono presidiare il loro territorio senza ambizioni di crescita aggressiva. Questa filiera oggi funziona ancora, ma domani potrebbe essere spiazzata perché meno efficiente nel trasferire i rischi delle banche e più macchinosa (doppio passaggio delle pratiche di garanzia e governance a molte voci).
Ci sono anche lati positivi del progetto: è nato "dal basso", con il sostegno concorde delle quattro associazioni dell'artigianato che hanno convinto quelle dell'industria, dell'agricoltura e della cooperazione. Non è poco. La Regione ha una presenza di peso, ci mette risorse importanti, ma non ha preso in ostaggio il progetto per pilotarlo con intenti dirigisti. Adesso la palla va al gruppo promotore, che deve riempire di contenuti il modello organizzativo e gestionale del nuovo confidi.
Mi permetto di dare due suggerimenti agli estensori di tale piano industriale:
- in una prima fase si è data enfasi alla "non invadenza" del nuovo ente rispetto ai confidi di 1° livello, e al fatto che questi ultimi resteranno protagonisti nel rapporto con l'impresa, nell'istruttoria, nell'ammissione alla garanzia. Non è una storia che si può raccontare alla Banca d'Italia. La valutazione del credito condotta al 2° livello dovrà essere stringente e sostanziale, e saranno semmai i 1° livello a doversi adeguare;
- nel definire il processo di allocazione del credito tra settori, confidi soci, segmenti di imprese, occorre mettere in primo piano quello che potrebbe accadere nel caso in cui le cose andassero male; deve essere chiaro a tutti gli stakeholder l'impatto di perdite superiori alle attese, che potrebbero concentrarsi in alcuni segmenti e non in altri; stiamo parlando di un riassicuratore del credito, il progetto deve reggere anche in condizioni di stress.
Luca
4 commenti:
Sarebbe interessante poter vedere anche l'intervento di D'Auria e sopratutto capire le differenze in termini di sostenibilità economica fra il progetto lombardo e quello sardo di cui D' Auria è stato consulente.
Solo una precisazione:
Nel suo intervento' slide pag.7, lei parla di banche o finanziarie pubbliche, concorrenti dei confidi di secondo livello ed elenca Toscana, Lazio e Marche.
Nelle Marche non c'è una finanziaria pubblica: ci siamo noi Società Regionale di Garanzia Marche, confidi che fa garanzia diretta e di secondo grado (dopo l'incorporazione di Artigiancredit Marche), in cui la Regione Marche ha indirettamente (tramite la SVIM) una partecipazione del tutto irrilevante del patrimonio.
caro prof.,
colgo l'occasione di una puntualizzazione per tornare a ringraziarla del prezioso contributo dato al convegno con il suo intervento.
La puntualizzazione riguarda l'affermazione riferita al fatto che i confidi di I livello lombardi resteranno 106.
Si tratta di una puntualizzazione a due livelli (in lombardia apprezziamo i due livelli!), il primo:
- per volumi, tra i confidi attualmente soci di ffl e acl, oltre il 70% dell'offerta di garanzia di I livello è 107 "in pectore", mentre è vero che, sul fronte del numero dei confidi prevalgono i 106;
il secondo:
- ben lungi dal progetto di aggregazione l'obiettivo di favorire il mantenimento di una rete di distribuzione territoriale 106 (peraltro il secondo grado esalta la creazione di valore se la filiera della garanzia è 107 sui due livelli), al contrario, gli obiettivi di crescita descritti(quantitativa e qualitativa) conducono inevitabilmente verso risultati opposti.
Grazie per l'attenzione.
Dott. Gianangeli: in effetti le generalizzazioni sono pericolose, c'è una casistica molto varia di intervento regionale. A quanto ho inteso, ma forse ho inteso male, SGRM è stata promossa anche per mettere a disposizione della Regione Marche uno strumento di politica del credito alle PMI, sebbene non sia una finanziaria pubblica. Io però nelle slide (che sono lo strumento meno adatto per esprimere questi concetti sfaccettati) alludevo ad un nuovo veicolo che la vostra Regione vorrebbe promuovere (mi è giunta voce). La querelle sulla sovrapposizioni tra confidi e finanziarie regionali è un tema che scalda gli animi; anche nella nostra ricerca sull'Umbria l'abbiamo affrontato.
Dott. Bianchi: una filiera del credito garantito con tre intermediari vigilati (una banca e due 107 in serie) genera costi e assorbimenti patrimoniali aggiuntivi. Devo essere sincero: per me non è concorrenziale a medio andare. Il secondo livello è vitale per i 106, è un supporto rilevante ma non decisivo per 107 di medio-grandi dimensioni, come quelli che nasceranno in Lombardia. Bisogna poi vedere dove andranno i fondi pubblici. Sicuramente non andranno soltanto ai "secondo livello", ma anche ai "primo livello" o ad altri gestori che fanno solo quello: tenga conto che al FEI o al fondo MCC le banche possono accedere anche direttamente, disintermediando tutta la filiera dei confidi. Questa filiera deve essere snella per essere politicamente difendibile.
Lo sviluppo di un forte 107 di secondo livello in Lombardia può essere un passaggio intermedio (che durerà magari tanti anni) di processo di consolidamento del sistema.
Mi smentirete, e sarò felice di essermi sbagliato.
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